venerdì 28 dicembre 2007

Taizé a Ginevra


Comincia oggi il Pellegrinaggio di Fiducia sulla Terra dei giovani di Taizé a Ginevra.
Un saluto affettuoso a tutti i partecipanti!
La lettera di frère Alois (successore di frère Roger) la trovi qui:

Martiri









In questa giornata dedicata ai Santi Martiri Innocenti,
voglio rendere omaggio a coloro che sono morti
durante il servizio al bene comune nella politica.
Non saranno innocenti, ma a loro è stata presa la vita.



giovedì 27 dicembre 2007

Formazione teologica per laici



Il pensiero unico


Il pensiero unico di Natale

di Lietta Tornabuoni

Ci voleva Natale per capire bene quello che potremmo chiamare (non in senso filosofico, ma letterale) il pensiero unico. Le persone non parlavano che di progetti natalizi («Andiamo da mia cognata, Vengono tutti da noi, A Firenze da mio figlio, Una scappata d’un giorno al paese, Forse Londra o forse no»), di roba da mangiare («Lasagna coi carciofi, affettati, brodo, tacchino»). Parlavano meno dei regali, ridotti in quantità e valore, più fatti che ricevuti, oggetto di mutamenti sociali: anche i doni aziendali (per fortuna, essendo un’abitudine irragionevole oppure corruttrice) sono molto diminuiti, fin quasi a estinguersi. Armani è stato il primo, già anni fa, a mandare a Natale un elegante biglietto di auguri con l’avvertimento che i fondi previsti per i regali sarebbero stati versati all’Unicef, ai bambini miseri d’una zona africana, ad altri enti: poco a poco, la Rai e molte altre aziende ne hanno seguito l’esempio. Gesto utile e generoso, ma perché impiegarvi i soldi destinati ai doni altrui anziché i soldi propri?
Bambine benefiche chiamate Chanel (è l’ultimo trend popolare, insieme con i nomi Giada o Lavinia) spedivano due euro col telefonino. Natale ha impazzato alla televisione e sui giornali, alternato ai delitti di famiglia più atroci, ai crimini più difficili da risolvere: cerimonie religiose, non-notizie, fumetti e film natalizi, apparizioni promozionali di registi e interpreti di film di Natale, concerti di musiche d’occasione, eserciti di persone (anche bimbi piccoli) vestite di rosso con la barba bianca: era già un miracolo che non vestissero da Babbo Natale Giorgino, Magalli o l’inviato a Kabul. Ieri è stato un giorno di pausa, oggi tutto ricomincia finalizzato al Capodanno o addirittura, allo scopo di prolungare il più possibile «le feste», all’Epifania.
Un sospetto, o almeno un dubbio: non sarà che il pensiero unico di Natale funzioni pure in altri momenti dell’anno, non sarà che parliamo tutti delle stesse cose negli stessi identici termini, non sarà che stiamo disimparando a usare la testa?
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=3942&ID_sezione=&sezione
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Babbo Natale sinistramente allegro


Un articolo che non mi convince in tanti passaggi,
ma che ha una buona intuizione di fondo.


"Babbo Natale invece è sinistramente allegro; è persuaso e vuole persuadere gli altri che tutto va bene e andrà sempre meglio; che il nostro mondo, la nostra società, il nostro benessere, il nostro denaro, la nostra democrazia, il nostro teatro quotidiano siano i migliori e gli unici possibili, una crescita destinata ad accrescersi trionfalmente sempre più, una scorpacciata senza limiti garantita da pillole digestive sempre più efficaci, un progresso inarrestabile, uno stadio definitivo e un ordine immutabile, un oggi scambiato per l'eterno. Incubi di pranzi in cui l'obbligato ingozzarsi insinua nell'animo una pesantezza di morte, quintali di biglietti augurali e cassette di vini e di dolciumi che ingombrano la casa dei fortunati destinatari di omaggi con la violenza dell'invasione. Il Natale è la nascita di un bambino, di un salvatore che sarà crocifisso e conoscerà l'estremo abbattimento del Getsemani; la gioia che esso annuncia non è una truffa, perché non nasconde il dolore, il crollo del mondo".


tratto dall'articolo di C. Magris, Babbo Natale falso ottimista, Corriere 24 dicembre 2007

mercoledì 26 dicembre 2007

Amico


Amico: perché sei il legame che unisce, ma non imprigiona.
Amico: perché sei la stella che guida, ma non abbaglia.
Amico: perché sei l'albero che abbraccia, ma non stringe.
Amico: perché sei la brezza che placa, ma non addormenta.
Amico: perché sei sguardo che scruta, ma non giudica.
Amico: perché sei parola che previene, ma non tormenta.
Amico: perché sei fratello che corregge, ma non umilia.
Amico: perché sei un mantello che copre, ma non soffoca.
Amico: perché sei lima che affina, ma non scortica.
Amico: perché sei la mano che accompagna, ma non sforza.
Amico: perché sei il cuore che ama, ma non esige.
Amico: perché sei la tenerezza che protegge, ma non assoggetta.
Amico: perché sei immagine di Dio, appunto per questo.


E. Oshiro

martedì 25 dicembre 2007

AUGURI DISTINTI!


E' qui lo sbaglio: nella pretesa di voler trovare delle formule standard, buone per tutti. Invece, a Natale, non si possono porgere auguri indistinti.
Dire buon Natale a te, Ignazio, che vivi immo­bilizzato da anni, dopo quel terribile incidente stradale che ti ha ridotto a un rudere, è molto di­verso che dire buon Natale a te, Franco, che hai fatta spese pazze per rinnovarti l'attrezzatura scii­stica, e il 25 dicembre lo passerai in montagna, do­ve hai già prenotato l'albergo per la settimana bianca. Tu, Ignazio, la stella cometa del presepe non la vedi neanche, perché non puoi muovere la testa dal guanciale. E, allora, devo descrivertela io, e dirti che essa fa luce anche per te, e assicurarti che Gesù è venuto a dare senso alla tua tragedia e che, nella notte santa, anzi ogni notte della tua vita, egli trasloca dalla mangiatoia per venirti ac­canto e farsi scaldare da te. Tu, Franco, la stella co­meta non la vedi perché non hai tempo per pen­sare a queste cose, e in testa hai ben altre stelle. E, allora, devo provocartene io la nostalgia, e dirti che le lampade dei ritrovi mondani, dove consu­mi le tue notti e i tuoi soldi, non fanno luce suffi­ciente a dar senso alla tua vita.
Dire buon Natale a te, Katia, che il 26 andrai all'altare con Cosimo, è molto diverso che dire buon Natale a Rosaria, che il mese scorso ha fir­mato la separazione consensuale, dopo che Gigi se n'è andato con un'altra. Perché a te, Katia, basterà l'invito a vedere nel presepe la celebrazione nu­ziale suprema di Dio che prende in sposa l'uma­nità, e già ti sentirai coinvolta nel mistero dell'in­carnazione. A te, Rosaria, invece, che per la pri­ma volta le feste le passerai sola in casa, e che non hai voglia neppure di andare a pranzo dai tuoi, oc­correrà tutta la mia discrezione per farti capire che non è molto dissimile il ripudio subito da Gesù nella notte santa. Buon Natale, Rosaria! E buon Natale anche a Gigi, perché, scorgendo nel bam­bino del presepe il mistero della fedeltà di Dio, torni presto a casa.
Dire buon Natale a te, carissimo Nicola, che mi sei tanto vicino con la tua amicizia, ma anche tan­to lontano con l'ateismo che professi, è molto di verso che dire buon Natale a te, don Donato, che sei rettore del seminario regionale, e, le parole di santità, tu sei bravo a dirmele più di quanto io non sappia fare con te. Perché tu, don Donato, hai un cuore che trabocca di tenerezza, e quando parli del Verbo che scende sulla terra e diventa l'Emmanuele, cioè il Dio con noi, si vede che ci credi a quello che dici, e daresti la vita perché anche gli altri ponessero lo sguardo su quel pozzo di luce che rischia di accecare i tuoi occhi. Mentre tu, Nicola, davanti al presepe resti impassibile, e il bue e l'a­sino ti fanno sorridere, e l'incanto di quella notte ti sembra una fuga dalla realtà, e rassomigli tanto a qualcuno di quei pastori (qualcuno ci deve esse­re pur stato!) che, all'apparizione degli angeli, non si è neppure scomposto ed è rimasto a scaldarsi da­vanti al fuoco del suo scetticismo. Non voglio for­zare la tua coscienza, ma sei proprio sicuro che quel bambino non abbia nulla da dirti, e che que­sto mistero (che tu vorresti confinare tra le favo­le) di Dio fatto uomo per amore, sia completamente estraneo al tuo bisogno di felicità? Auguri, comunque, perché la tua irreprensibile onestà umana trovi nella culla di Betlem la sua sorgente e il suo estuario.
Dire buon Natale a te, Corrado, che vivi nella casa di riposo, e la sera ti lasci cullare dalle nenie pastorali, e te ne vai sulle ali della fantasia ai tempi di quando eri bambino, e la tua anima brulica di ricordi più di quanto i tratturi del presepe non brulichino di pecorelle, e pensi che questo sarà forse il tuo ultimo Natale, e ti raffiguri già il mo­mento in cui Gesù lo contemplerai faccia a faccia con i tuoi occhi... è molto diverso che fare gli au­guri a te, Antonietta, che hai vent'anni e tutti di­cono che non sei più quella di una volta, e l'altro giorno mi hai confidato che non fai più parte del coro e che forse quest'anno non ti confesserai nep­pure. Buon Natale, Antonietta! Pregherò perché tu possa trovare cinque minuti per piangere da so­la davanti alla culla, e in quel pianto tu possa spe­rimentare le stesse emozioni di quando la sempli­ce carta stagnola del presepe ti faceva trasalire di felicità.
Un conto è dire buon Natale a te, Gianni, che stai in ospedale e oggi anche i medici se ne sono andati, e tu non vedi l'ora che arrivi il momento delle visite per poter parlare con qualcuno, e un conto è dire buon Natale a te, Pietro, che in car­cere nessuno verrà a trovare dopo che ne hai com­binate di tutti i colori perfino a tuo padre e a tua madre. Auguri a tutti e due, comunque, e ai vostri compagni di corsia o di cella: Gesù Cristo vi re­stituisca la salute del corpo e quella dello spirito.
Buon Natale a te, Carmela, che sei rimasta ve­dova. A te, Marina, che sei felice perché le cose vanno bene. A te, Michele, che ti disperi perché le cose vanno male. A te, Mussif, e a tutti i profu­ghi albanesi che vivono insieme nella casa di ac­coglienza. A te, Sahìd, che guardi alla televisione gli spettacoli dell'Unicef sui bambini iracheni e slavi decimati dalla fame, e, per un'associazione di immagini non certo molto strana, pensi ai tuoi fi­gli che hai lasciato in Tunisia.
Dopo che l'ho poggiata sull'altare, profumata d'incenso e grondante ancora di benedizioni divi­ne, voglio dare la mano a tutti, sicuro che nessu­no tirerà indietro la sua.
Perché a Natale, felice o triste che sia, fedele o miscredente, miserabile o miliardario, ognuno av­verte, chi sa per quale mistero, che di quel bam­bino «avvolto in fasce e deposto nella mangia­toia», una volta conosciuto, non può più fare a meno nessuno.


mons. Tonino Bello, Avvento-Natale. Oltre il futuro, Padova, Messaggero, 122-126.

The Blues Brothers - "Ho visto la luce!"

Un piccolo saggio della Veglia prima della Messa di Mezzanotte a Lurago M.

lunedì 24 dicembre 2007

Fortune della vita - 10


Stamattina alle sette

ad est luci d'alba

ad ovest luna piena

a nord silenzio

a sud silenzio

in basso terra

in alto cielo

Prenatalizia - 7


"Non so che libro scriverò domani, perché non so che uomo sarò. Per il momento, vorrei che la mia vita fosse come un fiore che continua ad aprirsi, con un profumo sempre più grande. Vorrei imparare a piangere, vorrei arrivare a capire meno perché rifletterei sempre di più, vorrei leggere libri che siano belli come un prato, e posare il mio sguardo sulla luce scritta, vorrei giungere alla morte più fresco di un neonato, e morire con lo stupore dei neonati quando li si fa emergere dall'acqua".


Christian Bobin, La luce del mondo, 188

domenica 23 dicembre 2007

Letture



"Ci sarà sempre qualcosa che mi mancherà, perché so leggere;


non vedrò mai più il mondo come lo vedrebbe un illetterato"




Christian Bobin, La luce del mondo, 139

Prenatalizia


Le famiglie che si radunano per la celebrazione della Pasqua settimanale, cioè per la messa domenicale, sono davvero fortunate, o, meglio, benedette. Trovano nella chiesa dove la comunità si raduna un luogo dove il peso della settimana può farsi più lieve: sanno che nel calice del vino si aggiunge un po' d'acqua.
Sono le loro lacrime, le lacrime di tanti che hanno passato giorni di dolore, di fatica, di nervosismo, di umiliazione.
Le lacrime si mescolano con le forti grida e le lacrime del Figlio di Dio: diventano la forza di una nuova alleanza. Senza la Domenica non possiamo vivere, benedette quelle famiglie che sanno accogliere il dono della Domenica senza lasciarsi trascinare dalle mode che ne vorrebbero fare una occasione di dispersione, di consumo, di frenesia di esperienze.
La convocazione comunitaria è profezia di una possibile fraternità dentro la città, nel cuore dei paesi: la messa della Domenica è la grazia di un incontro con fratelli e sorelle nella fede che ritessono la trama di rapporti che rischia di essere lacerata dall'individualismo e dalle paure, dalle pigrizie e dalla suscettibilità. È bella la messa della Domenica! Deve essere bella la chiesa, devono essere belli i canti e le parole: deve essere una festa.
I cristiani devono sentirsi nelle condizioni di invitare amici e conoscenti alla messa della Domenica: venite anche voi, è così bello e così necessario! La preghiera condivisa è una insuperabile esperienza spirituale. Si condivide la preghiera con tutti, con tutta la comunione dei santi.
Talora la fede fragile, distratta, problematica di uomini e donne del nostro tempo trova una imprevedibile intensità quando avverte d'essere dentro la grande preghiera della Chiesa: anche le parole ridotte a formule consunte possono diventare fuoco quando uno riesce a intuire come hanno vissuto la confidenza in Dio e il cammino della fede, proprio con quelle stesse parole, la santa nonna o il beato Cardinal Schuster, Madre Teresa o Padre Pio, Teresina di Gesù o il mio vecchio parroco, Carlo de Foucauld o mio papà.
La preghiera condivisa può essere un aiuto nei cammino della fede anche per i genitori. L'incanto con cui un bambino accende una candela o si prepara a ricevere la prima comunione, la concentrazione con cui il figlio presta servizio all'altare sono come una rivelazione della verità e serietà della presenza di Dio. La mamma e il papà che portano in chiesa il figlio per una scadenza che sembra imposta dall'età e dalla tradizione sono talora introdotti alle domande più serie, e tra tutte le cose importanti possono intuire che una sola è quella necessaria...


card. D. Tettamanzi, I giorni di Gerusalemme, 18-19

sabato 22 dicembre 2007

Presunzione


"L'uomo può dire: 'Voglio morire', ma è incapace di realizzare il contrario: 'Io non voglio morire'".

T. Spidlik, "Maranathà". La vita dopo la morte, Lipa, 99

Prenatalizia - 6


Desideri per le giovani coppie

"Questo invito si rivolge specialmente ai giovani che pensano alla famiglia come allo stato di vita loro destinato. Vorremmo che il concetto della famiglia prendesse nel loro animo splendore ideale; vorremmo che alla realizzazione di questo ideale portassero limpida e piena la loro forza d’amore; vorremmo che sentissero la vocazione che si nasconde e si pronuncia nell’attrattiva alla fondazione di una famiglia; vorremmo che non impuri pensieri e scorretti costumi devastassero la vigilia del loro matrimonio; vorremmo che non calcoli egoistici ed edonistici intristissero i disegni del futuro focolare; vorremmo che la scienza del vero amore loro derivasse da Cristo, che dà la sua vita per la Chiesa sua sposa, destinata ad estendersi a tutta l’umanità; e che la grazia del sacramento zampillasse, come inesausta fontana, in ogni giorno della loro vita coniugale. Un tipo di famiglia nuovo noi ci attendiamo dalia generazione giovanile, a cui le tremende esperienze della storia presente devono avere insegnato che solo un cristianesimo autentico e forte possiede la formula della vera vita".
papa Paolo VI, Dall'udienza generale del 17 dicembre 1969

venerdì 21 dicembre 2007

Intelligenza e sapienza


"Ho bisogno qualcuno di intelligente per essere intelligente a mia volta".


"Il reale ci dà esattamente ciò che noi diamo a lui, né più né meno. Quando sono mediocre, quello che vedo mi sembra lo stesso. Allora ho l'anima di un bulldog: tutta raggrinzita".


Christian Bobin, La luce del mondo, Gribaudi, 106.108

Prenatalizia - 5


Auguri laici

Non c'è bisogno di condividere proprio tutto di questo testo... però ci dice qualcosa!


Caro Gesù Bambino, quando mai ci hai detto che dovevamo comprare tutta quella roba per onorare il tuo compleanno? Facci capire rapidamente se con questo tipo di Natale ti stiamo onorando o se invece ti stiamo bestemmiando, perché qui sulla Terra è già a novembre e tutti stanno diventando matti. Le vetrine si riempiono di merci che, per tre quarti, finiranno in pattumiera in gennaio. In televisione cominciano ad apparire le babbe natale coscialunga; certo, anche le belle gambe sono opera del Signore, ma le usano per sostituire in noi acquirenti i neuroni con gli ormoni; per fortuna che non funziona più, abbiamo esaurito da tempo sia gli uni che gli altri. Decine di milioni di panettoni industriali sono pronti fin da agosto (per questo sono pieni di conservanti) ad essere innaffiati da altrettanti litri di sedicente spumante gasato, affinché tutti possano scambiarsi almeno un rutto di augurio. Qualche gloriosa maestra proverà a dire ai bambini che il Natale è un’altra cosa; ma occorre qualche idea energica perché non sembri la solita predica pedante. Su La Ricarica glie ne suggeriamo un paio, perché la televisione ha dei budget miliardari per smentirla ogni 15 minuti con linguaggi molto più persuasivi e deduttivi: spendete e sarete più ricchi, per scambiarvi amore scambiatevi merci, ogni bambino è nato per comprare. E intanto, addio tredicesima. Anche sul nostro terrazzo un abete (sfigatino) si sta per illuminare al ritmo alternato di un gingillino made in china. Se lo scegliamo bene, ci suona anche Jingle Bells con quei suonini low-fi a otto bit. E’ vero, suonano in modo così raccapricciante che preferiremmo le musichette di attesa dei call center, ma se a qualcuno piacciono, per lui non è un problema. Diventa un problema se piacciono al mio vicino, sul cui terrazzo sembrano scoreggine acute di zanzara che suonano da novembre a gennaio. Ammetterai che è una bella sfida, per non nominare invano il nome tuo e di tutta la tua famiglia. Ma sarò bravo.Proprio in tema di bestemmie ti scrivo. Persone più sagge di me hanno scritto per un millennio cose importanti sul rapporto tra il tuo nome e il Verbo; ma erano tempi di oralità e di comunicazione personale diretta, chiunque, anche l’analfabeta, sentiva il mistero enorme di creare il significato facendolo emergere dalla sua assenza attraverso il suono pronunciato; oggi c’è più quantità ma meno qualità, vale per i segreti sussurrati a se stessi, per le parole magiche degli imbonitori, per il sussurare degli innamorati, per tutti i nostri suoni intimi dal primo vagito all’ultimo rantolo; vale (inutile negarlo) anche per il tuo nome, se no io stesso (lo sai) non oserei scriverti in questa forma. Vale per il bestemmiare quanto per il pregare: visto che oggi la parola pesa meno, sarebbe meglio pregare coi fatti.Nel mio piccolo, quando parlo di bestemmia non mi riferisco a quel che insegnano al catechismo; tu che conosci la psicoanalisi da prima di Freud, sai bene che quando noi umani diciamo porco qui e porco là, non ci riferiamo ai tuoi familiari ma, inconsciamente, ai nostri genitori e nonni. Parlo di un’altra bestemmia, cioè glorificare e onorare il dio pagano della merce, e con lui lo spreco di risorse naturali preziose e la distribuzione ingiusta delle ricchezze, con la scusa del tuo compleanno. In tuo nome facciamo invecchiare precocemente il pianeta. Questo sì, è bestemmiare. Lo ammetto, tra le luminarie e i pacchettini noi saremo davvero gioiosi; imbecilli sì, ma felici; perché lo spreco di energia e materia somiglia al sacrificio delle caprette nei riti pagani. In un popolo pre-moderno in balia delle fragilità ( siccità, carestie, malattie...), basta una coltellata sul gozzo della bestia: significa tanto sangue che schizza in giro, tanta adrenalina nel sangue di chi guarda e tutti che diventano emozionati ma contenti, perché l’inconscio dice “è successo a lei e non a me, quindi io esercito un controllo sugli accadimenti”. Analogamente noi postmoderni spendiamo in merci ed energia in un mondo sempre più povero, e sicuramente ne ricaviamo una sensazione psicologica di padronanza, perché sentiamo di esercitare un controllo sugli accadimenti. In entrambi i casi, non è un buon uso del nostro cervello.Tu di queste cose te ne intendi, ti sei fatto crocifiggere: il terribile sacrificio del soggetto per avvertirci che il sacrificio pagano dell’oggetto è una liberazione fittizia... Tu ci hai provato a raccomandarci una spiritualità capace di contrastare questo consumismo materialista; ma lo sai quanto è difficile venire a spiegarlo a noi umani. Guarda cosa sta succedendo al tuo collega Maometto, poveraccio: è quello che è successo a te dai tempi delle crociate, quando eravamo noi cristiani a massacrare nel tuo nome. Anche questa, come bestemmia, non è da poco. Lo abbiamo continuato a fare nella colonizzazione del mondo: ad esempio abbiamo sterminato un l’intero sudamerica, che aveva la sfortuna di avere l’oro sotto i piedi, nel nome di Sua Maestà Cattolica. Poi abbiamo continuato. Pochi decenni fa c’erano i campi di sterminio con su scritto Gott Mit Uns, Dio è con noi, per sterminare una “razza deicida”. E anche adesso quelli che bombardano gli iracheni ti tirano in ballo, hanno improvvidamente usato le stesse parole e senza il voto di 80.000 cristiani integralisti americani non sarebbero nella stanza dei bottoni. I bombardati di oggi non hanno sotto i piedi l’oro di Montezuma, ma un dono ancora più prezioso, quel petrolio che alimenta le stelline elettriche del nostro Santo Natale. Che alimenta le macchine che intasano il centro per lo shopping. Che ha reso possibile tutto il processo di produzione di ciascuno degli oggetti da regalo che compreremo con la nostra tredicesima.Infatti serve energia per escavare le materie prime, raffinarle e portarle alla fabbrica che produce l’oggetto, energia per fabbricarlo, energia per portarlo in Europa, energia per venderlo. Poi forse sarà usato, probabilmente no, comunque finirà nella pattumiera dove servirà altra energia per togliercelo dalle scatole. Toglierselo dalle scatole con le relative scatole, le migliaia di tonnellate di cartoni, fiocchettini, carte luccicanti che ogni 26 dicembre manderanno in tilt cassonetti, spazzini e discariche per una settimana; così, tanto per cominciare bene il nuovo anno.Però posso darti anche una buona notizia; questo Natale per la prima volta gli acquisti sul web supereranno quelli fatti in supermercati e ipermercati; è un tuo regalo? noi lo dicevamo da tempo che prima o poi internet avrebbe fatto agli ipermercati quello che gli ipermercati avevano fatto ai negozietti. Bene, comincia la vendetta del piccolo bottegaio che un tempo vendeva assieme alla merce anche la competenza; come? ah, già; la vendetta è un sentimento poco cristiano; scusami.Hai ragione anche perché i regali che proporrei non si comprano su internet ma nascono da un’idea che gira gratis per Internet, in particolare dal sito http://www.buynothingchristmas.org/ Ad esempio Studenti che fanno bancarelle per regalare o scambiare gli oggetti che non usanoFare una torta in casa e regalarlaRegalare un regalo fatto ad altri, cioè a una popolazione povera una capra, una mucca, un alveare o delle semenze; si può fare ad es. attraverso il sito http://www.oxfam.org.uk/, Regalare del tempo, ad es. un coupon per un babysytteraggio, la verniciatura di una stanza, un massaggio, un aggiornamento del computer, una riparazione della bicicletta, una traduzione... oggi il tempo vale più del denaro, quindi è un regalo più prezioso.Regalare un bel film o un bel disco; sì, hai capito bene, dico di masterizzarlo; non penserai anche tu che sia un furto, come dice la propaganda delle case discografiche? non credo proprio. Anzi, se si diffondono liberamente le emozioni genuine e i pensieri profondi in quest’era di superficialità, ci scommetto che tu sei più contento.Regalare delle competenze o delle abilità, cioè delle lezioni su qualche cosa che il donatore sa.Regalare una poesia, un disegno, una fotografia, una ricetta o comunque una creazione.Regalare qualcosa che costa pochissimo ma che può essere molto prezioso perché nell’acquisto il donatore esercita una particolare competenza, come dei semi particolari, piccoli articoli di belle arti, una spezia esotica, un certo software... naturalmente con le istruzioni per usarlo.Se proprio qualcuno vuole spendere, basta scegliere regali elementari comprati dove non fanno danno:cibi comprati direttamente dal contadino, prodotti del mercato equo e solidale, prodotti delle cooperative che operano nei terreni sequestrati alla mafia,abbonamenti a riviste indipendenti e critiche, che spesso faticano a sbarcare il lunario (in mezzo a tanta stampa foraggiata dalla politica artificiale), benché siano la coscienza critica indipendente del nostro Paese.

Tanti auguri, anche per gli altri 364 giorni!

di Marco Geronimi Stoll

giovedì 20 dicembre 2007

Compay Secundo - Te doy la vida

Te doy la vida
Te doy la vida porque mi vida es tuya
Te entrego el alma sedienta de ilusión
No dudes nunca que muero por quererte
Te doy la vida, te doy el corazón (se repite)
Y cuando dueño sea, de la ilusión que siento
Unidos encontraremos la dicha y el placer
Juntitos viviremos, juntitos moriremos
Unidas las dos almas formando un solo ser
El amor de las mujeres no tiene comparación
No tiene, no tiene, no tiene comparación (se repite)
El amor de las mujeres no tiene comparación.


Canzone di Compay Segundo

Regali?




Prenatalizia - 4

Figli

Gesù non si trova tra relazioni scontate e ovvie, tra parenti e conoscenti, perché i suoi legami non dipendono dalla carne e dal sangue, ma dall'ascolto della parola di Dio (cfr Luca 8,21).
Maria e Giuseppe non trovano subito questo figlio che cresce, ma lo incontrano solo dopo tre giorni, nella gloria del tempio e in dialogo con Dio. Maria e Giuseppe rimangono pieni di stupore perché questa ricerca di Gesù si rivela come qualcosa di più grande di quanto potessero immaginare: sconvolgerà il senso normale dello loro esistenza e le prospettive del loro futuro. Eppure, hanno un grande rispetto e una grande attenzione verso Gesù. Fanno ritorno a Gerusalemme, come i discepoli dopo la Pasqua, pronti per una nuova rivelazione (cfr Luca 24,33).
Anche i genitori di oggi si trovano a riflettere e a pensare alle scelte che i loro figli dovranno intraprendere. Pensano, spesso con eccessiva preoccupazione, ai loro studi, alla loro professione, al loro posto nella vita e al loro futuro nell'amore. A volte sognano successo, ricchezza, prestigio, proiettando sui figli i loro desideri irrealizzati. Altre volte desiderano semplicemente una crescita serena, che sia senza eccessi, senza intemperanze, né smarrimenti. Alcuni si preoccupano della loro fede e di una seria educazione cristiana; altri la ritengono una questione di minor valore. In questa ricerca continua sul futuro dei figli, ogni papà e ogni mamma devono sempre avere un grande rispetto, una grande attenzione e una vera libertà da ogni attaccamento ai propri schemi: i figli non sono la loro copia o il loro specchio. Sono persone, persone libere e autonome.
Pensate, cari genitori, che non c'è niente di più bello di quanto Dio ha immaginato e predisposto per i vostri figli. Introdurre alla vita e alla fede significa insegnare ai bambini che la vita è un dono prezioso e una singolare vocazione. Voi avete la grande responsabilità di parlare ai vostri figli del mistero della vocazione, del fatto che Dio ha un progetto su di loro: non devono ostacolarlo, né devono temere, perché il desiderio di Dio su una persona è il suo bene più grande.


card. Tettamanzi, Famiglia comunica la tua fede, n. 19

mercoledì 19 dicembre 2007

Leggere, leggere, leggere


"Un vero libro è sempre una persona che entra nella nostra solitudine".


Christian Bobin, La luce del mondo, Gribaudi 2006, 44

Prenatalizia - 3

Attesa
«Promessa sposa», cioè fidanzata! Noi sappiamo che la parola fidanzata viene vissuta da ogni donna come un preludio di tenerezze misteriose, di attese. Fidanzata è colei che attende. Anche Maria ha atteso; era in attesa, in ascolto: ma di chi? Di lui, di Giuseppe! Era in ascolto del frusciare dei suoi sandali sulla polvere, la sera, quando lui, profumato di vernice e di resina dei legni che trattava con le mani, andava da lei e le parlava dei suoi sogni.
Maria viene presentata come la donna che attende. Fidanzata, cioè. Solo dopo ci viene detto il suo nome. L'attesa è la prima pennellata con cui san Luca dipinge Maria, ma è anche l'ultima. E infatti sempre san Luca il pittore che, negli Atti degli apostoli, dipinge l'ultimo tratto con cui Maria si congeda dalla Scrittura. Anche qui Maria è in attesa, al piano superiore, insieme con gli apostoli; in attesa dello Spirito (At 1, 13-14); anche qui è in ascolto di lui, in attesa del suo frusciare: prima dei sandali di Giuseppe, adesso dell'ala dello Spirito Santo, profumato di santità e di sogni. Attendeva che sarebbe sceso sugli apostoli, sulla chiesa nascente per indicarle il tracciato della sua missione.
Vedete allora che Maria, nel Vangelo, si presenta come la Vergine dell'attesa e si congeda dalla Scrittura come la Madre dell'attesa: si presenta in attesa di Giuseppe, si congeda in attesa dello Spirito. Vergine in attesa, all'inizio. Madre in attesa, alla fine. E nell'arcata sorretta da queste due trepidazioni, una così umana e l'altra così divina, cento altre attese struggenti. L'attesa di lui, per nove lunghissimi mesi. L'attesa di adempimenti leali festeggiati con frustoli di povertà e gaudi di parentele. L'attesa del giorno, l'unico che lei avrebbe voluto di volta in volta rimandare, in cui suo figlio sarebbe uscito di casa senza farvi ritorno mai più. L'attesa dell'«ora»: l'unica per la quale non avrebbe saputo frenare l'impazienza e di cui, prima del tempo, avrebbe fatto traboccare il carico di grazia sulla mensa degli uomini. L'attesa dell'ultimo rantolo dell'Unigenito inchiodato sul legno. L'attesa del terzo giorno, vissuta in veglia solitaria, davanti alla roccia. Attendere: infinito del verbo amare. Anzi, nel vocabolario di Maria, amare all'infinito.

mons. Tonino Bello, Avvento-Natale. Oltre il futuro, Padova, Messaggero, 46-48.

martedì 18 dicembre 2007

Pensieri


I poveri sono sempre capaci di pensare ai "più poveri", come i ricchi sono sempre capaci di pensare ai "più ricchi".

Luigi Ferraresso

Prenatalizia - 2

Quotidianità Gesù cresce nella sua umanità, in età e in forza, e insieme nella sapienza e nella grazia. La sua crescita, naturale e spirituale, avviene armoniosamente nella totalità e unità dei molteplici aspetti della persona. E tutto nella normalità della vita quotidiana. Gesù si prepara così alla sua missione (cfr Luca 239). Gioisce della premurosa cura di Dio nei suoi confronti e beneficia dell'attenzione di Maria, di Giuseppe e degli uomini e delle donne della sua comunità (cfr Luca 2,52).
Gesù ha passato molti anni in questo contesto familiare fatto di pensieri e di preghiere, di affetti e di obbedienze, di lavoro e di fede. È lì che Gesù ha imparato a leggere profondamente le realtà semplici della vita: le sue parabole sono uno specchio di questa attenzione sapiente alle cose di ogni giorno (il pane, la pasta lievitata, i talenti), alle meraviglie della natura (i gigli del campo, gli uccelli del cielo), al lavoro dell'uomo (il contadino, il pastore, la donna di casa), ai piccoli episodi della vita (la mietitura, la ricerca della dramma perduta).
Non possiamo però dimenticare che la famiglia di Nazaret ha dovuto attraversare non solo le luci ma anche le ombre che entrano in ogni famiglia. Lo documentano le pagine dei "vangeli dell'infanzia": ancora nel grembo l'ascolto del battere angoscioso del cuore di Maria nei giorni in cui Giuseppe aveva deciso di licenziarla in segreto, la nascita in una grotta fuori dell'albergo, l'esperienza dell'esilio e della dimora in terra straniera. Nulla di più concreto ci viene detto della "vita nascosta", se non che "il bambino cresceva e si fortificava". Perché non pensare anche a momenti di crisi, necessari per una crescita "forte" e per un provato cammino di fede per tutta la famiglia?Il mistero di Gesù a Nazaret ci richiama al primo luogo della fede che è la vita quotidiana nella propria casa e nella propria famiglia, ove la crescita nella fede non può avvenire come un'aggiunta giustapposta ai diversi aspetti della crescita del bambino, e poi del ragazzo e dell'adolescente, ma come una realtà che progressivamente rivela il senso di tutte le altre dimensioni della vita.
card. Tettamanzi, Famiglia comunica la tua fede, n. 15

lunedì 17 dicembre 2007

Prenatalizia - 1

"Non c'era posto per loro nell'albergo"

"Il dono della fede, solitamente germinato negli anni dell'infanzia, cresce nella vita quotidiana di ciascuno di noi. In questa storia, che ha tratti di singolarità per ognuno, possiamo ritrovare i linguaggi attraverso cui ci è stata trasmessa la fede, oppure sono emerse le difficoltà, le incomprensioni, o anche la distanza, la non conoscenza e l'avversione nei confronti della vita cristiana e della Chiesa".
card. Tettamanzi, Famiglia comunica la tua fede, n. 15
«... E lo depose in una mangiatoia perché non c'era per essi posto nell'albergo » (Lc 2, 7).Dirà più tardi: «Picchiate e vi sarà aperto». Ma per sua madre, che Lo recava in grembo, le porte sono rimaste sbarrate e gli uomini dietro, murati nella fortezza del loro egoismo, decisi a non cedere una spanna di pavimento. Non c'era posto per Lui. E deve nascere fuori della città. Cosi come morirà fuori della città. Ci sentiamo in dovere di indignarci nei confronti di quelli che gli hanno sbattuto la porta in faccia. Può essere uno sdegno fasullo. Può essere un comodo alibi. In realtà, noi facciamo qualcosa di peggio. Abbiamo imparato le buone maniere e ci ripugna il gesto di lasciarLo fuori della porta, siamo gente educata noi. Mica come quei villanzoni... Non Lo lasciamo fuori. Subodoriamo il pericolo, avvertiamo la Sua presenza inquietante, comprendiamo che dobbiamo difenderci da Lui. Ma non Lo lasciamo fuori. Con le buone maniere, adottando i più sottili accorgimenti diplomatici, riusciamo a renderla «innocuo». Blocchiamo il Natale. E la nostra operazione è più perfida di quella tendente a lasciarLo fuori.

Alessandro Pronzato, Vangeli scomodi, 21

sabato 15 dicembre 2007

Lo Spirito del Padre è già dentro


"Quando ci libereremo dal «complesso del convertire» (gli altri)? Di fare proselitismo a ogni costo? Quando smetteremo di imporre i nostri itinerari obbligati? Quando finiremo di giocare noi al Medico, al Maestro, al Salvatore, riconoscendo che uno solo è il Medico, il Maestro e il Salvatore, e noi siamo soltanto « servi inutili », e spesso ingombranti? Quando accetteremo, umilmente, di cercare insieme, di camminare insieme? Quando cesseremo di fare entrare Dio a forza in certe anime? E se fosse già entrato, silenziosamente, rispettosamente, magari per la porta di servizio, senza avvertirci, senza chiederci il permesso, senza lasciare nessuna orma visibile «fuori»? Anche il «fare il bene» può condurre a combinare guai notevoli. Un certo tipo di fare del bene. Senza discrezione. Senza pudori. Con troppo orgoglio. Con una inconfondibile aria di superiorità. Al di fuori di un certo stile, di un certo modo insegnatoci dal Cristo.Certa gente si illude di fare del bene a una determinata persona assediandola costantemente, asfissiandola senza misura con consigli esortazioni rimproveri minacce. Diventa una specie di persecuzione, che il più delle volte porta a risultati opposti a quelli sperati.Ognuno è custode del proprio fratello. Perfettamente d'accordo. Ma non deve essere il poliziotto del proprio fratello. Che ne spia ogni mossa, che ne studia tutti i movimenti, che ne interpreta (quasi sempre male) tutte le intenzioni.Crediamo, poi, che per mettere sulla buona strada una persona, basti toglierle accuratamente tutte le occasioni di male, restringerle ostinatamente tutti gli spazi della libertà, tenerla continuamente sotto controllo.Dobbiamo essere testimoni, non poliziotti. Compagni di viaggio, non giudici. Amici, non spie.Il prodigo cammina verso la Casa. Ogni tentativo di conversione può risultare una barriera. Il Padre ce l'ha già «dentro»".


ALESSANDRO PRONZATO, Vangeli scomodi, 297-298

prima neve in Seminario!


Ecco come sta cambiando la vista dalla mia finestra, mentre la neve continua a cadere!

venerdì 14 dicembre 2007

Mancanza


"L'uomo vale per ciò che gli manca"

don Primo Mazzolari

Desideri di cielo


Se non ci fosse il Paradiso... Se non ci fosse quella brutta prospettiva di finire arrostiti all'Inferno... Tanti cristiani soffrono dello stesso complesso di inferiorità nei confronti del peccato. Non sono convinti che, se per ipotesi assurda non ci fosse il Paradiso, non avremmo nulla da rimpiangere ugualmente.

Alessandro Pronzato, Vangeli scomodi, 288

Etichetta per babbi (non Natali!)


"Non chiudere il passeggino con dentro il bambino"

martedì 11 dicembre 2007

lunedì 10 dicembre 2007

Ricordando la nascita di Martina

VERTICE UE-AFRICA
«Ogni giorno muoiono 13mila bambini»
L'Ong "Save the Children" chiede un immediato intervento dei leader riuniti a Lisbona
LISBONA - L'Ong umanitaria 'Save the Children' ha chiesto un immediato intervento dei leader africani ed europei riuniti a Lisbona per il secondo vertice Ue-Africa in favore dei milioni di bambini del continente nero che ogni anno muoiono per malattie «facilmente curabili». In una nota, il responsabile della campagna di 'Save the Children' per l'Africa Martin Kirk ha rilevato che solo oggi, durante la prima giornata del summit di Lisbona, «oltre 13.000 bambini africani sotto i cinque anni moriranno, per lo più per malattie facilmente curabili».
Ogni anno, secondo Save the Children, i bambini morti sono circa 5 milioni nell'Africa sub-sahariana. «La maggior parte di queste morti è dovuta a diarrea, polmonite e malaria, malattie facili da prevenire e curare», ha affermato Kirk. L'Ong umanitaria ha chiesto ai leader africani di rispettare la promessa fatta al vertice di Abuja, di dedicare almeno il 15% dei bilanci dei loro stati per la salute, e a quelli europei di mantenere l'impegno di destinare lo 0,7% del Pnl dei bilanci dei loro paesi all'aiuto allo sviluppo. Per ora, ha rilevato Save the Children, solo Svezia, Lussemburgo, Olanda e Danimarca hanno raggiunto questo obiettivo.
08 dicembre 2007 http://www.corriere.it/esteri/07_dicembre_08/africa_muoiono_bambini_vertice_ue_43f6881c-a584-11dc-87a0-0003ba99c53b.shtml

domenica 9 dicembre 2007

Migliore?


“Non sforzarti di essere migliore degli altri,
cerca di essere migliore di te stesso”.

Faulkner

Fortune della vita - 9


sabato 8 dicembre 2007

Accogliere il dono


Le domande: "Perché un uomo e una donna si decidono a fare un figlio? Davvero si «decidono» a tanto? È appropriata l'espressione «fare un figlio»? Un figlio è «fatto», oppure solo «desiderato», o addirittura «invocato», e quindi eventualmente «ottenuto»? E come precisare la qualità del «desiderio» o della «volontà» originaria che presiede alla decisione di generare? A quali condizioni quella decisione può apparire «buona», può suscitare dunque consenso e gratitudine in colui che appunto in forza di essa viene in questo mondo? Il «sì» alla vita, da parte di chi nasce, è insieme un «sì» all'iniziale «progetto» dei genitori, alle loro attese o in ogni caso al «disegno» che essi avevano nel cuore? Oppure si tratta di un «sì» a un «disegno» altro da quello dei genitori? Come si manifesta e con quale peso questa eventuale differenza tra l'originario «progetto» dei genitori e il disegno a cui invece di fatto consente il figlio? Non sarà forse condannata ad apparire ineluttabilmente arbitraria e prepotente una decisione come quella di dare la vita a un uomo, e con la vita di necessità molto altro - una patria, una lingua, una tradizione, addirittura un'educazione, un carattere. Il genitore, lo voglia o non lo voglia, diventa di fatto come un «destino» per il figlio, cioè una presenza non solo inevitabile, ma in molti modi determinante; tale suo rilievo non riguarda soltanto le condizioni materiali del vivere, ma le forme stesse del carattere, della coscienza e dunque alla fine l'identità del figlio. Come conciliare tale rilievo esorbitante del genitore con la tanto apprezzata e reclamata «autonomia» dell'uomo?" (p. 15).


Giuseppe Angelini, Il figlio, Vita e Pensiero

venerdì 7 dicembre 2007

sant'Ambrogio!


Auguri alle sorelle e ai fratelli milanesi!

Dare la vita


Dare la vita: avere in dono la possibilità di regalare la vita, per realizzare la vita. "Opera sullo sfondo della riflessione (di Doms) un pregiudizio civile tipico della modernità: il pregiudizio per cui il «fine» della vita sarebbe comunque quello dell'«autorealizzazio¬ne»; vale dunque quello che serve alla mia «realizzazione», è male invece quello che la pregiudica. Si propone inevitabile la domanda: ma davvero è possibile per l'uomo «realizzarsi»? (…) Con formula icastica Gesù chiude la strada a ogni progetto umano di «autorealizzarsi»: «Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà» (Mc 8, 36). (…) La verità della seconda affermazione è invece quella di una promessa; essa apparirà come vera soltanto alla luce del compimento pasquale del destino di Gesù; quel compimento mostrerà insieme il senso perfetto di quella «causa» di Gesù, per la quale ogni uomo può «perdere» con speranza la propria vita. Ma la promessa che Gesù fa non è un'altra rispetto a quella che comunque sta all'inizio di ogni vita e anche all'inizio di ogni matrimonio; essa solo manifesta la verità di una promessa che, al di fuori della prospettiva del suo vangelo, appare insieme indispensabile e oscura. Per «salvare la vita», occorre che l'uomo non cerchi in alcun modo di trattenerla; cerchi piuttosto una causa abbastanza degna per la quale meriti di regalare ciò che in ogni caso non si può risparmiare. Il figlio è appunto una delle forme che assume questa buona causa. (…) Comprendere il valore morale della generazione… è possibile soltanto a condizione di comprendere la generazione stessa quale forma di quella carità nella quale si riassume il senso del vangelo di Gesù" (p. 68-69).


Giuseppe Angelini, Il figlio, Vita e Pensiero

giovedì 6 dicembre 2007

Memoria e futuro


I genitori fanno memoria del passato di Dio: dalla promessa si schiude un futuro, se ci si lascia condurre (obbedienza). "Il supremo compito dei genitori, dunque, è quello di «ricordare»: non però il loro passato, che di per sé conta poco; di ricordare invece il passato di Dio, quello che solo conta, quello dal quale soltanto può scaturire l'intelligenza del presente e la speranza per il futuro. Anche questa associazione tra generazione e memoria delle opere di Dio ribadisce il nesso essenziale tra generazione e fede: non si può rendere ragione di quella vita la cui figura i figli trovano sempre già determinata precedentemente al tempo della loro libertà, se non a condizione che i padri si riferiscano a un'opera più antica e più sicura di quella loro" (p. 109). "Credere alla promessa di Dio esige dunque che ci si rimetta a un disegno i cui confini sfuggono. Credere alla promessa significa subito insieme obbedire a un ordine. (…) Il figlio è certo subito per loro ragione di speranza; e tuttavia è insieme anche un impegno che li costringe a conoscere una sorta di 'espropriazione' di quella che ritenevano la loro vita. Il futuro benedetto non sarà più per loro una 'proprietà', ma il principio di un'obbedienza. L'attesa del figlio sarà dunque la figura più concreta e precisa che assumerà per loro la legge generale dell'esistenza umana: essa è possibile soltanto nel segno dell'ascolto e quindi dell'obbedienza alla parola che li precede" (p. 113).


Giuseppe Angelini, Il figlio, Vita e Pensiero

mercoledì 5 dicembre 2007

Ecco Martina!


"Oggi ancora si deve riconoscere come il figlio sia non solo una scelta, ma prima di tutto un evento, lieto evento, come giustamente si dice. Soltanto a misura che si intenda il messaggio lieto iscritto nell'evento, è possibile poi anche essere istruiti a proposito del compito. Che il figlio non sia solo una scelta, lo si riconosce subito e facilmente. Anche la scelta di generare più «responsabile», quella più seriamente pensata e più generosamente decisa dai due, deve poi confrontarsi con un figlio che certamente non è quello che si è scelto. Si sceglie genericamente di avere un figlio, e nasce quel figlio preciso che esige di essere riconosciuto nella sua identità, e quindi da capo scelto, quasi adottato. Il figlio infatti non si accontenta in alcun modo della indeterminata decisione di generare; aspetta di essere voluto nella sua singolare identità. (…) La scelta originaria di generare non ha la figura di un progetto, ma quella di un voto. Il voto comporta dedizione religiosa a ciò che appare sacro; o detto più francamente, comporta dedizione a Dio stesso"

Giuseppe Angelini, Il figlio, Vita e Pensiero, 159-160

martedì 4 dicembre 2007

E' NATA MARTINA!


Da nove mesi esiste,
ci sarà per l'eternità,
oggi qualcuno l'ha vista!

E' NATA MARTINA,
la figlia di Maria e Filippo, mio fratello!
Benediciamo il Signore della Vita
e ringraziamo i genitori!!

domenica 2 dicembre 2007

Amore e salvezza


"Non amiamo gli altri perché sono buoni. Ma li facciamo diventare buoni perché li amiamo. La sfida al male non consiste nel condannare, nello scomunicare. E non consiste neppure nel discutere. «Tutte le volte che ho vinto una discussione ho perso un'anima» (Mons. Fulton Sheen). La vera sfida avviene sul piano dell'amore. In un film famoso, Il Porto delle nebbie, c'è un dialogo che sintetizza efficacemente la portata di questa sfida. Il disertore riconosce dinanzi alla fidanzata di essere una creatura abbietta. La ragazza lo interrompe: 'Tu non puoi essere cattivo perché io ti amo'! Se c'è tanto male nel mondo, ciò è dovuto al fatto che a questo male noi abbiamo opposto la nausea, il disgusto, la condanna. Mentre dovevamo opporre l'amore. L'amore impedisce a Zaccheo di essere cattivo".

Alessandro Pronzato, Vangeli scomodi, 221

Ricicliamo i vecchi cellulari!



Bella iniziativa!!

sabato 1 dicembre 2007

Benigni - Se muore lei

Se muore lei, per me tutta questa messa in scena del mondo che gira, posso anche smontare, portare via, schiodare tutto, arrotolare tutto il cielo e caricarlo su un camion col rimorchio, possiamo spengere questa luce bellissima del sole che mi piace tanto... ma tanto... lo sai perché mi piace tanto? Perché mi piace lei illuminata dalla luce del sole, tanto... portar via tutto questo tappeto, queste colonne, questo palazzo... la sabbia, il vento, le rane, i cocomeri maturi, la grandine, le 7 del pomeriggio, maggio, giugno, luglio, il basilico, le api, il mare, le zucchine... le zucchine...

Benigni - Poesia

Tratto dal film "La tigre e la neve"

Su su.. svelti, veloci, piano, con calma...
Poi non v'affrettate, non scrivete subito poesie d'amore, che sono le più difficili, aspettate almeno almeno un'ottantina d'anni.
Scrivetele su un altro argomento... che ne so... sul mare, il vento, un termosifone, un tram in ritardo... che non esiste una cosa più poetica di un'altra!
Avete capito?
La poesia non è fuori, è dentro... Cos'è la poesia, non chiedermelo più, guardati nello specchio, la poesia sei tu...
..e vestitele bene le poesie, cercate bene le parole... dovete sceglierle!
A volte ci vogliono otto mesi per trovare una parola!
Sceglietele...che la bellezza è cominciata quando qualcuno ha cominciato a scegliere.
Da Adamo ed Eva... lo sapete Eva quanto c'ha messo prima di scegliere la foglia di fico giusta!!!
"Come mi sta questa, come mi sta questa, come mi sta questa.." ha spogliato tutti i fichi del paradiso terrestre!
Innamoratevi, se non vi innamorate è tutto morto... morto!
Vi dovete innamorare e tutto diventa vivo, si muove tutto... dilapidate la gioia, sperperate l'allegria e siate tristi e taciturni con esuberanza!
Fate soffiare in faccia alla gente la FELICITÀ! E come si fa? ...fammi vedere gli appunti che mi sono scordato... questo è quello che dovete fare...
non sono riuscito a leggerli!
Per trasmettere la felicità, bisogna essere FELICI e per trasmettere il dolore, bisogna essere FELICI.
Siate FELICI!!!
Dovete patire, stare male, soffrire.. non abbiate paura di soffrire, tutto il mondo soffre!
E se non avete i mezzi non vi preoccupate... tanto per fare poesie una sola cosa è necessaria... tutto.
Avete capito?
E non cercate la novità... la novità è la cosa più vecchia che ci sia...
E se il verso non vi viene, da questa posizione, né da questa, ne da così, buttatevi in terra! Mettetevi così!
Ecco... ohooo... è da distesi che si vede il cielo...
guarda che bellezza...perché non mi ci sono messo prima...
I poeti non guardano, vedono.
Fatevi obbedire dalle parole... Se la parola 'muro' non vi da retta, non usatela più...per otto anni, così impara! Che è questo, bhooo non lo so!
Questa è la bellezza, come quei versi là che voglio che rimangano scritti li per sempre...
forza, cancellate tutto che dobbiamo cominciare!
La lezione è finita.
Ciao ragazzi ci vediamo mercoledì o giovedì...
Ciao arrivederci!

venerdì 30 novembre 2007

Poesia


Tratto dal film "La tigre e la neve"


Su su.. svelti, veloci, piano, con calma...Poi non v'affrettate, non scrivete subito poesie d'amore, che sono le più difficili, aspettate almeno almeno un'ottantina d'anni. Scrivetele su un altro argomento... che ne so... sul mare, il vento, un termosifone, un tram in ritardo... che non esiste una cosa più poetica di un'altra! Avete capito? La poesia non è fuori, è dentro... Cos'è la poesia, non chiedermelo più, guardati nello specchio, la poesia sei tu.....e vestitele bene le poesie, cercate bene le parole... dovete sceglierle! A volte ci vogliono otto mesi per trovare una parola! Sceglietele... che la bellezza è cominciata quando qualcuno ha cominciato a scegliere. Da Adamo ed Eva... lo sapete Eva quanto c'ha messo prima di scegliere la foglia di fico giusta!!! "Come mi sta questa, come mi sta questa, come mi sta questa.." ha spogliato tutti i fichi del paradiso terrestre! Innamoratevi, se non vi innamorate è tutto morto... morto! Vi dovete innamorare e tutto diventa vivo, si muove tutto... dilapidate la gioia, sperperate l'allegria e siate tristi e taciturni con esuberanza! Fate soffiare in faccia alla gente la FELICITÀ! E come si fa? ...fammi vedere gli appunti che mi sono scordato... questo è quello che dovete fare...non sono riuscito a leggerli! Per trasmettere la felicità, bisogna essere FELICI e per trasmettere il dolore, bisogna essere FELICI. Siate FELICI!!! Dovete patire, stare male, soffrire.. non abbiate paura di soffrire, tutto il mondo soffre! E se non avete i mezzi non vi preoccupate... tanto per fare poesie una sola cosa è necessaria... tutto. Avete capito? E non cercate la novità... la novità è la cosa più vecchia che ci sia... E se il verso non vi viene, da questa posizione, né da questa, ne da così, buttatevi in terra! Mettetevi così! Ecco... ohooo... è da distesi che si vede il cielo... guarda che bellezza...perché non mi ci sono messo prima... I poeti non guardano, vedono. Fatevi obbedire dalle parole... Se la parola 'muro' non vi da retta, non usatela più...per otto anni, così impara! Che è questo, bhooo non lo so! Questa è la bellezza, come quei versi là che voglio che rimangano scritti li per sempre...forza, cancellate tutto che dobbiamo cominciare! La lezione è finita.Ciao ragazzi ci vediamo mercoledì o giovedì... Ciao arrivederci!

giovedì 29 novembre 2007

Avventure e capponi


"Qualcuno potrà osservare che l'accusa di aver smarrito il gusto dell'avventura è un po' anacronistico, oggi, nel post-Concilio, in cui c'è gente che di avventure ne corre fin troppe, con spregiudicatezza e spavalderia. Ma quelli sono volgari avventurieri, incapaci di pagare di persona. E, d'altra parte, coloro che, appellandosi a questi eccessi, vorrebbero un ritorno all'immobilismo, si rendono ridicoli nella loro assurda pretesa e meritano il graffante rilievo di Veuillot: «Perché un gallo ha cantato troppo forte vogliono che ci siano soltanto dei capponi»".

Alessandro Pronzato, Vangeli scomodi, 202-203

mercoledì 28 novembre 2007

Passioni


Le piccole cause sprigionano grandi passioni, mentre le grandi cause trovano ben poca passionalità e partecipazione.

Vivarelli

martedì 27 novembre 2007

Scrivere e vivere


"E, chinatosi di nuovo, Gesù scriveva in terra" (cfr Gv 8,1-11). Ahimé una sola volta il Cristo, stando al Vangelo, ha compiuto questa occupazione che ruba tante ore della mia giornata. Chi 'vive' non ha bisogno di scrivere..."


Alessandro Pronzato, Vangeli scomodi, 159.

Per i cristiani di altre lingue


Online le letture domenicali e festive per la messa in rito ambrosiano.

Traduzione in quattro lingue.