sabato 7 febbraio 2009

Oggi niente post


Giornate buie:
per la pioggia,
per la nostra cultura,
per le nostre istituzioni,
per la nostra fede.

Cerchiamo di amare, come ci chiede il Vangelo di oggi:

Un dottore della Legge, interrogò il Signore Gesù per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». (Mt 22, 35-40)

venerdì 6 febbraio 2009

Non sparate sul sognatore

Non bisogna sparare sui sognatori. Perché, a dispetto di ogni realismo scientifico che pretende di far tenere a ogni costo i piedi per terra, coloro che oggi camminano con la testa per aria saranno gli unici ad aver ragione domani. (...) "abbiamo fatto un sogno e non c'è chi lo interpreti!" Quella frase mi rotola sull'anima come un macigno. Perché sintetizza il grido di tutti gli oppressi. Di tutti i prigionieri del regime. Tutti violentati dei sistemi di potere. Di tutte le vittime dei palazzi. Di tutti coloro, cioè, che abitano sotterranei della storia, ai quali l'ingiustizia subita non impedisce di sognare, ma che non trovano sulla loro strada gente capace di decifrare i loro sogni. (...) Quella frase mi torna in mente ogni volta che, a uno a uno, se ne vanno i vecchi profeti, e all'orizzonte non si vedono discepoli che ne ereditino il mantello, e lasciano sia pure per poco lo sgomento del vuoto, i poveri sembrano rimanere più soli. Allora, ti confesso, anche me nasce un sogno nel cuore: quello di una Chiesa più audace, che si decida a scendere nelle carceri degli uomini e, organizzando la speranza degli ultimi, smetta di essere la notaia dell'ineluttabile, e divenga finalmente ministra dei loro sogni.
mons. Tonino Bello, Ad Abramo e alla sua discendenza, 44-46

Dati sul web

Il Web torna più orizzontale
di Federico Cella
La crisi entra di forza anche nelle abitudini di navigazione del nostro Paese, ma forse non è questo il punto più interessante dell'analisi del Web all'italiana fornita da Nielsen confrontando i dati del 2007 con quelli raccolti nello scorso mese di dicembre. Da un lato infatti si può notare una contrazione dell'uso della posta elettronica, la cosiddetta webmail, rispetto ai siti di community e ai loro strumenti di comunicazione, dall'altro entrano nella Top 10 delle categorie di siti più visitati quelli che vengono definiti "tool di ricerca" - siti con contenuti creati dagli utenti stessi (...).
"Le email sembrano ora perdere gradualmente l'esclusiva come mezzo per tenersi in contatto, a vantaggio dei social network, che consentono di chattare, condividere foto, video, interessi e altro ancora". Sul "crollo" delle news, Nielsen conferma che si tratterebbe di un segno che gli utenti si stanno abituando ad un Web più partecipativo e alla comunicazione orizzontale. Direi, "riabituando", data la perfetta o quasi orizzontalità della prima Internet.
Sul fronte crisi, le conseguenze online sono fondamentalmente due. Nella classifica per categorie entrano per la prima volta anche i siti dei rivenditori online, con grande evidenza per la sottocategoria delle cosiddette aste al ribasso, cioè la corsa alle occasioni (...). Seconda conseguenza, il rifugio nelle categorie di svago: il fenomeno YouTube e simili è quello che cresce di più, passando dal 43 al 54% della penetrazione sugli utenti attivi in Rete. In tal senso, buone performance anche per i siti per scaricare suonerie e giochi per il cellulare e i siti dei giochi online, oltre ai già citati siti di social network. Infine, ecco la "star" del 2008. Indovinate. Ovviamente FaceBook, passato dall'essere visitato dal 2% dei navigatori italiani alla fine del 2007 a quasi il 45% del totale degli utenti nel dicembre scorso. Come dire uno su due. In conclusione, Nielsen ci dice che il 2008 è stato un anno positivo per il Web italiano: nel mese di dicembre ogni navigatore ha passato sul web 26 ore al mese contro le 20 di dicembre 2007, collegandosi 33 volte e visitando 82 siti rispetto alle 29 volte e i 66 siti di un anno fa.

giovedì 5 febbraio 2009

Rispetto?

A me pare un po' una presa in giro,
vederli belli e sorridenti da un luogo di brutture.
Senza parlare poi dei costi dell'operazione:
avessimo dato a loro quei soldi,
li avremmo potuti fotografare più contenti.

Infine, ho molte riserve su chi costruisce la sua fama e i suoi interessi
approfittando della sofferenza altrui.
Ma tanto li vediamo dall'alto... in ogni senso.
don Chisciotte

Il nuovo progetto del fotografo parigino JR: scatti dalla baraccopoli di Kibera, in Kenya. Visibili anche da Google Earth e «persino dallo spazio» - dice l'artista - i poster sui tetti dei tuguri che ritraggono i volti e i sorrisi delle donne di Kibera.

Cimeli impolverati


Napoli: dieci auto d’epoca dimenticate nei depositi comunali
L'articolo e le foto.

Età

Quando ho saputo l'età del nuovo presidente
della Commissione della Vigilanza sulla Rai (85 anni),

ho provato a sommarla con quella del Presidente della Repubblica,
+ quella del Presidente del Consiglio,
+ quella dei due immarcescibili conduttori televisivi italiani;
non potevo certo dimenticare l'età del Papa
e quella dell'Arcivescovo,
e neppure quella del più noto e attivo oncologo italiano,
poi...
ops, il pallottolliere è andato in tilt!

don Chisciotte

Sogni di bambino


Non sono mai stato un super-patito,
né un competente del settore,
ma... alzi la mano chi non è rimasto a bocca aperta
davanti ad un plastico dei trenini elettrici!
Guarda questo video!

mercoledì 4 febbraio 2009

Divertente!

Obama non chiama
di Massimo Gramellini
Nelle prime due settimane di soggiorno alla Casa Bianca il presidente degli Stati Uniti ha telefonato a cinesi e indiani, francesi e afghani, inglesi e israeliani, palestinesi e pakistani, ai banchieri per insultarli e ai manager per tassarli, ai creditori per le loro spettanze e agli operai per le condoglianze, ai petrolieri perché si convertano in giardinieri e ai finanzieri perché diventino seri, alla sarta della moglie per licenziarla, alla moglie per ammansirla, alla suocera per farsi aiutare, alla moglie di nuovo ma per farsi perdonare, a Bruce Springsteen perché gli restituisse un disco che gli aveva prestato, al segretario dell’Onu per lo stesso motivo, a un venditore di articoli sportivi per piazzare un canestro nella Sala Ovale, a un amico di Chicago per invitarlo a fare due tiri, al comico David Letterman che ha messo giù pensando fosse un imitatore, a Scarlett Johansson che ha messo giù perché stava entrando suo marito, al fioraio, al callista, di nuovo alla suocera per sapere se la moglie aveva ricevuto i fiori, a Hillary Clinton che ha fatto finta di non sentire, a Bill Clinton che ha fatto finta di ascoltare, allo psicanalista, ancora alla suocera perché parla di meno ed è più rilassante, a una cugina hawaiana, a un prozio keniota, al Museo delle Cere, al suo parrucchiere, ai generali di Baghdad, al sosia pacifista di Ahmadinejad.
Infine, esausto, si è ricordato anche del nostro amato Paese. Ha chiamato Tony Mantuano, il proprietario del suo ristorante preferito, e gli ha ordinato una mozzarella in carrozza.

Milano dall'obiettivo

Una presentazione accattivante
per delle foto notevoli!
E' uno dei migliori prodotti in campo fotografico. I suoi reportage sono contesi dai più importanti magazine e quotidiani del mondo. Per molti è un artista militante, per altri un provocatore. Ma il comun denominatore è la genialità che nasce dalla capacità di lavorare mostrando tutto senza mezzi termini. La realtà non si manipola, la realtà "è". Dunque non lasciatevi fuorviare. Questa non è una mostra normale come non lo è Boogie. Di semplice in questi scatti non c'è nulla. Ma naturalmente bisogna perderci del tempo per capirlo. Neppure tanto, diciamo quello necessario per acquisire la consapevolezza che il principio non è "come si guarda" , ma "dove si guarda". Boogie è uno zingaro mancato, un giramondo per vocazione e un fotografo di grandissimo spessore. Sarà la terra dov'è nato (Belgrado) dilaniata dai conflitti etnici, dall'aver avuto il coraggio di emigrare a New York, forse le amicizie, magari l'amore per la professione: in ogni caso dopo aver "guardato" nelle pieghe delle metropoli, San Paolo, Belgrado, Parigi, New York, Istabul.. si cimenta con Milano che ospita la mostra "Boogie.5 Days" negli spazi della Avantgarden Gallery (via Cadolini 29, dal 5 febbraio. guarda il sito). Il tema è naturalmente Milano: quella grottesca e piena di contraddizione che si muove tra party e finanza, cimiteri e immigrazione. Milano bella e violenta, brutta e affascinante. Boogie non lascia nulla al caso e passa con una semplicità devastante dal racconto per immagini delle gang giovanili americane al racconto di città. Ci vuole talento e ironia. Scopritelo visitando il sito

martedì 3 febbraio 2009

Televendita Roberto da Crema: Branduardi

Il mio cantautore preferito!!

Converrebbe

A me non conviene
di Massimo Gramellini
Il treno sta arrivando in stazione. Un giovanotto con la mascella da manager abbassa il finestrino e guarda fuori, alla ricerca di qualche faccia conosciuta. Soddisfatto, recupera la sua ventiquattrore dal bagagliaio e si accinge a scendere. «Scusi, ma conviene chiuderlo, quel finestrino, altrimenti chi salirà dopo di noi morirà di freddo», suggerisce con linguaggio felpato e volutamente impersonale un signore dall'aria serafica. Il giovanotto gli rivolge uno sguardo strafottente: «A me non conviene». E se ne va. Nessun passeggero sembra fare caso a questo episodio di ordinaria solidarietà fra le genti, tranne una ragazza energica che aiuta il signore dall'aria serafica a richiudere il finestrino e intanto commenta: «Lei è troppo buono. Al suo posto, io gli avrei tirato un calcio in mezzo ai calzoni» (non dice proprio calzoni, ma ci siamo capiti).
Da questo aneddoto, raccontatomi da un lettore, un pessimista trarrebbe lo spunto per celebrare i funerali dell'umanità. Se persino in tempi di crisi il menefreghismo prevale sulle forme più elementari di educazione civica, le speranze di veder sopravvivere la convivenza sociale sono ridotte al lumicino. Ma chi è condannato dal titolo della rubrica a concedere sempre un'ultima chance all'ottimismo, non può non guardare con simpatia alla ragazza energica. Che diventi mamma al più presto per educare la prossima generazione di calzoni, ricorrendo ai metodi che riterrà più appropriati all'immane compito. A noi conviene.

lunedì 2 febbraio 2009

Navigare prudenti in famiglia


Un video presenta alcune attenzioni per la navigazione in famiglia.

Lettura sociologica

Un perdono dai frutti avvelenati
di Franco Garelli
Mai come questa volta un gesto di riconciliazione è stato amaro. La revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani, fortemente voluta da Benedetto XVI, non soltanto non ha ammorbidito i rapporti tra questa ala ultratradizionalista cattolica e il Vaticano, ma ha innescato una serie di polemiche e rancori che ci dicono quanto gli steccati siano alti e le ferite ancora aperte. Le recenti frasi del vescovo lefebvriano di Rimini sono eclatanti. «Siamo stati scandalizzati dalla preghiera di Benedetto XVI nella Moschea Blu di Istanbul. [...] Il Papa poteva entrare in quel luogo dell’Islam come turista, ma non come Papa e come orante». Pochi giorni prima altri suoi colleghi si erano affrettati a dire che la loro riammissione nella Chiesa non comporta l’accettazione del Concilio Vaticano II, o il ripudio delle accuse che da 50 anni il gruppo di Econe lancia contro Roma e il resto del mondo.
Ai lefebvriani, dunque, non basta un Papa che fa del recupero della tradizione un punto qualificante del suo pontificato; non è sufficiente un Vicario di Cristo che ripristina la possibilità di dire la messa in latino, secondo quel rito di Pio V che richiama la profonda frattura tra i cristiani e gli ebrei, incentrato più sull’idea del sacrificio che della comunione; non va nemmeno bene un Pontefice che li riabilita nella Chiesa togliendo la scomunica loro impartita 20 anni fa da Giovanni Paolo II.
Sconcerto anche nella Chiesa. Ancora, a essi non basta neppure un Papa che fa un gesto gratuito di perdono senza condizioni, sperando che la gratuità sia feconda e inneschi un cammino di avvicinamento delle posizioni. Il perdono del Papa ai vescovi lefebvriani non ha avuto gli effetti sperati. Il porgere la prima guancia da parte del Papa è stato letto dai dissidenti come una resa incondizionata di Roma alle loro pretese tradizionalistiche. Il gesto di riconciliazione, invece di smuovere i cuori, sembra averli induriti e resi consapevoli della debolezza di Roma, nonché della forza della loro tradizione, che sembrano ritenerla più forte della stessa autorità del Pontefice. Chissà, come ha notato qualcuno, se essi credono veramente nell’infallibilità del Papa, quando si pronuncia sulle verità della fede?
È evidente lo sconcerto che questa complicata vicenda produce non soltanto fuori della Chiesa (nei rapporti con le altre confessioni religiose, nell’indebolimento del dialogo ecumenico), ma anche al suo interno. Molti hanno osservato che non c’era un tempo più sbagliato di quello scelto dal Vaticano per questa riconciliazione incompiuta o impossibile, essendo stata resa pubblica nel giorno (il 25 gennaio scorso) in cui convergevano tre circostanze significative: i 50 anni dall’inizio del Concilio Vaticano II; l’inizio delle celebrazioni annuali della Shoah; la conclusione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
Riconciliazioni in lista d’attesa. Ma al di là della costante difficoltà della Chiesa di Roma di scegliere i tempi giusti per scelte che coinvolgono il suo essere nel mondo, resta il profondo disagio che la revoca della scomunica ai lefebvriani ha alimentato in molte aree della cattolicità. È il dubbio di quanti si chiedono se davvero valeva la pena ricucire lo strappo con gli ultratradizionalisti, pensando alle molte tensioni e conflitti che questa apertura può produrre negli ambienti ecclesiali. Oppure, è l’interrogativo su quali siano le misteriose ragioni che spingono il Papa a dedicare molte energie a questa difficile impresa, in una Chiesa che è chiamata oggi a misurarsi con sfide e problemi assai più importanti e impegnativi. Inoltre, molti si interrogano sul perché il Vaticano dia grande risalto a questo tipo di riconciliazione, sul perché questa vicenda sia un cruccio personale del Papa, quando altre sensibilità «cattoliche» - situate anch’esse ai margini o fuori della Chiesa - non ottengono altrettanta attenzione dal centro della cattolicità. Perché, ad esempio, la Chiesa di Roma non si impegna con la stessa intensità a riallacciare i rapporti con quei gruppi della teologia della liberazione, con quei credenti progressisti «rei» di avere alimentato un’idea di Chiesa più orizzontale che verticale? Ancora, perché il Vaticano - come ha detto di recente Hans Küng - non propone un atto di riconciliazione anche verso quei cristiani «normali» che non accettano il veto della Chiesa sulla pillola, sul divorzio, sulla contraccezione? Tutti aspetti che possono creare uno scisma strisciante nel «popolo di Dio», anche se non dà adito a pronunciamenti e animi induriti come quelli dei lefebvriani.

domenica 1 febbraio 2009

Donne... e uomini

A cosa servono ancora gli uomini
di Massimo Gramellini
Il maschio continua a rivestire un ruolo non sostituibile: quello di massaggiatore morale. Essendo anche l’ultimo rimastogli, vale la pena di approfondirlo. Ci sosterrà nell’impresa Tzipi Livni, futura premier israeliana. Quando le chiedono il contributo del marito al suo cammino esistenziale, la signora non ha dubbi: «Ogni volta che sono a pezzi, lui è lì per rimettermi insieme». Ecco, fratelli, la nostra missione. Esserci. Ascoltarle. O almeno fare finta, ma con un minimo di credibilità (niente cuffie dell’ipod in testa, per capirci).
La femmina contemporanea cresce con l’ansia di prestazione e un’agenda di impegni lavorativi, familiari e personali fatti apposta per provocarle un senso inestinguibile di inadeguatezza. Dal compagno della vita non si aspetta più quasi nulla: meno che mai a letto, dove si corica soltanto per fare ginnastica o l’ennesima telefonata.
L’unica cosa che ancora pretende è di essere rimessa in carreggiata al primo accenno di sbandamento. C’è un momento ciclico in cui si sente brutta, invecchiata, non all’altezza. Allora si rivolge al maschio di casa perché la rassicuri. Funzionano sempre i mantra hollywoodiani: «Non preoccuparti, cara» (Spencer Tracy), «Va tutto bene, amore» (Gregory Peck), «Tu salti, io salto» (Di Caprio). Se però ambite a una Tzipi Livni, serve qualcosa di più. Uno scatto d’umorismo. Dopo il suo primo incontro con Condoleeza Rice, la Livni telefonò agitatissima al marito che l’aveva vista in tv. «Sei stata fantastica, tesoro», la tranquillizzò lui. «Anche se, rispetto alla Rice, ti ho trovato un po’ pallida». Questo sì che è un uomo.

Generosità... gratuita?

Il quadro regalato dalla signora Aloisia
di mons. Mario Delpini
Avvenire - Milano 7 - 27.04.08
La signora Aloisia dispone di risorse e conoscenze, è generosa, facile all’entusiasmo. Don Paolo, esaurite le magre risorse negli interventi strutturali, chiede un aiuto per la cappellina feriale: «Forse un quadro? O una statua?». La signora Aloisia si entusiasma: «Conosco l’uomo adatto. È un grande artista. Espone anche all’estero». Don Paolo cerca qualche garanzia: «Forse è meglio che prepari un bozzetto... e anche un preventivo... ». Ma la signora Aloisia è animata da uno slancio travolgente: «Non ci pensi! Lei provveda alla cornice. Penso io a tutto. E poi l’artista è un vero maestro ed è mio amico». Quando poi arriva il quadro è proprio brutto, così brutto che i benevoli cercano parole prudenti: «Ha un significato profondo, ma in chiesa...». Altri usano espressioni più colorite. «E adesso dove lo mettiamo?», si domanda don Paolo, dopo aver speso un capitale per cornice e trasporto, tanto per gradire il dono. La conclusione è che il quadro rimane in qualche deposito, don Paolo ha imparato a diffidare degli slanci di certi benefattori, la gente s’è confermata nel sospetto verso l’arte moderna e la signora Aloisia, offesa, non frequenta più la chiesa di don Paolo.