sabato 4 aprile 2009

Insipienza

Tristemente,
aggiungo che spesso la Chiesa
si è ridotta a dare "pseudo-consigli" di tale superficialità,
facendoli passare per "buona notizia".
Già sono da compatire coloro che lo fanno in tv o alla radio...
don Chisciotte

Elaina Smith, la bimba che aggiusta i cuori dei grandi
A scoprire Elaina è stato il conduttore Andy Gouling
Ha solo sette anni, ma su emittente inglese solleva signore tradite dal marito e giovani complessate senza fidanzato
Raccontano che quando è arrivato l’sms in cui Elaina suggeriva all’ascoltatrice disperata Lisa di archiviare il fidanzato fedifrago bevendoci su una tazza di latte la redazione di radio Mercia97 Fm sia esplosa per l’entusiasmo. «Un consiglio fresco, semplice, surreale al limite della genialità», dice al telefono il conduttore della trasmissione. Andy Goulding è l’anima di Breakfast, in onda ogni mattina sulla maggior emittente locale di Coventry, nelle West Midlands. Quando Lisa, inconsolabile fino a quel momento, è scoppiata a ridere e Andy ha capito che funzionava: «Ho richiamato immediatamente il numero e mi ha risposto Elaina, una bimba che potrebbe essere mia figlia». A sette anni Elaina Smith, in arte Agony Aunt, zia Agonia, è la più giovane e scanzonata consulente di coppia che l’etere britannico abbia assoldato. Tutti i lunedì mattina, cinque minuti prima di andare a scuola, risolve i problemi sentimentali degli adulti e, soprattutto, delle adulte.
Stanca del partner che non ami più? «Datti alla macchia dopo aver cambiato la serratura e il numero di cellulare». Cerchi affannosamente mister Right, l’uomo giusto, quello della vita? «Vai in città e muovi il culo. Ma accertati che sia ricco e abbia un’automobile grande». Sei a pezzi perché lui se n’è andato con la tua migliore amica? «Consolati. Uno così meglio perderlo che trovarlo». Le risposte di Agony Aunt sono fulminanti: la sua posta del cuore non lascia mai il mittente a bocca asciutta. «Dico la prima cosa che mi viene in mente e alla gente piace», ammette candida Elaina, affatto sorpresa dal successo delle sue osservazioni. Sapeva di possedere il dono della parola giusta al momento giusto: «Quando il mio cuginetto fu picchiato a scuola da un gruppo di bulli provai a risollevargli l’umore con qualche battuta e funzionò». Funziona ancora, a giudicare dalle centinaia di persone che contattano Mercia97Fm per chiederle consiglio. Andy Goulding, 34 anni di cui 13 passati dietro al microfono, giura di non aver mai visto nulla del genere: «E’ fenomenale, ha il candore di una bambina e la maturità di una persona grande. Dopo il suo primo intervento in diretta una signora ricoverata in ospedale ha chiamato per ringraziare, quella voce l’aveva divertita molto. Da allora siamo stati letteralmente inondati di e-mail dirette a lei». Lei non si sottrae. Anzi. A Karen in lacrime per un amore naufragato replica che «la vita è troppo breve per farsela rovinare da un uomo». Alla ragazza sedotta e abbandonata consiglia la leggerezza di «una bella notte a giocare a bowling con le amiche». A un’altra ancora, stufa del fratello ventitreenne «ozioso e sporco», suggerisce fermezza: «Digli di cercarsi un lavoro e smettere di guardare la tv».
È la banalità del bene: ricette ovvie e di buonsenso prescritte da una baby-psicologa che ha intuito il fascino segreto dei chiromanti. Elaina è spiritosa, spontanea, saggia. Ma perché donne dell’età della sua mamma le confidano pene d’amore e intimi desideri? «E’ lo specchio dell’appiattimento dell’età adulta, la cosiddetta sindrome di Peter Pan», spiega il neuropsichiatra infantile Roberto Grande che ha appena pubblicato con Ponte alle Grazie il saggio «Il bambino di cioccolato». L’effetto speculare dell’eterna adolescenza dei genitori, sostiene Grande, è «l’adultizzazione dei figli». (...) Da un lato baby-Lolite precocemente avide di sessualità, dall’altro serissimi professionisti in miniatura come Elaina Smith e David Fishman, il critico gastronomico dodicenne scoperto dalla rivista GQ che da settimane mette sull’attenti i migliori chef di New York. «E’ una ragazzina sicura di sé ma non si prende sul serio», garantisce la madre, Karen Harris. Da quando «collabora» con il Breakfast quotidiano di Andy Goulding è una piccola star nella città di Coventry. «I miei compagni di scuola dicono che ho un lavoro fantastico», si compiace lei. Al punto che ha cambiato idea su cosa farà da grande: «Quando ero piccola sognavo di diventare veterinario, adesso invece voglio fare la conduttrice radiofonica». E pazienza per gli animali: il linguaggio della natura è divertente, quello del cuore molto di più.

A ciascuno il suo posto

Se sei Simone di Cirene prendi la croce e segui Cristo.
Se sei il ladro… fai come il buon ladrone… adora colui che è stato crocifisso per te… entra con lui in paradiso e così capirai di quali beni ti eri privato….
Se sei Giuseppe d’Arimatea, richiedi il corpo a colui che lo ha crocifisso (...).
Se sei Nicodemo, il notturno adoratore di Dio, seppellisci il suo corpo e ungilo con gli unguenti di rito, cioè circondalo del tuo culto e della tua adorazione.
Se sei una delle Marie, versa nel mattino le tue lacrime. Fa’ di vedere per prima la pietra rovesciata, vai incontro agli angeli, anzi allo stesso Gesù.
Ecco cosa significa rendersi partecipi della Pasqua di Cristo”.
Dai Discorsi di san Gregorio Nazianzeno, vescovo

Ieri la VITTORIA della finale del torneo del seminario!

Ieri pomeriggio allo stadio Garampi del seminario di Venegono,

la squadra degli educatori, portando con onore i colori del Celtic,

ha vinto la finale del "Torneo Quaresma",

aggiudicandosi ai rigori (5-4) la sfida contro i secondi del girone, la terza teologia.



venerdì 3 aprile 2009

Quinto venerdì di Quaresima

digiuno quaresimale

Troppi complici leccapiedi

Hai avuto le tue colpe, Aronne. Hai mormorato anche tu contro Mosè, mentre Myriam tua sorella ti faceva bordone. Però, tutto sommato, non ti sei mai lasciato prendere da quei "raptus" di gelosia, o da quelle sorde corrosioni dell'immagine del capo, a cui si lasciano andare spesso i cortigiani più vicini alla persona del principe: tanto vili nel lecchinaggio, quanto rapidi nel voltafaccia.
Hai avuto le tue colpe. Ma non hai avvilito la tua anima nella sfrontatezza autoritaria. E ti sei sempre mantenuto lontano da quella voluttà di sottopotere che sta mettendo a dura prova la nostra convivenza civile.
Oggi siamo assediati dai tirapiedi. C'è una inflazione di palloni gonfiati. Lo stuolo dei gregari si lottizza le aree del padrone. Il potere si frantuma nelle mani di fàmuli e giannizzeri di turno. La cerniera dei proseliti diventa passaggio obbligato per chi voglia accedere, non dico alla zona dei privilegi, ma perfino a quella dei più sacrosanti diritti. Finanziamenti, appalti, assunzioni, piani regolatori, tangenti, vengono filtrati dallo svincolo dei sottocaliffi. Gli accoliti, poi, si aggregano e si scompagnano secondo spregiudicati calcoli di alchimia politica, tutti tesi a cogliere l'attimo opportuno per salire sul vapore e insediarsi alla sua guida.
Di qui, l'anima clientelare che ci portiamo dentro. Di qui, le molteplici sudditanze che, attraverso la lunga catena di vassalli, valvassori e valvassini, ci conduce a oscene genuflessioni. Di qui il cinismo con cui si spia il momento opportuno per far fuori chi comanda e prenderne il posto.
Di qui, l'arroganza con cui il capo viene ricattato dagli arrampicatori che frequentano le sue segreterie. Di qui, l'impudenza con cui il gerarca supremo è spesso tenuto in ostaggio dai suoi corrotti manutengoli.
Perdonami lo sfogo, carissimo Aronne. Ma parlare con una persona dal cuore incontaminato come il tuo mi solleva lo spirito. Mi fa sognare tempi migliori, che certamente verranno. E mi fa fiorire nell'anima la speranza in un mondo più pulito e più giusto. Così come, un giorno, fiorì il tuo bastone. Nel deserto. Davanti alla tenda di Dio.

mons. Tonino Bello, Ad Abramo e alla sua discendenza, 60-63

L'intera meditazione nella sezione Testi

mercoledì 1 aprile 2009

Migranti vittime

Migrazioni: Poettering, “Mediterraneo cimitero a cielo aperto”
“Si profila il rischio che il Mediterraneo si trasformi in un cimitero a cielo aperto”: Hans-Gert Poettering, presidente dell’Europarlamento, in apertura della sessione plenaria (Bruxelles, 1-2 aprile) ricorda “le oltre trecento vittime”, “profughi morti in mare o dispersi” nei giorni scorsi davanti alle coste libiche “nel tentativo di fuggire dalla miseria”. Poettering, dopo una breve descrizione dei fatti, e sottolineando che alcune persone “sono state tratte in salvo dalle autorità egiziane”, afferma “la commozione e la partecipazione al lutto” dell’Assemblea, per “queste persone provenienti dall’Africa” in “cerca di speranza”. Poettering aggiunge che “con l’aggravarsi della crisi economica tali flussi migratori verso l’Europa aumenteranno” e l’Unione è dunque chiamata a dare una risposta coerente. Il Parlamento sta preparando una dichiarazione congiunta sull’argomento. Prima di iniziare i lavori, gli eurodeputati hanno dunque osservato un minuto di silenzio.

Ancora sulla vittoria del Girone!


La notizia sulla stampa:




Clicca qui per l'immagine ingrandita.








Ecco invece un video dei tifosi della squadra dei docenti al Garampi Stadium del seminario




A proposito di ascolto del clero

Milano: quel Lezionario impredicabile
Caro direttore, vorrei segnalare il diffuso disagio del clero ambrosiano riguardo all’uso del nuovo Lezionario, da poco entrato in vigore e sul quale avevate dato notizia negli scorsi mesi (cf. Regno-att. 10,2008,310). Già il clero della diocesi era diviso sull’opportunità pastorale di differenziarsi in toto dal Lezionario romano (vedi Sacrosanctum concilium, n. 23, che dà le indicazioni sulle innovazioni «se non quando lo richieda una vera e accertata utilità della Chiesa» e all’ultimo paragrafo recita: «Si evitino anche, per quanto possibile, notevoli differenze di riti tra regioni confinanti») in quanto non se ne sentiva la necessità pastorale (il Consiglio presbiterale ha approvato l’introduzione del nuovo Lezionario dopo tre controverse votazioni e con la maggioranza di 50% + 1 voto!). Avendone iniziato l’uso, le perplessità sono cresciute e non ho ancora sentito un parere positivo dai confratelli, neppure dai più «tradizionalisti». La ragione sta nel fatto che la connessione tra le prime due letture e il Vangelo è del tutto illogica. Neppure la pretesa e discussa scelta «tematica» in luogo della (parziale) lectio continua romana – quasi che i liturgisti siano più intelligenti degli evangelisti – appare chiara. Purtroppo una scelta così affrettata – e tutt’altro che condivisa con il clero e il popolo di Dio – avrà pesanti ripercussioni sulla concreta vita liturgica della nostra diocesi: per i prossimi 40 anni utilizzeremo un Lezionario impredicabile! Mi domando se i biblisti presenti nella commissione liturgica apposita abbiano avuto effettivamente voce in capitolo! Perché la vostra strepitosa rivista non approfondisce questa «pseudo-riforma»? Sinceri saluti.
Un parroco di periferia della grande Milano. Milano, 9 dicembre 2008.
da Il Regno/Attualità 2/2009
Un esempio, la seconda lettura di oggi:
Lettura del libro dei Proverbi 30, 1a. 24-33
Detti di Agur, figlio di Iakè, da Massa. / Quattro esseri sono fra le cose più piccole della terra, / eppure sono più saggi dei saggi: / le formiche sono un popolo senza forza, / eppure si provvedono il cibo durante l’estate; / gli iràci sono un popolo imbelle, / eppure hanno la tana sulle rupi; / le cavallette non hanno un re, / eppure marciano tutte ben schierate; / la lucertola si può prendere con le mani, / eppure penetra anche nei palazzi dei re. / Tre cose hanno un portamento magnifico, / anzi quattro hanno un’andatura maestosa: / il leone, il più forte degli animali, / che non indietreggia davanti a nessuno; / il gallo pettoruto e il caprone / e un re alla testa del suo popolo. / Se stoltamente ti sei esaltato e se poi hai riflettuto, / mettiti una mano sulla bocca, / poiché, sbattendo il latte ne esce la panna, / premendo il naso ne esce il sangue / e spremendo la collera ne esce la lite.

martedì 31 marzo 2009

Quando ci vuole la carica!


Les Tambours du Bronx, gruppo della musica alternativa delle periferie francesi, ormai noti in tutto il mondo!

Scommesse (sulla finale)? No, grazie!

L'istituto di ricerca Nomisma nel suo quarto "Quaderno sull'economia" si è occupato del recente boom dell'industria del Gioco: nel 2008 sono stati 28 i milioni di italiani che hanno avuto almeno un'occasione di gioco, il 28% ha puntato almeno una volta sull'estrazione dei numeri
Scommesse, Lotto, Gratta e Vinci: Italia paese sempre più in gioco
Il gioco ed i giovani, i comportamenti dei giocatori e la social responsability degli operatori del settore. Sono questi i temi trattati dall'istituto di ricerca Nomisma, nel suo quarto "Quaderno dell'economia". Nel 2008 sono stati 28 i milioni di italiani che hanno avuto almeno un'occasione di gioco. L'11,6% (vale a dire oltre 6 milioni e mezzo) degli italiani - del rappresentativo campione analizzato da Nomisma - ha dichiarato di giocare una volta alla settimana e l'1,4% ogni giorno o quasi. Per oltre 700 mila persone il gioco è una componente irrinunciabile del proprio quotidiano. Più del 22% degli italiani ha sperimentato più di una tipologia di gioco; oltre 13 milioni di italiani ne praticano addirittura più di 3.
Analizzando i singoli giochi, viene fuori che, nel 2008, il 28% degli italiani - cioè 14,4 milioni di persone - ha giocato almeno una volta al Lotto. Al secondo posto il SuperEnalotto, che è stato giocato da 11,6 milioni di italiani, seguito dai Gratta e Vinci con 10,1 milioni di persone. Buono anche il successo delle Lotterie Nazionali, che hanno rappresentato un'occasione di gioco per 5,5 milioni di italiani. In calo invece il bacino d'utenza dei concorsi pronostici (2,3 milioni), mentre sono in crescita le persone (2,7 milioni nel 2008) che hanno giocato almeno una volta alle scommesse sportive. Importante anche il valore dei giocatori di scommesse sportive online: il 2,8% degli italiani (vale a dire 1,4 milioni) ha puntato sul web.
Ma qual è il motivo che spinge a giocare? Tra i giocatori la speranza di vincere denaro è la motivazione preponderante. Oltre il 43% dei giocatori individua nella possibilità di veder mutata la propria condizione economica con una spesa modica il principale stimolo a giocare. Sempre tra i giocatori, il 20% identifica il gioco con "divertimento". Ma emergono anche connotazioni negative: il 16% vede il gioco soprattutto come fattore di perdita di denaro. L'8,2% ritiene il gioco una dipendenza e circa il 5% lo vede come un rischio, vale a dire uno strumento che se non correttamente gestito può trasformarsi in dipendenza. Chi non gioca ha invece una posizione più critica. Il gioco è "perdita di denaro" per il 37% degli italiani che non giocano. L'aspetto ludico è decisamente in secondo piano: solo il 7% pensa che il gioco sia soprattutto divertimento, mentre il 2% pensa che sia una passione.
In tema invece di informazione sui rischi reali della dipendenza da gioco, dalla ricerca Nomisma viene fuori che il 53% degli italiani ritiene che l'informazione sia assolutamente carente. Un ulteriore 32,8% ritiene inoltre che vi sia inadeguatezza sull'informazione attualmente a disposizione. Una delle principali priorità deve essere la protezione dei giovani rispetto ai rischi del gioco. E secondo i dati riportati nel Quaderno, è opinione diffusa che gli operatori del gioco non abbiano predisposto meccanismi di tutela adeguati: il 74,1% degli italiani ha un giudizio negativo del sistema e ritiene l'azione degli operatori del settore non adeguata o comunque caratterizzata da strumenti poco efficaci. (...)
Per quanto riguarda la Social Responsability Index (SRI) e l'Indice di sensibilità nei confronti dei minori (ISM) per ciascuno dei 29 siti valutati, la maggior parte degli operatori di scommesse on line mostrano un indicatore medio di responsabilità sociale basso, pari a 30,8. La valutazione complessiva sulla responsabilità sociale espressa dal sistema può quindi essere considerata ancora insoddisfacente. Solo un operatore presenta infatti una valutazione appena sufficiente rispetto al SRI. La situazione risulta ancor più critica se si considerano i risultati dell'Indice di sensibilità nei confronti dei minori: il valore medio è in questo caso ancor più basso ed è pari a 26,5. Anche in questo caso, solo un operatore raggiunge la sufficienza, mostrando una adeguata sensibilità nell'adottare efficaci strategie di protezione dei minori e opportuni sistemi di inibizione al gioco. Quasi l'80% degli operatori presenta valutazioni gravemente insufficienti in tal senso.

Vincitori del girone!!

Nel torneo interno tra le classi del seminario,
i prof si sono classificati primi nel girone di qualificazione
per la finale, con i seguenti punteggi:
contro la 3^ selezione B: vittoria per 3-0
contro la 5^: vittoria per 3-0
contro la 4^: sconfitta per 4-1
contro la 3^ selezione A: vittoria per 4-3

Non siamo mica come i brocchi di questo video!

lunedì 30 marzo 2009

Malati ad hoc

Bisogna saper distinguere da caso a caso
Allarme degli esperti: «Viviamo una vita troppo medicalizzata»
Si usano cure per situazioni che molti reputano patologiche ma in realtà sono fisiologiche
(...) A riaccendere la miccia sulle polemiche dell’eccesso di «malattie», è un articolo apparso in apertura del sito della BBC online nel quale Tim Kendall, Joint Director del National Collaboration Centre for Mental Health e uomo chiave per le decisioni sanitarie del governo britannico, esprime in un'intervista la sua preoccupazione circa la «esondante» medicalizzazione della società. Nel Regno Unito, notoriamente, si è molto attenti alle spese, comprese quelle che lo Stato deve sostenere per la sanità pubblica, ma - fa notare Kendall - che al 10 per cento dei bambini britannici sia stato diagnosticata una malattia mentale, che, sempre per i sudditi di Elisabetta II, siano state fatte 34 milioni di prescrizioni di antidepressivi nel 2007 e che il 10 per cento dei ragazzini americani prenda una medicina contro la sindrome da iperattività , alimenta il sospetto che qualche esagerazione ci sia. «Se si consulta il manuale di riferimento degli psichiatri americani» fa notare Kendall nell’intervista alla Bbc, «si ha l’impressione che qualunque tipo di comportamento umano sia virtualmente patologico». L'esperto inglese vuole quindi denunciare una tendenza a «cercare di creare nuove categorie di malattia, non di rado laddove c’è, o ci sarà, un farmaco che potrebbe essere utilizzato al bisogno». Esempi? L’articolo della Bbc ne cita alcuni, come la «sindrome delle gambe senza riposo», piuttosto che la «fobia sociale», o alcuni disturbi della sfera sessuale femminile.
Su queste, ma anche su diverse altre condizioni, il dibattito sull’opportunità di cure è acceso da tempo, e sono disponibili montagne di studi pronti a dimostrare l’esistenza, la gravità e la diffusione di ciascuna di esse. Nondimeno, però, esistono spesso dubbi sul fatto che tali studi siano sempre uno specchio fedele della realtà e non invece una forzatura interpretativa per medicalizzare condizioni che invece, se non proprio del tutto fisiologiche, nemmeno sono sempre acclaratamente patologiche. Ovviamente bisogna sempre distinguere caso per caso, perché quando un farmaco ci vuole è sacrosanto prescriverlo (per il medico) e necessario prenderlo (per il paziente), ma quando non ci vuole è inutile. E questo sta alla sensibilità e alla capacità dei medici valutarlo. Se qualcuno davvero non riesce a dormire la notte perché le sue gambe sono «senza riposo», cioè non riescono a stare ferme, può trarre sicuro giovamento da un farmaco ad hoc, ma se è solo un po’ nervoso quel farmaco potrebbe, non servirgli , e produrre magari qualche effetto collaterale inutile, se non altro al suo portafoglio o a quello del sistema sanitario che lo rimborsa. E il problema non esiste solo per le medicine, ma anche per alcuni esami.
Se può consolare, questo fenomeno, noto fra gli addetti ai lavori come «disease mongering», non è certo nuovo, e non c'è bisogno della Bbc per ricordarlo. Basti pensare che già nel 1923 a Parigi andava in scena a teatro «Il Trionfo della Medicina», commedia di Jules Romains in cui il dottor Knoch, giovane dottore appena nominato medico condotto in un paesino di campagna recitava: «La popolazione è sana soltanto perché non sa di essere malata».
Stabilire dove stiano i confini tra salute e malattia non è facile. A volte quei confini sono chiari e netti, le malattie sono reali e dolorose, e la cura con farmaci, terapie, procedimenti medici, sono quanto di più auspicabile ci possa essere. In altre circostanze, però, i limiti che delineano la patologia tendono sempre di più ad ampliarsi. Oppure problemi di salute sono talmente lievi o passeggeri che non giustificano una loro medicalizzazione.
Il meccanismo che sta alla base del «disease mongering» di solito è ricorrente: si parte da una patologia esistente e curabile farmacologicamente e poi, con operazioni ad hoc la si promuove e descrive in termini abbastanza generici da coinvolgere quanti più soggetti possibili. In altre occasioni addirittura il punto di partenza non è una malattia quanto piuttosto un problema, o semplicemente un fenomeno, che viene ridefinito opportunamente in chiave patologica. Non è che le patologie siano il risultato della creatività dell’industria: le malattie esistono, come pure sono normate e regolamentate le indicazioni per usare i farmaci, ma c’è un potente sforzo collaterale per spingere verso la medicina situazioni in cui un suo intervento è superfluo. Un sistema simile, così per come è strutturato, inevitabilmente genera e produce tendenze crescenti di medicalizzazione non sempre giustificate. Queste, se portate all’eccesso, non fanno bene né allo Stato né al cittadino: il contenimento della spesa sanitaria e la riduzione degli sprechi sono un problema importantissimo oggi per i responsabili della cosa pubblica di tutti i Paesi occidentali .
Pensare di essere malati perchè si perdono i capelli, oppure perchè si ha un po' di mal di testa prima del ciclo mestruale, oppure perchè... si invecchia, può essere fuorviante. La paura di rischi irrilevanti o inesistenti per la salute è profondamente malsana. Il richiamo di Kendall è in realtà motivato soprattutto dalla sua preoccupazione che anche in Europa possa essere ammessa la pubblicità diretta di farmaci soggetti a prescrizione al pubblico, come già avviene negli Usa. Pensiamo di poter però sintetizzare che il suo invito è che si sappia mantenere un ragionevole equilibrio tra i rischi sopportabili e quelli che non lo sono. Senza cadere nell'eccesso opposto: per un vero malato di depressione una terapia adeguata può fare la differenza fra la vita a la morte (non solo in senso fisco), così come per un malato di tumore o di una malattia del cuore. E allo stesso modo la prevenzione, quando attuata secondo criteri opportuni non solo può risparmiare una malattia o la vita stessa, ma fa anche risparmiare soldi alle casse dello Stato.

Anaffettività e mancanza di empatia

L'anaffettività
a cura di Marianna Pasquini
In psicologia l'anaffettività consiste nell'incapacità da parte dell'individuo di provare o produrre affetti e si manifesta attraverso la difficoltà di esprimere sentimenti ed emozioni; generalmente si accompagna ad una barriera corporea molto pesante: la persona anaffettiva è anche poco propensa ai contatti corporei, fino a provare disagio nell’essere abbracciata.
In psicopatologia l’anaffettività è un sintomo (non una sindrome) presente nell'anoressia mentale, in alcune forme di psicosi e in misura minore nelle nevrosi ossessive e in alcuni disturbi di personalità.
Viene anche considerato come un distacco emotivo spesso difensivo che si manifesta contestualmente alla presenza di emozioni troppo forti o che fanno paura; può anche rappresentare una fase transitoria di diversi disturbi di personalità, tra cui quello bipolare.
Inoltre é sicuramente possibile che se per una persona “amare” in passato è risultato doloroso e frustrante, più o meno consapevolmente possa iniziare a ritenerlo un comportamento da evitare o comunque da fuggire, si presenta così una reale difficoltà nel creare e sostenere rapporti che implichino intimità. Sono di solito abbastanza casuali i fattori della remissione di questo sintomo: a volte basta un incontro importante e la personalità di un soggetto cambia notevolmente.
Magari a questa persona potresti consigliare dei colloqui (non una psicoterapia) con uno psicologo, che la aiutino a far luce sulle sue difficoltà.

Tutto è relativo... o no?!



domenica 29 marzo 2009

In onore dei 250 anni della birra Guinness

New religion, new salvation

Londra
Cellulari: allarme giovani
Otto su dieci sono «dipendenti»
Uno studio inglese denuncia l'uso smodato da parte dei teenager: sei ore al giorno al telefonino
È allarme cellulari in Inghilterra, dopo la pubblicazione dello studio della «Health Protection Agency» sullo smodato utilizzo dei telefonini da parte dei teenager d’Oltremanica. Stando ai dati, rilevati grazie a un sondaggio del sito di ricerca youngpoll.com su un campione di 2000 ragazzini fra i 6 e i 17 anni, in un giorno un bambino inglese medio spedisce 19 sms, ne riceve 15 e fa 8 telefonate, restando, in pratica, attaccato al cellulare per più di 6 ore, parlando, messaggiando o ascoltando musica.
Ecco perchè 8 teenager su 10 si considerano ormai «telefonino-dipendenti»: una condizione confermata dal fatto che almeno la metà degli intervistati ha ammesso di dormire con il cellulare a fianco del letto e tre quarti di loro ha detto di controllare le chiamate perse o i messaggi ricevuti durante la notte come prima azione della giornata. E tutto questo a dispetto di una recente ricerca svedese, condotta dal professor Lennart Hardell dell’Università dell’Ospedale di Orebro, che ha dimostrato come l’eccessiva esposizione alle radiazioni dei dispositivi mobili quintuplichi il rischio di cancro al cervello fra gli under 20.
Non a caso, in Francia le pubblicità che invitano i ragazzi al di sotto dei 12 anni ad usare i telefonini sono state bandite, mentre in Inghilterra tale preoccupazione non sembra essere stata ancora recepita dal governo e, di conseguenza, i ragazzi inglesi non avvertono il pericolo insito nell’uso esagerato dei cellulari, visto che per l’81% di loro il telefonino è il bene più importante di tutti e addirittura uno su tre dice di sentirsi perso senza, mentre 6 su 10 sostengono di non riuscire a fare nulla se il prezioso oggetto viene loro rubato. Non solo. Numeri alla mano, 9 sedicenni su 10 ne possiede almeno uno e la stessa cosa vale per oltre il 40% degli allievi delle elementari. E i telefonini spuntano spesso anche durante le lezioni, come conferma il dato secondo cui un quarto degli studenti è stato beccato almeno una volta a mandare messaggini dal banco. «Occorre assolutamente scoraggiare i giovani all’uso dei telefonini per sei-sette ore al giorno come misura preventiva», ha spiegato al «Daily Express» un portavoce della «Health Protection Agency», mentre un suo collega della Youngpoll.com ha sottolineato come i cellulari rappresentino ormai il modo più veloce e più facile per comunicare fra i ragazzi. «Adesso con i dispositivi mobili i giovanissimi fanno davvero di tutto. Basta premere un tasto e possono andare online, giocare o ascoltare musica e così facendo il tempo passa in fretta ed è complicato trovare il giusto compromesso».