sabato 15 novembre 2008

Coerenza

I consiglieri del parroco: "L'Iva è sempre da pagare?"
di mons. Mario Delpini
Avvenire - 15 giugno 2008
Non è ragioniere diplomato: in seminario dedicava a filosofi e poeti più tempo che alla partita doppia. Ma don Antonio passa per essere un precisino. Registra entrate e uscite, di ogni lavoro chiede preventivo e fattura, non procede a un lavoro che non sia autorizzato e non lo paga se non è collaudato. I suoi consiglieri per gli affari economici, discutendo del bilancio, non nascondono l’ammirazione per la documentazione ordinata e per una gestione vigile e prudente. Talora però i consiglieri, uomini d’affari e d’esperienza, suggeriscono qualche disinvoltura: «Certo che l’Iva al 20%... è proprio necessario fatturare tutto?». «Per quei lavoretti, non ci pensi... mando un paio d’operai: poi ci arrangiamo ». «Quella vendita è stata un buon affare: ma non è un po’ troppo quello che si deve alla Curia?». «Ma è sicuro che i suoi confratelli siano poi così scrupolosi?». «Non pensi ai debiti: prima o poi si pagano! Guardi che l’economia sta in piedi sui debiti». Qualche volta a don Antonio viene il dubbio che i suoi consiglieri confondano l’esperienza con la furbizia e che la competenza per fare buoni affari consista nei sotterfugi e nell’approssimazione. Saranno poi affari buoni?

venerdì 14 novembre 2008

Inutili dighe


Oggi ho capito perché mi colpisce sempre tanto la tragedia della diga del Vajont:
- è stato un dramma annunciato: i segnali si vedevano eppure nessuno di quelli che avevano repsonsabilità ha voluto vederli;
- chi vedeva i segnali del pericolo era gente di buon senso, umile, esperta della sua terra, attenti ai piccoli sommovimenti;
- chi ha fatto finta di non vedere aveva degli interessi per non farlo;
- la struttura dell'immensa diga ha tenuto... ma pur sempre di diga si tratta;
- l'acqua che si voleva trattenere ha saltato ciò che avrebbe voluto/dovuto trattenerla;
- da fonte di vita, la massa delle acque è diventata cascata di morte e distruzione.
don Chisciotte

In punta di piedi

Inizio e fine, i due misteri della vita
(...) Rimane vero che ogni traccia di vita umana, sia nello stadio incipiente come nello stadio finale, meriti rispetto, attenzione, riverenza. È sufficiente che un essere umano abbia un minimo di «vita», che dia qualche segno di attività permanente vegetativa per essere considerato ancora «in vita». Qui nascono alcune grandi questioni etiche, come quelle sulla liceità di intervenire su un essere umano che vive in tempi prolungati soltanto e unicamente (almeno così appare) il momento vegetativo della propria esistenza. Analoga questione si pone sull'inizio della vita: vi sono casi in cui, pur riconoscendo tutto il rispetto dovuto a un essere umano, la sua presenza possa divenire così pericolosa per gli altri che sia giocoforza toglierla di mezzo? Esistono situazioni in cui un tale vivere diventi così insopportabile e apparentemente immodificabile che non sia lecito portare un giudizio morale su chi vi mette fine? Certamente sarà molto difficile affermarlo con il linguaggio delle leggi come dei principi astratti: essi non riescono a cogliere la complessità degli elementi etici, valoriali e affettivi che entrano in ogni singolo caso particolare, ognuno in qualche modo diverso da ogni altro. Mi pare che solo chi è di fatto giuridicamente, emotivamente e affettivamente coinvolto in tali situazioni possa cogliere qualcosa di tale complessità. (...)
Senza questa premessa di fondo sulla natura dell’uomo e della donna chiamati a partecipare alla vita stessa di Dio, non ci riesce facile spiegare come Gesù abbia ritenuto di minor valore la vita umana fisica, tanto da esclamare: «A voi, che siete miei amici, dico: "Non abbiate paura di quelli che possono togliervi la vita, ma non possono farvi niente di più"» (Luca 12,4) e da esortare a mettere in gioco la propria vita fisica per valori più alti: «Se il seme di frumento non finisce sottoterra e non muore, non produce frutto. Se invece muore, porta molto frutto. Ve l’ assicuro. Chi ama la propria vita la perderà. Chi è pronto a perdere la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna» (Giovanni 12,34-35). C’è quindi una «vita» che trova il suo compimento nella «vera vita». La vita fisica è substrato e premessa di quella «vera vita» che è l’amicizia con Dio. (...)
Sarebbe errato, però, e ci porterebbe fuori strada, il trarre tutte le conclusioni solo da questo «valore assoluto» della vita fisica. Perché esso in tanto sta in quanto è derivato da un valore molto più grande e veramente intangibile, che tocca il mistero stesso di Dio.
card. Carlo Maria Martini

Per tutti?



Se si deve parlare di giustizia e di rispetto per la vita,
lo sia per tutti.
Ma non mi pare che stiamo facendo così.

G8 DI GENOVA
Blitz Diaz, assolti i vertici della polizia. «Vergogna»

L'ultimo verdetto: Eluana può morire
Il Vaticano: «Soffrirà, è eutanasia»

THOMAS BEATIE
L'uomo incinto è un'altra volta incinto

L'Onu: «Il conflitto rischia di estendersi»
In Congo si è ripreso a combattere

Talpa, le confessioni di Melita
Pasquale cade nella tentazione

giovedì 13 novembre 2008

Livio Fanzaga ci darebbe motivi per non credere in Dio

Se questo fosse cristianesimo, avremmo un sacco di motivi per non essere cristiani.

Diciamo forte e chiaro che - oltre a manifestare i problemi psicologici dell'uomo che parla in questo video -

il contenuto delle sue parole non è evangelico.

Due palle e una realtà



Cassano: «Ho avuto 600-700 donne»
Autobiografia del genietto di Bari:
«Se non avessi fatto il calciatore sarei diventato un delinquente»

Indovinello:
Delle tre frasi, due contengono due palle incredibili (per stare nel linguaggio calcistico) e una la realtà presente: traccia le frecce giuste per collegare frase e valutazione!

mercoledì 12 novembre 2008

Faziosità interessate


C'è della malafede a presentare così il pensiero del card. Martini,
ben più profondo e articolato,
rispetto alla banalità faziosa con cui questo giornalista lo descrive.
Che poi "Dio non sia cattolico", lo sapevamo sia noi che Lui (l'Altissimo!)
fin dal principio del tempo!

Il titolo della Newsletter di S. Magister:

Dio non è cattolico, parola di cardinale
Carlo Maria Martini pubblica un libro "sul rischio della fede" e invita a diffidare delle definizioni dottrinali, perché Dio "è al di là". Ma così il rischio è che svaniscano gli articoli del Credo, obietta il professor Pietro De Marco. E spiega perché.

Un bel regalo di compleanno: il concerto di Guccini!!

[ Don Chisciotte ] Ho letto millanta storie di cavalieri erranti, di imprese e di vittorie dei giusti sui prepotenti per starmene ancora chiuso coi miei libri in questa stanza come un vigliacco ozioso, sordo ad ogni sofferenza. Nel mondo oggi più di ieri domina l'ingiustizia, ma di eroici cavalieri non abbiamo più notizia; proprio per questo, Sancho, c'è bisogno soprattutto d'uno slancio generoso, fosse anche un sogno matto: vammi a prendere la sella, che il mio impegno ardimentoso l'ho promesso alla mia bella, Dulcinea del Toboso, e a te Sancho io prometto che guadagnerai un castello, ma un rifiuto non l'accetto, forza sellami il cavallo! Tu sarai il mio scudiero, la mia ombra confortante e con questo cuore puro, col mio scudo e Ronzinante, colpirò con la mia lancia l'ingiustizia giorno e notte, com'è vero nella Mancha che mi chiamo Don Chisciotte...

[ Sancho Panza ] Questo folle non sta bene, ha bisogno di un dottore, contraddirlo non conviene, non è mai di buon umore... E' la più triste figura che sia apparsa sulla Terra, cavalier senza paura di una solitaria guerra cominciata per amore di una donna conosciuta dentro a una locanda a ore dove fa la prostituta, ma credendo di aver visto una vera principessa, lui ha voluto ad ogni costo farle quella sua promessa. E così da giorni abbiamo solo calci nel sedere, non sappiamo dove siamo, senza pane e senza bere e questo pazzo scatenato che è il più ingenuo dei bambini proprio ieri si è stroncato fra le pale dei mulini... E' un testardo, un idealista, troppi sogni ha nel cervello: io che sono più realista mi accontento di un castello. Mi farà Governatore e avrò terre in abbondanza, quant'è vero che anch'io ho un cuore e che mi chiamo Sancho Panza...

[ Don Chisciotte ] Salta in piedi, Sancho, è tardi, non vorrai dormire ancora, solo i cinici e i codardi non si svegliano all'aurora: per i primi è indifferenza e disprezzo dei valori e per gli altri è riluttanza nei confronti dei doveri! L'ingiustizia non è il solo male che divora il mondo, anche l'anima dell'uomo ha toccato spesso il fondo, ma dobbiamo fare presto perché più che il tempo passa il nemico si fà d'ombra e s'ingarbuglia la matassa...

[ Sancho Panza ] A proposito di questo farsi d'ombra delle cose, l'altro giorno quando ha visto quelle pecore indifese le ha attaccate come fossero un esercito di Mori, ma che alla fine ci mordessero oltre i cani anche i pastori era chiaro come il giorno, non è vero, mio Signore? Io sarò un codardo e dormo, ma non sono un traditore, credo solo in quel che vedo e la realtà per me rimane il solo metro che possiedo, com'è vero... che ora ho fame !

[ Don Chisciotte ] Sancho ascoltami, ti prego, sono stato anch'io un realista, ma ormai oggi me ne frego e, anche se ho una buona vista, l'apparenza delle cose come vedi non m'inganna, preferisco le sorprese di quest'anima tiranna che trasforma coi suoi trucchi la realtà che hai lì davanti, ma ti apre nuovi occhi e ti accende i sentimenti. Prima d'oggi mi annoiavo e volevo anche morire, ma ora sono un uomo nuovo che non teme di soffrire...

[ Sancho Panza ] Mio Signore, io purtoppo sono un povero ignorante e del suo discorso astratto ci ho capito poco o niente, ma anche ammesso che il coraggio mi cancelli la pigrizia, riusciremo noi da soli a riportare la giustizia? In un mondo dove il male è di casa e ha vinto sempre, dove regna il "capitale", oggi più spietatamente, riuscirà con questo brocco e questo inutile scudiero al "potere" dare scacco e salvare il mondo intero ?

[ Don Chisciotte ] Mi vuoi dire, caro Sancho, che dovrei tirarmi indietro perchè il "male" ed il "potere" hanno un aspetto così tetro? Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità, farmi umile e accettare che sia questa la realtà ?

[ Insieme ] Il "potere" è l'immondizia della storia degli umani e, anche se siamo soltanto due romantici rottami, sputeremo il cuore in faccia all'ingiustizia giorno e notte: siamo i "Grandi della Mancha", Sancho Panza... e Don Chisciotte!

martedì 11 novembre 2008

Un lavoro veramente duro

Non dimentichiamo immagini di questo tipo, quando diciamo che noi lavoriamo tanto e duramente.
postato l'8 novembre 2007

Inquinamento acustico

E si apre anche il"fronte" del rumore notturno
La musica in cuffia fa diventare sordi.
Dieci milioni di persone a rischio di danni all’udito.
Allarme dalla UE, che propone nuovi limiti per il rumore
Una persona su dieci, fra quelle che ascoltano la musica ad alto volume in cuffia per un’ora al giorno per cinque anni almeno, rischia una perdita permanente dell’udito. I dati arrivano da uno studio dall’Unione Europea e sono preoccupanti tant’è vero la Commissione Europea sta cercando di valutare se alcuni miglioramenti tecnologici dei vari riproduttori di musica possano minimizzare i danni. E ha chiesto a una commissione indipendente di studiare il fenomeno. I numeri europei di chi ascolta la musica in cuffia sono giganteschi: fra i 50 e i 100 milioni. La Commissione scientifica dell’Unione Europea, appositamente istituita per studiare i «Rischi per la salute di nuova identificazione», valuta che dal 5 al 10 per cento degli utilizzatori abituali di questi apparecchi, può essere a rischio di perdita dell’udito, il che significa fra i 2,5 e i dieci milioni di persone, soprattutto bambini e adolescenti.Secondo le regole di sicurezza europee sono considerati pericolosi livelli attorno ai 100 decibel per i lettori di musica, ma alcune ricerche fanno ritenere che siano eccessivamente alti. I ragazzi però tendono ad aumentare il volume oltre i novanta decibel quando ascoltano musica in ambienti esterni, soprattutto cittadini, per neutralizzare i rumori del traffico e dei trasporti pubblici. Melena Kuneva, commissario europeo per i consumatori, ha commentato: «Molti giovani, soprattutto quelli che usano lettori di musica, ma anche cellulari, ad alto volume e per molte ore non sanno che possono danneggiare irreparabilmente il loro udito».Che il rumore eccessivo, da lettore di musica, da cellulare o proveniente da qualsiasi altra fonte sia davvero un nuovo rischio per la salute è ormai testimoniato da centinaia di studi. Peggio ancora se si tratta di rumore notturno, responsabile di notti insonni per moltissimi cittadini europei, soprattutto per quelli che abitano nelle grandi città. Il sonno è uno dei diritti fondamentali dell’uomo, secondo la Convenzione Europea dei diritti umani. E l’Unione Europea per tutelarlo ha appena condotto uno studio in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità su 12 Paesi europei (in Italia soltanto Firenze, Roma, Genova e Torino, su un totale di 13 aree metropolitane, hanno provveduto alla mappatura dell’inquinamento acustico) e ha compilato le Lineeguida sul rumore notturno per l’Europa. Queste ultime dovrebbero stimolare i governi a trarre indicazioni per modificare le legislazioni in materia.A proposito di danni per la salute del rumore, lo studio europeo ha evidenziato, per esempio, come un treno che passa vicino a un’abitazione fa aumentare fino a dieci battiti in più il battito cardiaco di una persona che dorme. Le lineeguida fissano poi una correlazione fra i livelli di rumore notturno e gli effetti sulla salute del sonno e sulla salute in generale. Fino a 30 decibel non si osservano sostanziali effetti biologici, tra 30 e 40 aumentano i movimenti del corpo, i risvegli e l’eccitazione. Tra i 40 e i 55 la situazione si aggrava con marcato aumento degli effetti negativi soprattutto sul sistema cardiovascolare nonostante le persone si adattino al rumore; oltre i 55 la situazione può diventare pericolosa. Ecco infine qualche riferimento per i decibel: il traffico diurno raggiunge 65 decibel e diminuisce di sette decibel durante la notte, mentre il passaggio di un treno in piena notte arriva a 80 decibel. Le lineeguida dicono che durante la notte non si dovrebbero superare i 30 decibel per garantire il riposo ai cittadini, un limite più basso rispetto a quello fissato qualche tempo fa.

lunedì 10 novembre 2008

Travisamenti benedetti


Questo articolo dimostra
come si possa travisare la storia, la vita degli uomini, la Parola di Dio
per piegarle alla propria ideologia.
Non so se in altre epoche ci fu in lui onestà intellettuale;
adesso no.
don Chisciotte
di Gianni Baget Bozzo
Papa Ratzinger continua la sua opera di recupero della tradizione della Chiesa come condizione della sua identità. Proprio gli avvenimenti che hanno circondato il Sinodo e hanno veduto una grande crisi del capitalismo occidentale, che veniva dopo quella del comunismo, permettono di sciogliere il mito conciliare e postconciliare secondo cui la Chiesa si deve aggiornare sulla storia. Non a caso lo stesso concetto di storia è entrato in discussione e credo che il cristiano dei nostri giorni possa avere verso le realtà della società umana il sentimento dell’Ecclesiaste, cioè della ripetizione degli eventi umani. L’uomo, che può con la scienza e la tecnica tutto conoscere e quasi tutto operare, non è più adatto al governo di se stesso e della sua società delle generazioni che lo hanno preceduto. Per questo ricorrere alla tradizione della Chiesa come al filo aureo che esprime la parola di Dio in Cristo per tutti i tempi e tutte le storie significa fondare la propria casa sulla roccia secondo la parola evangelica.Il Sinodo dei vescovi che si è tenuto a Roma nei medesimi giorni delle borse impazzite avrà certamente avuto presuli sensibili al mito dell’aggiornamento e dell’adattamento. Ma l’impronta del Papa ha dominato il Sinodo, perché anche i vescovi più legati alla memoria conciliare avvertono che solo la lettura nella Chiesa della Parola di Dio permette loro di collegare le generazioni di là dei tempi che le separano.Papa Ratzinger ha vissuto il disagio della fede e della teologia da quando l’esegesi, anche quella cattolica, ha considerato i testi biblici come meri testi, separati l’uno dall’altro e scomponibili nei loro frammenti e nelle tradizioni che essi incorporano. Questa esegesi è conforme alla Riforma protestante entro cui essa è nata per cui la giustificazione del credente non modifica colui che la riceve: e così il singolo testo biblico non cambia senso quando esso viene raccolto dalle assemblee religiose sia ebraiche che cristiane nel canone biblico. In questo modo la lettura che un credente riformato fa della Bibbia è frutto del suo spirito, non è la ricerca della parola di Dio immanente nella Scrittura.Nei tempi postconciliari la lettura dei testi come documenti letterari e come testimonianza dei fatti è divenuta prevalente anche tra i cattolici sicché i testi sono divenuti relativi e i fatti improbabili. Il criterio della Chiesa d’Occidente e d’Oriente è quello di leggere la Bibbia come un documento unitario in cui il senso unico è il Cristo e soprattutto ritiene che sia la Chiesa come «opera proprio dello Spirito Santo» (Agostino) il soggetto che legge la Scrittura per trovare in essa il volto di Cristo. È solo in questo senso che la nota frase di Gerolamo secondo cui chi ignora la Scrittura ignora Cristo è chiaramente comprensibile.La lettura che la Chiesa fa della Bibbia pone l’Antico Testamento, la Bibbia ebraica, come profezia del Cristo ed è in questo modo che il lettore trova in quanto parte della Chiesa la parola di Dio nel testo scritturale. La ricerca con metodi appartenenti alle diverse scienze di interpretazione è certamente significativa, ma non costituisce né una premessa né un obbligo per leggere la parola di Dio nella Bibbia. E, non a caso uno dei temi del Sinodo, e forse quello più significativo, è che lo spazio della Scrittura è quello sacro, cioè quello della liturgia. Così è visibile che, dopo la lunga influenza della Riforma protestante nella teologia e nell’esegesi postconciliare, il Papa conduce anche nel Sinodo i cattolici verso una vicinanza con le Chiese ortodosse, mettendo in luce pensieri che appartengono al cattolicesimo e insieme sono caratteristici delle Chiese ortodosse. La presenza del patriarca di Costantinopoli al Sinodo dei vescovi e il suo magnifico discorso, molto conforme al genio della sua tradizione ma capace di fare risuonare la tradizione cattolica, indica che è nata una nuova realtà che non è più l’ecumenismo come abbiamo conosciuto.

In onore di Miriam Makeba, dell'età e dell'anticamorra

La "vecchietta" 75enne Miriam Makeba così cantava l'anno scorso. Si è spenta solo ieri sera, dopo aver cantato ancora una volta questa canzone al concerto anti-camorra a Castel Volturno.
Vorremmo anche noi avere dei 75enni così trascinanti!
Grazie, Miriam!!

domenica 9 novembre 2008

Destino e senso

I riparatori
di Massimo Gramellini
Quando il tuo ex compagno di scuola viene eletto presidente degli Stati Uniti, hai un bel ripetere a tutti i microfoni che sei contento. Nella migliore delle ipotesi proverai un pizzico di umanissima invidia. Nella peggiore, verrai assalito dal morbo letale dei paragoni, che ti provocherà la sensazione di essere una nullità. Perciò mi ha spiazzato e commosso la breve intervista a un ex compagno di scuola di Obama: «Il suo destino era diventare presidente, il mio diventare orologiaio. E ce l’abbiamo fatta tutti e due», ha detto con naturalezza. E si capiva che per lui non esistevano una serie A e una serie B, ma due desideri di eguale valore che si erano realizzati. La cultura dominante ripete ogni giorno che per essere felici bisogna entrare nel piccolo cerchio della notorietà e che solo i mestieri che garantiscono fama e denaro meritano di essere perseguiti. Invece l’ex compagno di Obama ci ha detto una cosa diversa. Che tutti ma proprio tutti abbiamo un talento, piccolo o grande, e l’unica cosa che conta è accorgersi di possederlo. Per superficialità o blocchi interiori, molti non riescono a metterlo a fuoco e conducono vite magari brillantissime ma infelici, perché scentrate rispetto alla missione iniziale del loro vivere. Non c’è nessuna differenza fra chi ripara orologi e chi viene chiamato a riparare il mondo, se entrambi infondono nel proprio lavoro il senso profondo di un’esistenza. Soltanto uno dei due finirà sui libri di storia, ma poco importa. Importa che anche l’altro potrà dire di aver vissuto davvero.