sabato 12 aprile 2008

Sviluppo per noi, fame per gli altri


L'allarme Fao: "Lo sviluppo affama"
Prezzi dei cereali alle stelle, scorte mai così basse dal 1980
Le rivolte per il pane, causate dall’inarrestabile impennata dei prezzi, non si fermeranno se i Paesi ricchi non «faranno un passo indietro di almeno vent’anni per correggere politiche di sviluppo errate». Un’accusa senza appello che è stata lanciata oggi dal direttore generale della Fao, Jacques Diouf. «L’inflazione globale non dipende solo da elementi contingenti, ma da fattori strutturali» e «se il cosiddetto Nord del mondo non cambierà modello di sviluppo, la bolletta per i cereali nei Paesi poveri continuerà a crescere e le rivolte popolari e sociali che oggi colpiscono Egitto, Tunisia, Senegal, Burkina Faso, Camerun, Guinea, Haiti e tanti altri Paesi poveri, dilagheranno», ha detto in una conferenza internazionale a Roma. Diouf ha parlato di una «situazione critica», perchè le scorte hanno raggiunto il livello più basso dal 1980 (già a inizio 2008 sono il 5 per cento in meno rispetto al 2007) e la domanda continua a crescere, «soprattutto», ha spiegato Diouf, «in Paesi come Cina e India, dove si registra una crescita del Pil dell’8-10 per cento l’anno, con una popolazione di 2,2 miliardi». Dopo l’appello lanciato ieri dal premier britannico Gordon Brown per un’azione globale contro l’inflazione, anche la Banca mondiale oggi lancia un’allarme e avverte che l’aumento dei prezzi dei beni alimentari, raddoppiati o addirittura triplicati in certi casi negli ultimi tre anni, rischia di far diventare ancora più poveri 100 milioni di persone che vivono nei Paesi a basso reddito e di rialzare dal 3 per cento al 5 per cento il tasso di povertà della popolazione mondiale. Ne ha parlato Marcelo Giugale, direttore responsabile per l’America Latina e i paesi caraibici della World Bank. Dal 2005 al 2007 i prezzi del grano sono saliti del 70 per cento, quelli dei cereali dell’80 per cento e i prodotti caseari del 90 per cento. (...)

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