La campagna di sensibilizzazione lanciata dalla Società Italiana di Pediatria. Raccontate la vostra esperienza sul nostro forum
Un appello simbolico per un problema più che concreto. Passare pomeriggi e serate davanti alla televisione, troppo spesso usata come babysitter catodica, significa prima di tutto togliere tempo al gioco con i propri coetanei, al movimento fisico - fondamentale perché l'obesità infantile è crescita - allo scambio in famiglia, a stimoli culturali. Ma vuol dire anche un bombardamento eccessivo di pubblicità nella "fascia protetta" e un'esposizione a scene violente inadatte ai più piccoli e ai loro fratelli maggiori. Dagli ultimi rilevamenti della Sip relativi al secondo quadrimestre 2008, su Italia 1 - la rete più vista da bambini ed adolescenti - la media oraria di spot è risultata essere 47,6 ogni ora, con una percentuale di pubblicità pari al 26,29% del tempo totale di trasmissione. Non cambia granché neppure per Canale 5, altra rete molto seguita dai piccoli, con risultati sostanzialmente allineati.
L'overdose televisiva influisce in modo negativo non solo sui comportamenti alimentari - si mangia di più e meno bene accoccolati sul divano davanti a cartoni e telefilm - ma anche su quelli sociali per il tipo di messaggi e modelli proposti. Un'indagine sull'adolescenza condotta dalla Sip per il 2007 - i nuovi dati relativi al 2008 verranno presentati il 2 dicembre - indicano con chiarezza che chi guarda di più la tv (oltre 3 ore al giorno) è anche più influenzato dalla pubblicità (92,2% contro l'80,9% di chi la guarda per meno di un'ora al giorno); tende a mangiare più merendine (25,8% contro il 15,2%) e risulta maggiormente predisposto alla violenza (54,9% contro 37,6%).
Il presidente della Sip Pasquale Di Pietro non si fa illusioni: "Sappiamo bene che non è con un giorno di moratoria che si risolvono i problemi, ma il nostro obiettivo è iniziare a sensibilizzare sia i genitori che i ragazzi sul fatto la tv non deve rappresentare una assoluta necessità e che ogni tanto se ne può anche fare a meno. Se poi la giornata senza tv diventasse almeno una abitudine settimanale, tanto meglio”, dice.
Può bastare poco ad innescare un ciclo virtuoso. Almeno, ci si può provare.
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