L’atteggiamento del discernimento è uno stato di attenzione costante a Dio, allo Spirito, è una certezza esperienziale che Dio parla, si comunica, e che già la mia attenzione a Lui è la mia conversione radicale. E’ uno stile di vita che pervade tutto ciò che io sono e faccio.
L’atteggiamento di discernimento è vivere costantemente una relazione aperta, è una certezza che ciò che conta è fissare lo sguardo sul Signore e che io non posso chiudere il processo del mio ragionamento senza l’oggettiva possibilità che il Signore si possa far sentire - proprio perché è libero - e dunque mi faccia cambiare; l’atteggiamento di discernimento è quello che impedisce di intestardirsi: non ci si può rinchiudere nel proprio aver ragione, perché non sono io il mio epi¬centro, ma il Signore, che riconosco come la fonte dalla quale tutto proviene e verso la quale tutto confluisce.
L’atteggiamento del discernimento è dunque un’espres¬sione orante della fede, in quanto la persona permane in quell’atteggiamento di fondo di riconoscimento radicale dell’oggettività di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, Persone libere, e questo riconoscimento costituisce la fede.
Il discernimento non è allora un calcolo, una logica deduttiva, una tecnica ingegneristica in cui scaltramente bilancio mezzi e fini, né una discussione, una ricerca della maggioranza, ma una preghiera, l’ascesi costante della rinuncia al proprio volere, al proprio pensiero, elaborandolo come se dipendesse totalmente da me, ma lasciandolo totalmente libero.
M. I. Rupnik, Sul discernimento
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