di Giovanni Bianconi
Il «caso Pinar» ha trovato una soluzione, grazie alla scelta umanitaria dell’Italia di far attraccare la nave in un porto siciliano. Prima ancora della disputa con Malta - diplomatica e non solo, par di capire - c’era da risolvere l’emergenza di 140 vite «clandestine» in pericolo. Emergenza di carattere politico, oltre che umanitario. Perché è politica scegliere di anteporre le ragioni della solidarietà a quelle delle competenze sulle acque di nessuno dove chi cerca un approdo rischia l’abbandono.
Alla fine ha prevalso la volontà di tendere una mano a quei migranti in cerca di futuro, e quando avranno toccato terra ci sarà il tempo per riprendere le discussioni tra governi e ambasciatori su chi aveva il dovere di intervenire. Una volontà che magari poteva affiorare prima, senza arrivare alle condizioni - allarmanti, tragiche o disperate, a seconda delle diverse fonti - in cui versavano i profughi raccolti dalla nave turca. E senza l’immagine un po’ imbarazzante di ministri che si rimbalzavano le responsabilità tra Roma e La Valletta, mentre quei corpi ammassati in coperta aspettavano in mezzo al mare.
Di questi tempi le politiche dell’immigrazione sono complicate, ma puntare i piedi davanti a uomini, donne e bambini che chiedono aiuto non è un bello spettacolo. Meglio cercare soluzioni e accordi prima che si verifichino situazioni come quelle della Pinar, e se al dunque si rivelano inadeguati prima si affronti l’emergenza e poi si torni a discutere di competenze e acque territoriali. Solo con le vite messe in salvo, però, anche se sono «clandestine».
Alla fine ha prevalso la volontà di tendere una mano a quei migranti in cerca di futuro, e quando avranno toccato terra ci sarà il tempo per riprendere le discussioni tra governi e ambasciatori su chi aveva il dovere di intervenire. Una volontà che magari poteva affiorare prima, senza arrivare alle condizioni - allarmanti, tragiche o disperate, a seconda delle diverse fonti - in cui versavano i profughi raccolti dalla nave turca. E senza l’immagine un po’ imbarazzante di ministri che si rimbalzavano le responsabilità tra Roma e La Valletta, mentre quei corpi ammassati in coperta aspettavano in mezzo al mare.
Di questi tempi le politiche dell’immigrazione sono complicate, ma puntare i piedi davanti a uomini, donne e bambini che chiedono aiuto non è un bello spettacolo. Meglio cercare soluzioni e accordi prima che si verifichino situazioni come quelle della Pinar, e se al dunque si rivelano inadeguati prima si affronti l’emergenza e poi si torni a discutere di competenze e acque territoriali. Solo con le vite messe in salvo, però, anche se sono «clandestine».
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