sabato 9 dicembre 2006

Adolescenza ed età adulta

* Da uno studio inglese. Dilaga la sindrome di Peter Pan
L'età «della ragione» arriva sempre più in là negli anni a causa della necessità di formazione continua e della precarietà diffusa
REGNO UNITO – «I don't wanna grow up» (in italiano, «Non voglio crescere»), recitano i versi del cantautore Tom Waits, che con la sua voce roca e graffiante canta al mondo il rifiuto di un'età adulta fatta di incertezze, dubbi, prezzi da pagare e cattive notizie da ascoltare alla tv. Inno alla «purezza» della gioventù, alle sue contraddizioni e alla sua originalità, la celebre canzone è di sicuro la preferita degli aspiranti «forever young» di sempre. A quanto pare, infatti, la sindrome di Peter Pan non esiste solo nelle favole e nelle canzoni, ma interessa invece un numero sempre maggiore di persone, che di crescere non ne vogliono proprio sapere.
IMMATURI STAGIONATI - È una ricerca inglese, condotta dallo psichiatra Bruce Charlton della School of Biology presso l'Università di Newcastle upon Tyne, a dimostrare che gli adulti di oggi sono molto più immaturi di un tempo, e che per loro è normale pensare e agire come farebbero i ragazzini. E di conseguenza queste persone non riescono mai a raggiungerei la vera maturità mentale. Nel mondo scientifico tale fenomeno viene chiamato «neotenia psicologica», ovvero il mantenimento allo stadio adulto di caratteristiche – anche fisiche – infantili, che nell'uomo moderno è molto più accentuato di quanto non fosse nell'uomo di Neanderthal. Secondo Charlton, gli umani sono attratti dalla giovinezza fisica in quanto segno di fertilità, salute e vitalità, ed è per questo che cercano in tutti i modi di simularla a oltranza.
LA FLESSIBILITÀ È GIOVANE - Ma tale fenomeno di rifiuto della maturità troverebbe giustificazione anche nell'entrata in scena, negli anni '90, di professioni e relazioni sociali sempre più dinamiche e mobili, che hanno richiesto agli individui una bella dose di flessibilità: qualità naturale e innata nei più giovani, e acquisita per necessità dai non più giovani, costretti ad abituarsi ai ritmi e alle caratteristiche del nuovo mondo in cui si trovano a vivere. E così, in pratica, questo processo di adattamento all'instabilità della vita – tipico soprattutto dei soggetti socialmente attivi e con i più alti livelli di istruzione – fa sì che «l'età della ragione» arrivi sempre più in là col tempo, e che la giovinezza non sia più prerogativa esclusiva dei veri giovani.
Alessandra Carboni - 26 giugno 2006 www.corriere.it

1 commento:

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu