sabato 21 giugno 2008

Caparezza - Vengo dalla Luna

Condivido l'impressione... forse anch'io vengo dalla luna... o da più in Alto ancora!!
Testo: "Io vengo dalla Luna che il cielo vi attraversa, e trovo inopportuna la paura per una cultura diversa. Chi su di me riversa la sua follia perversa arriva al punto che quando mi vede sterza. Vuole mettermi sotto sto signorotto che si fa vanto del santo attaccato sul cruscotto, non ha capito che sono disposto a stare sotto, solamente quando fotto. "Torna al tuo paese, sei diverso!" - Impossibile, vengo dall'universo, la rotta ho perso, che vuoi che ti dica, tu sei nato qui perchè qui ti ha partorito una fica. In che saresti migliore? Fammi il favore, compare, qui non c'è affare che tu possa meritare. Sei confinato, ma nel tuo stato mentale, io sono lunatico e pratico dove cazzo mi pare. Io non sono nero, io non sono bianco, io non sono attivo, io non sono stanco, io non provengo da nazione alcuna, io si, io vengo dalla luna. Io non sono sano, io non sono pazzo, io non sono vero, io non sono falso, io non ti porto jella ne fortuna, io si, ti porto sulla luna, io vengo dalla luna... Ce l'hai con me perchè ti fotto il lavoro, perchè ti fotto la macchina o ti fotto la tipa sotto la luna? Cosa vuoi che sia, poi, non è colpa mia se la tua donna di cognome fa Pompilio come Numa. Dici che sono brutto, che puzzo come un ratto ma sei un coatto e soprattutto non sei Paul Newman. Non mi prende che di striscio la tua fiction, io piscio sul tuo show che fila liscio come il Truman. Ho nostalgia della mia luna leggera, ricordo una sera le stelle di una bandiera, ma era una speranza era, una frontiera era, la primavera di una nuova era era. "Stupido, ti riempiamo di ninnoli da subito in cambio del tuo stato libero di suddito" No, è una proposta inopportuna, tieniti la terra, uomo, io voglio la luna! Io non sono nero, io non sono bianco, io non sono attivo, io non sono stanco, io non provengo da nazione alcuna, io si, io vengo dalla luna. Io non sono sano, io non sono pazzo, io non sono vero, io non sono falso, io non ti porto jella ne fortuna, io si, ti porto sulla luna, io vengo dalla luna... Non è stato facile per me trovarmi qui, ospite inatteso, peso indesiderato, arreso, complici i satelliti che riflettono un benessere artificiale, luna sotto la quale parlare d'amore. Scaldati in casa davanti al tuo televisore, la verità nella tua mentalità è che la fiction sia meglio della vita reale, che invece è imprevedibile e non il frutto di qualcosa già scritto, su un libro che hai già letto tutto ma io, io, io no. Io, io, io... Io vengo dalla luna".

san Luigi Gonzaga


Lettera alla madre - di Luigi Gonzaga, a pochi giorni dalla morte,
avvenuta all'età di 23 anni, il 21 giugno 1591
"Quando mi hanno portato la tua lettera, mi trovano ancora in questa regione di morti. Ma facciamoci animo e puntiamo le nostre aspirazioni verso il cielo, dove loderemo Dio eterno nella terra dei viventi. Per parte mia avrei desiderato di trovarmici da tempo e, sinceramente, speravo di partire per esso già prima d'ora. La carità consiste, come dice san Paolo, nel «rallegrarsi con quelli che sono nella gioia e nel piangere con quelli che sono nel pianto». Perciò, madre illustrissima, devi gioire grandemente perché, per merito tuo, Dio mi indica la vera felicità e mi libera dal timore di perderlo. Ti confiderò, o illustrissima signora, che meditando la bontà divina, mare senza fondo e senza confini, la mia mente si smarrisce. Non riesco a capacitarmi come il Signore guardi alla mia piccola e breve fatica e mi premi con il riposo eterno e dal cielo mi inviti a quella felicità che io fino ad ora ho cercato con negligenza e offra a me, che assai poche lacrime ho sparso per esso, quel tesoro che é il coronamento di grandi fatiche e pianto.
O illustrissima signora, guàrdati dall'offendere l'infinita bontà divina, piangendo come morto chi vive al cospetto di Dio e che con la sua intercessione può venire incontro alle tue necessità molto più che in questa vita. La separazione non sarà lunga. Ci rivedremo in cielo e insieme uniti all'autore della nostra salvezza godremo gioie immortali, lodandolo con tutta la capacità dell'anima e cantando senza fine le sue grazie. Egli ci toglie quello che prima ci aveva dato solo per riporlo in un luogo più sicuro e inviolabile e per ornarci di quei beni che noi stessi sceglieremmo.
Ho detto queste cose solo per obbedire al mio ardente desiderio che tu, o illustrissima signora, e tutta la famiglia, consideriate la mia partenza come un evento gioioso. E tu continua ad assistermi con la tua materna benedizione, mentre sono in mare verso il porto di tutte le mie speranze. Ho preferito scriverti perché niente mi é rimasto con cui manifestarti in modo più chiaro l'amore ed il rispetto che, come figlio, devo alla mia madre".

venerdì 20 giugno 2008

Fin qui


"Mantieni le distanze senza cedere. Solo l'èros le può far cadere - per farle rinascere immediatamente. Mantieni le distanze. Non per freddezza. Mantienile per passione. E questo sapendo - quale paradosso! - che l'amato(a) non è che un'altra parte di te stesso. La parte che non si lascia né dominare né annettere, che ti terrà testa sino alla fine. L'enigma che è l'Altro indietreggia come l'orizzonte ad ogni passo che fai verso di lui. L'Altro è la frontiera che la Vita ha innalzato davanti a te, affinché tu non sia pervertito dalla tua onnipotenza. Ciò che Dio, nel libro di Giobbe, ha detto all'oceano mostrandogli le spiagge e le scogliere: «Fino a qui arriveranno i tuoi flutti, non più in là!», lo dice allo Sposo mostrandogli la Sposa, alla Sposa mostrandole lo Sposo. Mettendo la donna davanti all'uomo e l'uomo davanti alla donna, assegna a entrambi i loro limiti. Tu arriverai fin qui e non più in là. Qui inizia il regno dell'alterità nel quale non si entra. Le tue onde sbatteranno contro le scogliere e si rotoleranno sulle spiagge e voi vivrete di questo gioco furioso e tenero, di questo mormorio, di questo fragore, di questo muggito senza mai fine. Ma non sognarti di revocare la dualità. La fusione dei Due in Uno è opera divina. Solamente l'èros può farcela furtivamente assaporare. E la morte".
Christiane Singer, Elogio del matrimonio, del vincolo e altre follie, 62-63

Nuovo numero della rivista teologica


E' uscito il nuovo numero della rivista teologica del Seminario di Milano:
Dossier dedicato al sacramento della Penitenza.
Ecco l'indice dei contributi:
La riconciliazione dei penitenti
Marco Busca: Un processo di riforma penitenziale ancora aperto
Pierpaolo Caspani - Norberto Valli: Eucaristia e remissione dei peccati
Aristide Fumagalli: Il peccato come disamore
Enrico Parolari: Confessione, racconto e forme di ascolto pastorale
Giuseppe Como: La "confessione frequente di devozione" e il suo vissuto spirituale
Marco Paleari: Il "dramma" della riconciliazione

giovedì 19 giugno 2008

Intelligenza taciturna


"La nostra ignoranza di quello che la vita è nelle sue profondità
non ci impedisce di viverla
e di averne così un'intelligenza perfetta benché taciturna".

C. Bobin, Il distacco dal mondo, 55

Al peggio non c'è mai fine


Pazza idea
di Massimo Gramellini
John De Mol, l’inventore del Grande Fratello, ha esaurito le cartucce. L’uomo che sta alla crescita della televisione come Attila alla ristrutturazione degli immobili ha ammesso di aver toccato il fondo della sua creatività e ora cerca disperatamente qualcuno che lo aiuti a scavare. Offrendo 50mila dollari a chiunque - analfabeta affermato o intellettuale complessato - sia in grado di fornirgli l’idea di un nuovo reality. Mi piacerebbe concorrere, ma sono cosciente della difficoltà dell’impresa. Chi conosce il Grande Fratello e il resto del parentado televisivo sorto nella sua scia sa che quel programma ha cambiato la nostra società più di venti Finanziarie. Prima dell’apparizione di De Mol persisteva un timido legame fra il merito e la celebrità, fra la fortuna e la gloria. Se non nella vita reale, almeno in tv, dove per diventare famoso dovevi sapere in quale giorno mese anno era nato Giosuè Carducci, o quanti fagioli bollivano nella pentola della Carrà. Il Grande Fratello ha invece sancito che per diventare qualcuno potevi continuare a essere nessuno, purché un nessuno capace di stare davanti alle telecamere con una certa dose di spontaneità e una, più elevata, di caricaturale grettezza. Solo così il pubblico sarebbe riuscito a riconoscersi in te senza provare invidia. Mi spiace per De Mol, ma oltre è impossibile andare. Persino una gara di rutti fra posteggiatori abusivi travestiti da fagiani rappresenterebbe un passo indietro, verso il ritorno al merito e alla competenza. E poi temo che l’abbia già brevettata Bonolis.

mercoledì 18 giugno 2008

Coro delle Lamentazioni di Birmingham

Leggete il testo e cantate con loro!

Canta che ti passa!


Coro delle Lamentele
Da un idea degli artisti Tellervo Kalleinen e Oliver Kochta-Kalleinen
Dai ritardi degli autobus, ai vicini rumorosi, al costo dei cinema: un coro di cittadini metterà “in musica” le più comuni lagnanze quotidiane. Fino ad oggi hanno partecipato all’iniziativa 14 città fra cui Helsinki, Amburgo, San Pietroburgo, Gerusalemme, Melbourne, Budapest, Chicago. Firenze partecipa come prima città italiana all’ironico progetto che sta facendo il giro del mondo.
L’iniziativa si inserisce in un progetto internazionale, ideato a Birmingham dagli artisti Tellervo Kalleinen e Oliver Kochta-Kalleinen. Partendo dalla considerazione che gli abitanti di tutte le città del mondo amano lamentarsi sulla propria città e sulla vita in generale, gli artisti hanno tradotto questo fenomeno universale in un’iniziativa ironica, divertente e coinvolgente: nel 2005 hanno organizzato a Birmingham il primo Coro delle Lamentele composto da cittadini volonterosi di creare, con l’aiuto di un compositore, una canzone delle loro lamentele esibendosi come Coro nelle piazze e in altri luoghi pubblici della città.
In seguito al grandissimo successo dell’iniziativa gli artisti hanno creato il sito http://www.complaintschoir.org/ per fornire alle tante città europee che si sono rivolte a loro, le “istruzioni” su come costituire un Coro delle Lamentele. Fino ad oggi hanno partecipato all’iniziativa 14 città in tutto il mondo. Di ogni coro viene realizzato un video da inserire sul sito che documenta le tappe internazionali dell’iniziativa che si sta diffondendo a macchia d'olio.
http://www.associazionestart.org/progetti/coro_lamentele/

I limiti di Pietro


"Una triplice domanda, una triplice risposta, una triplice missione (… per Pietro - cfr Gv 20, 15-17). La domanda è sull'essenziale: «Pietro, mi ami tu? Mi ami tu più di costoro?». Sembra strano che la domanda non venga posta a un sacerdote o a un vescovo al momento della sua ordinazione! Tuttavia l'amore a Gesù è certo presupposto. A Pietro non viene chiesto: sei capace di amministrare i beni della Chiesa? Sei capace di renderti responsabile delle anime? Sei capace di intravedere il futuro per una comunità difficile? Sei capace di sostenere i vacillanti nelle persecuzioni? «Mi ami tu?»: con questo c'è l'essenziale.Come triplice è stata la negazione di Pietro, così triplice è la domanda, che ha pure una valenza riabilitatrice della triplice negazione. Il Maestro fa capire a tutti che sa e perdona in una maniera molto delicata. Spesso noi riteniamo che sia possibile ottenere una pacificazione solo con l'insistenza rigorosa sulla verità degli eventi; ma c'è pure un modo implicito di riprendere i fatti trasformandoli nel loro esatto contrario e chiudere così un contenzioso. Le tre risposte di Pietro sono piene di umiltà e fiducia: «Signore, tu lo sai, tu sai tutto, tu sai che io ti amo». Non è più l'uomo che dice: «io, io, io», ma «tu sai», tu sai tutto, tu sai che io ti amo. Infine il triplice mandato: «Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore». Dove è da notare che il gregge rimane di Gesù, è lui il pastore. Spesso mi sono servito di questo per esprimere la piena coscienza del mio mandato in diocesi: il buon pastore, il Pastore sommo, è sempre Gesù. Noi siamo suoi aiutanti, ma è lui che sa dove deve condurci, è lui che è preoccupato di noi. Io sono un'istanza molto penultima, l'istanza ultima è colui a cui il gregge appartiene. Negli Atti degli Apostoli leggiamo: «Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio» (20,28). È di Dio questa Chiesa, non è di se stessa, non è autopossessiva. Nella conclusione dell'episodio (vv. 21-23) risalta la somma libertà di Gesù. Egli ha fatto tutto per Pietro, l'ha trattato con estrema delicatezza, signorilità, grandezza d'animo; però poi vuole che l'apostolo stia nei suoi limiti. Non deve preoccuparsi di Giovanni, non deve sapere al di là di ciò che gli è dato di sapere. Pietro ha dunque dei limiti nella sua azione; non deve interessarsi di tutto, ma obbedire semplicemente e seguire il Signore".


C.M. Martini, Le tenebre e la luce, 63-65

martedì 17 giugno 2008

Maturità (?)


Saranno maturi
di Massimo Gramellini
Fra i ragazzi che si apprestano a vivere la fatidica Notte Prima Degli Esami, spicca una maturanda di anni 86. Non è una ripetente, va detto. L’arzilla studentessa piemontese incarna fino al paradosso un fenomeno che attraversa sottotraccia la nostra società: lo slittamento del fuso orario esistenziale. Un bambino di 10 anni resta, più o meno, un bambino di 10 anni. Un ragazzo di 20 un ragazzo di 20. Ma lì si verifica il blocco delle lancette. A 30 anni, infatti, non sei più un uomo di 30 anni. Sei ancora il ragazzo di dieci anni prima. Vivi in casa coi tuoi, non hai un posto fisso, ti tormenti coi dilemmi esistenziali dell’adolescenza. Poi riparti, ma non recuperi più. A 40 entri nella giovinezza e le cronache dei giornali ti battezzano «giovane uomo di circa 40 anni…». Quando 40 anni li aveva tuo padre, una frase del genere ti avrebbe fatto sobbalzare. Ora ti rende felice. E’ l’età delle scelte importanti, in famiglia e sul lavoro, e spesso per realizzarle rompi i matrimoni e gli impieghi incautamente afferrati in precedenza. Verso i 50 diventi adulto. Insomma, quasi. Sei ancora in cerca di emozioni estreme, vittima di illusioni & depressioni, soggetto a colpi di testa. Ma a 60 ti accorgi che è sopraggiunta la maturità: il momento delle decisioni consapevoli. A 70 chi ti incontra per strada dice che dimostri vent’anni di meno. E’ un ruffiano: in realtà ne dimostri solo dieci di meno. Ma è già tantissimo. Ti ricordi com’erano vecchi i vecchi, una volta? Ora quel vecchio sei tu, ma non lo sei affatto. E se la salute ti assiste, sei pronto per varcare il traguardo degli 80 e ritornare bambino.

La grande nemica


Milano è la "capitale"
In Italia allarme sociale per la solitudine
Quasi quattro milioni di italiani si sentono spesso o sempre soli.
Lo indica un'indagine di Telefono Amico
Milano - Telefono Amico Italia ha presentato i dati e la sintesi dell’indagine demoscopica «Gli italiani, il disagio e la solitudine», realizzata nel marzo 2008 su un campione rappresentativo di 1.001 italiani (...). Sono numerose le difficoltà della vita per le quali gli italiani provano un profondo disagio emotivo: quelle materiali, come la disoccupazione e la precarietà economica (89%) e abitativa (80%). ma anche psicologiche, come la mancanza di qualcuno con cui confidarsi e la solitudine (80%). Il 70% ritiene infatti che negli ultimi anni nel nostro Paese la condizione di solitudine sia «dilagata». Un italiano su 4 ha provato in modo non raro l’esperienza della solitudine, mentre 3,9 milioni si sentono spesso o sempre soli: tra questi single, ultra54enni, persone con bassi redditi e con scarsa istruzione, residenti in grandi città. L’analisi dei dati locali indica che Milano è la capitale della solitudine, l’area metropolitana dove le persone si sentono più sole. Un allarme e un disagio per i quali gli italiani trovano una risposta - personale e sociale - nel desiderio di una «società dell’ascolto» (il favore è oltre il 70%): 3 italiani su 4 aspirano a vivere in un mondo dove qualcuno sia pronto ad ascoltare senza giudicare. Quando poi la solitudine si fa sentire, i riferimenti sono quasi solamente quelli tradizionali, la famiglia (65%) (che è comunque luogo in cui ci si può sentire soli) e gli amici (41%). Poi ecco un grande vuoto-silenzio da colmare: solo un italiano su 10 si rivolgerebbe a un terapeuta, solo il 4% a un sacerdote. L’80% vede invece con deciso favore un servizio di ascolto volontario e gratuito, associazione cui gli italiani tributano grande favore e a cui chiedono di farsi conoscere di più. (...) «Possiamo definire il particolare disagio che abbiamo rilevato la "solitudine dei non emarginati", che riguarda cioè persone che vivono questo disagio pur senza essere marginali o vivere in condizioni estreme». Tanto che per 3 italiani su 4 la solitudine è diffusa anche «tra i giovani, tra chi lavora e ha famiglia». (...)

lunedì 16 giugno 2008

Dettaglio


"Apro subito una parentesi umoristica. Mi è stato riferito un episodio che ha quale protagonista un parroco di una grossa parrocchia di città, formidabile, accaldato e vociante organizzatore di cerimonie che sovente scadono nello spettacolo più o meno devoto. Incontentabile e fanatico delle minuzie. Le processioni sono il suo forte, le circostanze in cui può esibirsi nelle coreografie più curate. Non trascura nessun particolare, probabilmente passa notti insonni. Quando si tratta di dare il segnale d'avvio al corteo, tiene in mano un foglietto spiegazzato e impartisce ordini manco fosse un sergente ad una parata militare. Guai a sgarrare.L'anno scorso, allorché ormai era sulla soglia della chiesa, qualcuno gli ha fatto rilevare che l'ostensorio preziosissimo e tirato a lucido era privo nientemeno che dell'ostia consacrata. Lui, passato il primo istante di sconcerto, è sbottato: «Devo proprio pensare a tutto io?» ed è tornato, dopo aver imposto l'alt, sui suoi passi a recuperare... il piccolo particolare. Parentesi chiusa. A pensarci bene, però, l'incidente può avere valore di simbolo: in certe processioni c'è di tutto, ma si corre il rischio che manchi il Protagonista principale. E non è un dettaglio trascurabile".
A. Pronzato, La Domenica festa dell'incontro, 88

Comunicazioni


Settimo rapporto Censis sul rapporto con i media:
i confini tra le forme di comunicazione sono sempre più labili, conseguenza della rete
Giovani, boom di cellulari e web
Ma a sorpresa spuntano i libriIl 77,7 % legge un quotidiano una o due volte a settimana
In Europa, spagnoli e francesi leggono meno degli italiani
Usano sempre di più internet, e il cellulare è ormai per loro un'appendice cui non riescono a rinunciare. Ma - un po' a sorpresa - non disdegnano neppure un buon libro. Fra i media i ragazzi italiani si muovono con disinvoltura, passando da un mezzo all'altro senza badare troppo alla sua natura, in una sorta di "nomadismo disincantato" in cui i confini fra le diverse forme diventano sempre più labili, conseguenza primaria dello strapotere della rete. Poca gerarchia, molta libertà di scelta (...). Il balzo in avanti nell'uso di internet da parte dei giovani italiani tra i 14 e i 29 anni, in particolare, è stato enorme: tra il 2003 e il 2007 l'utenza complessiva (uno o due contatti alla settimana) è passata dal 61% all'83% dei giovani, e l'uso abituale (almeno tre volte alla settimana) dal 39,8% al 73,8%. In generale è cresciuto l'impiego di tutti i mezzi di comunicazione. Se il cellulare è usato praticamente da tutti i giovani (il 97,2%), un po' a sorpresa il 74,1% di essi legge almeno un libro all'anno (esclusi ovviamente i testi scolastici) e il 62,1% più di tre libri. Il 77,7% dei giovani legge un quotidiano (a pagamento o free press) una o due volte alla settimana (il 59,9% nel 2003), mentre il 57,8% legge almeno tre giornali alla settimana. E la flessione che si registra nell'uso della televisione tradizionale (dal 94,9% all'87,9%) è ampiamente compensata dall'incremento conosciuto in questi anni dalla Tv satellitare (dal 25,2% al 36,9% dei giovani). Le differenze di genere contano sempre meno, ma non si sono del tutto annullate. Ad esempio, le femmine ascoltano di più la radio (il 90,3% contro l'83,1% dei maschi) e leggono di più i periodici (il 55,2% contro il 45,3%), i maschi invece leggono di più i quotidiani (l'80,4% contro il 74,6% delle ragazze) e guardano di più la Tv satellitare (il 39,9% contro il 33,6%). Più marcate invece le diversità per le diverse fasce d'età: i giovanissimi, tra i 14 e i 18 anni, sono i più voraci consumatori di media, ma con due importanti eccezioni: quotidiani e radio. Se il dato relativo all'ascolto della radio riferito a tutti i giovani è in aumento (gli utenti complessivi sono passati dall'82,8% all'86,5%), nella fascia 14-18 anni è in calo al 78,9%: la "colonna sonora" della giornata di un adolescente si compone ormai molto di più di pod-cast e download di mp3 dalla rete, telefonini e lettori usati anche come apparecchi radio, playlist scambiate attraverso i blog. (...)

domenica 15 giugno 2008

Branduardi - Concerto Varese 26.05.08 - Galleria Fotografica

Dipendenze


Due dodicenni catalani da mesi in ospedale per curare la dipendenza
Intossicati dal telefonino
Con 5 ore al giorno a scambiare sms cattivi voti a scuola e disturbi mentali
di Gian Antonio Orighi
Madrid - C’è un’altra «droga» che sta rovinando la salute dei nostri figli adolescenti: l’uso smodato del telefonino (e del Messenger). I sintomi sono proprio quelli di uno stupefacente: sindrome d’astinenza e disturbi mentali. L'allarme è scattato in Spagna perché si è saputo che due ragazzini «telefoninomani» di 12 e 13 anni sono stati ricoverati al Centro di Salute Infantile e Giovanile della città catalana di Lerida. «È la prima volta che usiamo un trattamento specifico per curare la dipendenza da cellulare - commenta preoccupata la direttrice, Maite Utges -. Uno dei due ragazzini è ricoverato da tre mesi, l’altro da sette. E la nostra terapia durerà almeno un anno». (...) La vita dei loro pargoli era cambiata, a cominciare dalla resa scolastica, diventata disastrosa. La ragione? Semplice: erano sempre incollati all’apparecchio, come minimo cinque ore al giorno. Non solo per parlare con i coetanei e per mandare gli ormai classici messaggini con o senza foto, ma anche per distrarsi con i videogame (...). I due «drogati», non paghi del telefonino, usavano pure il Messenger, la messaggeria istantanea via Internet. La cellular-mania aveva ormai raggiunto un elevato livello di intossicazione: i due studenti non riuscivano a fare più nulla senza la loro droga, neppure i compiti più semplici, benché usassero lo «stupefacente» da appena un anno e mezzo. L’unico controllo che i genitori potevano esercitare era quello sui fondi: davano ai figli una scheda prepagata, pensando che quello sarebbe stato il limite. Invece, quand’erano in sindrome di astinenza, i due ragazzini ricaricavano le loro «siringhe» di nascosto, con le mance o gli euro che riuscivano a racimolare da nonni e famigliari. Come qualsiasi tossicodipendente, dagli alcolizzati ai cocainomani, la coppia di giovincelli non riconosce ancora la propria malattia. «Per curarli occorre che ammettano la loro dipendenza, cosa che non fanno. Andiamo avanti pian piano, dopo aver tolto loro, naturalmente, la causa della loro malattia - precisa la dottoressa Utges -. Raccomando ai genitori di non dare questi marchingegni ai figli prima dei 16 anni e di controllare quanto li usano». Ma la dipendenza da telefonino avanza sempre più senza che nessuno se ne preoccupi, mentre le imprese telefoniche spendono una fortuna con le loro sempre più martellanti campagne pubblicitarie che puntano alla quota di mercato con più potenziale: gli adolescenti. (...). http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200806articoli/33714girata.asp