sabato 26 gennaio 2008

27 gennaio - Festa della Famiglia


Lo sguardo ammirato di Adamo che fissa attentamente Eva condotta­gli innanzi da Dio trova espressione nel grido che lo accompagna: «Que­sta volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa» (Genesi 2,23). L'esclamazione esprime intensa intimità. Essa giunge a seguito di una serie di incontri con altre creature cui l'uomo imponeva il nome, ma in nessuna delle quali trovava «un aiuto che gli fosse simile» (2,20). Nes­suna creatura - si potrebbe altrimenti tradurre - era «alla sua altezza», così da poter essere guardata negli occhi. E si sa che gli occhi, in amore, sono più eloquenti delle parole. È guardando l'altro/a negli occhi che si scorge la sincerità o meno delle sue parole, perché gli occhi sono una finestra sul cuore.
L'esclamazione meravigliata di Adamo alla vista di Eva non è rivolta direttamente a lei, ma risulta indirizzata a Dio che gliel'ha condotta in­nanzi. Nell'incontro «volto a volto» con l'altro/a, l'uomo avverte la presen­za di Dio, al quale, per la prima volta, rivolge la sua parola. Nel «faccia a faccia» con l'altro - si potrebbe dire mutuando le parole dal filosofo ebreo Emmanuel Lévinas - si intravvede il Volto di un Altro infinitamente maiuscolo, si scorge la «traccia dell'Infinito» .
La filigrana divina che traspare nell'incontro uomo-donna trova riscon­tro nel fatto che entrambi provengono dalle mani di Dio. Benché, infatti, la donna venga plasmata a partire da una costola tolta all'uomo, la sua cre­azione avviene al di fuori dell'uomo. Tra l'uomo e la donna non c'è deri­vazione diretta, ma diretta derivazione di ciascuno da Dio. Il riconosci­mento della donna come carne della carne e ossa delle ossa dell'uomo è mediato dall'intervento di Dio. Già da qui s'intuisce che la possibilità di incontro tra l'uomo e la donna è dovuto a Dio: da Lui entrambi derivano, solo attraverso di Lui, l'uno e l'altra potranno trovare il segreto della loro unione.
Aristide Fumagalli,
Non hanno più vino. Le nozze di Cana e le odierne vicende amorose,
ed. Seminario, Quaresima 2007, 5

27 gennaio - Giorno della Memoria


SE QUESTO E' UN UOMO di Primo Levi
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case;
Voi che trovate tornando la sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce la pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì e per un no
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno:
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole:
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli:
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri cari torcano il viso da voi.

venerdì 25 gennaio 2008

Compleanno "First Lady"

Un anno fa iniziavo la convivenza con la mia Lady. "First" non di fatto, ma di diritto.
Dopo "Vagabonda", ma nel cuore da sempre.
Ecco come la trovai:


La prima trasferta, per presentarla ai miei:



Le ho costruito una tettoia apposita,
e le ho fatto conoscere alcuni amici:



In dodici mesi abbiamo fatto 10.000 km, nella massima fedeltà reciproca:
grazie, First Lady!

Ma perché lasciarla da sola, e non pensare ad una sorellina?!
Ecco un "piccolo" sogno:






Futuro e passato


"Da noi solo il futuro è certo, il passato cambia sempre"

Questo detto polacco è paradossale
e un po' cinico rispetto alle interpretazioni del passato,
ma senz'altro apre uno sguardo fiducioso sul futuro.

giovedì 24 gennaio 2008

Ai giornalisti


Festeggiando oggi il Patrono dei giornalisti,
san Francesco di Sales,
ripropongo un passaggio
del celebre "Io se fossi Dio" di Giorgio Gaber
(...)

Io se fossi Dio maledirei davvero i giornalisti e specialmente tutti
che certamente non sono brave persone e dove cogli, cogli sempre bene.
Compagni giornalisti avete troppa sete
e non sapete approfittare della libertà che avete avete ancora
la libertà di pensare
ma quello non lo fate e in cambio pretendete
la libertà di scrivere e di fotografare.
Immagini geniali e interessanti di presidenti solidali e di mamme piangenti.
E in questa Italia piena di sgomento come siete coraggiosi,
voi che vi buttate senza tremare un momento.
Cannibali, necrofili, deamicisiani e astuti e si direbbe proprio compiaciuti.
Voi vi buttate sul disastro umano col gusto della lacrima in primo piano.
Sì, vabbe’, lo ammetto la scomparsa dei fogli e della stampa sarebbe forse una follia
ma io se fossi Dio di fronte a tanta deficienza non avrei certo la superstizione della democrazia.
Ma io non sono ancora del regno dei cieli sono troppo invischiato nei vostri sfaceli. (...)

A ciascuno la sua


La devozione è possibile in ogni vocazione e professione

"Nella creazione Dio comandò alle piante di produrre i loro frutti, ognuna “secondo la propria specie” (Gn 1, 11). Lo stesso comando rivolge ai cristiani, che sono le piante vive della sua Chiesa, perché producano frutti di devozione, ognuno secondo il suo stato e la sua condizione. La devozione deve essere praticata in modo diverso dal gentiluomo, dall'artigiano, dal domestico, dal principe, dalla vedova, dalla donna non sposata e da quella coniugata. Ciò non basta, bisogna anche accordare la pratica della devozione alle forze, agli impegni e ai doveri di ogni persona. Dimmi, Filotea, sarebbe conveniente se il vescovo volesse vivere in una solitudine simile a quella dei certosini? E se le donne sposate non volessero possedere nulla come i cappuccini? Se l'artigiano passasse tutto il giorno in chiesa come il religioso, e il religioso si esponesse a qualsiasi incontro per servire il prossimo come è dovere del vescovo? Questa devozione non sarebbe ridicola, disordinata e inammissibile? Questo errore si verifica tuttavia molto spesso. No, Filotea, la devozione non distrugge nulla quando è sincera, ma anzi perfeziona tutto e, quando contrasta con gli impegni di qualcuno, è senza dubbio falsa.L’ape trae il miele dai fiori senza sciuparli, lasciandoli intatti e freschi come li ha trovati. La vera devozione fa ancora meglio, perché non solo non reca pregiudizio di alcun tipo di vocazione o di occupazione, ma al contrario vi aggiunge bellezza e prestigio.Tutte le pietre preziose, gettate nel miele, diventano più splendenti, ognuna secondo il proprio colore, così ogni persona si perfeziona nella sua vocazione, se l'unisce alla devozione. La cura della famiglia è resa più leggera, l'amore fra marito e moglie più sincero, il servizio del principe più fedele, e tutte le altre occupazioni più soavi e amabili. E’ un errore, anzi un'eresia, voler escludere l'esercizio della devozione dall'ambiente militare, dalla bottega degli artigiani, dalla corte dei principi, dalle case dei coniugati. E’ vero, Filotea, che la devozione puramente contemplativa, monastica e religiosa, può essere vissuta solo in questi stati, ma oltre a questi tre tipi di devozione, ve ne sono molti altri capaci di rendere perfetti coloro che vivono in condizioni secolari. Perciò dovunque ci troviamo, possiamo e dobbiamo aspirare alla vita perfetta".

Francesco di Sales, Introduzione alla vita devota, parte 1, cap. 3.

mercoledì 23 gennaio 2008

In braccio


"Io sono tranquillo e sereno
come bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è l’anima mia".

Salmo 131,2

Ignoranza e scrittura


"Prima ero ignorante, ma ora procedo verso un'altra forma di ignoranza consapevole.
Il solo fatto di voler fare un libro impedisce di scrivere come si dovrebbe".

Christian Bobin, La luce del mondo, 156

Per non dimenticare

martedì 22 gennaio 2008

Strage quotidiana


Presentato il rapporto Unicef: un bambino su quattro è sottopeso

L'80% delle vittime in Africa subsahariana e Asia meridionale
Ventiseimila bimbi morti al giorno. E la metà dei decessi è per fame

ROMA - Ventiseimila ogni giorno, una strage continua: è questo il numero dei bambini che muoiono nel mondo prima di arrivare ai cinque anni d'età. E le cause sono facilmente prevenibili, dalle malattie infettive alla diarrea, dalla fame alle scarse condizioni igieniche. La fotografia illustrata oggi nell'ultimo rapporto dell'Unicef sulla condizione dell'infanzia presenta zone d'ombra soprattutto nell'Africa subsahariana e nell'Asia meridionale, dove si verificano l'80 per cento dei decessi infantili: percentuale lontana anni luce dalla condizione dei paesi occidentali. Il rapporto dell'agenzia Onu per i bambini è dedicato quest'anno al diritto alla salute, per "nascere e crescere sani" e traccia un quadro che lascia ancora molto a desiderare rispetto al quarto obiettivo di sviluppo del millennio, che prevede la riduzione di due terzi della mortalità infantile nel mondo entro il 2015. Passi avanti ne sono stati fatti, ricorda l'agenzia: nel 2006 per la prima volta le morti sono scese sotto quota 10 milioni, mentre nel 1960 erano bel il doppo, 20 milioni. Ma ancora 9.7 milioni di piccoli non sopravvivono a causa delle guerre, dei disastri naturali, dell'Aids, o ancora per le condizioni di miseria in cui sono costretti a vivere e per la mancanza di strutture medico-sanitarie adeguate. Un bambino su quattro nel mondo è sottopeso; percentuale che nei paesi meno sviluppati arriva ad uno ogni tre; cinque milioni di bambini sotto i cinque anni d'età muoiono di malnutrizione o fame. L'allarme dell'Unicef non risparmia poi le madri, la cui condizione non è certo incoraggante: mezzo milione di donne ogni anno muoiono per complicazioni di parto o di gravidanza. E il rischio aumenta per le più giovani: le ragazze sotto i 15 anni di età hanno cinque volte più possibilità di morire rispetto alle ventenni durante il parto. La maglia nera, sotto questo aspetto, tocca al Niger, dove le donne hanno una possibilità su sette di morire dando alla luce il proprio bambino; seguono Sierra Leone e Afghanistan (una su otto), mentre all'altro estremo della classifica ci sono l'Argentina (una possibilità su 530), la Tunisia (una su 500) e la Giordania (una su 450).
Fra i paesi in via di sviluppo le condizioni dei bambini, invece, sono nettamente migliorate a Cuba (sette morti ogni mille nati vivi), in Sri Lanka (13) e Siria (14). Va male invece in Sierra Leone (270), Angola (260) e Afghanistan (257), lontanissime dall'Occidente, in cui svettano Svezia e Singapore, al 189esimo posto nella classifica mondiale per la mortalità infantile che vede l'Italia al 175esimo posto. Ma di cosa muoiono i bambini? Complicazioni neo-natali (36 per cento), polmonite (19 per cento), diarrea (17 per cento), malaria (8 per cento), morbillo (4 per cento), Aids (3 per cento). La situazione non è identica fra i paesi in via di sviluppo: dove sono stati fatti interventi, i risultati si sono avuti. Paesi poveri con enormi difficoltà come Mozambico, Malawi, Eritrea ed Etiopia sono infatti riusciti a ridurre la mortalità dei più piccoli del 40 per cento dal 1990 ad oggi. E a fare la differenza sono spesso le piccole cose: misure salvavita semplici ed economicamente sostenibili come l'allattamento al seno esclusivo e le vaccinazioni, l'uso di zanzariere con insetticidi, gli integratori di vitamina A. Tutti questi accorgimenti hanno contribuito negli ultimi anni a ridurre il tasso dei decessi, sottolinea il direttore generale dell'Unicef, Ann M. Veneman. Con qualche investimento in più, di modesta entità, si potrebbe migliorare di molto: l'agenzia stima che un pacchetto minimo per l'Africa subsahariana porterebbe ad un calo del 30 per cento dei decessi fra i più piccoli, e del 15 per cento per le madri, con un costo di 2-3 dollari in più a persona rispetto ai programmi già adottati. Percentuali che salirebbero al 60 per cento per mamma e bambino con un investimento ulteriore di 12-15 dollari pro capite.
22 gennaio 2008

Scucire e ricucire


"Un sarto ebreo ricevette da un nobile della sua città l'incarico di cucire un raro capo di vestiario con un tessuto prezioso acquistato a Parigi. Il nobile raccomandò al sarto di realizzare un capolavoro. Il sarto sorrise e rispose che non c'era bisogno di incitamenti perché lui era il migliore della regione. Terminata l'opera portò il vestito dall'illustre cliente, ma ne ricevette in cambio solo ingiurie e accuse di aver rovinato il tessuto. Il sarto frastornato e avvilito andò a chiedere consiglio da reb Yerahmiel che gli disse pressappoco così: "Disfa tutte le cuciture del vestito e poi ricucile esattamente negli stessi punti di prima. Poi riportaglielo". Il sarto seguì lo strano consiglio e riportò il vestito al nobile. Con sua sorpresa il signore fu entusiasta del lavoro e aggiunse anche un premio al salario.Reb Yerahmiel gli spiegò poi: "La prima volta tu avevi cucito con arroganza e l'arroganza non ha grazia. Perciò sei stato respinto. La seconda volta hai cucito con umiltà e il vestito ha acquistato valore". È decisiva l'intenzione, più della perizia, l'ispirazione più della maestria, anche negli umili lavori. Nel libro delle sacre scritture Esodo/Nomi, Dio attraverso Mosè assegna all'eccellente artigiano Betzalèl l'esecuzione di molti lavori utili al culto. Ma prima: "Lo ha riempito, di vento di Elohìm: in sapienza, in intelligenza, in conoscenza e in ogni lavoro" (35,31). La sola abilità tecnica è sterile, vana.Per chi è abituato a considerare solo il prodotto finito e non il modo con cui lo si lavora, per chi giudica l'opera e non l'intenzione, questo racconto è invano".

Erri De Luca, Alzaia, 33

lunedì 21 gennaio 2008

Dall'amore all'amore



"Mademoiselle Rosée tace. Tace, da alcune settimane in modo eloquente. Tace rumorosamente. Tace, ecco la parola giusta: religiosamente. Mademoiselle Rosée è passata senza accorgersene dall'amore per monsieur Gomez all'amore per Dio. Tutto questo è avvenuto con estrema dolcezza. La bellezza dei tulipani gialli non è forse estranea a questo cambiamento. Dio e monsieur Gomez hanno un punto in comune: nessuno dei due risponde all'amore di mademoiselle Rosée - ma con Dio resta una piccola possibilità".

Christian Bobin, L'amore è una piccola cosa... con delle conseguenze meravigliose, 76

Spese alimentari medie per famiglia


Ringraziando Daniele,

sono venuto a conoscenza di questa efficace presentazione delle spese alimentari medie per famiglia, secondo le diverse zone del mondo.

Complimenti chi ha posto in essere questa idea così semplice e chiara!


Cammelli e deserti


Questa foto è considerata tra le più belle dell'anno.
Se guardate attentamente, scoprirete che i cammelli - visti dall'alto - sono delle piccole linee chiare;
le sagome scure sono le ombre!!
Da una foto simile, si potrebbe risalire a una splendida teologia della Luce,
considerando con sapienza ciò che noi vediamo e ciò che c'è dentro e dietro.

domenica 20 gennaio 2008

Papa lavoratore


"Un pericolo della cosiddetta questione sociale è quella di strapparla dalle sue radici cristiane. Ci troviamo qui davanti alla Chiesa di Gesù lavoratore, questo deve dirci qualcosa, deve offrirci delle risposte fondamentali. Una è questa: Gesù Figlio di Dio, incarnato, redentore di tutti gli uomini, per tanti anni della sua vita è stato un lavoratore. Il lavoro di Gesù operaio appartiene così all’opera della redenzione dell’uomo, della redenzione divina dell’uomo.
Carissimi fratelli e sorelle, possiamo dire che appartiene alla grande opera della redenzione dell’uomo anche il lavoro umano, qualunque esso sia. Ed è a questo titolo che parlo. Perché io non sono né imprenditore né sindacalista. Sono stato operaio, operaio per molti anni della mia vita, e porto nel cuore una grande stima per ogni lavoro umano, e soprattutto per il lavoro più umile, così come era umile quello di Gesù. Porto questo come iscritto nel mio cuore, nella mia “biografia”, ma se vi parlo vi parlo in nome di Gesù. È a questo titolo vero che io parlo. Gesù ha compiuto l’opera della redenzione dell’uomo, di tutti gli uomini, attraverso la croce, sì, ma anche attraverso il lavoro. E così il lavoro umano, il vostro lavoro, il lavoro con tutti i suoi problemi appartiene a questa grande, divina opera della redenzione. (...)

Saluto ancora tutti. Il Papa è venuto per tutti, per ciascuno di voi senza distinzioni".


dal saluto di Giovanni Paolo II

a Porto Marghera, 17 giugno 1985