sabato 7 giugno 2008

Vuoto pieno


La meraviglia crea in noi un risucchio d’aria.
L'eterno si inabissa alla velocità della Iuce nello spazio di colpo vuotato di tutto.
C. Bobin, Il distacco dal mondo, 20

Ordinazioni presbiterali


23 nuovi sacerdoti per il popolo di Dio della Diocesi di Milano.
Guarda il video e le news su

venerdì 6 giugno 2008

Chi ha fame si incazza!

Quanto saranno aggressive le migliaia di persone
che non hanno cibo a sufficienza per sfamarsi?
Altro che "buonumore"!

Il menu può aiutare
L'aggressività aumenta a stomaco vuoto
La colpa è della carenza di serotonina, l'ormone che manca anche nella depressione
La «molecola del buon umore», cioè la serotonina, la cui carenza è implicata in disturbi come la depressione, ha un ruolo importante nel controllo dell'aggressività. Lo suggerisce uno studio condotto da Trevor Robbins, dell'università britannica di Cambridge e pubblicato sulla rivista Science, che indica come la serotonina è importante per prendere decisioni che coinvolgono altre persone e per tenere sotto controllo l'aggressività. Quando i livelli di questio neurotrasmettitore scendono, per esempio se si è digiuni (per produrre serotonina servono «materie prime» dal cibo), si è più impulsivi nelle decisioni e più aggressivi verso gli altri. (...)La ricerca (...) suggerisce inoltre che i pazienti con depressione o ansia possono beneficiare di terapie che insegnino loro le strategie per regolare le emozioni nei momenti più delicati, quelli in cui vengono prese delle decisioni insieme ad altri.
http://www.corriere.it/salute/nutrizione/08_giugno_05/aggressivi_stomaco_vuoto_2de6d07c-3314-11dd-83ed-00144f02aabc.shtml

Anoressia e ipocrisia


Che faccia tosta ci vuole a scrivere e a pubblicare
degli articoli così asettici e deresponsabilizzanti
da parte dei mass-media stessi.


Ricerca su 7000 ragazze e 5600 ragazzi
Anoressia: le «colpe» dei genitori e dei mass media
I modelli imposti dai modelli di informazione ma anche le critiche in casa hanno un grosso peso
Washington - I genitori e i modelli imposti dai mass media sarebbero tra i principali responsabili dell'anoressia rispettivamente nei ragazzi e nelle ragazze. Queste le conclusioni di uno studio effettuato dalla Scuola di Medicina di Harvard e pubblicato dalla rivista Archives of Pediatrics e Adolescent Medicine. La ricerca è stata condotta sottoponendo ad un test circa 7mila ragazze e 5.600 ragazzi di età compresa tra i 9 e i 15 anni. Gli studiosi hanno preso in considerazione variabili come la frequenza delle diete, la presenza di modelli televisivi e di eventuali commenti negativi dei genitori sulla forma fisica o sulle abitudini alimentari dei ragazzi. I risultati parlano chiaro: mettersi continuamente a dieta o provare a somigliare a modelli televisivi sarebbero i fattori scatenanti di disordini alimentari per le ragazze di tutte le età. Al contrario, nel caso dei ragazzi, questi comportamenti risulterebbero più frequenti tra i giovani che ricevono commenti negativi sul loro peso da parte dei genitori. Inoltre, secondo gli studiosi, avere una madre che ha sofferto di disordini alimentari costituirebbe un ulteriore fattore di rischio soprattutto per le ragazze con meno di 14 anni. «Questi risultati suggeriscono che le strategie di prevenzione di disturbi alimentari devono essere differenziate in base al sesso e all'età dei soggetti - hanno spiegato i ricercatori - per le ragazze, ad esempio, potrebbe essere utile far si che siano meno influenzate dai modelli veicolati dai mass media, mentre nel caso dei ragazzi, bisognerebbe aiutarli a non interiorizzare troppo i commenti negativi che fanno i genitori sul loro peso».
http://www.corriere.it/salute/nutrizione/08_giugno_03/anoressia_genitori_c6fddcbe-3185-11dd-a85a-00144f02aabc.shtml

giovedì 5 giugno 2008

La Chiesa e le sue colpe

"La purificazione della memoria richiede "un atto di coraggio e di umiltà nel riconoscere le mancanze compiute da quanti hanno portato e portano il nome di cristiani", e si fonda sulla convinzione che "per quel legame che, nel corpo mistico, ci unisce gli uni agli altri, tutti noi, pur non avendone responsabilità personale e senza sostituirci al giudizio di Dio, che solo conosce i cuori, portiamo il peso degli errori e delle colpe di chi ci ha preceduto". Giovanni Paolo II aggiunge: "Come successore di Pietro, chiedo che in questo anno di misericordia la Chiesa, forte della santità che riceve dal suo Signore, si inginocchi davanti a Dio e implori il perdono per i peccati passati e presenti dei suoi figli". Nel ribadire, poi, che "i cristiani sono invitati a farsi carico, davanti a Dio e agli uomini offesi dai loro comportamenti, delle mancanze da loro commesse", il Papa conclude: "Lo facciano senza nulla chiedere in cambio, forti solo dell''amore di Dio che è stato riversato nei nostri cuori' (Rm 5,5)".
Commissione Teologica Internazionale,
Memoria e riconciliazione: la Chiesa e le colpe del passato
Il testo completo in

Erri De Luca - Considero Valore

Preghiera reciproca, fraterna, gratuita


«Ricordati anche di questo: ogni giorno, anzi, ogni volta che puoi, ripeti dentro di te: “Signore, abbi pietà di tutti quelli che oggi sono comparsi dinanzi a Te”. Perché a ogni ora, a ogni istante, migliaia di uomini finiscono la loro vita su questa terra, e le loro anime si presentano al Signore. E quanti uomini lasciano la terra in completa solitudine, senza che nessuno lo sappia, tristi e angosciati, perché nessuno li piange e nessuno sa neppure che hanno vissuto! Allora, forse, dall'estremo opposto della terra si leva in quel momento la tua preghiera al Signore per la pace di colui che sta morendo, sebbene tu non l'abbia conosciuto affatto, né lui abbia conosciuto te. Come si commoverà la sua anima quando sentirà, nell'attimo in cui sarà giunta davanti a Dio piena di timore, che qualcuno prega anche per lei, che sulla terra è rimasto un essere umano che ama anche lei. E Dio sarà misericordioso con tutti e due; perché, se tu hai avuto tanta pietà di quell'uomo, quanta più ne avrà Lui, che è infinitamente più misericordioso e più amoroso di te! E gli perdonerà per amor tuo».
F.Dostoevskij, I fratelli Karamazov
grazie a LT

mercoledì 4 giugno 2008

Auguri per i primi sei mesi!


Il dramma della prostituzione

E' stata inviata la nuova Newsletter del sito SeiTreSeiUno,
dedicata al tema della prostituzione.

Sesso a pagamento per oltre 100 mila milanesi, un uomo su tre
Volontari: salvate dalla strada 436 lucciole. I clienti sono soprattutto uomini sposati.
Le prostitute sono oltre 2.500. E c'è chi cerca di «regolarizzarle» spacciandole per badanti
Oltre centomila milanesi — un uomo su tre — a Milano ha fatto sesso con una prostituta. Una o più volte. (...) In gran parte i clienti sono uomini sposati (70 per cento) e con un titolo di studio. In crescita i giovani. Sempre secondo le stime del Forum, a offrire sesso a pagamento a Milano sono 2.500 donne (l'approssimazione è per difetto e non tiene conto di travestiti e trans). In media una prostituta porta a termine dieci prestazioni al giorno. La «concorrenza» delle immigrate ha abbassato i prezzi: si parte da 30 euro per arrivare ai 1.500 delle ragazze che arrotondano i cachet di provini e sfilate. A livello nazionale si parla di 9 milioni di clienti per 70 mila prostitute. Il fenomeno ha diverse facce: si vende sesso per strada ma anche nelle case, sotto la copertura di centri estetici, centri massaggi, società che procacciano hostess. E l'elenco potrebbe continuare ancora a lungo. «Gli anni passano ma le storie si ripetono - commenta don Luigi Ciotti dell'associazione gruppo Abele - . Oggi il negozio si è trasformato in mercato e la proprietà dei corpi è in mano a cartelli criminali. Dopo aver scoperto il più redditizio commercio di droga, le nostre mafie hanno lasciato spazio a quelle internazionali». (...)Grazie ai fondi comunali e all'impegno delle associazioni non profit (in prima linea la Caritas) dal 2004 o oggi a Milano 436 donne sono state strappate alla vita di strada e ai loro sfruttatori. L'osservatorio regionale sulla tratta (...), nel 2007 ha contattato 4.000 prostitute/i di cui 1.616 a Milano. Otto su dieci dichiarano di essere arrivate in Italia senza sapere quale era il loro destino. «Al bando i moralismi: ci sono sempre state e probabilmente ci saranno sempre persone che scelgono di vendere il proprio corpo per danaro — riflette Fulvia Colombini, della segreteria Cgil di Milano —. Il punto è che nessuno deve essere obbligato. La vera battaglia e sconfiggere sfruttatori e aguzzini». Spesso le donne dell'Est vengono tenute per strada o in appartamento grazie all'arma del ricatto. Rischiano ritorsioni nei confronti dei familiari. E c'è chi cerca di regolarizzarle spacciandole per badanti. (...).
Rita Querzé
http://www.corriere.it/vivimilano/cronache/articoli/2008/05_Maggio/27/salvate_lucciole.shtml
Vedi anche
http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/cronaca/prostituzione-divieti/rapporto-prostituzione/rapporto-prostituzione.html

martedì 3 giugno 2008

Gioele Dix - Contro gli abbaglianti

Se non giocano i bambini, chi giocherà?


Se i bambini non giocano più

Dalla Gran Bretagna all'Italia cresce l'allarme: i nostri figli non sanno divertirsi nè stare da soli
di Flavia Amabile
Gli inglesi hanno scoperto che i loro bambini non giocano e ora lanciano l’allarme. Tutto nacque un anno fa quando il rapporto dell’Unicef sul benessere dei bambini inflisse un umiliante ultimo posto agli inglesi in quanto a benessere dei loro figli: ventunesimi su ventuno Paesi. (...) In Inghilterra andarono in crisi e partirono le analisi per capire dove avevano sbagliato. Un’inchiesta è stata realizzata dalla Bbc: un team ha seguito con la videocamera 25 bambini nati dopo il 2000 in varie parti del Paese. Per ognuno furono filmate 48 ore di vita: le prime 24 durante un giorno di scuola, le seconde durante un giorno a casa. (...) il caso di Tyrese: in un’intera giornata ha avuto solo 25 minuti per giocare in santa pace e quando va al parco con la sorella più grande appare sola e annoiata, non sa nemmeno come divertirsi. I bambini inglesi non giocano e non sono per nulla abituati a stare da soli. Due su tre di quelli che hanno da otto a dieci anni delle interviste realizzate, non sono mai stati in un negozio o in un parco senza adulti e uno su tre non ha mai giocato fuori casa senza un adulto.C’è da preoccuparsi, avverte Tim Gill, esperto di bimbi e giochi. «I bambini di oggi vivono da prigionieri, non hanno alcuna opportunità di incontrare altre persone e di esplorare il territorio intorno a loro». Non esplorano per nulla, infatti, i bambini, restano in casa. Quelli inglesi guardano la televisione più di tutti gli altri bambini europei. Due su tre hanno anche l’apparecchio in camera. Uno dei bambini dell’inchiesta ha trascorso quasi nove ore della sua giornata a casa passando da uno schermo all’altro, un altro sette ore a giocare con un videogame. Perlomeno sono al sicuro, verrebbe da pensare. Tanya Byron, psicologa, spiega a Tessa Livingstone: «Ormai hanno più probabilità di incontrare un pedofilo su Internet che in un parco». Il consiglio della dottoressa Byron, allora, è di dare l’opportunità ai propri figli di andare in giro, nella vita reale, con gruppi di coetanei sotto la guida di adulti. «In questo modo possono fare esperienza e li si può controllare. In Internet no». E poi c’è il problema di come si parla ai propri figli. Due genitori su tre hanno con i loro figli una conversazione di puro servizio e solo una famiglia su tre chiacchiera a lungo con loro. Poveri bimbi inglesi, insomma, ma anche quelli italiani non sono messi poi tanto meglio. Dai dati raccolti dal Centro di documentazione e analisi per l’infanzia di Firenze risulta che il 44% dichiara di giocare da solo. Il 95% di quelli che hanno tra i 3 e i 10 anni durante i giorni non festivi giocano prevalentemente nella propria abitazione. E da una ricerca realizzata nel 2002 da Disney Interactive fra psicologi e pedagogisti risultava che i papà giocavano con i propri figli in media mezz’ora. E solo il 5% degli esperti riteneva che una mamma passasse più di tre ore al giorno con i propri figli. Per quanto riguarda la tv, l’ultima ricerca Eurispes del 2007, sottolinea che tre bambini su dieci tra i 7 e gli 11 anni affermano di non poter rinunciare alla televisione, mentre il 20,2% preferisce la Playstation. Il 44,6% rimane davanti alla televisione per un lasso di tempo che va da una a due ore, mentre tra chi gioca il 39% arriva fino a due ore. Oltre la metà dei bambini sono seguiti da un adulto nell'utilizzo della tv, ma quasi quattro bambini su dieci possono guardarla senza alcun controllo da parte di adulti. Il 37,1% dei bambini guarda la Tv per passare il tempo. E un bambino su tre dai 7 agli 11 anni (33,6%) si collega ad Internet da solo.

lunedì 2 giugno 2008

Finalmente!


Caso Cogne: l'irresponsabilità dei media di fronte ad una dolorosa vicenda umana
(...) «Il caso Cogne – sostiene Massimo Milone, presidente dell’Ucsi (Unione cattolica stampa italiana). – è stata una seconda rivoluzione, dopo la prima, che, a livello planetario, è stata rappresentata dalla morte e dai funerali di Lady Diana in diretta televisiva come grande evento mediatico. In Italia, con il caso Cogne è stato registrato il “processo dei processi” in diretta televisiva».
Specchio della società - Per Milone, questo modo di fare tv svela, appunto, delle “ombre”: «Il caso Cogne deve far riflettere tutta la comunità del giornalismo radio-televisivo pubblico e privato e la carta stampata, che su questo caso, come su quello di Erika, ha riprodotto sulle sue pagine un’informazione a “rotocalco televisivo”. Infatti, spettacolarizzazione, approssimazione e una dose di cinismo sono emersi prepotentemente in questi anni nella nostra professione». E qui sono in ballo «la responsabilità individuale dei giornalisti e la responsabilità dei direttori di testate rispetto alle linee da adottare». La televisione oggi, per il presidente dell’Ucsi, è anche «lo specchio di una società sempre più consumistica, del prodotto usa e getta e dell’antenna satellitare, dove si registra una caduta di valori forti, come la famiglia tradizionale, il rispetto della donna, dei minori, degli anziani, dei soggetti più deboli». Insomma, «ad una società liquida corrisponde un’informazione leggera, pericolosamente spettacolarizzata, che non fa analisi critica e articolate verifiche, ma dà risposte più che altro pruriginose». Ad avviso di Milone, «la responsabilità maggiore ovviamente è del servizio pubblico, che è strumento sempre finalizzato al bene comune. Come giornalisti, abbiamo il diritto-dovere di dare notizie, dopo attente verifiche, nel pluralismo informativo, ma dobbiamo sentire la responsabilità che dietro ogni notizia c’è una persona, una famiglia, un contesto, la storia di un paese».
Un'informazione spudorata - Nel caso di Cogne, invece, si è andati nella direzione opposta, con «un’informazione spudorata e oltre i limiti della decenza», e «a perdere è stato il rispetto che è necessario avere per una grande tragedia». Parola di Pasquale Andria, presidente del Tribunale dei minori di Potenza. «Mentre prendiamo atto che c’è stata una sentenza definitiva di condanna, confermata dall’esito dei tre gradi di giudizio – afferma il magistrato – sono rimasto colpito molto negativamente dall’uso sconsiderato che si è fatto dal punto di vista massmediologico di questa vicenda, che è quasi un’icona della società della comunicazione di massa, capace di violare tutti i limiti possibili del dolore e del rispetto delle persone». La protagonista della storia, oggi condannata, «è stata tra gli artefici di questa spettacolarizzazione, in cui sono coinvolte altre persone, anche dei bambini». Come i figli di Annamaria Franzoni «costretti ad una sovraesposizione mediatica, ma dal punto di vista di un recupero dell’etica e della deontologia dell’informazione i media non dovrebbero indulgere a queste forme insopportabili e intollerabili».
Banalizzazione del dolore - Per il presidente del tribunale dei minori di Potenza, «un conto è informare, un conto fare della informazione materia di spettacolo. Si è arrivati persino a ricostruire in televisione, con un plastico della villa teatro del delitto, tutti i momenti dell’episodio delittuoso». Non solo la tv è sul banco degli imputati. «Ho molte riserve sul fatto che alcuni esperti si siano prestati a essere comprimari di questa spettacolarizzazione. Talune trasmissioni televisive hanno fatto, sul caso, servizi a puntate, quasi una telenovela, sempre con gli stessi protagonisti. Anche qui si pone un problema di deontologia, come nel caso di chi svolge determinate funzioni o professioni e si pronuncia in modo così tranciante su fatti di cui non si ha cognizione diretta o un ruolo preciso. Questo per rispetto della propria professionalità e di coloro che invece esercitano quel ruolo in quel processo». Il caso di Cogne, insomma, per il magistrato, è «un episodio che grida vendetta per come è stato gestito dai mass media e da chi si è prestato all’operazione di spettacolarizzazione dei mass media». Che poi significa «anche banalizzazione della percezione del dolore da parte del pubblico: il dolore che diventa spettacolo perde la sua consistenza reale e non è più capace di suscitare emozioni vere, ma soltanto curiosità e morbosità».

Festa della Repubblica


L'Ufficio Stampa della Presidenza della Repubblica rende noto il testo del messaggio che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della Festa Nazionale della Repubblica ha rivolto dalle sale del Quirinale in cui è ospitata la mostra "L'Eredità di Luigi Einaudi":
"Per voi che ascoltate auguro innanzitutto che la festa del 2 giugno possa rappresentare un momento di serenità. Ricordiamo in queste settimane – con la mostra che vedete – la figura di Luigi Einaudi, grande studioso, maestro di vita civile e uomo delle istituzioni, che nel 1948 fu eletto Presidente della Repubblica. Ma questa giornata è l’occasione per ricordare anche come nacque, oltre sessant’anni fa, la Repubblica: tra grandi speranze e potendo contare sulla volontà allora diffusa tra gli italiani di ricostruire e far rinascere il paese, in un clima di libertà, attraverso uno sforzo straordinario di solidarietà e unità. E’ qualcosa che vale la pena di ricordare perché l’Italia, divenuta un paese altamente sviluppato, avrebbe oggi bisogno di uno sforzo simile, per la complessità dei problemi che sono dinanzi alla società e allo Stato, in un mondo profondamente mutato. Riuscimmo in quegli anni lontani a risalire dall’abisso della guerra voluta dal fascismo, e a guadagnare il nostro posto tra le democrazie occidentali. E abbiamo poi superato tante tensioni e prove. Non possiamo ora permetterci di fare un passo indietro ; sapremo – ne sono certo – uscire dalle difficoltà e farci valere ancora una volta, grazie a un forte impegno e slancio comune. Su quali basi un rinnovato sforzo della nostra comunità nazionale debba poggiare, lo dicono i principi e gli indirizzi della Costituzione che la Repubblica si diede sessant’anni fa, in meno di due anni dal referendum e dalle elezioni del giugno 1946. Ma non posso tacere la mia preoccupazione, in questo momento, per il crescere di fenomeni che costituiscono invece la negazione dei principi e valori costituzionali: fenomeni di intolleranza e di violenza di qualsiasi specie, violenza contro la sicurezza dei cittadini, le loro vite e i loro beni, intolleranza e violenza contro lo straniero, intolleranza e violenza politica, insofferenza e ribellismo verso legittime decisioni dello Stato democratico. Chiedo a quanti, cittadini e istituzioni, condividano questa preoccupazione, di fare la loro parte nell’interesse generale, per fermare ogni rischio di regressione civile in questa nostra Italia, che sente sempre vive le sue più profonde tradizioni storiche e radici umanistiche. Costruiamo insieme un costume di rispetto reciproco, nella libertà e nella legalità, mettiamo a frutto le grandi risorse di generosità e dinamismo che l’Italia mostra di possedere. Buona festa della Repubblica a tutte le italiane e gli italiani."
http://www.quirinale.it/

domenica 1 giugno 2008

Magie della prospettiva


Guardate le meraviglie di questa artista dei marciapiedi!

Tutti ciechi?!


Non c'è peggior cieco
di Massimo Gramellini
Che un finto cieco sia riuscito a farsi assumere dal penitenziario di Taranto come centralinista, in virtù di un certificato medico falso rilasciato da un medico vero, non ha più la forza di stupirmi. Riesce invece a procurarmi ancora un lieve barcollio la seconda parte della notizia: ci sono voluti 24 anni perché il truffatore venisse scoperto dai carabinieri, insospettiti da un filmato in cui il finto cieco leggeva il giornale. In effetti, leggere il giornale è diventato un comportamento così eccentrico da attirare immediatamente l’attenzione. Se il furbacchione si fosse limitato a contemplare una valletta desnuda dentro il televisore, avrebbe dato molto meno nell’occhio. Ma non divaghiamo. Ogni mattina, per 24 anni, il non vedente che ci vedeva è andato al lavoro guidando la sua automobile. Per 24 anni, ogni mattina, gli addetti alla sorveglianza lo hanno lasciato entrare senza che la scena di un cieco versione Schumacher li insospettisse minimamente. Le telecamere dell’istituto di pena lo hanno ripreso migliaia di volte mentre parcheggiava l’auto nello spazio apposito e saliva le scale per recarsi al suo bugigattolo. Almeno due generazioni di agenti di custodia hanno parlato, scherzato, litigato e fatto la pace con lui. Tutti orbi? In questo Paese, dove il desiderio di non avere grane e la tentazione perenne all’accomodamento riducono il campo visivo di troppi uomini al livello di Polifemo, l’unico a vederci benissimo era lui, il finto cieco. E che adesso nessuno si azzardi a trascinarlo in tribunale. Altrimenti qualche avvocato si alzerà a dare la lieta novella: «Era cieco, ma ora ci vede: miracolo!»