sabato 31 maggio 2008

Tentare l'impossibile


"Se il matrimonio fosse soltanto l'unione d'un uomo e di una donna, non sarebbe così pesante. Perché esiste anche un sinistro rinchiudersi della coppia, si hanno molteplici varianti d'egoismo o d'autismo a due.Questo è ciò che rende il matrimonio così forte e così indistruttibile: unire un uomo e una donna attorno a un progetto. A un progetto folle. Spesso votato all'insuccesso. A una sfida quasi impossibile da realizzare e imperiosa da osare. Il dramma sarebbe non tentare l'impossibile, rimanere, per una vita intera, alla misura di quel che si può".
Ch. Singer, Elogio del matrimonio, del vincolo e di altre follie, 17-18

Con grande dispiacere

Madre Stress
di Massimo Gramellini
Prima di crocifiggere come madre snaturata la signora di Lecco che ha scordato la figlia di 2 anni in macchina nel giorno del suo compleanno, vorrei che pensassimo a tutte le volte in cui sarebbe potuto succedere alle tantissime donne che ne condividono la vita. Come ogni mattina la signora di Lecco si era alzata per prima, in modo da preparare la colazione al marito e ai figli, aveva controllato che i due più grandi si fossero lavati i denti e avessero messo la merenda nello zainetto, aveva ripassato con loro le tabelline e la grammatica. Poi, mentre il marito li portava a scuola, si era gettata sulla più piccola: nutrendola, lavandola, vestendola, caricandola in auto per parcheggiarla dalla baby sitter, prima di raggiungere l’istituto in cui insegnava e dove sarebbe stata travolta dalle rimostranze della preside, dalle gelosie delle colleghe, dai lamenti dei genitori, dal frastuono degli alunni. A un certo punto, nell’ingranaggio folle della sua esistenza si è insinuato un buco: la donna ha dimenticato di passare dalla baby sitter oppure si sarà convinta di averlo fatto (capita, con i gesti abitudinari). Ha parcheggiato l’auto davanti alla scuola e si è lasciata travolgere dal lavoro fino all’ora di pranzo, quando una telefonata del marito le ha riacceso la luce. Si è scaraventata in strada, ma era tardi: la bimba agonizzava dietro i vetri chiusi ed è morta subito dopo per arresto cardiaco. Prima di crocifiggere come madre snaturata la signora di Lecco, vorrei che ringraziassimo il destino perché ha il pudore di tramutarsi in dramma così di rado. Altrimenti il ritmo dissennato delle nostre vite provocherebbe ogni giorno una carneficina.
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=455&ID_sezione=56&sezione=

venerdì 30 maggio 2008

Il Cardinale


Intervista al card. Martini:


Da non perdere... una sapienza commovente.

Vorrei che certe cose non esistessero più


Si racconta che l'ebreo Paul Ariel Spitzer, una fresca mattina di maggio del 1946, entrò nel Café Herrenhof di Vienna e, insieme alla colazione, chiese il Völkischer Beobachter, il giornale ufficiale del partito nazionalsocialista. Durante quegli interminabili anni di orrore, la propaganda del regime si era diffusa a macchia d’olio grazie alla distribuzione capillare di quel giornale: un milione e settecentomila copie nel 1944! «Ma non c’è più, signore! Non lo stampano più!», fu la risposta stupita del giovane cameriere. Tutti lo sapevano: la seconda guerra mondiale era finita da un anno e certi giornali non esistevano più. Eppure, il giorno dopo, quel distinto signore ebreo tornò in quello stesso caffè e chiese di nuovo a quello stesso cameriere: «Il Völkischer Beobachter, per favore!». La risposta fu ancora: «Non c’è più, signore!». La stessa scena si ripeté nei giorni seguenti, finché quel cameriere, non potendone più, domandò: «Mi scusi, signore! Perché ogni giorno mi chiede questo giornale, se ogni volta le ripeto che non esiste più?». Il signor Spitzer, con una calma strana dipinta sul volto, gli rispose: «Appunto per questo glielo chiedo: per sentirmi dire che certe cose non esistono più!».

martedì 27 maggio 2008

Recensione del concerto


Il menestrello incanta Varese
Branduardi canta le radici dell’Europa, le radici dell’Insubria.
Si è svolto lunedì sera al teatro Apollonio di Varese il tanto atteso concerto del cantautore varesino Angelo Branduardi, promosso dall’associazione culturale Terra Insubre, che ha voluto il cantante come padrino all’apertura della seconda edizione della kermesse culturale "Insubria, terra d’Europa". Numerosissimo il pubblico. Quasi mille persone in sala hanno riservato un’accoglienza davvero calorosa all’artista che per circa due ore ha regalato la sua musica e la sua arte ai presenti. "Io sono il Trovatore e sempre vado per paesi e città. Ora che sono arrivato fin qui, lasciate che prima di partire io canti". Sono queste le parole che aprono il concerto, dando spazio alla musica intesa come il moderno "trovatore" la vuole donare agli ascoltatori. Un’arte che trascende la realtà, una musica che parte dalla spiritualità e giunge per un percorso naturale alla corporeità, una musica che sa far chiudere gli occhi e guardare oltre la porta chiusa. Lo spettacolo si divide in tre diversi momenti in ognuno dei quali si palesa un modo diverso di fare musica. La prima parte è dedicata alle opere francescane ed a San Francesco, più spirituale. Nella seconda parte i riflettori sono puntati su "sua Maestà il violino", come lo definisce lo stesso Branduardi, "strumento che racchiude in sé un’anima arcaica e moderna. Si dice che non sia il musicista a suonare il violino, ma che sia il violino a suonare il musicista, ed è vero. Per questo si credeva che questo fosse lo strumento del diavolo". Vengono proposti i classici del repertorio quali alla "Fiera dell’est", "Cogli la prima mela" ed il "Ballo in fa diesis minore" eseguite dal maestro accompagnato unicamente dal suo strumento e cantate dal pubblico. Nel terzo momento c’è spazio invece per la musica per sottrazione. Suonare creando silenzi, generando una sospensione nel tempo e nello spazio, creando un'incoscienza magico religiosa. "Alle radici d’Europa" non è stato un semplice concerto. E’ stata una performance musicale, teatrale e poetica. Ha saputo creare nel teatro di Varese un piccolo microcosmo di arte intesa a 360 gradi. Ad accompagnare i presenti in questo meraviglioso momento Angelo Branduari, il moderno trovatore, affiancato da tre valenti musicisti, Leonardo Pieri alle tastiere e parte armonica, Davide Ragazzoni alla batteria e percussioni, Stefano Olivato al basso e contrabbasso, che hanno deliziato tutti con la loro arte. Elisa Penati



Il video dell'inizio del concerto:

Avviso

Domani e dopo niente post: sarò via!!
Vado qui:




indovina dov'è!!

Sguardi


"Personalmente non ho mai avuto dubbi in proposito: la carità comincia dallo sguardo. Diceva Simone Weil: «Una delle verità fondamentali del cristianesimo, verità troppo spesso misconosciuta, è questa: ciò che salva è lo sguardo». L'adultera, come del resto Zaccheo e tanti altri, deve la propria salvezza a uno sguardo. Lo sguardo di Gesù è, in un certo senso, creatore. Chiama all'esistenza una persona. Risveglia il suo essere autentico, reale.Ed è anche uno sguardo rivelatore. Perché manifesta all'uomo le sue vere possibilità, la sua vera dimensione.Mi sembra molto significativa questa testimonianza che ho letto su un giornale: «Conoscevo una persona accanto alla quale ognuno non solo si sentiva se stesso, ma il più, il meglio di se stesso. Quando chiesi a quella persona qual era il suo segreto, mi rispose con tutta semplicità: "Basta mettere a fuoco la persona che ti sta dinanzi come se al mondo null'altro vi fosse che l'interesse di questa persona"».
A. Pronzato, Le donne che hanno incontrato Gesù, 50

Nonviolenza


"Ogni violento presume di essere coraggioso, ma la maggior parte dei violenti sono dei vili. Il nonviolento, invece, nel suo rifiuto a difendersi è sempre un coraggioso. Lo scaltro, che adula il tiranno per trarne profitto e protezione, o per tendergli una trappola, non rifiuta la violenza bensì gioca con essa al più furbo. La scaltrezza è violenza, doppiata di vigliaccheria ed imbottita di tradimento. La nonviolenza è al polo opposto della scaltrezza: è un atto di fiducia dell’uomo e di fede in Dio, è una testimonianza resa alla verità fino alla conversione del nemico".
Il testo completo su:

lunedì 26 maggio 2008

Di passaggio


Gustoso aneddoto chassidico, che narra di uno straniero recatosi a far visita a un rabbino. Entrando in casa dello studioso della legge mosaica, il viaggiatore si stupì nel vedere che questi vivesse in una sola stanza con tanti libri, ma quasi senza mobili. «Rabbì, dove sono i tuoi mobili?»: domandò il visitatore. Il rabbino, senz’alcun imbarazzo, rispose: «E i tuoi dove sono?». Senza pensarci un attimo, lo straniero replicò: «Che domanda! Sono in viaggio. Non ho mobili!». E il rabbino, sorridendo compiaciuto, concluse: «Anch’io sono solo di passaggio su questa terra».

Xenofobia e solitudine


Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perchè mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perchè non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno a protestare.
Martin Niemöller
grazie a: http://www.alessandrorobecchi.it/

domenica 25 maggio 2008

Desolazione

Ecco a voi due link a forum che commentano la recensione al libro del card. Martini:
http://www.crismon.it/forum/showthread.php?p=96627
http://www.effedieffe.com/content/view/3305/183/

Mi domando se loro e io abbiamo letto lo stesso Vangelo,
quello che COMANDA l'amore persino per i nemici,
figuriamoci per i confratelli cristiani.

Ma soprattutto NON mi domando più come possa esistere chi non crede nella Bella Notizia:
visto come e da chi è "difesa", mi sorprendo come possa esserci ancora qualcuno che osi ritenerla credibile.

Ringrazio la Herder per aver pubblicato il libro
(qualcuno di voi immagina come mai non sia stato pubblicato in italiano??!!),
e consiglio l'acquisto:
http://www.herdershop24.de/index.php?sid=aa9052cbb819ed6d149e598672dbbfcb&cl=details&anid=1540016&listtype=search&searchparam=Martini

don Chisciotte

Consolazione


Si tratta solo di una recensione;
invito me e voi a leggere il libro intero!!
Martini, il Cardinale e Dio. Il testamento del cardinale
Repubblica — 19 maggio 2008
Nell'ultima stagione della sua vita Carlo Maria Martini si confessa ad un confratello austriaco e ne nascono i "Colloqui notturni a Gerusalemme", appena editi da Herder in Germania, che rappresentano il suo testamento spirituale. Confessa di essere stato anche in conflitto con Dio, elogia Martin Lutero, esorta la Chiesa al coraggio di riformarsi, a non allontanarsi dal Concilio e a non temere di confrontarsi con i giovani. Un vescovo, rammenta, deve saper anche osare, come quando lui andò in carcere a parlare con militanti delle Brigate Rosse "e li ascoltai e pregai per loro e battezzai pure una coppia di gemelli di genitori terroristi, nata durante un processo". Da vescovo ha spesso chiesto a Dio: «Perché non ci dai idee migliori? Perché non ci rendi più forti nell' amore e più coraggiosi nell' affrontare i problemi attuali? Perché abbiamo così pochi preti?». Oggi, entrato in uno stato d' animo crepuscolare, confida di domandare a Dio di non essere lasciato solo. Nell' ultima stagione della sua vita Carlo Maria Martini si confessa ad un confratello austriaco e ne nascono i "Colloqui notturni a Gerusalemme", appena editi da Herder in Germania, che rappresentano il suo testamento spirituale. Confessa di essere stato anche in conflitto con Dio, elogia Martin Lutero, esorta la Chiesa al coraggio di riformarsi, a non allontanarsi dal Concilio e a non temere di confrontarsi con i giovani. Un vescovo, rammenta, deve saper anche osare, come quando lui andò in carcere a parlare con militanti delle Brigate Rosse «e li ascoltai e pregai per loro e battezzai pure una coppia di gemelli di genitori terroristi, nata durante un processo». Con padre Georg Sporschill, gesuita anche lui, l' ex arcivescovo di Milano è di una sincerità totale. Sì, ammette, «ho avuto delle difficoltà con Dio». Non riusciva a capire perché avesse fatto patire suo Figlio in croce. «Persino da vescovo qualche volta non potevo guardare un crocifisso perché l' interrogativo mi tormentava». E neanche la morte riusciva ad accettare. Dio non avrebbe potuto risparmiarla agli uomini dopo quella di Cristo? Poi ha capito. «Senza la morte non potremmo darci totalmente a Dio. Ci terremmo aperte delle uscite di sicurezza». E invece no. Bisogna affidare la propria speranza a Dio e credergli. «Io spero di poter pronunciare nella morte questo SI' a Dio». Però, se potesse parlare con Gesù, Carlo Maria Martini gli chiederebbe «se mi ama nonostante le mie debolezze e i miei errori e se mi viene a prendere nella morte, se mi accoglierà». I discorsi di Gerusalemme sono come un lungo simposio notturno, senza bevande, alimentati soltanto dallo scorrere dei ragionamenti, rassicurati dalle ombre calde di una sera che si prolunga fino all' alba. C' è stato un tempo - racconta - in cui "ho sognato una Chiesa nella povertà e nell' umiltà, che non dipende dalle potenze di questo mondo. Una Chiesa che concede spazio alle gente che pensa più in là. Una Chiesa che da coraggio, specialmente a chi si sente piccolo o peccatore. Una Chiesa giovane. Oggi non ho più di questi sogni. Dopo i settantacinque anni ho deciso di pregare per la Chiesa". Eppure a ottantun anni il cardinale, grande biblista, non rinuncia a suggerire alla Chiesa di avere coraggio e di osare riforme. è essenziale avere la capacità di andare incontro al futuro. Il celibato, spiega, deve essere una vera vocazione. Forse non tutti hanno il carisma. Affidare ad un parroco sempre più parrocchie o importare preti dall' estero non è una soluzione. "La Chiesa dovrà farsi venire qualche idea. La possibilità di ordinare viri probati (cioè uomini sposati di provata fede, ndr) va discussa". Persino il sacerdozio femminile non lo spaventa. Ricorda che il Nuovo Testamento conosce le diaconesse. Ammette che il mondo ortodosso è contrario. Ma racconta anche di un suo incontro con il primate anglicano Carey, al tempo in cui la Chiesa anglicana era in tensione per le prime ordinazioni di donne - sacerdote (avversate dal Vaticano). "Gli dissi per fargli coraggio che questa audacia poteva aiutare anche noi a valorizzare di più le donne e a capire come andare avanti". Sul sesso il cardinale invita i giovani a non sprecare rapporti ed emozioni, imparando a conservare il meglio per l' unione matrimoniale, ma non ha difficoltà a rompere tabù, cristallizzatisi con Paolo VI, Wojtyla e di Ratzinger. "Purtroppo l' enciclica Humanae Vitae ha provocato anche sviluppi negativi. Paolo VI sottrasse consapevolmente il tema ai padri conciliari". Volle assumersi personalmente la responsabilità di decidere sugli anticoncezionali. "Questa solitudine decisionale a lungo termine non è stata una premessa positiva per trattare i temi della sessualità e della famiglia". A quarant' anni dall' enciclica, dice Martini, si potrebbe dare un "nuovo sguardo" alla materia. Perché la Bibbia, ricorda, è molto sobra nelle questioni sessuali. Assai netta è soltanto nel condannare chi irrompe, distruggendo, in un matrimonio altrui. Chi dirige la Chiesa, sottolinea, oggi può "indicare una via migliore dell' Humanae Vitae". Il Papa potrebbe scrivere una nuova enciclica. E l' omosessualità? Il porporato ricorda le dure parole della Bibbia, ma rammenta anche le pratiche sessuali degradanti dell' antichità. Poi aggiunge delicatamente: "Tra i miei conoscenti ci sono coppie omosessuali, uomini molto stimati e sociali. Non mi è stato mai domandato né mi sarebbe venuto in mente di condannarli". Troppe volte, soggiunge, la Chiesa si è mostrata insensibile, specie verso i giovani in questa condizione. C' è un filo rosso che lega i suoi ragionamenti nella quiete di Gerusalemme. I credenti non hanno bisogno di chi instilli loro una cattiva coscienza, hanno bisogno di essere aiutati ad avere una "coscienza sensibile". E vanno stimolati continuamente a pensare, a riflettere. "Dio non è cattolico", era solita esclamare Madre Teresa. "Non puoi rendere cattolico Dio", scandisce Martini. Certamente gli uomini hanno bisogno di regole e confini, ma Dio è al di là delle frontiere che vengono erette. "Ci servono nella vita, ma non dobbiamo confonderle con Dio, il cui cuore è sempre più largo". Dio non si lascia addomesticare. Se questa è la prospettiva ci si può rivolgere con spirito più aperto al non credente o al seguace di un' altra religione. Con chi non crede ci si può confrontare sui fondamenti etici, che lo animano. Ed è bello camminare insieme a chi ha una fede diversa. "Lasciati invitare ad una preghiera con lui - suggerisce con mitezza Martini - portalo una volta ad un tuo rito. Ciò non ti allontanerà dal cristianesimo, approfondirà al contrario il tuo essere cristiano. Non avere paura dell' estraneo".Per il cardinale la grande sfida geopolitica contemporanea è lo scontro delle civiltà. Conoscono davvero i cristiani il pensiero e i pensieri dei musulmani - si chiede Martini - e come fare per capirsi? Tre sono le indicazioni. Abbattere i pregiudizi e l' immagine del nemico, perché i terroristi non possono davvero fondarsi sul Corano. Studiare le differenze. Infine avvicinarsi nella pratica della giustizia, perché l' Islam in ultima istanza è una religione figlia del cristianesimo così come il cristianesimo è figliato dal giudaismo. La regola aurea del cristiano - Martini lo ribadisce in questo suo scritto che assomiglia tanto ad un testamento spirituale - è "Ama il tuo prossimo come te stesso". Anzi, spiega con la precisione dello studioso della Bibbia, Gesù dice di più: "Ama il tuo prossimo perché è come te". Da lì sorge l' imperativo a praticare giustizia. è terribile, insiste Martini, invocare magari Dio nella costituzione europea, e poi non essere coerenti nella giustizia. E qui il cardinale di Santa Romana Chiesa tira fuori il Corano e legge la splendida sura seconda. Non si è giusti, se ci si inchina per pregare a oriente o a occidente. Giusto è colui che crede in Allah e nell' Ultimo Giudizio. Giusto è colui che "pieno di amore dona i suoi averi ai parenti, agli orfani, ai poveri e ai pellegrini". Chi fa l'elemosina e riscatta gli incarcerati. "Costui è giusto e veramente timorato di Dio". Poi torna riflettere sull' Al di là. C'è l' Inferno? Sì. "Eppure ho la speranza che Dio alla fine salvi tutti". E se esistono persone come un Hitler o un assassino che abusa di bambini, allora forse l' immagine del Purgatorio è un segno per dire: "Anche se tu hai prodotto tanto inferno (sulla terra) forse dopo la morte esiste ancora un luogo dove puoi essere guarito". Non finirebbero mai i discorsi notturni di Gerusalemme. Lo si capisce dall' andamento quieto delle domande e delle risposte. Come onde che si susseguono. Martini nel frattempo è rientrato in Lombardia, fiaccato dal Parkinson. A chi lo ascolta, lascia questo segnale: "Possiamo anche lottare con Dio come Giacobbe, dubitare e dibatterci come Giobbe, rattristarci come Gesù e le sue amiche Marta e Maria. Anche questi sono sentieri che portano a Dio".
Marco Politi

Segni di decadimento


Un brutt'applauso
di Massimo Gramellini
Dei tre minuti di silenzio osservati dai cinesi per le vittime del terremoto colpiva soprattutto una cosa: il silenzio. Nelle immagini televisive nulla sembrava poter distogliere dal loro rigore quei corpi immobili e quelle labbra serrate. Un miliardo e trecentomila persone capaci di tenere la bocca chiusa e le mani ferme per tre minuti (il totale fa 7415 anni di silenzio: praticamente un’era glaciale). Il confronto con i funerali della ragazza di Niscemi assassinata dai coetanei non avrebbe potuto essere più deprimente. Applausi scroscianti alla bara, persino durante l’esecuzione del «Silenzio» da parte di un trombettiere.L’applauso in chiesa o durante le commemorazioni negli stadi è un segnale drammatico di decadenza, tanto più perché pochi sembrano darvi peso. E’ figlio della maleducazione televisiva ed esprime l’ansia di riempire un vuoto. Nelle civiltà in declino ha perso il significato originario di approvazione ed è diventato il modo di comunicare agli altri la propria esistenza. Si applaudono i morti per sentirsi vivi, senza esserlo davvero: solo dei morti viventi, infatti, possono avere tanta paura del silenzio, che li costringe a sintonizzarsi con la parte più profonda di se stessi. Ma il ribaltamento degli impulsi naturali ha trasformato il silenzio in un segnale di freddezza e l’applauso in una forma di partecipazione. I cinesi cominceranno a perdere colpi il giorno in cui scopriranno che muovere le mani e la bocca è un ottimo sistema per mettere a tacere il cuore.