venerdì 25 aprile 2008

Lettere dei partigiani - 3


don Aldo Mei - fucilato a 32 anni
sacerdote - nato a Ruota (Lucca) il 5 marzo 1912 -.Vicario Foraneo del Vicariato di Monsagrati (Lucca) - aiuta renitenti alla leva e perseguitati politici - dà ai partigiani assistenza religiosa. Arrestato il 2 agosto 1944 nella Chiesa di Fiano, ad opera di tedeschi, subito dopo la celebrazione della Messa - tradotto a Lucca, sotto l'imputazione di avere nascosto nella propria abitazione un giornalista ebreo. Fucilato alle ore 22 del 4 agosto 1944, da plotone tedesco, fuori Porta Elisa di Lucca.
4 agosto 1944
Babbo e Mamma, state tranquilli - sono sereno in quest'ora solenne. In coscienza non ho commesso delitti: solamente ho amato come mi è stato possibile. Condanna a morte - I° per aver protetto e nascosto un giovane di cui volevo salva l'anima, 2° per aver amministrato i sacramenti ai partigiani, e cioè aver fatto il prete. Il terzo motivo non è nobile come i precedenti - aver nascosto la radio. Muoio travolto dalla tenebrosa bufera dell'odio io che non ho voluto vivere che per l'amore! "Deus Charitas est" e Dio non muore. Non muore l'Amore! Muoio pregando per coloro stessi che mi uccidono. Ho già sofferto un poco per loro... E' l'ora del grande perdono di Dio! Desidero avere misericordia; per questo abbraccio l'intero mondo rovinato dal peccato - in uno spirituale abbraccio di misericordia. Che il Signore accetti il sacrificio di questa piccola insignificante vita in riparazione di tanti peccati - e per la santificazione dei sacerdoti. Oh! la santificazione dei sacerdoti. Oggi stesso avrei dovuto celebrare Messa per questa intenzione - invece di offrire a Gesù - offro me a Lui, perché faccia tutti santi i suoi ministri, tutti apostoli di carità - e il mio pensiero va anche ai confratelli del Vicariato, che non ho edificato e aiutato come avrei dovuto. Gliene domando umilmente perdono. Mi ricordino tutti al Signore. (...) A tutti i parenti - a tutti i conoscenti, a tutti i Ruotesi, cosa dirò? Quello che ho ripetutamente detto ai figli di adozione, i Fianesi. Conservatevi tutti nella grazia de Signore Gesù Cristo - perché questo solamente conta quando ci si trova davanti al maestoso passo della morte - e così tutti vogliamo rivederci e starsene indissolubilmente congiunti nella gioia vera e perfetta della unione eterna con Dio in cielo. Non più carta - all'infuori di questa busta - e anche la luce sta per venir meno. Domani festa della Madonna potrò vederne il volto materno? Sono indegno di tanta fortuna. Anime buone pregate voi tutte perché mi sia concessa presto - prestissimo tanta fortuna! Anche in questo momento sono passati ad insultarmi... "Perdonali, Signore, perché non sanno quello che fanno". Signore, che venga il Vostro regno! Mi si tratta come un traditore - assassino. Non mi pare di aver voluto male a nessuno - ripeto a nessuno - mai che se per caso avessi fatto a qualcuno qualche cosa di male - io qui dalla mia prigione - in ginocchio davanti al Signore - ne domando umilmente perdono. Al sacerdote che mi avviò al Seminario D. Ugo Sorbi il mio saluto di arrivederci al cielo. Ai carissimi Superiori del Seminario, specialmente a Mons. Malfatti e al Padre Spirituale D. Giannotti - l'invito che mi assistano nel punto più decisivo della mia esistenza - la morte - mentre prego il Signore a ricompensarli centuplicatamente come sa far Lui.

Lettere dei partigiani - 2


Mario Bettinzoli (Adriano Grossi) - fucilato a 22 anni
perito industriale - nato a Brescia il 21 novembre 1921 - sottotenente di complemento di Artiglieria - catturato una prima volta nel settembre 1943 per resistenza armata a forze tedesche e condannato a morte, evade dalla cella ove è stato rinchiuso - rientra a Brescia - si unisce a Giacomo Perlasca nella organizzazione delle formazioni di Valle Sabbia - ne diventa il více-comandante ed è comandante della 3' Compagnia preposta alla organizzazione dei campi di lancio. Arrestato una seconda volta il 18 gennaio I944 acl opera di fascisti, in via Moretto a Brescia, mentre con il comandante Perlasca si reca al Comando Provinciale per riferire sulla situazione della zona. Processato il 14 febbraio I944 dal Tribunale Militare tedesco di Brescia, quale organizzatore di bande armate. Fucilato il 24 febbraio I944, presso la Caserma del 30° Reggiinento Artiglieria di Brescia, con Giacomo Perlasca.

Ore 21 del 23.2.1944
Miei carissimi genitori, sorelle, fratello, nonna, zii e cugini, il Signore ha deciso con i suoi imperscrutabili disegni, che io mi staccassi da voi tutti quando avrei potuto essere di aiuto alla famiglia.. Sia fatta la sua volontà santa. Non disperatevi, pregate piuttosto per me affinché Lo raggiunga presto e per voi affinché possiate sopportare il distacco. Tutta la vita è una prova, io sono giunto alla fine, ora ci sarà l'esame, purtroppo ho fatto molto poco di buono: ma almeno muoio cristianamente e questo deve essere per voi un grande conforto. Vi chiedo scusa se mi sono messo sulla pericolosa via che mi ha portato alla morte, senza chiedervi il consenso: ma spero mi perdonerete come il Signore mi ha perdonato qualche minuto fa per mezzo del suo Ministro. Domattina prima dell'esecuzione della condanna farò la Santa Comunione e poi. Ricordatemi ai Rev.Salesiani e ai giovani di A.C. affinché preghino per me. Ancora vi esorto a rassegnarvi alla volontà di Dio: che il pensiero della mia morte preceduta dai SS. Sacramenti vi sia di conforto per sempre. Immagino già le lagrime di tutti quanti quando leggerete questa mia, fate che dalle vostre labbra anziché singhiozzi escano preghiere che mi daranno la salute eterna. Del resto io dall'alto pregherà per voi. Ora, carissimi, vi saluto per l'ultima volta tutti, vi abbraccio con affetto filiale e fraterno; questo abbraccio spirituale è superiore alla morte e ci unisce tutti nel Signore. Pregate!
Vostro per sempre Mario

Lettere dei partigiani - 1


Armando Amprino (Armando) - fucilato a 19 anni
meccanico - nato a Coazze (Torino) il 24 maggio 1925 -. Partigiano della Brigata "Lullo Mongada", Divisione Autononia "Sergio De Vitis", partecipa agli scontri del maggio 1944 nella Valle di Susa e a numerosi colpi di mano in zona Avigliana (Torino). Catturato nel dicembre 1944 da pattuglia RAU (Reparto Arditi Ufficiali), alla Barriera di Milano in Torino - tradotto alle Carceri Nuove di Torino. Processato dal Tribunale Co.Gu. (Contro Guerriglia) di Torino. Fucilato il 22 dicembre 1944, al Poligono Nazionale del Martinetto in Torino da plotone di militi della GNR, con Candido Dovis.

Dal Carcere, 22 dicembre 1944
Carissimi genitori, parenti e amici tutti,devo comunicarvi una brutta notizia. Io e Candido, tutt'e due, siamo stati condannati a morte. Fatevi coraggio, noi siamo innocenti. Ci hanno condannati solo perché siamo partigiani. Io sono sempre vicino a voi.
Dopo tante vitacce, in montagna, dover morir cosí... Ma, in Paradiso, sarò vicino a mio fratello, con la nonna, e pregherò per tutti voi. Vi sarò sempre vicino, vicino a te, caro papà, vicino a te, mammina.
Vado alla morte tranquillo assistito dal Cappellano delle Carceri che, a momenti, deve portarmi la Comunione. Andate poi da lui, vi dirà dove mi avranno seppellito.
Pregate per me. Vi chiedo perdono, se vi ho dato dei dispiaceri.
Dietro il quadro della Madonna, nella mia stanza, troverete un po' di denaro. Prendetelo e fate dire una Messa per me. La mia roba, datela ai poveri del paese. Salutatemi il Parroco ed il Teologo, e dite loro che preghino per me.
Voi fatevi coraggio. Non mettetevi in pena per me. Sono in Cielo e pregherò per voi.
Termino con mandarvi tanti baci e tanti auguri di buon Natale. Io lo passerò in Cielo. Arrivederci in Paradiso.
Vostro figlio Armando

san Marco evangelista


Giovanni, soprannominato Marco, era cugino di Barnaba. Nella casa di sua madre, Maria, la comunità era raccolta in preghiera, quando ad essa Pietro venne la notte che l'angelo lo liberò dal carcere di Erode. Fu compagno di Paolo e di Barnaba nel loro primo viaggio apostolico, ma sgomento per le crescenti difficoltà fece ben presto ritorno in patria. Si unì poi a Barnaba, che all'inizio del secondo viaggio apostolico si separò da Paolo e andò a evangelizzare l'isola di Cipro. In seguito tornò a collaborare con Paolo, che lo stimò «molto utile nel ministero»; a lui fu di aiuto e di conforto nella sua prigionia. Fu anche discepolo e collaboratore di Pietro, del quale riprodusse la predicazione nella stesura del suo vangelo. Come dice la tradizione, su mandato di Pietro fondò la Chiesa di Alessandria in Egitto e sigillò col sangue la sua missione di annunciatore di Cristo. Il suo corpo, secondo una persuasione antichissima, è venerato a Venezia, nella basilica eretta in suo onore.

Festa della Liberazione


Il Presidente della Repubblica

Come ho sostenuto anche lo scorso anno a Cefalonia, credo sia importante che gli Italiani mantengano costantemente viva la memoria e consapevole la coscienza delle diverse tappe e componenti del processo di maturazione e di lotta che ha condotto il nostro Paese alla Liberazione. La Liberazione, infatti, non fu soltanto il coronamento di una luminosa rinascita, lungamente sognata durante tutto l'oscuro periodo del nazismo, del fascismo e della guerra, ma anche e forse soprattutto una promessa: la promessa di un'Italia nuova, di una vera Costituzione dei cittadini, di una democrazia reale; una promessa di sviluppo economico e sociale per tutto il Paese. E in quest'anno, in cui ricorre il 60° anniversario dell'entrata in vigore della Carta costituzionale, siamo spronati ad un impegno maggiore per mantenere quella promessa, per tenere alti i principi ed i valori che hanno ispirato la stesura del documento fondante della nostra vita democratica. Quei principi vanno vissuti quotidianamente; i valori - anche ed innanzitutto morali - che si esprimono nei diritti e nei doveri sanciti nella Costituzione vanno apprezzati e coltivati. Spinti dalla propria drammatica esperienza di vita, dalla soppressione delle libertà, dalle stragi perpetrate dal nazismo, dall'orrore delle deportazioni e dei campi di sterminio, i Costituenti conferirono giusto ed assoluto rilievo ad una serie di diritti fondamentali, sacri, che furono per questo definiti inviolabili. E su questa base, nel redigere l'articolo 11 della Carta, essi vollero giustamente ripudiare in maniera definitiva la guerra come offesa alla libertà dei popoli e delle persone e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Con equilibrio e lungimiranza, essi compresero però come il rifiuto della guerra andasse accompagnato da un corrispondente impegno, attivo e forte, dell'Italia nell'ambito delle Istituzioni che perseguono gli obiettivi di pace e di giustizia della Comunità Internazionale, accettando per questo interesse superiore e condiviso, le necessarie limitazioni alla sovranità nazionale. Purtroppo, una soddisfacente governance del sistema internazionale, a cui da allora l'Italia contribuisce con entusiasmo e generosità, non è ancora compiuta, e deve anzi confrontarsi con nuove complesse realtà e nuove sfide.(...) La storia sembra assegnare ad ogni generazione una missione. I nostri padri hanno realizzato il sogno dell'Italia unita (...) la nostra generazione ha sconfitto il nazi-fascismo e gettato le basi dell'Europa unita, fino al superamento della lunga stagione della Guerra Fredda con l'abbattimento del muro di Berlino. I giovani di oggi sono chiamati a contrastare i nuovi autoritarismi e integralismi, che rappresentano la negazione dei principi e dei valori che ispirarono la lotta per la Liberazione. (...)

giovedì 24 aprile 2008

Il culto del corpo


di Massimo Gramellini

Molti credenti che non credono più ai dogmi, o li ignorano, o li hanno dimenticati, continuano invece a credere appassionatamente nei corpi. Nel corpo vivo del Papa, accolto ovunque da folle assai più numerose di quelle che frequentano le chiese. E nei corpi sepolti dei santi, riesumabili a richiesta come Padre Pio, che da oggi viene esposto allo sguardo dei devoti e delle televisioni. (...) Gli atei parlano con troppa superficialità di ritorno al Medioevo, mentre non esiste evento più contemporaneo di questo. L'esibizione del corpo. Non accade di continuo sui muri, per la strada e dentro i tanti schermi da cui osserviamo il mondo (e lui osserva noi)? La magia dell’allusione che evoca senza rivelare sembra essersi smarrita nei gorghi della nostra accidia esistenziale spacciata per bisogno incessante di emozioni violente e tangibili. Lo spacco appena accennato di una gonna lunga ha ceduto il passo ai fili interdentali che avvolgono le vallette televisive. Al cinema, la goccia di sangue nel vano della doccia di Psyco, che terrorizzò una generazione, è stata sostituita da scene di ordinaria macelleria che non inquietano più nessuno. E i partiti, come le imprese, si riducono sempre più spesso al culto del capo, del campione, del leader. Sono la sua faccia, i suoi vestiti e i suoi amori che vengono vivisezionati e ritenuti l’unica cosa che valga davvero la pena di comunicare. Tutto è corpo perché tutto va mostrato. Nella civiltà dell’immagine si crede solo a ciò che si vede, dato che vedere costa minor fatica rispetto a leggere, pensare, immaginare. Le due grandi disperse della nostra epoca senza sogni sono la fantasia e la logica: entrambe infatti sanno nutrirsi di suggestioni astratte e non hanno bisogno di umanizzare forsennatamente ogni concetto e ogni sensazione. E poi la forma umana allontana dal trascendente, tanto che molte religioni non la contemplano. Invece il Cristianesimo ha puntato su di essa fin dalle origini. Quando San Paolo, che tra le altre cose fu un pubblicitario strepitoso, impostò l'intero suo apostolato intorno alla resurrezione non solo delle anime ma anche dei corpi. E quanti cattolici, ancora adesso, nell'ammirare i capolavori della Cappella Sistina pensano che Dio assomigli davvero a quel vecchio signore con la barba: adorabile in quanto tale e non in quanto Dio, stato di coscienza senza forma né materia.

vita

Noi vogliamo bene, rispettiamo, ricordiamo l'uomo...

mercoledì 23 aprile 2008

Tortura


Amnesty International ha realizzato un video in cui viene rappresentata la "waterboarding", tecnica di interrogatori che consiste nell'immobilizzare un individuo e versare acqua sulla sua faccia per simulare l'annegamento, cosa che produce il riflesso faringeo, facendo credere al soggetto che la morte sia imminente, benché non causi danni fisici permanenti. Il video, che simula le reazioni di un prigioniero a questa tecnica, è stato diffuso per chiederne la sospensione al governo americano.

Afriradio


Afriradio: la radio con l'Africa dentro!
Musica, informazione, intrattenimento e Missione. Un progetto dei Missionari Comboniani, dello storico mensile Nigrizia e di Nigrizia Multimedia.
AFRIRADIO si propone di sovvertire gli stereotipi che vogliono il continente sinonimo di fame, malattie, guerre e miseria, proponendo invece un'immagine positiva dell'Africa. AFRIRADIO rappresenta una fonte di informazione alternativa agli apparati mediatici che promuovono interessi economici e politici di parte. Fedele alla tradizionale linea editoriale di Nigrizia, voce dei popoli dell'Africa e del Sud del mondo. AFRIRADIO intende essere voce di chi crede in una società in cui siano promossi valori umani ed evangelici quali la solidarietà, l'accoglienza, il dialogo interculturale, l'incontro interetnico e il rispetto per le diverse tradizioni e fedi religiose.

martedì 22 aprile 2008

"Uomo al volante..."


Al volante siamo «uomini delle caverne»
Il cervello dei cacciatori-raccoglitori è all’origine dei comportamenti aggressivi
Manchester – Quando ci si mette alla guida ci si trasforma un po’, e quando sono uomini i piloti la trasformazione prevede generalmente l’aumento dell’irascibilità e della collera. Come mai anche i più miti dietro la protezione di un parabrezza e rassicurati da un motore potente diventano aggressivi e pericolosi? Sarebbe un problema evolutivo, secondo il professore Geoffrey Beattie (...) il motivo per cui sono gli uomini i principali pirati della strada è da ricercare nel lento sviluppo del nostro cervello, ancora abituato a vivere nell’epoca dei nostri antenati cacciatori-raccoglitori. (..)«Il cranio del ventunesimo secolo contiene un cervello da età della pietra» (...) trova quindi nella competitività tipica del cacciatore-raccoglitore il motivo dei tanti comportamenti pericolosi tenuti dagli uomini al volante. È più facile per una mente competitiva interpretare alcune azioni - tagliare la strada o essere seguiti troppo da vicino da un’auto – come invasioni del proprio spazio, e reagire di conseguenza. Le donne invece, secondo questa interpretazione, sarebbero più inclini a empatizzare con gli altri automobilisti e meno solerti nel rispondere alle presunte provocazioni con aggressività. Lo studio ha un suo «peso» soprattutto perché commissionato dalle compagnie assicurative, e sui suoi risultati si basano anche le tariffe che verranno attribuite alle polizze dei prossimi anni. In Gran Bretagna gli uomini sono responsabili del 97 per cento degli arresti per guida pericolosa, dell’88 per cento dei casi di guida in stato di ebbrezza e dell’82 per cento degli eccessi di velocità. Ancora più grave la situazione per i neopatentati, in cui la differenza di genere è ancora più marcata: i maschi sono 535 volte più pericolosi – stando ai dati assicurativi – delle loro «colleghe» femmine.

Istituzioni decadenti


Vorrei interrogarmi soprattutto sulla povertà del processo (a Gesù) così come è presentato da Giovanni. Mentre è più plausibile nei sinottici, nel IV vangelo è una vera farsa, una caricatura. Mi pare che Giovanni intenda probabilmente sottolineare un indice di decadenza religiosa e giuridica: Gesù viene portato davanti a chi non è autorizzato né a interrogarlo né a condannarlo e tocca a lui spiegare come andrebbe condotto il processo.Ci troviamo davvero di fronte al crollo di una istituzione, una istituzione - notiamo - che avrebbe avuto il compito primario di riconoscere il Messia, verificandone le prove.Sarebbe stato questo l'atto giuridico più alto di tutta la sua storia. Invece fallisce proprio lo scopo fondamentale. Certamente i sommi sacerdoti hanno molti titoli di discolpa. Possiamo comprenderlo considerando tutta la storia di Gesù e il modo con cui egli si è presentato; (...) Ciò non toglie che Giovanni ci mette di fronte a una istituzione che ha perso l'occasione provvidenziale in vista della quale era sorta.Si pone qui un problema gravissimo, quello della possibilità che un'istituzione religiosa decada: si leggono ancora i testi sacri, però non sono più compresi, non hanno più forza, accecano invece di illuminare. Molte volte ho insistito sulla necessità di giungere a superare le tradizioni religiose quando non sono più autentiche. Solo la parola di Dio, rappresentata qui da Gesù, è normativa e capace di dare chiarezza.

C.M. Martini, Le tenebre e la luce, 76-77

lunedì 21 aprile 2008

Sì Kid!


40 ragioni per AVERE figli!!
L’eterno dilemma delle donne: famiglia o carriera? Se ne parla proprio in questi giorni anche grazie all’uscita di un libro “No kid”” scritto da un’autrice francese - Corinne Maier – che elenca le “Quaranta ragioni per non avere figli”. Lei, mamma di due bambini e quindi esperta in materia, si rivolge proprio alle donne italiane, che rispetto a quelle francesi hanno meno figli, con una dichiarazione shock: “Donne italiane non imitate le vostre cugine francesi, continuate a non fare figli". Il perché lo spiega nel suo libro elencando ben 40 motivi per non diventare mamma: dal costo dei bimbi, alla sottrazione del tempo per se stesse, alla rinuncia ad una carriera di successo…
Noi di Quimamme, ovviamente, non la pensiamo così! Lanciamo una sfida: nasce il movimento SI' KID - troviamo, insieme a voi, almeno altrettante 40 ragioni per diventare genitori! Aiutateci a scoprirle! Come? Scrivete nel nostro nuovo forum: Sì Kid: 40 buone ragioni per avere figli. Aiutaci a raccogliere tutti i buoni motivi per diventare genitori. Oppure mandateci una mail a community@quimamme.it e raccontaci come la pensate!

Pensieri e parole


"Ci sono uomini che usano le parole al solo scopo di nascondere i loro pensieri"

Voltaire

domenica 20 aprile 2008

Democrazia?


«Può tuttavia accadere che un gusto eccessivo per i beni materiali porti gli uomini a mettersi nelle mani del primo padrone che si presenti loro. In effetti, nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio assai pericoloso. Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civilità e dell'abitudine alla libertà, arriva un momento in cui gli uomini si lasciano trascinare e quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per conquistare. Preoccupàti solo di fare fortuna, non riescono a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti. In casi del genere, non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri... Se un individuo abile e ambizioso riesce a impadronisrsi del potere in un simile momento critico, troverà la strada aperta a qualsivoglia sopruso. Basterà che si preoccupi per un po' di curare gli interessi materiali e nessuno lo chiamerà a rispondere del resto. Che garantisca l'ordine anzitutto! Una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell'ordine è già schiava in fondo al cuore, schiava del suo benessere e da un momento all'altro può presentarsi l'uomo destinato ad asservirla. Quando la gran massa dei cittadini vuole occuparsi solo dei propri affari privati i più piccoli partiti possono impadronirsi del potere. Non è raro allora vedere sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all'universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo».
Tratto da De la démocratie en Amerique di Alexis De Tocqueville, 1840
(inviato da un lettore di Corriere.it, da Parigi)
Grazie a dAM