sabato 22 dicembre 2007

Presunzione


"L'uomo può dire: 'Voglio morire', ma è incapace di realizzare il contrario: 'Io non voglio morire'".

T. Spidlik, "Maranathà". La vita dopo la morte, Lipa, 99

Prenatalizia - 6


Desideri per le giovani coppie

"Questo invito si rivolge specialmente ai giovani che pensano alla famiglia come allo stato di vita loro destinato. Vorremmo che il concetto della famiglia prendesse nel loro animo splendore ideale; vorremmo che alla realizzazione di questo ideale portassero limpida e piena la loro forza d’amore; vorremmo che sentissero la vocazione che si nasconde e si pronuncia nell’attrattiva alla fondazione di una famiglia; vorremmo che non impuri pensieri e scorretti costumi devastassero la vigilia del loro matrimonio; vorremmo che non calcoli egoistici ed edonistici intristissero i disegni del futuro focolare; vorremmo che la scienza del vero amore loro derivasse da Cristo, che dà la sua vita per la Chiesa sua sposa, destinata ad estendersi a tutta l’umanità; e che la grazia del sacramento zampillasse, come inesausta fontana, in ogni giorno della loro vita coniugale. Un tipo di famiglia nuovo noi ci attendiamo dalia generazione giovanile, a cui le tremende esperienze della storia presente devono avere insegnato che solo un cristianesimo autentico e forte possiede la formula della vera vita".
papa Paolo VI, Dall'udienza generale del 17 dicembre 1969

venerdì 21 dicembre 2007

Intelligenza e sapienza


"Ho bisogno qualcuno di intelligente per essere intelligente a mia volta".


"Il reale ci dà esattamente ciò che noi diamo a lui, né più né meno. Quando sono mediocre, quello che vedo mi sembra lo stesso. Allora ho l'anima di un bulldog: tutta raggrinzita".


Christian Bobin, La luce del mondo, Gribaudi, 106.108

Prenatalizia - 5


Auguri laici

Non c'è bisogno di condividere proprio tutto di questo testo... però ci dice qualcosa!


Caro Gesù Bambino, quando mai ci hai detto che dovevamo comprare tutta quella roba per onorare il tuo compleanno? Facci capire rapidamente se con questo tipo di Natale ti stiamo onorando o se invece ti stiamo bestemmiando, perché qui sulla Terra è già a novembre e tutti stanno diventando matti. Le vetrine si riempiono di merci che, per tre quarti, finiranno in pattumiera in gennaio. In televisione cominciano ad apparire le babbe natale coscialunga; certo, anche le belle gambe sono opera del Signore, ma le usano per sostituire in noi acquirenti i neuroni con gli ormoni; per fortuna che non funziona più, abbiamo esaurito da tempo sia gli uni che gli altri. Decine di milioni di panettoni industriali sono pronti fin da agosto (per questo sono pieni di conservanti) ad essere innaffiati da altrettanti litri di sedicente spumante gasato, affinché tutti possano scambiarsi almeno un rutto di augurio. Qualche gloriosa maestra proverà a dire ai bambini che il Natale è un’altra cosa; ma occorre qualche idea energica perché non sembri la solita predica pedante. Su La Ricarica glie ne suggeriamo un paio, perché la televisione ha dei budget miliardari per smentirla ogni 15 minuti con linguaggi molto più persuasivi e deduttivi: spendete e sarete più ricchi, per scambiarvi amore scambiatevi merci, ogni bambino è nato per comprare. E intanto, addio tredicesima. Anche sul nostro terrazzo un abete (sfigatino) si sta per illuminare al ritmo alternato di un gingillino made in china. Se lo scegliamo bene, ci suona anche Jingle Bells con quei suonini low-fi a otto bit. E’ vero, suonano in modo così raccapricciante che preferiremmo le musichette di attesa dei call center, ma se a qualcuno piacciono, per lui non è un problema. Diventa un problema se piacciono al mio vicino, sul cui terrazzo sembrano scoreggine acute di zanzara che suonano da novembre a gennaio. Ammetterai che è una bella sfida, per non nominare invano il nome tuo e di tutta la tua famiglia. Ma sarò bravo.Proprio in tema di bestemmie ti scrivo. Persone più sagge di me hanno scritto per un millennio cose importanti sul rapporto tra il tuo nome e il Verbo; ma erano tempi di oralità e di comunicazione personale diretta, chiunque, anche l’analfabeta, sentiva il mistero enorme di creare il significato facendolo emergere dalla sua assenza attraverso il suono pronunciato; oggi c’è più quantità ma meno qualità, vale per i segreti sussurrati a se stessi, per le parole magiche degli imbonitori, per il sussurare degli innamorati, per tutti i nostri suoni intimi dal primo vagito all’ultimo rantolo; vale (inutile negarlo) anche per il tuo nome, se no io stesso (lo sai) non oserei scriverti in questa forma. Vale per il bestemmiare quanto per il pregare: visto che oggi la parola pesa meno, sarebbe meglio pregare coi fatti.Nel mio piccolo, quando parlo di bestemmia non mi riferisco a quel che insegnano al catechismo; tu che conosci la psicoanalisi da prima di Freud, sai bene che quando noi umani diciamo porco qui e porco là, non ci riferiamo ai tuoi familiari ma, inconsciamente, ai nostri genitori e nonni. Parlo di un’altra bestemmia, cioè glorificare e onorare il dio pagano della merce, e con lui lo spreco di risorse naturali preziose e la distribuzione ingiusta delle ricchezze, con la scusa del tuo compleanno. In tuo nome facciamo invecchiare precocemente il pianeta. Questo sì, è bestemmiare. Lo ammetto, tra le luminarie e i pacchettini noi saremo davvero gioiosi; imbecilli sì, ma felici; perché lo spreco di energia e materia somiglia al sacrificio delle caprette nei riti pagani. In un popolo pre-moderno in balia delle fragilità ( siccità, carestie, malattie...), basta una coltellata sul gozzo della bestia: significa tanto sangue che schizza in giro, tanta adrenalina nel sangue di chi guarda e tutti che diventano emozionati ma contenti, perché l’inconscio dice “è successo a lei e non a me, quindi io esercito un controllo sugli accadimenti”. Analogamente noi postmoderni spendiamo in merci ed energia in un mondo sempre più povero, e sicuramente ne ricaviamo una sensazione psicologica di padronanza, perché sentiamo di esercitare un controllo sugli accadimenti. In entrambi i casi, non è un buon uso del nostro cervello.Tu di queste cose te ne intendi, ti sei fatto crocifiggere: il terribile sacrificio del soggetto per avvertirci che il sacrificio pagano dell’oggetto è una liberazione fittizia... Tu ci hai provato a raccomandarci una spiritualità capace di contrastare questo consumismo materialista; ma lo sai quanto è difficile venire a spiegarlo a noi umani. Guarda cosa sta succedendo al tuo collega Maometto, poveraccio: è quello che è successo a te dai tempi delle crociate, quando eravamo noi cristiani a massacrare nel tuo nome. Anche questa, come bestemmia, non è da poco. Lo abbiamo continuato a fare nella colonizzazione del mondo: ad esempio abbiamo sterminato un l’intero sudamerica, che aveva la sfortuna di avere l’oro sotto i piedi, nel nome di Sua Maestà Cattolica. Poi abbiamo continuato. Pochi decenni fa c’erano i campi di sterminio con su scritto Gott Mit Uns, Dio è con noi, per sterminare una “razza deicida”. E anche adesso quelli che bombardano gli iracheni ti tirano in ballo, hanno improvvidamente usato le stesse parole e senza il voto di 80.000 cristiani integralisti americani non sarebbero nella stanza dei bottoni. I bombardati di oggi non hanno sotto i piedi l’oro di Montezuma, ma un dono ancora più prezioso, quel petrolio che alimenta le stelline elettriche del nostro Santo Natale. Che alimenta le macchine che intasano il centro per lo shopping. Che ha reso possibile tutto il processo di produzione di ciascuno degli oggetti da regalo che compreremo con la nostra tredicesima.Infatti serve energia per escavare le materie prime, raffinarle e portarle alla fabbrica che produce l’oggetto, energia per fabbricarlo, energia per portarlo in Europa, energia per venderlo. Poi forse sarà usato, probabilmente no, comunque finirà nella pattumiera dove servirà altra energia per togliercelo dalle scatole. Toglierselo dalle scatole con le relative scatole, le migliaia di tonnellate di cartoni, fiocchettini, carte luccicanti che ogni 26 dicembre manderanno in tilt cassonetti, spazzini e discariche per una settimana; così, tanto per cominciare bene il nuovo anno.Però posso darti anche una buona notizia; questo Natale per la prima volta gli acquisti sul web supereranno quelli fatti in supermercati e ipermercati; è un tuo regalo? noi lo dicevamo da tempo che prima o poi internet avrebbe fatto agli ipermercati quello che gli ipermercati avevano fatto ai negozietti. Bene, comincia la vendetta del piccolo bottegaio che un tempo vendeva assieme alla merce anche la competenza; come? ah, già; la vendetta è un sentimento poco cristiano; scusami.Hai ragione anche perché i regali che proporrei non si comprano su internet ma nascono da un’idea che gira gratis per Internet, in particolare dal sito http://www.buynothingchristmas.org/ Ad esempio Studenti che fanno bancarelle per regalare o scambiare gli oggetti che non usanoFare una torta in casa e regalarlaRegalare un regalo fatto ad altri, cioè a una popolazione povera una capra, una mucca, un alveare o delle semenze; si può fare ad es. attraverso il sito http://www.oxfam.org.uk/, Regalare del tempo, ad es. un coupon per un babysytteraggio, la verniciatura di una stanza, un massaggio, un aggiornamento del computer, una riparazione della bicicletta, una traduzione... oggi il tempo vale più del denaro, quindi è un regalo più prezioso.Regalare un bel film o un bel disco; sì, hai capito bene, dico di masterizzarlo; non penserai anche tu che sia un furto, come dice la propaganda delle case discografiche? non credo proprio. Anzi, se si diffondono liberamente le emozioni genuine e i pensieri profondi in quest’era di superficialità, ci scommetto che tu sei più contento.Regalare delle competenze o delle abilità, cioè delle lezioni su qualche cosa che il donatore sa.Regalare una poesia, un disegno, una fotografia, una ricetta o comunque una creazione.Regalare qualcosa che costa pochissimo ma che può essere molto prezioso perché nell’acquisto il donatore esercita una particolare competenza, come dei semi particolari, piccoli articoli di belle arti, una spezia esotica, un certo software... naturalmente con le istruzioni per usarlo.Se proprio qualcuno vuole spendere, basta scegliere regali elementari comprati dove non fanno danno:cibi comprati direttamente dal contadino, prodotti del mercato equo e solidale, prodotti delle cooperative che operano nei terreni sequestrati alla mafia,abbonamenti a riviste indipendenti e critiche, che spesso faticano a sbarcare il lunario (in mezzo a tanta stampa foraggiata dalla politica artificiale), benché siano la coscienza critica indipendente del nostro Paese.

Tanti auguri, anche per gli altri 364 giorni!

di Marco Geronimi Stoll

giovedì 20 dicembre 2007

Compay Secundo - Te doy la vida

Te doy la vida
Te doy la vida porque mi vida es tuya
Te entrego el alma sedienta de ilusión
No dudes nunca que muero por quererte
Te doy la vida, te doy el corazón (se repite)
Y cuando dueño sea, de la ilusión que siento
Unidos encontraremos la dicha y el placer
Juntitos viviremos, juntitos moriremos
Unidas las dos almas formando un solo ser
El amor de las mujeres no tiene comparación
No tiene, no tiene, no tiene comparación (se repite)
El amor de las mujeres no tiene comparación.


Canzone di Compay Segundo

Regali?




Prenatalizia - 4

Figli

Gesù non si trova tra relazioni scontate e ovvie, tra parenti e conoscenti, perché i suoi legami non dipendono dalla carne e dal sangue, ma dall'ascolto della parola di Dio (cfr Luca 8,21).
Maria e Giuseppe non trovano subito questo figlio che cresce, ma lo incontrano solo dopo tre giorni, nella gloria del tempio e in dialogo con Dio. Maria e Giuseppe rimangono pieni di stupore perché questa ricerca di Gesù si rivela come qualcosa di più grande di quanto potessero immaginare: sconvolgerà il senso normale dello loro esistenza e le prospettive del loro futuro. Eppure, hanno un grande rispetto e una grande attenzione verso Gesù. Fanno ritorno a Gerusalemme, come i discepoli dopo la Pasqua, pronti per una nuova rivelazione (cfr Luca 24,33).
Anche i genitori di oggi si trovano a riflettere e a pensare alle scelte che i loro figli dovranno intraprendere. Pensano, spesso con eccessiva preoccupazione, ai loro studi, alla loro professione, al loro posto nella vita e al loro futuro nell'amore. A volte sognano successo, ricchezza, prestigio, proiettando sui figli i loro desideri irrealizzati. Altre volte desiderano semplicemente una crescita serena, che sia senza eccessi, senza intemperanze, né smarrimenti. Alcuni si preoccupano della loro fede e di una seria educazione cristiana; altri la ritengono una questione di minor valore. In questa ricerca continua sul futuro dei figli, ogni papà e ogni mamma devono sempre avere un grande rispetto, una grande attenzione e una vera libertà da ogni attaccamento ai propri schemi: i figli non sono la loro copia o il loro specchio. Sono persone, persone libere e autonome.
Pensate, cari genitori, che non c'è niente di più bello di quanto Dio ha immaginato e predisposto per i vostri figli. Introdurre alla vita e alla fede significa insegnare ai bambini che la vita è un dono prezioso e una singolare vocazione. Voi avete la grande responsabilità di parlare ai vostri figli del mistero della vocazione, del fatto che Dio ha un progetto su di loro: non devono ostacolarlo, né devono temere, perché il desiderio di Dio su una persona è il suo bene più grande.


card. Tettamanzi, Famiglia comunica la tua fede, n. 19

mercoledì 19 dicembre 2007

Leggere, leggere, leggere


"Un vero libro è sempre una persona che entra nella nostra solitudine".


Christian Bobin, La luce del mondo, Gribaudi 2006, 44

Prenatalizia - 3

Attesa
«Promessa sposa», cioè fidanzata! Noi sappiamo che la parola fidanzata viene vissuta da ogni donna come un preludio di tenerezze misteriose, di attese. Fidanzata è colei che attende. Anche Maria ha atteso; era in attesa, in ascolto: ma di chi? Di lui, di Giuseppe! Era in ascolto del frusciare dei suoi sandali sulla polvere, la sera, quando lui, profumato di vernice e di resina dei legni che trattava con le mani, andava da lei e le parlava dei suoi sogni.
Maria viene presentata come la donna che attende. Fidanzata, cioè. Solo dopo ci viene detto il suo nome. L'attesa è la prima pennellata con cui san Luca dipinge Maria, ma è anche l'ultima. E infatti sempre san Luca il pittore che, negli Atti degli apostoli, dipinge l'ultimo tratto con cui Maria si congeda dalla Scrittura. Anche qui Maria è in attesa, al piano superiore, insieme con gli apostoli; in attesa dello Spirito (At 1, 13-14); anche qui è in ascolto di lui, in attesa del suo frusciare: prima dei sandali di Giuseppe, adesso dell'ala dello Spirito Santo, profumato di santità e di sogni. Attendeva che sarebbe sceso sugli apostoli, sulla chiesa nascente per indicarle il tracciato della sua missione.
Vedete allora che Maria, nel Vangelo, si presenta come la Vergine dell'attesa e si congeda dalla Scrittura come la Madre dell'attesa: si presenta in attesa di Giuseppe, si congeda in attesa dello Spirito. Vergine in attesa, all'inizio. Madre in attesa, alla fine. E nell'arcata sorretta da queste due trepidazioni, una così umana e l'altra così divina, cento altre attese struggenti. L'attesa di lui, per nove lunghissimi mesi. L'attesa di adempimenti leali festeggiati con frustoli di povertà e gaudi di parentele. L'attesa del giorno, l'unico che lei avrebbe voluto di volta in volta rimandare, in cui suo figlio sarebbe uscito di casa senza farvi ritorno mai più. L'attesa dell'«ora»: l'unica per la quale non avrebbe saputo frenare l'impazienza e di cui, prima del tempo, avrebbe fatto traboccare il carico di grazia sulla mensa degli uomini. L'attesa dell'ultimo rantolo dell'Unigenito inchiodato sul legno. L'attesa del terzo giorno, vissuta in veglia solitaria, davanti alla roccia. Attendere: infinito del verbo amare. Anzi, nel vocabolario di Maria, amare all'infinito.

mons. Tonino Bello, Avvento-Natale. Oltre il futuro, Padova, Messaggero, 46-48.

martedì 18 dicembre 2007

Pensieri


I poveri sono sempre capaci di pensare ai "più poveri", come i ricchi sono sempre capaci di pensare ai "più ricchi".

Luigi Ferraresso

Prenatalizia - 2

Quotidianità Gesù cresce nella sua umanità, in età e in forza, e insieme nella sapienza e nella grazia. La sua crescita, naturale e spirituale, avviene armoniosamente nella totalità e unità dei molteplici aspetti della persona. E tutto nella normalità della vita quotidiana. Gesù si prepara così alla sua missione (cfr Luca 239). Gioisce della premurosa cura di Dio nei suoi confronti e beneficia dell'attenzione di Maria, di Giuseppe e degli uomini e delle donne della sua comunità (cfr Luca 2,52).
Gesù ha passato molti anni in questo contesto familiare fatto di pensieri e di preghiere, di affetti e di obbedienze, di lavoro e di fede. È lì che Gesù ha imparato a leggere profondamente le realtà semplici della vita: le sue parabole sono uno specchio di questa attenzione sapiente alle cose di ogni giorno (il pane, la pasta lievitata, i talenti), alle meraviglie della natura (i gigli del campo, gli uccelli del cielo), al lavoro dell'uomo (il contadino, il pastore, la donna di casa), ai piccoli episodi della vita (la mietitura, la ricerca della dramma perduta).
Non possiamo però dimenticare che la famiglia di Nazaret ha dovuto attraversare non solo le luci ma anche le ombre che entrano in ogni famiglia. Lo documentano le pagine dei "vangeli dell'infanzia": ancora nel grembo l'ascolto del battere angoscioso del cuore di Maria nei giorni in cui Giuseppe aveva deciso di licenziarla in segreto, la nascita in una grotta fuori dell'albergo, l'esperienza dell'esilio e della dimora in terra straniera. Nulla di più concreto ci viene detto della "vita nascosta", se non che "il bambino cresceva e si fortificava". Perché non pensare anche a momenti di crisi, necessari per una crescita "forte" e per un provato cammino di fede per tutta la famiglia?Il mistero di Gesù a Nazaret ci richiama al primo luogo della fede che è la vita quotidiana nella propria casa e nella propria famiglia, ove la crescita nella fede non può avvenire come un'aggiunta giustapposta ai diversi aspetti della crescita del bambino, e poi del ragazzo e dell'adolescente, ma come una realtà che progressivamente rivela il senso di tutte le altre dimensioni della vita.
card. Tettamanzi, Famiglia comunica la tua fede, n. 15

lunedì 17 dicembre 2007

Prenatalizia - 1

"Non c'era posto per loro nell'albergo"

"Il dono della fede, solitamente germinato negli anni dell'infanzia, cresce nella vita quotidiana di ciascuno di noi. In questa storia, che ha tratti di singolarità per ognuno, possiamo ritrovare i linguaggi attraverso cui ci è stata trasmessa la fede, oppure sono emerse le difficoltà, le incomprensioni, o anche la distanza, la non conoscenza e l'avversione nei confronti della vita cristiana e della Chiesa".
card. Tettamanzi, Famiglia comunica la tua fede, n. 15
«... E lo depose in una mangiatoia perché non c'era per essi posto nell'albergo » (Lc 2, 7).Dirà più tardi: «Picchiate e vi sarà aperto». Ma per sua madre, che Lo recava in grembo, le porte sono rimaste sbarrate e gli uomini dietro, murati nella fortezza del loro egoismo, decisi a non cedere una spanna di pavimento. Non c'era posto per Lui. E deve nascere fuori della città. Cosi come morirà fuori della città. Ci sentiamo in dovere di indignarci nei confronti di quelli che gli hanno sbattuto la porta in faccia. Può essere uno sdegno fasullo. Può essere un comodo alibi. In realtà, noi facciamo qualcosa di peggio. Abbiamo imparato le buone maniere e ci ripugna il gesto di lasciarLo fuori della porta, siamo gente educata noi. Mica come quei villanzoni... Non Lo lasciamo fuori. Subodoriamo il pericolo, avvertiamo la Sua presenza inquietante, comprendiamo che dobbiamo difenderci da Lui. Ma non Lo lasciamo fuori. Con le buone maniere, adottando i più sottili accorgimenti diplomatici, riusciamo a renderla «innocuo». Blocchiamo il Natale. E la nostra operazione è più perfida di quella tendente a lasciarLo fuori.

Alessandro Pronzato, Vangeli scomodi, 21