sabato 18 ottobre 2008

In onore delle grandi donne


La signora Bach (e suo marito)
di Massimo Gramellini
Un direttore d’orchestra australiano ha scoperto che alcune musiche attribuite a Johann Sebastian Bach furono composte in realtà dalla seconda moglie Magdalena. I melomani troveranno la notizia straordinaria, e lo è. Ma ancor più straordinario mi sembra ciò di cui la signora Bach riusciva a occuparsi nel tempo libero: tutto, compresa la gestione di undici figli, di una casa e degli abiti, strumenti e spartiti del marito, il classico esemplare di maschio ossessivo che sa fare benissimo una cosa sola e delega il resto alla sua trafelata metà.
Poiché la storia è scritta dai vincitori e per qualche millennio i vincitori siamo stati noi, sui libri di musica Bach è un genio immortale e la moglie una perfetta sconosciuta. Adesso dovremmo fare finta di sorprenderci che il genio fosse in coabitazione e che l’osmosi in cui vivono le coppie meglio assortite abbia partorito, oltre a una nidiata di infanti, anche le arie più amate dall’umanità. Ebbene, non sono sorpreso. Come non ho mai creduto alla frase: dietro ogni grande uomo c’è una grande donna, Non dietro: dentro. Soltanto quando diventano una cosa sola l’uomo e la donna riescono a creare, nella carne come nell’arte. Anche se i meriti, almeno nell’arte, se li prende poi uno, e finora quell’uno è stato quasi sempre il maschio. Se i biografi di Bach volessero davvero sorprendermi, dovrebbero scoprire che lui ogni tanto le preparava da mangiare.

san Luca evangelista



Mi dicevo: “Non penserò più a lui, non parlerò più in suo nome! ”.
Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa;
mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo” (Geremia 20,9).

Pensavo anch’io di non farlo più quest’anno;

forse qualche benpensante ribadirebbe che non si deve;
ma non ce la faccio…

AUGURI per San Luca! AUGURI alla Parrocchia San Luca!
don Chisciotte

venerdì 17 ottobre 2008

Falsi "dogmi"

Vale lo stesso (ma con conseguenze ben più gravi)
quando questo stile è assunto da un vescovo...

Quando anime devote creano nuovi dogmi
di mons. mario Delpini Avvenire - 22 giugno 2008
La nostra santa religione ha pochi dogmi essenziali: custodiscono la verità cristiana contro ogni tentativo di semplificare, di inseguire le mode, di trasformare la fede in ideologia. Ma talora in alcune comunità si creano dogmi nuovi, più indiscutibili, più numerosi e più incomprensibili. Capita per esempio che un parroco carismatico o un missionario di passaggio convinca qualche anima devota che il pane per l’eucaristia deve avere la forma e la dimensione di una pagnotta azzima, oppure per un funerale degno dopo la comunione è necessario quel tal canto, oppure che sul bollettino parrocchiale è obbligatorio citare un certo autore. Allora quello che forse per una volta era opportuno diventa una tradizione intoccabile. Se qualcuno si azzarda a suggerire che «per sé le norme liturgiche... », oppure insinua che potrebbero esistere anche altri autori interessanti, si sente rivolgere uno sguardo di compatimento. Così il gruppo delle anime devote, costituito per un servizio di animazione, finisce per divenire intransigente difensore di un dogma in memoria forse di qualcuno che coltivava la modesta persuasione di capire le cose meglio dell’intero episcopato.

Brutta tv

La brutta televisione che spiega la vita. I reality danno l'idea della forza della tv
di Aldo Grasso
Se i grandi telefilm nutrono lo spirito, i reality danno l'idea della forza della tv, svelano curiosi effetti di realtà, specie quando saltano tutte le mediazioni. Domenica pomeriggio, la sempre malvestita Paola Perego rende omaggio a Gianfranco Funari («Questa domenica», Canale 5, ore 16.30). Appena superato lo smarrimento per tanta dichiarata affinità (il trash di Funari era disordine creativo, qui siamo nel sottoscala dell'intrattenimento di massa), parte subito il collegamento con la «Talpa», secondo l'esempio di Simona Ventura (ecco qui ci siamo, con le affinità). Dal Sudafrica, una certa Karina frigna sconsolata perché è stata spedita in esilio in una capanna Zulu. In studio si commentano le lacrime: la sorella spiega che la ragazza, da piccola, ha subito molestie dal padre alcolizzato. Gelo fra gli «opinionisti». Per fortuna c'è l'eclettico Alessandro Meluzzi, indossatore d'idee, guardarobiere di ideologie, vista la facilità con cui le cambia. Meluzzi è anche psichiatra e un colpo di fortuna così (vero o falso che sia, non ha importanza) non capita tutte le domeniche. Può darci la sua spiegazione. Nessuno fra i presenti ricorda però che Meluzzi è anche portavoce di don Gelmini, ridotto nel frattempo allo stato laicale dal Papa, per difendersi meglio nell'inchiesta della procura di Terni: che coincidenza, anche lui è accusato di molestie. Non toccava a Raffaello Tonon (tempo fa ha dichiarato di essere guarito dalla depressione grazie alla tv) né a Selvaggia Lucarelli (si è sposata grazie alla tv ma adesso è già divisa) sollevare il problema ma Roberto Poletti che ci stava a fare in studio? Ma è lo stesso Poletti di «Aria pulita», di «Carta straccia », il Poletti che su Telelombardia doveva prendere il testimone da Funari? Sì, la serialità si rivolge all'anima, ma la brutta tv spiega tante cose della vita.

giovedì 16 ottobre 2008

16 ottobre 1978


Trent'anni fa l'elezione di Giovanni Paolo II.
Un video ricorda l'evento.
Deo Gratias!

Mai fermo


Non dovrebbe formarsi assolutamente l’opinione che nella storia passata della Chiesa lo Spirito Santo abbia detto tutto ciò che vi è di “essenziale”, sicché nel futuro non ci sarebbe da attendersi più nulla di rilevante da lui e tutto il lavoro del teologo si esaurirebbe nel ripetere quel che è già stato detto, magari nel tono della vecchia governante che vuole cacciare in testa agli stupidi bambini quanto tornano - sempre - a dimenticare.

H.U. von Balthasar, Homo creatus est, 350
postato il 16 ottobre 2007

mercoledì 15 ottobre 2008

Utile e inutile

Il microfono in chiesa è molto utile, a meno che...
di mons. Mario Delpini
Avvenire - Milano 7 - 24.02.08
Il microfono è molto utile durante le celebrazioni liturgiche, perché tutti possano sentire bene le parole che vengono annunciate e pregate. Il microfono è molto utile, a meno che sia spento. Il microfono è molto utile, a meno che trasmetta fischi, fruscii e interferenze. Il microfono è molto utile, a meno che sia spostato a destra, mentre il lettore legge rivolto a sinistra, o sia all’altezza di un metro e ottanta, mentre il lettore è alto uno e sessanta. Il microfono è molto utile, se il lettore legge bene. Se invece commette errori grossolani, l’amplificazione fa sì che la gente, invece che essere mossa a conversione dalla Parola di Dio, sia mossa al riso dagli strafalcioni del lettore. Il microfono è molto utile, a meno che la catechista si ostini a far leggere un cresimato che non sa leggere e la gente, invece che capire per che cosa pregare, capisca che i risultati dell’istruzione sono piuttosto scadenti. Il microfono è molto utile, a meno che il filo attraversi tutto il luogo della celebrazione e un chierichetto vi inciampi fracassando le ampolline con l’acqua e il vino. Così anche il microfono può dire qualche cosa su come siano curate le celebrazioni.

Fonti di stress

Da Pew Internet Research uno studio sui lavoratori in rete
Impiegati digitali: connessi e sotto stress
La tecnologia in ufficio implica maggiore produttività, ma porta crescita della mole di lavoro e della stanchezza
Si intitola «Networked Workers» ed è l'ultimo studio realizzato dall'istituto di ricerca Pew sugli effetti dell'adozione e uso delle tecnologie. In particolare questa volta l'analisi si è focalizzata sui lavoratori che utilizzano la Rete per la loro professione, che negli Stati Uniti corrispondono al 60% degli impiegati.
Tramite questa indagine - condotta nei mesi di marzo e aprile di quest'anno su un campione di oltre 2 mila cittadini americani adulti - Pew ha osservato le modalità di utilizzo dell'internet e delle tecnologie mobili sul posto di lavoro e a casa. I dati raccolti hanno messo in luce che i lavoratori sono sempre più flessibili, poiché il tempo dedicato al proprio impiego non si esaurisce nelle ore d'ufficio, ma si estende sempre più spesso all'ambito domestico, anche quando in teoria ci si dovrebbe dedicare alla propria vita privata.
I cosiddetti networked workers sono infatti sempre connessi, che sia via telefono o palmare o via computer: il 93% di loro possiede infatti un cellulare, l'85% un desktop Pc, il 61% un portatile e il 27% un Blackberry. Insomma, la tecnologia ha maggiore presa su di loro di quanto ne abbia sugli altri colletti bianchi del Paese. Il tutto con risvolti positivi dal punto di vista della produttività e della condivisione dei progetti con colleghi e superiori, ma negativi se si ragiona in termini di stress. Basti pensare che il 49% degli impiegati in Rete ha sottolineato che "grazie" alle tecnologie in questione viene loro richiesto di svolgere una mole di lavoro superiore alla norma, e che spesso questo fa sì che non sia possibile staccare la spina nemmeno durante fine settimana e vacanze.
Certo nessuno li costringe a guardare il famigerato smartphone ogni due minuti per controllare la posta elettronica, sempre e ovunque, e probabilmente molti di loro lo butterebbero via molto volentieri, se non fosse che il fatto di essere sempre rintracciabili e aggiornati sugli avvenimenti «rende più competitivi all'interno di un'azienda», come spiegato dal general manager di una società di advertising di Philadelphia, Joe Soto, che ha ammesso di non aver spento il suo Blackberry nemmeno durante una vacanza nel deserto del Sahara.

martedì 14 ottobre 2008

Perché non l'ho scritto io questo libro?!

Sigurd Bergmann: "La teologia del compostaggio"
A livello concreto cosa possono fare le singole comunità per sensibilizzare i propri membri di chiesa?
Il campo forse più proficuo è quello pedagogico. Con i bambini si possono fare tantissime cose: il giardinaggio per esempio è molto amato. Le chiese si possono anche interrogare su come utilizzare l'energia o su come riciclare i rifiuti; gli spunti biblici e pastorali in merito non mancano. In campo più propriamente liturgico ci si può chiedere che tipo di pane utilizzare per la Santa Cena. Accertarsi della provenienza della farina con cui è stato fatto, ovviamente lo stesso vale per il vino. Anche allo stesso battesimo ci si può accostare in modo ecologico: quale acqua usare? Ho lavorato anche con gli operatori cimiteriali ed è stata molto apprezzata una mia lezione sulla teologia del compostaggio. Piccoli accorgimenti che possono incuriosire i membri di chiesa, aumentando la loro consapevolezza in materia di rispetto per l'ambiente.

Occasione di cambiamento

Al verde
di Massimo Gramellini
E se i banchieri ingordi di Wall Street che ci stanno restringendo le tasche fossero in realtà degli ambientalisti, travestiti da truffatori per non dare nell’occhio? Hanno visto il film di Al Gore sull'effetto serra, magari anche «The day after tomorrow» sulla glaciazione di New York, e si sono detti: cosa possiamo fare per impedire tutto questo? E' bastata qualche riunione informale a bordo di uno yacht di sedici chilometri per mettere a punto un piano infallibile: mandare in vacca il capitalismo. Là dove avevano fallito Greenpeace, il protocollo di Kyoto e persino Pecoraro Scanio, sono riusciti i nostri cari manageroni coi bretelloni.
In virtù della recessione causata dalle loro ambizioni spericolate, il prossimo anno le compagnie aeree taglieranno quattrocentocinquantamila voli, i consumi di petrolio crolleranno, molte industrie ridurranno la produzione, una quantità minore di cibo e di merci circolerà sulle autostrade e quasi tutti i Suv resteranno in garage, dove verranno riciclati come fienili o depositi per le conserve. Non dico che nelle città respireremo l'aria del Monte Bianco o che l'acqua dei poli tornerà subito a ghiacciare come certe braciole di maiale dimenticate da mesi nel mio freezer. Ma certo è molto più facile fare i verdi quando si sta al verde.

lunedì 13 ottobre 2008

Arte e buon gusto

Ci vuole un'arte anche per la bacheca
di mons. Mario Delpini
Avvneire - Milano 7 - 09.03.08
La bacheca della chiesa ti dà un’idea dell’aria che tira in parrocchia. C’è la bacheca deprimente: i fogli appesi ingialliscono, le puntine si staccano e i manifesti penzolano come vele ammainate. I preti novelli sembrano dispersi in guerra piuttosto che promesse per la missione. C’è la bacheca sequestrata: ti sembra di essere capitato in una parrocchia di nessuna diocesi. I manifesti di un gruppo, di un istituto religioso o di un movimento occupano tutto lo spazio: non c’è posto per il vescovo e la diocesi. C’è la bacheca batticassa: i debiti incombono, i lavori sono urgenti, i soldi mancano. Che sia Natale o Pasqua trovi esposti grafici e disegni, quadratini da riempire e scadenze da rispettare. C’è la bacheca «agenzia di viaggi»: non c’è momento in cui non sia proposto un pellegrinaggio, un’esperienza culturale, un’occasione da non perdere. C’è la bacheca invisibile: i fedeli ci passano davanti ogni domenica, ma gli avvisi restano ignorati. Il parroco talvolta si impazientisce per certe domande: «Ma se è un mese che ho esposto l’avviso...!». Ci vuole un’arte anche per la bacheca: tenere insieme tutto e dire l’essenziale perché risplenda la bellezza di una comunità, nella sua Chiesa.

Attento!


"Occhio ai tuoi pensieri,
perché si trasformano in parole!
Occhio alle tue parole,
perché si trasformano in azioni!
Occhio alle tue azioni,
perché si trasformano in atteggiamenti!
Occhio ai tuoi atteggiamenti,
perché si trasformano in carattere!
Occhio al tuo carattere,
perché si trasforma in destino!"
F. Outlaw
dal post del 7.10.08

domenica 12 ottobre 2008

Scampo?

Aiuto, il capo è un cretino
Come difendersi dagli imbecilli di potere senza diventare come loro
di Bruno Ventavoli
Era ossessionato dai conigli selvatici che gli avevano distrutto il giardino, e le aveva pensate tutte per allontanarli. Le bestiole, però, riuscivano sempre a farla franca. Un giorno del 1952 monsieur Delille, farmacista, pensò finalmente di essere più furbo di loro. Si fece spedire una coltura di virus della mixomatosi, malattia che aveva fatto strage di conigli in Australia, catturò uno dei suoi piccoli nemici e gli inoculò il virus. In poche settimane il giardino fu liberato. Ma l'epidemia si estese a tutta la Francia, al Belgio, Olanda, Italia... Il piccolo lampo di genio di un babbeo devastò così mezza Europa. Naturalmente non tutte le sciocchezze producono gli stessi effetti. Ma possono fare i loro bravi danni, come spiega il libro «Cretini al potere. Come difendersi dalla stupidità di chi comanda» (Castelvecchi), pubblicato da Diego Armario, ex direttore della radio spagnola, ora scrittore e consulente di comunicazione.
Se per Cipolla, grande economista eterodosso, il cretino era «una persona che causa un danno a un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita», per Armario gli imbecilli riescono invece a fare carriera perché con il loro opportunismo, la loro studiata simpatia, la loro straordinaria capacità di adulare i veri capi, sono funzionali al sistema: non rompono le scatole e riempiono i buchi del sistema. La regola dice: «I lavoratori meno efficienti vengono trasferiti sistematicamente in uffici dove possono fare meno danno e alla fine diventano dirigenti».
Una volta al potere, gli stupidi sono orgogliosi del loro posticino, e amano farsi chiamare con il titolo raggiunto, «consigliere», «ministro», «direttore»... Sono «tenaci, pazienti, imprevedibili, bugiardi, ruffiani, spavaldi, intolleranti, esageratamente ambiziosi, prevaricatori, diffidenti, vendicativi». Spesso sono anche felici, perché non si rendono conto di quel che sono e di quel che fanno. Dilagano ovunque, dal pubblico al privato, dalle fabbriche ai parlamenti, dalle banche (come si vede in questi giorni) ai supermercati. E si presentano sotto svariate forme. C’è il «cretino fifone» che, essendo egli stesso stupito del proprio successo, è sempre insicuro nelle decisioni da prendere. C’è il «cretino folle», con un carattere da manuale psichiatrico, che crea talmente tanta tensione nell’ambiente da portare alla disperazione anche collaboratori e sottoposti; spesso l’ebbrezza del potere gli stimola il sadismo, e così diventa pure crudele, mobbizza, spettegola, inventa fandonie per screditare tutti e spiccare nella sua nullità. Il «cretino mediatico» crede invece che il prestigio dipenda dalla notorietà, e fa di tutto per apparire ad ogni livello, dalla macchinetta del caffè alla tv.
Non bisogna dimenticare il frequente caso del «cretino che non sa di esserlo» e dà agli altri del cretino urlando e ringhiando. L’effetto è devastante. A quel punto tutti si domandano chi è il vero cretino. Quello che non sa di esserlo? O quello cui viene attribuita la patente del cretino e pur non essendolo ontologicamente lo diventa nel giudizio generale? È il delirio totale, è come essere finiti nel «paradosso del mentitore». Epimenide di Creta affermava che «tutti i cretesi sono mentitori»: essendo lui un cretese stava dicendo una cosa non vera? O una cosa vera che quindi smentiva l’assunto di partenza? Sostituite «cretese» con «cretino» e vi trovate nella vita quotidiana, in ufficio, per strada, al bar, dove piombano comandi d’ogni genere e non sapete a quale babbeo dare retta per non combinare danni.
C’è salvezza? Il compito è arduo perché, come dice un detto toscano, per i «bischeri non c’è medicina» (tradotto da Schiller «Contro la stupidità anche gli dei lottano invano»). Potete provare a fare i «finti tonti», ottima strategia per sopravvivere, finché non vi viene richiesto di impegnarvi e prendere a vostra volta una posizione cretina. Oppure potete rinunciare alla competizione, dedicarvi al vostro giardino mentre gli altri si scannano per il potere, leggere magari Seneca, Boezio, o Machiavelli… Se riuscirete ad apprezzarli vorrà dire che sciocchi non siete. Forse la consolazione è magra, ma è pur sempre una consolazione.