sabato 20 dicembre 2008

Pronomi

Attenti ai pronomi: tra "io" e "voi", meglio il "noi"
di mons. Mario Delpini
Avvenire - Milano 7 - 09.11.08
I pronomi sono paroline birichine. C’è il pronome "io". Se gli dai spazio non ti salvi più. Ci sono quelli che, di qualunque argomento si parli, hanno sempre da dire: «Anch’io ho visto... quando c’ero io .... Se fossi io... date retta a me: io ho studiato... se volete invitare un personaggio, io conosco ...». Al consiglio pastorale, alle riunione della Caritas, sul sagrato dopo la Messa e in ogni altra occasione, l’io invadente continua a proporsi. Forse uno crede di rendersi utile, di contribuire a rompere il ghiaccio, di mettere a disposizione competenza ed esperienza. Il risultato però è che uno rischia di ridurre tutto a sé e si rende insopportabile. Poi c’è il "voi". "Voi" si usa per dichiarare un’estraneità, un dissenso, talvolta addirittura un’ostilità. «Ma voi della curia...?»; «Voi preti...», «Fate presto voi dal pulpito...»; «Voi che abitate in centro che cosa ne sapete...»; «Voi ci avete abbandonato...». Quando uno dice "voi", per lo più, dà per scontato che le tue ragioni non le capisce. Forse anche dichiara che preferisce stare di fronte a protestare piuttosto che mettersi con te e cercare insieme: «Tanto voi che cosa capite?». Attenti ai pronomi. Io avrei più simpatia per il "noi".

Preghiera all'alba al Sacro Monte di Varese




venerdì 19 dicembre 2008

CapaRezza - Il silenzio dei colpevoli

Su mettiti comodo come in un condom, che scorrono momenti lenti più di un Vic20 Commodore, sulla tela la tua vita intera con un prologo: tua madre che apre le gambe dal ginecologo; poi le tasche deserte di un bimbo povero, ma ingordo di scoperte più di Colombo Cristoforo; il tuo primo rimprovero poco dopo, avevi appiccato un fuoco per gioco come un tedoforo. Da quel giorno la tua lingua é in sciopero, hai detto: "No, non coopero". Però io ti ricorderò che sei stato picchiato da quei balordi e sotto i colpi sordi ti sei detto: "Non discuto". Muto, un concorrente a tempo scaduto, abbattuto come un cane da tartufo che ha perduto fiuto; chiederti di raccontare l’accaduto sarebbe come per Cesare chiedere aiuto a Bruto.

Rit:PARLA, LA VERITÀ É LÀ, NON DEVI NEGARLA
PARLA, CHI TAPPA LA FALLA NON RESTA A GALLA
PARLA, DALLA TUA BOCCA LIBERA LA FAVELLA COME UN FARFALLA CHE SI LIBRA DALLA CALLA.
PARLA, I MUTISMI SONO INASCOLTABILI
PARLA, I TIMORI HANNO TIMONI DEBOLI
PARLA, URLA TERMINI INTERMINABILI
PARLA, PERCHÉ IL SILENZIO É DEI COLPEVOLI.

La riconosci quella? É la tua Panda dentro ci sei tu con la coscienza sporca ed un profumo che sa di lavanda; dillo alla fidanzata che ti guarda che c’é un altra che ha la quarta e pratica il tantra. Gli anni ‘90 vanno al rallentatore, un fotogramma infiamma ‘sto proiettore, tuo padre brama un figlio dottore e passi gli anni al Campus come un detenuto a San Vittore. Ammutolendoti credi di restare in piedi, ma non ti chiami Ercolino e quantomeno siedi. Spesso cerchi sieri che offuschino pensieri si, ma non ti eclissi, ti celi dietro veli. Come vedi stenti, ne sprechi di momenti, il silenzio é d’oro e tu lo svendi ai peggior offerenti. Parla fuori dai denti, non ti penti, parla nei parlamenti, mettili sugli attenti. RIT

Fine della proiezione, fatti un’opinione e finirai come i fatti di metadone, il tuo supporto vale molto più di un corto nella rassegna dove regna la rassegnazione. Chi tace soggiace alla volontà del loquace, si beve più cazzate come la guerra di pace, rischi di impazzire più di Aiace. Devi venir fuori dal tuo fondo tipo bronzo di Riace. Invece come una prece ti stai affossando, non favelli come Paggio Fernando distratto da occhi belli. Sembri la principessa Lisa, ma mi sa che non hai cigni per fratelli. Alza il culo e non fare il muto che non sei Charlie, “Stand up for your rights”, come canta Marley. Come il Mosé scateni in me strani tarli, sappi che... ti prendo a martellate se non parli...

Intervento educativo

Una parola sugli autori di questo manifesto:
- non è da uomini non firmare un proprio scritto;
- non è lo strumento adatto affidare il proprio messaggio a volantini appesi alle porte, quasi fossimo per strada o in una dittatura;
- suggerire che per noi insegnanti l'Eucarestia sia quello che è stato descritto in questo testo, significa non aver studiato la teologia che insegnamo nelle nostre aule;
- sarebbe molto debole la considerazione dei "valori della tradizione" se qualcuno li identificasse con pizzi, incensi e affini;
- non è misericordioso non concedere il perdono a chi può essere uscito fuori dalle righe e i processi di piazza non sono i più giusti;
- non è intelligente prendere come paladino chi non ne ha i numeri;
- non è caritatevole trattare così (con sarcasmo, violenza, maldicenza) i propri fratelli di fede e i propri educatori.

Per rilanciare: non può ancora essere presbitero chi - con azioni come queste - dimostra che non sta camminando nella via dell'amore fraterno, nella forma della capacità di condurre nell'unità il popolo di Dio.
don Chisciotte


Analisi e interpretazione

Con l'analisi del fenomeno ci siamo;
la "terapia" è un po' deboluccia.
don Chisciotte
Natale, che stress
Non per tutti le festività sono un momento di gioia. Per alcuni la pausa dal lavoro porta con sé una riflessione sulle aspettative deluse, le ansie e le frustrazioni, la solitudine. Ma bisogna razionalizzare per riprendersi e affrontare con positività il nuovo anno
Strade addobbate e atmosfera di festa. Ed è subito Natale. Ma non per tutti è un momento di gioia, anzi per molti l’attesa festività è accompagnata da una vena di malinconia e tristezza. La depressione natalizia esiste ed è fatta di un senso di vuoto, di pessimismo e causa disturbi dell’umore che coincidono con quelli tipici della depressione clinica.
“Ogni momento di pausa dal lavoro e dalla quotidianità conduce a un momento di riflessione – spiega Silvia Vegetti Finzi, psicoterapeuta docente all'Università di Pavia e scrittrice –. E così, tutte le aspettative deluse, tutte le ansie e lo stress che si accumula durante l'anno trovano spazio nei nostri pensieri proprio durante le feste”.
Le cause e i sintomi della depressione natalizia. La fine dell'anno è il periodo ideale per fare un bilancio. “Proprio in quel momento – continua la Vegetti Finzi -, in una situazione di stasi, viene fuori la nostra vera essenza. Abbiamo sempre un desiderio non realizzato o un dolore legato a un'assenza dolorosa, a un amore che manca, alla morte di un coniuge o di un parente, alla separazione dei genitori. Insomma riemergono tutte quelle situazioni che la fatica e lo stress tendono a esasperare”. E la tristezza che si prova tende a confliggere con l'atmosfera di felicità tipica del Natale che, però, la persona depressa non percepisce. La conseguenza infatti, secondo la psicanalista, è il senso di colpa che non fa che aumentare la malinconia e l'inadeguatezza rispetto agli altri, tanto che si ha perfino difficoltà a stare con la famiglia. “Inoltre la depressione ha conseguenze sull'organismo: mal di testa, disturbi del sonno (o si dorme troppo o pochissimo), difficoltà di concentrazione, agitazione e ansia. Ma anche diminuzione dell'interesse in attività che normalmente portano piacere come: cibo, sesso, lavoro, amici, hobby e divertimenti”.
I soggetti più colpiti. Le persone che soffrono di più lo sbalzo di umore sono gli adolescenti e gli anziani. “Nel caso di un giovane – continua l'esperta – bisogna tener presente che sta vivendo la stagione dei grandi cambiamenti. La tristezza per un rifiuto amoroso o per la separazione dei genitori porta alla mente la stagione della vita in cui il Natale era il momento più atteso, quello in cui non bisognava altro che aspettare i doni”. Anche i nonni soffrono la depressione natalizia. In pochi giorni trovano di nuovo la casa piena di nipoti, di parenti e nel giro di due settimane tutto ritorna com'era. “Un'attenzione particolare la meritano proprio gli anziani – aggiunge la Vegetti Finzi, autrice del volume Nuovi nonni per nuovi nipoti – bisogna cercare di accudirli, di ringraziarli, di farli sentire amati e utili. Specie quando sono soli a causa della morte del coniuge”. Come sopravvivere alla malinconia natalizia. Minimizzare la situazione e le aspettative, valorizzando al massimo la propria situazione. Bisogna difendersi accentuando il razionalismo ma anche condividendo ciò che viviamo con gli altri. “Capire che in fondo la propria situazione è comune anche ad amici e parenti – conclude la Vegetti Finzi – può aiutarci a stare meglio. Non solo, anche dare amore risolleva l'umore. Soltanto amando si riceve amore, anche quando lo vorremmo da chi invece non ci soddisfa”. E così un abbraccio a un nonno, una carezza a un amico, una serata vissuta a ridere e scherzare facendo stare bene gli altri può restituirci la gioia e rende tutti pronti a vivere meglio l'arrivo del nuovo anno. Proprio per questo non è detto che la depressione natalizia sia un male. “Perché superare un momento di tristezza con le proprie forze, può dare quella positività che serve a farci iniziare l'anno che viene al meglio”.

giovedì 18 dicembre 2008

Povere bestie... i padroni


"XXX è un asilo a tutti gli effetti, il primo a Milano, con tanto di educatori professionisti, zona pappa, zona nanna, area giochi, area relax per i massaggi e servizio happening per il compleanno di Fido. Perché con i ritmi frenetici e lo stile di vita moderno dei loro padroni, anche gli amici a quattro zampe soffrono di solitudine, noia e stress. (...) Da XXX i cani vengono trattati come ospiti di tutto rispetto dai sei educatori cinofili che lavorano nella struttura. Vengono accolti in uno spazio di circa 200 metri quadrati, disponibile per massimo 15 o 20 animali e prima del loro primo giorno di scuola, fanno l’inserimento. Non si accettano cani aggressivi o ingestibili, né con problemi sanitari. La giornata dei clienti di questo club esclusivo comincia alle 8, con i giochi di attivazione mentale e attività fisica. Ogni due ore vengono portati fuori per la passeggiata, mentre i pasti sono serviti secondo le indicazioni del padrone (tipologia, marca, quantità e orari). Se hanno sonno possono rilassarsi nell’area riposo, attrezzata con lettini.
Servizi aggiuntivi per gli ospiti
- Presa e consegna: bus dog o taxi dog
- Educazione di Base: metodologia gentile
- Massaggi e reiki: con esperti nel settore
- Attivazione mentale: sviluppa le capacità cognitive del tuo cane ed allenare le sue abilità nel risolvere problemi di crescente difficoltà
- Fotografie e ritratti: fotografi e pittori per un ritratto del tuo cane
- Comportamentalista: se il tuo cane manifesta un problema di comportamento".
grazie a L.M. per la segnalazione

Dimenticanza

Nel nuovo lezionario ambrosiano, ieri è stato letto il Vangelo secondo Luca 1, 1-17; oggi si prosegue con il cap. 1, i versetti dal 19 al 25.
E' stato dimenticato il v. 18: "Zaccaria disse all'angelo: «Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni»".
Una dimenticanza che non fa capire come mai, nella lettura di oggi, l'angelo contesti a Zaccaria di non aver creduto all'annuncio della fecondità del grembo di sua moglie.

Il "castigo-segno" per questa incredulità è - per Zaccaria - il mutismo.
Credo che l'attuale difficoltà della Chiesa a comunicare
(paragonabile ad un muto gesticolare senza parole)
sia interpretabile come dovuto alla stessa dinamica.

don Chisciotte

Società an-estetica

I chirurghi: «Per Natale non regalate interventi estetici alle figlie»
Un fenomeno in crescita in tutta Europa: «Ma prima dei 20 anni almeno il seno non va mai ritoccato». Gli specialisti della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica hanno pubblicato un appello contro l'abitudine, che si sta diffondendo, di regalare interventi estetici correttivi alle figlie adolescenti.
Niente chirurgia al seno come «regalo di Natale». L'appello a non cedere alle richieste di adolescenti insoddisfatte del proprio aspetto arriva dai chirurghi estetici della Sicpre (Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica).
Da qualche anno - sottolinea una nota diffusa dalla Sicpre- sempre più ragazze di età inferiore ai 18-20 anni chiedono ai genitori, come regalo di Natale di compleanno, di promozione un intervento di chirurgia estetica.
Il fenomeno riguarda molti Paesi europei - in Germania 100 mila casi nel 2007 - e anche l'Italia, sebbene non ci siano dati precisi, è coinvolta dal problema. In occasione del periodo natalizio gli specialisti hanno voluto intervenire sul fenomeno sottolineando alcuni aspetti da tenere presente.
«Va fatta una distinzione- precisa la nota- fra inestetismi stabili già durante l'adolescenza e che non possono modificarsi da soli (per esempio orecchie a ventola o naso non bello) e caratteristiche che semplicemente non corrispondono ai canoni di moda, che fra l'altro sono suscettibili ancora di trasformazioni oltre i vent'anni, fra cui il volume del seno e la distribuzione del grasso corporeo. Di conseguenza, è evidente che mentre un intervento estetico come la rinoplastica (correzione del naso) può essere ammissibile e utile anche a 16 anni, per il seno o per le liposuzioni il discorso è molto diverso».
«In particolare, -ricordano i chirurghi- sotto i 20 anni l'aumento di seno non va mai praticato: fino a quell'età sono possibili modificazioni spontanee del suo volume dovute alle variazioni dell'assetto ormonale. Anche la riduzione del seno è sconsigliata nella maggior parte dei casi e può essere ammissibile solo in situazioni estreme. Stessi criteri per la liposuzione. Anche la distribuzione e il volume del grasso sono infatti influenzati dall'assetto ormonale. Intervenire chirurgicamente è giustificato solo in casi gravi».
«La chirurgia», chiarisce il professor Carlo D'Aniello, Presidente della Sicpre, «anche quella estetica, è un atto traumatico e mai privo di rischi, per quanto minimi. Quindi, nel dubbio che un inestetismo possa attenuarsi o addirittura sparire, è saggio aspettare. Tanto più che l'adolescenza è un'età di trasformazioni anche psicologiche, e ciò che appare insopportabile a 15 anni può diventare gradevole a 18 o 19. Inversamente, c'è anche il rischio che una correzione chirurgica eseguita troppo presto diventi sgradita col passare degli anni. Insomma, la chirurgia estetica richiede maturità sia fisica sia psichica». In Germania è in discussione da qualche mese la proposta (della Cdu) di vincolare gli interventi al parere favorevole di due diversi chirurghi plastici, mentre altri dicono che basterebbe obbligare a un periodo di riflessione di 6 settimane tra visita e intervento. La Sicpre non entra nel merito né si augura l'introduzione di norme di legge rigide sull'argomento. Però chiede a tutti i genitori e a tutti i chirurghi italiani di tenere conto responsabilmente di queste raccomandazioni. (...)

mercoledì 17 dicembre 2008

Nostalgie

Nostalgia canaglia
di Massimo Gramellini
Avete fatto caso a quanti telefonini adottano la suoneria dei telefononi che strillavano nei tinelli della seconda metà del Novecento? È l’ultimo segnale di un fenomeno che si acuisce in tempi di crisi: la nostalgia. Per gli stipendi che consentivano a un impiegato di comprarsi la casa senza fare mutui. Per i comici che facevano ridere senza usare parolacce. Per la persona che non sposammo o che sposammo ma non le assomiglia più. Per le fatiche di una vita in salita che era comunque meno stressante di una in discesa verso l’ignoto. Nei sondaggi i tedeschi dell’Est difendono la memoria della Ddr, in realtà la loro giovinezza trascorsa sotto quel regime. Da noi chi vota Veltroni (pochi, ultimamente) rimpiange Berlinguer. Gli altri hanno già rivalutato la Dc e qualcuno anche i socialisti. Ogni aspetto della vita è pervaso da una polvere che deforma i ricordi, ripulendoli dalle scorie per restituirceli nella magia dell’incanto che non furono. Persino il tifo calcistico è una forma di nostalgia: per il te stesso bambino, ancora capace di provare emozioni assolute.
Adesso dalla Gran Bretagna giunge l’immancabile studio scientifico a certificare quel che in fondo sapevamo già: rimpiangere il passato aiuta ad affrontare meglio il presente. Costretti a nuotare in mare aperto, ci appigliamo allo scoglio dei ricordi per trovare un punto di riferimento e il coraggio di dare un senso al panorama. È un piacevole inganno che da generazioni aiuta gli uomini a vivere. Sembra impossibile, ma fra vent’anni i giovani fan di Di Pietro rimpiangeranno Berlusconi (sempre che non sia ancora lì).

Manca solo di citare la nostalgia in ambito ecclesiale...
c'è la nostalgia classica, quella che ha sempre fatto dire ad alcuni: "Prima era meglio... tutto";
c'è quella più costruttiva: "Poco tempo fa avevamo dei padri... che rimpiangiamo".
don Chisciotte

Criteri di scelta

La vita è fatta di scelte. Con criteri.
La scelta delle due letture del nuovo Lezionario ambrosiano per la Messa di oggi
ha dei "criteri" che non sono certo quelli della comprensione
e della partecipazione del popolo di Dio.

Questi i versetti della seconda lettura:
Inizia la lettura del libro di Ester 1, 1a-1r. 1-5. 10a. 11-12; 2, 1-2. 15-18.

martedì 16 dicembre 2008

Epoca di agonia di nomi

Dalla lettera a Giacobbe
Sì, anche noi, come te, stiamo vivendo un momento decisivo.
Quella notte tu lasciavi per sempre la tua terra antica e ti addentravi rischiosamente nel territorio controllato dal fratello-nemico. Stavi facendo, cioè, il passo più drammatico della tua vita: entrare in un continente sconosciuto. Passavi il tuo Rubicone, insomma.
Ed ecco densificarsi, proprio sulla frontiera segnata dal fiume, il cumulo delle incertezze simbolizzato dalla tua lotta con Dio. Che, in fondo, fu una lotta per il nome.
Tu chiedesti il nome tutta la notte al tuo rivale misterioso, dicendogli ogni volta che l'atterravi: Come ti chiami? Ma lui sgusciava alla presa delle mani viscide e, prendendo il sopravvento, ti ripeteva: Perché mi chiedi il nome? La nostra storia, caro Giacobbe, ti rassomiglia tanto. Anche noi stiamo sperimentando l'oscurità del trapasso.
Giunti a una frontiera decisiva della storia, affrontiamo il guado che ci introduce nel terzo millennio e, come te, viviamo il dramma del nome. Le antiche categorie si rimescolano. I vecchi vocaboli non ci bastano più per indicare gli scenari nuovi sulle cui sponde stiamo per approdare. Lo scontro più vero oggi è con l'ineffabile.
Gli schemi concettuali che avevano finora sorretto la nostra comprensione dell'universo si stanno sfaldando, minacciati come sono dall'onda lunga di una realtà inedita. Sensazioni impreviste straripano da tutte le parti, e le parole di un tempo non le contengono più. Le dighe lessicali cedono sotto l'urto di emergenze che irrompono con la furia di un tornado. E noi, a ogni realtà che pure tocchiamo ma che ed slitta dalle mani, continuiamo a chiedere, sotto lo spasimo della lotta, come facesti tu: Qual è il tuo nome?
È proprio vero: la nostra è un'agonia di nomi. È una crisi di vocabolario. I termini non aderiscono più alle cose e scivolano sulla loro pelle.
mons. Tonino bello, Ad Abramo e alla sua discendenza, 36-37

Alla ricerca di Gesù

L'irresistibile attrattiva di Gesù per il tempio fa da contrasto alla non comprensione dei genitori: «Senza che se ne accorgessero», in greco: «uk égnosan», non lo conobbero, non lo seppero. Siamo di fronte a un grande mistero. Non è poco quello che è accaduto a Maria: normalmente le mamme conoscono da che cosa i loro bambini sono attratti e sanno dove possono essere andati allorché, sfuggendo alla sorveglianza, sono scappati. È vero che un dodicenne, soprattutto nel mondo orientale, aveva una qualche autonomia, ma era, come sembra, la prima volta che andava a Gerusalemme e i genitori avrebbero dovuto essere attenti. Si direbbe - e provo una certa fatica nel dirlo - che Giuseppe e Maria abbiano perso il colpo d'occhio, l'insieme della situazione, si siano fatti sfuggire l'essenziale. Possibile - ci chiediamo - che non avessero compreso la forza di attrazione che il tempio esercitava su Gesù? Possibile che non abbiano colto l'irresistibile fascino che avrebbe come inchiodato Gesù nel tempio? (...)
Che cosa dice a noi l'atteggiamento dei due genitori? Capita a tutti noi di perdere il punto della situazione senza nostra colpa, proprio perché non ci viene in mente. Non riusciamo sempre a valutare la totalità degli eventi e viene il momento in cui ci battiamo il petto perché ci è sfuggito qualcosa che, a rigor di logica, non avremmo dovuto tralasciare: avevamo molto da fare in quel giorno e non siamo stati attenti a quella persona mentre sarebbe stato ovvio prestarvi attenzione, ecc. Maria partecipa alla nostra fragilità perché è passata per questo momento di smarrimento nel senso globale della situazione. Forse sarebbe bastata da parte sua un po' di riflessione: "Era così immobile Gesù nel tempio, non riuscivamo a tirarlo via, sarà certamente rimasto là!".
Se Maria ha vissuto un momento così duro di disagio, di umiliazione, di dolore, anche noi dobbiamo perdonarci, anche noi dobbiamo capire che la nostra natura povera non riesce spesso a cogliere, per quanto si sforzi, il vero centro della situazione. Maria ci dà la mano e ci insegna l'umiltà: l'umiltà e l'umiliazione che ci può venire dalla gente che critica il nostro sbaglio, la nostra scarsa capacità di intuizione, la nostra dimenticanza, la nostra non attenzione a quella persona in una circostanza importante. Forse la gente della carovana ha criticato Maria: «Ecco, è capitato anche a lei, non può andarle sempre bene...». Qui Maria è veramente nel suo popolo: vive, partecipa, soffre, è criticata, si sente smarrita, in qualche modo si mette in colpa: "Ma come ho fatto? Come è stato possibile?". (...)
«Ma essi non compresero le sue parole». Di fronte alla manifestazione così cruda del mistero e delle sue conseguenze, Maria e Giuseppe non comprendono, devono fare ancora del cammino. Quasi ci stupisce il candore di questa espressione dell'evangelista. «Essi non compresero» è la parola che Luca usa per l'incomprensione degli apostoli di fronte a Gesù che spiega loro come il Figlio dell'uomo dovrà soffrire: «Ma essi non compresero questo» (9, 45); «Ma non compresero nulla di tutto questo» (18, 34). Indica il nostro annaspare di fronte al mistero della morte e risurrezione di Gesù. Maria e Giuseppe, pur se in maniera sottomessa, umile, accogliente, hanno vissuto prima di noi questo brivido del non capire.

C. M. MARTINI, Il Vangelo di Maria, 43-62
lo puoi trovare tra i nostri Testi

"Miracoli"

E' vero che per i diversi disturbi mentali si danno percentuali di curabilità, con piena o soddisfacente remissione dei sintomi, che possono arrivare fino all'80-90%. Miracolo? Sì, certo: uno dei tanti della medicina moderna. Ho letto solo di recente lo splendido "Diceria dell'untore" di Gesualdo Bufalino, ispirato dalla reale degenza dell'autore in un sanatorio nel '46, e sono rimasta allibita nello scoprire che a quell'epoca appena dietro le nostre spalle fosse ancora scontato, normale aspettarsi di morire per tubercolosi (nel libro, forse nella vita, si salva solo il protagonista). Appena nel '46: quando oggi la Tbc, nell'immaginario collettivo, sopravvive come un ricordo remoto se non puramente letterario (il "mal sottile", la Traviata...).
Altro "miracolo" contro la polmonite. Anche qui posso offrirmi come testimone. Bambina di pochi anni, nel dopoguerra fui salvata in extremis dalla morte per polmonite grazie al fortunoso reperimento di una dose di penicillina, introdotta in Italia dai "liberatori" americani. Solo un anno o due prima e il verdetto sarebbe stato senza appello. Nel mio caso come in migliaia d'altri.
E non è un "miracolo" che il vaiolo, terrore secolare di popoli, sia letteralmente sparito grazie alle vaccinazioni (l'ultimo caso nel 1977) e che l'Organizzazione mondiale della sanità abbia potuto decretare l'annientamento dei residui ceppi del virus, conservati come un souvenir in due grandi freezer in America e in Russia? Fantascienza sarebbe sembrata solo trent'anni fa, quando il morbo era ancora endemico in 33 Paesi e catturava ogni anno 10-15 milioni di persone.
Infine, non è uno straordinario "miracolo" che in neanche cent'anni la lunghezza della vita sia praticamente raddoppiata -almeno nel nostro mondo, dove all'inizio del secolo la media era di 42 anni? Che le morti per parto siano oggi una rarità, così come la mortalità infantile quando appartiene ancora ai ricordi dei nonni la scomparsa di tanti fratelli o sorelline decimati in tenera età? Lo stesso è accaduto con la poliomielite, rischio pesante ancora nell'infanzia di quanti hanno oggi 50 anni.
Serena Zoli, Storie di ordinaria risurrezione (e non).
Fuori dalla depressione e altri "mali oscuri"
, 20

lunedì 15 dicembre 2008

Altri

Dal vangelo di oggi (Mt 21,42-43)
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: / “La pietra che i costruttori hanno scartato / è diventata la pietra d’angolo; / questo è stato fatto dal Signore / ed è una meraviglia ai nostri occhi”? / Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti.

Inquietante e stimolante l'affermazione del Vangelo.
Senz'altro l'evangelista Matteo pensava alla comunità dei seguaci di Gesù come il nuovo popolo che avrebbe goduto delle particolari prerogative che Dio aveva regalato a Israele.
Ma io credo che il Signore stia ripetendo le stesse parole a coloro che adesso guidano la Chiesa: state attenti, perché anche voi, come le autorità del tempo di Gesù, state scartando Colui che è pietra d'angolo e che resterà il criterio fondamentale - col suo modo di agire, fare, pensare - per discernere ciò che è secondo la Rivelazione della Trinità.
E allora non sarete più in grado di guidare il popolo di Dio, e Lui sceglierà altri per portare i frutti della vita vera.
don Chisciotte

Diversi anche in questo

L'allarme degli specialisti: si muore di più per il secondo infarto, pericoli sottovalutati
Il cuore di lei si ammala per amore. Quello di lui invece per traffico e lavoro.
Ricerca presentata al congresso dei cardiologi italiani: per l'uomo e la dona lo stress ha origini diverse.
I nemici del cuore degli italiani hanno nome e cognome, ma sono diversi a seconda che la «vittima» sia uomo o donna. Ne sono convinti i cardiologi, secondo i quali le fonti maggiori di stress per il muscolo cardiaco sono per lui il luogo di lavoro e il traffico, mentre per lei la famiglia e i rapporti sentimentali. Lo rivela un sondaggio condotto a Roma al 69esimo Congresso della Societá italiana di cardiologia (Sic), e realizzato dalla Sic con il supporto di Datanalysis.
Lo stress eccessivo, ricordano gli specialisti, è un nemico della salute del cuore. E per i cardiologi intervistati non c'è dubbio: gli uomini si stressano soprattutto al lavoro (43,6%) e quando sono nel traffico (22,3%), mentre per le donne la tensione dannosa è più legata alla famiglia (40%) e ai rapporti sentimentali (23,7%).
Dal sondaggio, poi, emerge che più di un terzo dei cardiologi (35%) ritiene che oggi si muoia meno di un tempo per l'infarto, ma di più per il secondo infarto. Questo perchè si sottovalutano i pericoli, c'è trascuratezza da parte del paziente (29,8%) oppure una insufficienza dei servizi cardiologici (12,4%), o una valutazione del cuore in ambiente non cardiologico (10,5%). Secondo gli specialisti occorrerebbe garantire la presenza di un cardiologo nel Pronto soccorso (75%). La mancanza di questa figura deve essere ricondotta soprattutto a motivi economici (56,4%) e organizzativi (23%).

Calendario dei diritti

Tra le ciofeche dei calendari, a volte si trova qualcosa di bello e di buono!
Guarda!

domenica 14 dicembre 2008

Natale

IL NATALE DI UN TEMPO OSCURO

Carlo Maria Martini S.I.
cardinale, arcivescovo emerito di Milano

POPOLI Editoriale - dicembre 2008

Forse, per comprendere meglio il mistero del Natale, dovremmo fare astrazione, almeno per un certo periodo, da quelle immagini con cui la fantasia ha ammobiliato la nostra mente e che ricorrono quasi necessariamente quando pronunciamo questo nome. Si tratta per lo più di immagini prese dal racconto del Vangelo secondo Luca. Esso ci lascia un'impressione di luminosità e di serenità: una grande luce compare sulla terra (Lc 2,9), si ode il cantico di pace di una moltitudine dell'esercito celeste (Lc 2, 13-14), mentre con i pastori andiamo ad adorare il bambino che è nato (Lc 2, 15) e incontriamo Maria e Giuseppe che contemplano il loro primogenito (Lc 2, 16).
Tutto questo è vero e fa parte del mistero del Natale. Ma è importante anche ricordare il contesto oscuro in cui tutto ciò avviene. Un viaggio faticoso da Nazaret a Gerusalemme per soddisfare la vanità di un imperatore, le pesanti ripulse ricevute da Giuseppe che cerca un posto dove possa nascere il bambino, il freddo della notte, il disinteresse con cui il mondo accoglie il figlio di Dio che nasce. E su tutto questo grava una pesante cappa di grigiore, di incredulità, di superficialità e di scetticismo, evidenziata nelle gravissime ingiustizie presenti allora nel mondo. Non si può dire che il contesto del primo Natale fosse un contesto di luce e di serenità, ma piuttosto di oscurità, di dolore e anche di disperazione.
IL MISTERO DEL PECCATO

Anche oggi, come allora, possiamo lamentarci di vivere in un periodo particolarmente oscuro e difficile. Basta pensare alla pesante crisi economica che mette tante famiglie in difficoltà, all'ingiustizia globale, alla crescente intolleranza verso gli stranieri e i poveri. Si aggiungano le tensioni religiose, gli smarrimenti delle giovani generazioni. Non sappiamo dire se il nostro contesto sia più oscuro e pesante di quello del primo Natale. D'altra parte è difficile che si possa trovare nella storia dell'umanità un contesto veramente favorevole all'uomo e alla sua dignità. Questo fa parte del mistero del peccato, che è un mistero di assurdità e di irrazionalità.
In tale quadro possiamo chiederci: come opera il mistero del Natale? Come affronta un contesto ostile o indifferente? Che cosa sa dire per il vero bene e la dignità dell'uomo?
In primo luogo appare chiaro che il mistero del Natale è un mistero di modestia e di piccolezza. Non ha la pretesa di introdurre modifiche di grande livello, che mutino il contesto in tempi brevi. E tuttavia il mistero del Natale introduce nel cammino storico dell'uomo quegli atteggiamenti quasi impercettibili, ma che permettono di cogliere la verità dei rapporti e di modificarli nel senso di un rispetto dell'altro, di una riverenza e di un'accettazione tali da poter influire anche su contesti più ampi.
TRE SEGNALI DI SPERANZA

Alcuni di questi atteggiamenti riguardano ogni tempo e situazione. Altri sono più specifici del nostro tempo e ad essi vorrei invitare a dare uno sguardo privilegiato. Ne segnalo tre.

Anzitutto un crescente amore e desiderio della Parola di Dio, specialmente di quella contenuta nella Bibbia. Essa si è manifestata sia nel recente Sinodo universale dei vescovi sia, in Italia, nella Bibbia letta notte e giorno, senza interruzione, per una settimana. Quest'ultima iniziativa, quasi una sorta di maratona biblica, non mancava di qualche ambiguità. Ma il comportamento dei lettori e dei fedeli e l'accoglienza silenziosa e riverente del pubblico hanno mitigato i timori della vigilia. Soprattutto vorrei ricordare, in questo amore alla Parola di Dio, la crescente capacità dei laici di leggere le Scritture e di pregare a partire da esse. Se si giungerà così a compiere finalmente il voto del Concilio Vaticano II (cfr Dei Verbum, n. 26), avremo un segnale di speranza che non deluderà.

Vorrei ricordare, come secondo segnale, il crescente desiderio di apertura ecumenica e interreligiosa, che vuole contrastare efficacemente le chiusure etniche e confessionali.

Ma soprattutto vorrei menzionare una serie di gesti che ho conosciuto in Israele che, non nascendo da un terreno propriamente biblico o cristiano, mi sono sembrati fiori purissimi germinati per opera dello Spirito Santo, che mostra la sua presenza anche nelle pieghe più difficili del mondo di oggi. Si tratta di famiglie ebraiche e palestinesi, che hanno subito ciascuna un lutto grave a causa della violenza (per esempio una ragazza uccisa in un attentato terroristico o un giovane ucciso in operazioni di guerra). Ora, invece di crogiolarsi nel desiderio di vendetta, queste persone si sono chieste: ma se io soffro tanto a causa di questa violenza ingiusta, quale sarà la sofferenza dell'altra parte per una violenza analoga? Così queste persone si sono cercate, hanno parlato e pianto insieme, e hanno elaborato insieme iniziative di pace e di riconciliazione coinvolgendo anche altri. Questo fiore del Vangelo nato in un terreno non religioso mi è sembrato un segnale importantissimo della presenza di Dio in ogni cuore e mi dà motivo di speranza anche in un contesto oscuro e difficile come il nostro.