sabato 6 settembre 2008

Per salute o per interesse?


"Sei grasso? A dieta o paghi una tassa"
L'Alabama ha deciso di penalizzare i dipendenti obesi
Se in Italia il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, ha dichiarato guerra ai fannulloni, lo stato americano dell’Alabama ha deciso di penalizzare i dipendenti grassi. Ai lavoratori statali, circa 37.000 in Alabama, sono stati concessi 12 mesi di tempo per mettersi in forma o scatterà una tassa da 25 dollari al mese. Il provvedimento, per combattere l’obesità e soprattutto per tagliare la spesa sanitaria, entrerà in vigore nel 2010. I 25 dollari serviranno a pagare l’assicurazione sulla salute che altrimenti per gli statali di quel profondo Sud è gratuita. A far scattare la penale sarà l’indice di massa corporea se supererà quota 35. Durante i dodici mesi di moratoria, i lavoratori potranno gratuitamente sottoporsi a scrupolosi esami sulla pressione del sangue, sul livello del colesterolo e seguire uno specifico programma di fitness: se non otterranno risultati saranno tassati.
L’Alabama ha già imposto una tassa sui lavoratori pubblici fumatori con discreti risultati ed è il primo stato degli Usa ad aver deciso di imporre una tassa sui grassi. articolo

venerdì 5 settembre 2008

Maleducazione

Tutto intorno a loro
di Massimo Gramellini
Da un sondaggio casereccio fra amici e lettori emerge che l’incubo delle vacanze non sono state le meduse e neppure gli 11,93 euro che un turista si è sentito chiedere ad Alassio per un chilo di fichi. Sono state le chiacchiere nei telefonini. Quelle degli altri, naturalmente. Dei vicini di ombrellone, di tavolo, di scompartimento. Noi, si sa, nasciamo timidi e riservati, e quando in un luogo pubblico iniziamo una conversazione al cellulare, tendiamo a rinchiuderci in qualche anfratto per bisbigliare pensieri monosillabici. Invece gli Altri, questo club che ci perseguita da una vita, hanno raggiunto un livello di strafottenza da tronisti televisivi. Urlano i fattacci loro senza il minimo sospetto di infastidirci, anzi con la malcelata speranza che la nostra esistenza plumbea possa venire illuminata dalle dissertazioni a squarciagola sul mal di pancia di Bibi e i dissapori fra Ciccio e Pallina. Non è solo il menefreghismo a guidare i loro decibel, ma il sincero desiderio di imporre Bibi, Ciccio e Pallina all’attenzione degli spettatori, resa fuggevole dalla presenza nel tavolo a fianco di un altro urlatore che sta affrontando al telefono il delicato evolversi del borsino-corna di Ulisse e Samanta.
Non saprei indicare vie d’uscita diverse da un’epidemia su vasta scala di laringite. Ma una cosa è certa: se il governo vuole farci digerire la legge contro le intercettazioni, si dovrà inventare un movente più originale della difesa della privacy. In Italia far sapere agli altri i fatti propri non è una vergogna. E' una missione. articolo

giovedì 4 settembre 2008

Complimese!


Auguri per i nove mesi!!

Mali umori

Mali umori
di Massimo Gramellini
Ore 10, supermercato. Giovani mamme angosciate si accalorano intorno alla reintroduzione del maestro unico alle elementari. «Poveri bimbi, appesi agli umori di una persona sola». «Come farà a insegnare bene tutto, dalla grammatica alla geografia?». E nessuna che abbia il coraggio di ricordare i lamenti di segno opposto che si ascoltavano ancora pochi anni fa, quando il maestro unico venne eliminato. «Poveri bimbi, in balia di persone diverse». «Come faranno tanti insegnanti a diventare un punto di riferimento fisso?». L’animo umano è così: conservatore per paura. Al punto da voler conservare ciò che fino a ieri gli pareva rivoluzionario e da considerare rivoluzionaria persino la restaurazione.
Ore 12, giornale radio. Si riportano le dichiarazioni pro ultrà dell’ex onorevole Cento: la colpa della devastazione ferroviaria è delle Autorità, che avrebbero dovuto mettere un treno a disposizione dei teppisti. Non avendoglielo dato, logico che quelli si siano innervositi, sfasciando tutto. Capito? D’ora in poi, se non trovate posto sul treno e date fuoco alle poltroncine, siete giustificati dall’ex onorevole Cento. La sua è la migliore risposta alla domanda fatidica: perché in Italia nessuno usa il pugno duro con gli ultrà violenti? Ma perché ci si è arresi all’idea razzista che siano diversi dagli altri esseri umani. E’ naturale che una tigre ti azzanni, se la provochi. E’ naturale che un ultrà violento spacchi tutto, se non lo blandisci. Ed è naturale che solo in Italia i Verdi continuino a non pigliare un voto, finché li rappresenta l’ex onorevole Cento. articolo

mercoledì 3 settembre 2008

Opinioni pubbliche


Gli strappi non servono
di Franco Garelli
Il thrilling è andato in scena in Vaticano ieri sera, quando L’Osservatore Romano è uscito in prima pagina con un articolo che sostiene che la morte cerebrale non basta per sancire la fine di una vita, al quale ha fatto seguito qualche ora dopo una dichiarazione della Santa Sede tesa a placare le polemiche che già si stavano innescando, e a ricordare che un articolo non modifica la dottrina. Come a dire che, per quanto L’Osservatore Romano sia un giornale autorevole, la posizione della Chiesa su questa complessa questione bioetica rimane quella che si è consolidata nel tempo. Se non proprio di una sconfessione, certo si tratta di una presa di posizione che invita alla cautela nell’affrontare temi che lacerano la coscienza contemporanea. Del resto, l’articolo porta la firma di una studiosa sicuramente valida nel suo ambito di competenza e che fa parte del Comitato nazionale di bioetica, ma che non ha alcun titolo per pronunciarsi a nome della Santa Sede su una questione di così grande rilevanza pubblica. Qui emerge la prima novità del caso, voluta dall’Osservatore Romano o indotta dalla presa di posizione del Vaticano: il giornale del Papa sta accentuando la funzione di essere un luogo che ospita opinioni pubbliche, certo tutte sufficientemente vicine alle preoccupazioni e ai valori della Chiesa, senza limitarsi dunque a presentare soltanto le posizioni ufficiali del centro della cattolicità. Questa maggior apertura non può che essere positiva, se è in grado di dar voce alle molte sensibilità del mondo cattolico (e di altre realtà) sulle questioni emergenti, sia sui temi della vita sia su quelli sociali e politici.
L’articolo in questione solleva però - sul tema della «morte cerebrale» - almeno due problemi di grande rilievo, che già nel recente passato sono stati oggetto di profondo dibattito nella Chiesa e in altre aree culturali. E ciò non soltanto nei paesi europei a maggioranza cattolica, ma anche in varie comunità degli Stati Uniti. Anzitutto l’invito a superare un’idea riduttiva della morte cerebrale, quella che tende a identificare la fine di una vita con la morte del cervello. Talvolta si confonde la morte cerebrale con la semplice morte del «cerebro», che non è necessariamente accompagnata anche dalla morte del «tronco» (spina dorsale e parte nervosa), per cui tutta una serie di attività possono permanere. Chi è attento a questa distinzione ricorda casi di persone dichiarate in coma irreversibile che hanno continuato a «vivere» per alcune funzioni vitali. Il richiamo, dunque, è alla prudenza, a non considerare la morte cerebrale come la morte totale dell’essere umano; a rigettare l’idea che la persona umana cessi di esistere quando il cervello non funziona più.
Connessa a questa posizione è la messa in guardia contro una pratica dei trapianti in alcuni casi troppo disinvolta e leggera. Non credo che ciò capiti nelle strutture pubbliche, anche se possono darsi situazioni in cui pur di fare i trapianti non si rispettino i tempi previsti al riguardo dalle normali legislazioni. Che da noi prevedono procedure rigide, come la verifica dello stato di coma assoluto e irreversibile compiuta sul soggetto due volte a distanza di alcune ore, per cui si constata che con la morte cerebrale siano venute meno tutte le funzioni fisiche. Una minor attenzione a queste verifiche può certamente portare a una pratica dei trapianti irresponsabile e incivile.
Nel lanciare questi allarmi etici, l’articolo dell’Osservatore Romano è consapevole di creare scompiglio su una questione che da tempo rappresenta «uno dei pochi punti concordati tra laici e cattolici». L’eventuale rilancio del dibattito su un tema di così grande rilevanza etica non deve comunque ridurre le certezze sin qui faticosamente acquisite. Semmai può essere un’occasione per ulteriori approfondimenti e per trovare nuove convergenze. articolo

Scon...mento


Google, che scombussolamento. E' l'epoca delle risposte immediate. Quando non riusciamo a connetterci alla rete sopraggiunge lo "scongoogolamento"
Londra - Vi assale lo stress o l’ansia se non potete collegarvi a Internet? Non c’è da preoccuparsi: non siete soli e adesso esiste una parola che definisce questo stato: "discomgoogolation", che letteralmente significa "frustrazione da dipendenza da Google". Un termine, tradotto in italiano con "scongoogolamento", che definisce il malessere di quasi metà dei cittadini britannici, ben il 44%, con un buon 27% che parla apertamente di alti livelli di stress.
«La proliferazione della banda larga ha significato per la prima volta nella storia che siamo entrati nella cultura delle risposte istantanee», ha spiegato lo psicologo David Lewis, che ha identificato la sindrome della "discomgoogolation" svolgendo una ricerca basata sulla misurazione dei battiti del cuore e dell’attività cerebrale su chi era impossibilitato a navigare in rete. Il termine deriva dalla fusione del verbo ’discombobulatè, che significa "confuso" o "frustrato", e del nome del più usato motore di ricerca, Google.
«Una galassia di informazioni è raggiungibile solo con un clic con il mouse: così noi siamo diventati dipendenti dal web», ha aggiunto Lewis, «e quando non possiamo accedervi, arriva la ’discomgoogolation’». La ricerca ha rilevato anche che il 76% dei britannici non è in grado di vivere senza internet, che oltre la metà usa Internet in media da una a quattro ore al giorno e che il 19% degli intervistati investe più tempo libero online che con la propria famiglia nell’arco della settimana.
Ma l’amore-dipendenza per Internet per molti non è un sentimento "incosciente": il 47% crede che nella vita Internet sia più importante della religione e uno su cinque ammette di riservare maggiore attenzione al proprio pc che al partner. articolo

Ringraziando la Parrocchia San Luca

Un piccolo segno di gratitudine per coloro che mi hanno accolto per nove anni. Tratto dal video proiettato il 6 giugno 2007.

martedì 2 settembre 2008

Tanti ricordi


Un anno fa , a quest'ora circa, arrivavo nella mia camera,
dopo aver traslocato dalla Parrocchia San Luca.
Tra poco un semplice video,
per dire ancora una volta grazie a chi mi ha accolto per nove anni.

lunedì 1 settembre 2008

Inutili "grida"


Il codice a vanvera
di Massimo Gramellini
Vogliono cambiare il codice della strada. Cioè lo vuole cambiare il sottosegretario con delega ai titoli di prima pagina nei giorni vuoti di Ferragosto. Il ministro pare che non voglia, o che voglia un po’ meno. Però alla fine si metteranno d’accordo con se stessi e lo cambieranno, perché gli incidenti sono troppi e le multe ancora troppo poche per coprire il vuoto incolmabile lasciato nei comuni dall’Ici. Il problema è che mentre leggevo le proposte del governo, tutte ferocissime e terribilissime, mi ha telefonato un amico reduce da un litigio col padre ottantenne. Il quale gli aveva annunciato, felice come una Pasqua, di essere riuscito a superare l’esame per il rinnovo della patente, nonostante sia sordo da un orecchio e ci metta più tempo a girare il collo da una parte all’altra di quanto ne abbia impiegato ieri Usain Bolt per fare il record mondiale dei 200 metri. E allora chi gli ha ri-dato la patente? Ma un esaminatore amico, naturalmente, che doveva restituire un piacere.
Questo episodio è avvenuto in una severa provincia del Nord. Ma lo stesso amico, reduce da un viaggio sulla Salerno-Reggio Calabria liberamente ispirato alla ritirata degli alpini sul Don, raccontava di aver visto a Napoli un solo conducente di motorino con il casco sopra la testa: era un rapinatore. E allora siamo alle solite: che senso ha sventolare norme sempre più dure, quando non si riesce a ottenere la tranquilla applicazione di quelle vigenti? L’Italia non ha bisogno di leggi speciali, ma di cittadini normali. articolo

domenica 31 agosto 2008

Tutto e il contrario di tutto


Mi rallegro sempre quando si trovano degli accordi tra le uomini e tra le nazioni. Ma non posso non vedere che abbiamo proprio una mentalità postmoderna: l'amico di Bush abbraccia il dittatore di uno "Stato canaglia", suo nemico; i difensori della sicurezza in Italia ridono con "un capo terrorista"; gli eredi politici di Mussolini risarciscono le vittime del suo Impero; i pestatori degli extracomunitari danno dei soldi ad un "cammellaio". Una sola nota di coerenza: l'immagine presso i media e gli interessi economici.
don Chisciotte