sabato 27 settembre 2008

Parole di mamma

Le favole di mamma
di Massimo Gramellini
Scrive una lettrice milanese, piuttosto sconvolta. «Sto portando mio figlio a scuola con il tram. Dietro di me una donna grida ai quattro venti la trama del film che ha visto la sera prima al cinema: “E allora il papà va a prendere la mamma, la porta in un bosco e le fa un po’ male". Poi continua a raccontare, fino al momento in cui il protagonista uccide i propri figli. A quel punto sento una vocina che la interrompe: "Perché ha ammazzato i bimbi e non si è ammazzato lui?". Così scopro che la tipa che racconta a squarciagola è una mamma e le ascoltatrici le sue figlie, di 8 e 10 anni circa. Ma il bello è la risposta: "Sai, il papà era stressato, non li vedeva da un sacco e gli voleva troppo bene: se si ammazzava lui, poi loro erano senza papà, invece così…" Io mi giro per incenerirla e vedo una mamma giovane e carina, benvestita, che mi sorride con lo sguardo soddisfatto e complice di chi ha appena dato una lezione d’amore, di cinema e di vita alle sue figlie e a tutto il tram».
La storiella è una miniera di spunti per i teorici della decadenza dei costumi. A me, che resto comunque un ottimista (forse perché viaggio poco in tram), colpisce soprattutto l’impoverimento del linguaggio. Non sono finite le favole. Sono finite le parole. Quelle cucite apposta per i più piccoli. Oggi si mastica un unico idioma digeribile da tutti i palati, grandi e piccini. L’equivalente semantico del Big Mac. Non solo quella mamma non sa «di cosa» parlare a sua figlia. Non sa «come» parlarle. E questo, per certi versi, mi sembra ancora più grave.

venerdì 26 settembre 2008

Anniversario

Un anno fa cominciava la pubblicazione quotidiana di post sul blog SeiUnoSeiTre.
Qui uno dei post di quel giorno.
Magari nelle prossime settimane riprenderemo qualcuno dei post più interessanti.
Grazie a chi ci segue da tempo e a chi ci ha scoperti da poco!
don Chisciotte

Logo imparentato con VDC

Nuove maschere italiane: la Faccia Tosta Cosmica
di Beppe Severgnini
In attesa che la politica e i sindacati risolvano la questione Alitalia - strepitoso, è come chiedere a Gengis Khan un progetto urbanistico - ci dedichiamo allo studio di una nuova maschera italiana: la Faccia Tosta Cosmica (FTC). Arrivare a quelle vette non è facile. Occorre la capacità di negare l'evidenza, possibilmente senza ridere. Bisogna saper scartare i fatti in favore delle opinioni. Davanti a una critica ragionevole, perché ragionare? Basta ripetere la propria tesi. Oppure tacere. La logica del mondo, contro una Faccia Tosta Cosmica, scivola come acqua sul marmo.
Quattro esempi, tratti dalla cronaca.
FTC, caso 1. Un giovane finnico uccide dieci ragazzi in una scuola. Tragedie simili sono accadute negli Stati Uniti. Finlandia e USA sono i due Paesi dove le armi da fuoco sono più diffuse. Non occorre un premio Nobel per capire che esiste una correlazione. Ma la Faccia Tosta Cosmica nega. Siccome s'è fissato che la detenzione di armi è una forma di libertà, continuerà a rifiutare ogni seria limitazione. Finché un pazzo, a un incrocio, gli infila la canna della pistola nella narice. A quel punto, forse, la FTC è disposta a rivedere la propria posizione.
FTC, caso 2. Le banche d'investimento, in cerca di margini sempre più alti, giocando d'azzardo con soldi che non avevano, hanno bruciato i risparmi di centinaia di milioni di persone. Impeccabile il titolo di "Time": The Price of Greed, il prezzo dell'avidità. Per caso voi avete visto merchant bankers affranti? Ne avete ascoltato UNO che si vergognasse per quello che ha combinato? Certo, molti "giocolieri coi derivati" obbedivano a ordini dall'alto. Ma un dubbio non gli è mai venuto?
FTC, caso 3. Ogni notte, sulle strade italiane, muoiono ragazzi. E' la strage a puntate di una generazione, contro cui mi sgolo da anni (unico risultato: inviti a convegni, respinti con vigore). Ora sono stati imposti orari per la somministrazione di alcolici e tabelle da esporre nei locali. Robetta, ci si aspettava un consenso unanime. Macché: all'industria dello sballo non va bene neppure questo. Non capisco il senatore Giovanardi quando si agita su unioni civili e testamento biologico. Ma su questo punto ha ragione da vendere.
FTC, caso 4. Il tabacco è la prima causa prevenibile di morte al mondo: 5 milioni di decessi ogni anno. Non lo dico io, ma l'Organizzazione Mondiale della Sanità e un'infinità di studi scientifici. Eppure molti continuano a negare l'evidenza e - attenzione - alcuni hanno ripreso a fumare nei locali pubblici. Ricordate il dibattito prima dell'introduzione del divieto? Nauseante, peggio che entrare in una discoteca prima della nuova legge. Chi sono i paladini del fumo invadente? Chi è pronto a battersi per l'ignobile causa? Lobbisti, uffici-stampa, opinionisti a cottimo? Macché, i soliti FTC, per l'occasione travestiti da libertari. (...)

giovedì 25 settembre 2008

Ordinarietà


Non so esattamente perché
e non so se queste foto siano del tutto spontanee,
ma mi attira vedere delle persone di fama
colte in una ordinarietà sobria, trasandata.
Forse interpretano anche in quei momenti;
forse mi ricordano delle grandi interpretazioni;
forse stanno barcamenandosi nella vita... anche loro
don Chisciotte


Descrizione e educazione

Wall Street spiegata a un bambino
di Massimo Gramellini
C'era una volta una mamma che disse a suo figlio: se mi aiuti a lavare i piatti, dopo ti comprerò un gelato. Il figlio detestava lavare i piatti, eppure il pensiero del gelato gli dava la carica. Ma un giorno il venditore di gelati, smanioso di venderne ancora di più, suggerì alla mamma un cambio di strategia. Così la donna si presentò dal figlio con il cono in mano: ecco il gelato, non devi più faticare per averlo, però mi devi promettere che stasera laverai i piatti. Il bambino promise e quella sera li lavò. Il giorno dopo ebbe due gelati in cambio della promessa di lavare i piatti per due sere di fila. La prima sera li lavò, la seconda disse che era stanco e li avrebbe lavati la sera dopo.
Un vecchio zio spiegò alla mamma che questa nuova strategia rendeva il gelato meno godibile e il successivo lavaggio dei piatti molto più pesante. «Si lavora più volentieri per raggiungere un obiettivo che per pagare il debito di un obiettivo già raggiunto». Tutti dissero che aveva ragione, ma nessuno lo ascoltò. Il venditore di gelati, la cui smania di arricchirsi era diventata una malattia, cominciò a mettere delle polverine nei coni per renderli più gonfi. Il bambino fece indigestione, smettendo definitivamente di lavare i piatti. La mamma, spaventata, urlò al venditore di gelati: io qui non verrò mai più. Così il venditore chiuse e lì per lì la mamma pensò che sarebbero scomparsi anche i gelati. Ma dopo qualche tempo un nuovo venditore arrivò in piazza: faceva dei coni buonissimi. La mamma aspettò che il bambino avesse finito di lavare i piatti e gli disse: andiamo, ti comprerò un gelato. Non vedo l'ora, mamma.

mercoledì 24 settembre 2008

Domanda


La perfezione di una domanda affettuosa

Benessere interessato

Concordo,
ma bisogna sempre arrivarci
solo perché economicamente conviene (a qualcuno)?!
don Geremia Chisciotte

Le imprese Sono 30 mila, 56 mila gli addetti. anche 2.500 stabilimenti termali
Industria del benessere, è record. Merito della crisi, voglia di tenerezza
Nel 2007 gli italiani hanno speso 16 miliardi fra massaggi, Spa e maschere di bellezza, 275 euro a testa
Il relax di un massaggio agli olii essenziali, il piacere di un bagno nell'acqua sulfurea, la spensieratezza di una ciabattata a bordo vasca in attesa di una maschera alla vitamina C. (...) La cosiddetta industria del benessere. (...) Negli ultimi tempi la crescita del giro d'affari (più 15 per cento l'anno) è stata così marcata da sostenere un settore, quello del turismo, che naviga in acque difficili. Dicono le statistiche che nel 2007 — fra massaggi, spa, beauty farm e centri benessere — gli italiani hanno speso 16 miliardi di euro. Un numero troppo freddo per farsi un'idea? Quei 16 miliardi rappresentano il 2 per cento della spesa annua per consumi delle famiglie italiane. La metà di quello che ogni anno se ne va tra bistecche e fettine, insomma di quello che gli italiani tirano fuori dal borsellino per portare in tavola un piatto di carne. La spesa a persona è di 275 euro l'anno. (...) Secondo una recente ricerca del Censis è l'8,7 per cento degli italiani a frequentare più o meno regolarmente le cosiddette strutture per la cura del corpo. Roba da ricchi ma non solo: la settimana nella beauty farm in Trentino resta un privilegio per pochi, ma il massaggio rilassante nel fine settimana, magari dall'estetista all'angolo, è una pratica che si diffonde sempre più. Forse sta proprio qui il segreto di questo anomalo boom in tempi di magra: chi non ha problemi spende più di prima, chi deve fare i conti per non finire in rosso qualcosina la spende comunque. E il volume d'affari cresce, producendo non solo pelli lisce e facce rilassate ma anche un buon numero di posti di lavoro. (...)
Solo moda? «Dopo l'attentato alle Torri gemelle dell'11 settembre — dice Domenico Scafoglio, professore di Antropologia all'Università di Salerno — in tutto il mondo occidentale è stato registrato un aumento del consumo di cibo». Cosa c'entrano il cibo e le Twin towers? «C'entrano perché ogni trauma ha bisogno di una consolazione. E se la paura del terrorismo ci ha fatto mangiare di più, i tempi difficili che viviamo, dal punto di vista economico, ci spingono alla ricerca del benessere in tutte le sue forme, dal cibo salutista alla palestra, fino alle terme e ai massaggi». Piacere del corpo, piacere per la mente. Non è un caso se oggi, al Salone internazionale del benessere che si apre ad Ischia, prenderà la parola il filosofo Aldo Masullo. Lui parla della necessità di una «svolta etica ed educativa delle imprese del benessere». (...) «Non bisogna considerare il benessere solo nella sua espressione più piattamente consumistica — dice Masullo — e cioè come l'imitazione dei modelli che ci arrivano dalla tv. Il benessere è sempre stato un grande tema del pensiero filosofico. Nel momento in cui tratto bene il mio corpo non sto solo curando uno strumento di prestazioni produttive ma sto facendo il primo passo verso la cura della mia intimità, della mia mente, del mio rapporto con il mondo». Ce ne rendiamo conto quando ci sdraiamo sul lettino per un massaggio o quando chiudiamo gli occhi primi di immergerci in acqua? «Nella maggior parte dei casi no — sostiene il professore — e proprio per questo serve una svolta etica ed educativa, come miglioramento dell'uomo e superamento della sua attuale condizione». Se noi non siamo consapevoli, gli stregoni del marketing se ne sono accorti da un pezzo. I massaggi sono rivitalizzanti, le tisane riequilibranti, le pubblicità di beauty farm e affini parlano più di mens sana che di corpore sano. Del resto quale prodotto si vende meglio della felicità? (...) L'antropologo Scafoglio: «Ogni trauma ha bisogno di una via di uscita. Dopo l'11 settembre in tutto il mondo occidentale c'è stato un aumento del consumo di cibo. Oggi i tempi difficili che viviamo dal punto di vista economico ci spingono all'evasione del benessere».

martedì 23 settembre 2008

L'alcool distrugge


Se qualcuno avesse dei dubbi sulle distruzioni prodotte dall'alcool, guardi con rispetto e pudore queste dodici foto, dietro le quali stanno migliaia di vite.
La vita di Naomi, una donna giamaicana residente a Londra, ritratta nelle foto di Jacopo Quaranta, fotografo e suo vicino di casa, per immortalare gli effetti dell'alcol nell'esistenza di una persona. Il continuo ricorso alla bottiglia ha fatto perdere a Naomi gli affetti, gli amici e anche la figlia, portata via dall'assistenza sociale. Alla fine l'alcol le ha anche tolto la vita, investita da un furgone mentre attraversava la strada ubriaca.

Tra giusta accoglienza e smisurate pretese

Quando posso venire a ritirare il certificato?
di mons. Mario Delpini
Avvenire - Milano 7 - 30.03.08
«Il mio Luca deve sposarsi, signor parroco. Gli serve un certificato di battesimo». «Ah, bene! Glielo preparo per domani. Un bravo ragazzo il suo Luca. È un pezzo che non lo vedo. Potrebbe venire Luca a ritirarlo, così scambiamo due chiacchiere». «Lei è molto gentile, signor parroco, ma Luca è tanto preso in questo momento. I preparativi, i parenti, i mobili... Quando posso venire a ritirare il certificato?». «La segreteria parrocchiale è aperta domani pomeriggio dopo le tre. Però mi farebbe piacere rivedere Luca. Magari domenica. Il corso per la preparazione al matrimonio dove lo fa?». «A dire la verità non lo so: Luca è molto occupato. Poi domenica vanno a sciare, sa com’è: abbiamo la casa in montagna. Ma non posso venire di mattina a ritirare il certificato? Al pomeriggio di solito non esco». «Può venire un altro giorno, la segreteria è aperta tutti i giorni al pomeriggio. Al mattino sono in giro per gli ammalati. Però, mi scusi, se è tanto impegnato come trova il tempo per andare a sciare?». «Si vede proprio che voi preti non li capite questi giovani. Allora posso mandare la mia amica Gemma per il certificato?». La parrocchia si ridurrà a uno sportello per ogni pretesa?

lunedì 22 settembre 2008

Sms pericolosi

Chi scrive messaggini avrebbe inoltre il 91% di possibilita' di sbandare
Studio Gb: mandare sms al volante è peggio che guidare ubriachi
I tempi di reazione si riducono del 35%, percentuale quasi tre volte superiore a quella di chi guida ebbro
LONDRA - Mandare e ricevere sms mentre si è al volante sarebbe molto più rischioso che guidare sotto l’influenza di alcool e droghe. A dirlo è uno studio dell’inglese “Transport Research Laboratory”, secondo il quale usare il cellulare in auto aumenterebbe drammaticamente il rischio di incidente, perché i tempi di reazione in caso di possibile impatto si ridurrebbero del 35%, percentuale quasi tre volte superiore a quella relativa a chi si mette alla guida ubriaco (12%) o dopo aver fumato una canna (21%). Non solo. Stando alla ricerca, quelli che spediscono o scrivono messaggini mentre guidano avrebbero pure il 91% di possibilità di sbandare con l’auto, contro il 35% dei consumatori di cannabis, e pure la capacità di mantenere una distanza di sicurezza subirebbe un crollo vertiginoso se il guidatore è impegnato a “giocare” con il suo cellulare. (...) «Quando si inviano o ricevono messaggini, ci si distrae per forza, perché bisogna togliere le mani dal volante, si deve cercare di leggere il testo sul display e bisogna poi pensare a come eventualmente rispondere – ha spiegato Nick Reed, a capo dell’equipe che ha condotto la ricerca – e questa combinazione di fattori influenza notevolmente la capacità di reazione del conducente e il controllo stesso della vettura, aumentando così per l’automobilista i rischi di incidente rispetto a quanti guidano dopo aver bevuto alcolici, ovviamente entro il limite legale consentito». In Inghilterra, usare il cellulare alla guida comporta tre punti di penalizzazione sulla patente e una multa di 60 sterline (75 euro), mentre il Dipartimento dei Trasporti ha iniziato una martellante campagna pubblicitaria per ricordare agli automobilisti (e non solo a loro) tutti i pericoli dell’utilizzo del telefonino in auto.

Secondo uno studio riducono del 10 per cento il quoziente d’intelligenza di chi li usa
«Gli sms sono un pericolo pubblico». Gli Usa li vietano a chi sta nel traffico
La distrazione dovuta ai messaggi per chi è al volante è molto superiore a quella dovuta alle telefonate
WASHINGTON – Molti se non tutti i cinquanta Stati americani si accingono a limitare o vietare l’invio di sms, messaggi telefonici al cellulare, mentre si è alla guida di un veicolo, o si attraversa la strada in pieno traffico, o anche solo si cammina sul marciapiede. (...) Non esistono statistiche sui comuni, le province, le regioni e gli Stati che hanno adottato eguali misure ma il trend è irreversibile: secondo il ministero dei trasporti, i messaggi ai cellulari di chi è al volante causano ormai più incidenti mortali delle telefonate. La Wireless association quantifica l’uso degli sms in America: in media sono 357 a testa al mese contro 204 chiamate (per i ragazzi dai 13 ai 18 anni - e in molti Stati americani si prende la patente a 16 – la media mensile degli sms è addirittura di 1.742). Rileva inoltre che la distrazione dovuta ai messaggi per chi è al volante è molto superiore a quella dovuta alle telefonate. (...) Il deputato sottolinea che gli sms sono vietati in molti cinema, in molte palestre sportive e così via: «Non capisco perché siano ancora permessi a chi guida l’auto o a chi cammina in mezzo al traffico». (...) Sono un pericolo pubblico, ha scritto il New York times, osservando che le persone sbattono persino l’una contro l’altra sui marciapiedi, e non vedono gli ostacoli.