mercoledì 25 giugno 2008

Chiesa sistema aperto


“Tra il dato e l'inatteso, tra l'acquisito una volta per sempre e il perpetuamente inedito e nuovo, deve avvenire un'unione. È lo Spinto Santo, Spirito di Gesù, Gesù come Spirito, che realizza tutto questo [...]. Concretamente, ciò significa che le forme che noi conosciamo, per quanto vere e rispettabili siano, non sono l'ultima parola delle realtà che esse rappresentano: i dogmi sono perfettibili, la Chiesa nelle sue strutture è un sistema aperto” (Yves Congar, Credo nello Spirito Santo, 237).
Fermo restando che lo Spirito è sempre lo Spirito del Cristo, e che soffia nella Chiesa con l'unico scopo di compiere la sua opera e di conformare la Chiesa a lui, la sua presenza nella Chiesa dice però che essa è aperta alla novità data dal sempre imprevedibile incontro tra Cristo e le culture, gli spazi umani e i tempi nuovi. Che la Chiesa sia abitata dallo Spirito e viva del suo soffio significa anche questo: che essa non sa ciò che, nella fedeltà a se stessa, è capace di divenire; che essa non conosce in anticipo i molteplici modi in cui, rimanendo sempre se stessa, può prendere carne nella carne dell'umanità e della storia.
La relazione della Chiesa allo Spirito Santo, allo Spirito di Cristo, è dunque indice della sua umiltà perché dice che non soltanto la sua perenne origine, ma anche il suo presente e il suo futuro sono, per lei, in-disponibili. Proprio perché la Chiesa si riceve, essa accoglie come dono sempre inatteso, mai gestibile, mai manipolabile, anche la creatività con cui essa stessa potrà esistere nell'oggi e nel domani.
Roberto Repole, Il pensiero umile, 142

Nessun commento: