domenica 22 giugno 2008

Se questo è un uomo


"Qui ci sono i Visitors: gli eroinomani (...). I Visitors li usano come cavie, cavie umane, per poter sperimentare i tagli [della cocaina con caffeina, glucosio, mannitolo, paracetamolo, lidocaina, benzocaina, anfetamina, ma anche talco e calcio per i cani]. Provare se un taglio è dannoso, che reazioni genera, sin dove possono spingersi ad allungare la polvere. Quando i "tagliatori" hanno bisogno di molte cavie, abbassano i prezzi. Da venti euro a dose, scendono anche a dieci. La voce circola e gli eroinomani vengono persino dalle Marche, dalla Lucania, per poche dosi. L'eroina è un mercato in totale collasso. Gli eroinomani, i tossici, sono in diminuzione. Disperati. Prendono i bus barcollando, scendono e risalgono sui treni, viaggiano di notte, prendono passaggi, camminano a piedi per chilometri. Ma l'eroina meno costosa del continente merita qualsiasi sforzo. I "tagliatori" dei clan raccolgono i Visitors, gli regalano una dose e poi attendono.
Solo dopo (...) capii la scena a cui avevo assistito qualche tempo prima. Non riuscivo davvero a comprendere cosa in realtà mi si muoveva davanti agli occhi. Dalle parti di Miano, poco distante da Scampia, c'erano una decina di Visitors. Erano stati chiamati a raccolta. Uno spiazzo davanti a dei capannoni. (...) C'era un tizio vestito bene, anzi direi benissimo, con un completo bianco, una camicia bluastra, scarpe sportive nuovissime. Aprì un panno di daino sul cofano dell'auto. Aveva dentro un po' di siringhe. I Visitors si avvicinarono spingendosi, sembrava una di quelle scene - identiche, medesime, sempre uguali da anni - che mostrano i telegiornali quando in Africa giunge un camion con i sacchi di farina. Un Visitors però si mise a urlare:
«No, non la prendo, se la regalate non la prendo... ci volete ammazzare...»
Bastò il sospetto di uno, che gli altri si allontanarono immediatamente. Il tizio sembrava non aver voglia di convincere nessuno e aspettava. Ogni tanto sputava per terra la polvere che i Visitors camminando alzavano e che gli si posava sui denti. Uno si fece avanti lo stesso, anzi si fece avanti una coppia. Tremavano, erano davvero al limite. In rota, come si dice solitamente. Lui aveva le vene delle braccia inutilizzabili, si tolse le scarpe, e anche le piante dei piedi erano rovinate. La ragazza prese la siringa dallo straccio e se la mise in bocca per reggerla, intanto gli aprì la camicia, lentamente, come se avesse avuto cento bottoni, e poi lanciò l'ago sotto il collo. La siringa conteneva coca. Farla scorrere nel sangue permette di vedere in breve tempo se il taglio funziona o se è sbagliato, pesante, scadente. Dopo un po' il ragazzo iniziò a barcollare, schiumò appena all'angolo della bocca e cadde. Per terra iniziò a muoversi a scatti. Poi si stese supino e chiuse gli occhi, rigido. Il tizio vestito di bianco iniziò a telefonare al cellulare:
«A me pare morto... sì, vabbè, mo' gli faccio il massaggio...»
Iniziò a pestare con lo stivaletto il petto del ragazzo. Alzava il ginocchio e poi lasciava cadere la gamba con violenza. Il massaggio cardiaco lo faceva con i calci. La ragazza al suo fianco blaterava qualcosa, lasciando le parole ancora attaccate alle labbra: «Lo fai male, lo fai male. Gli stai facendo male...»
Cercando con la forza di un grissino di allontanarlo dal corpo del suo ragazzo. Ma il tizio era disgustato, quasi impaurito da lei e dai Visitors in genere: «Non mi toccare... fai schifo... non ti azzardare a starmi vicino... non mi toccare che ti sparo!»
Continuò a tirare calci in petto al ragazzo; poi con il piede poggiato sullo sterno ritelefonò:
«Questo è schiattato. Ah, il fazzolettino... aspetta che mo' vedo...»
Prese un fazzolettino di carta dalla tasca, lo bagnò con una bottiglietta d'acqua e lo stese aperto sulle labbra del ragazzo. Se soltanto avesse avuto un flebile fiato avrebbe forato il kleenex, dimostrando di essere ancora vivo. Precauzione che aveva usato perché non voleva neanche sfiorare quel corpo. Richiamò per l'ultima volta:
«È morto. Dobbiamo fare tutto più leggero...»
Il tizio rientrò in auto dove l'autista non aveva neanche per un secondo smesso di zompettare sul sedile ballando una musica di cui non riuscivo a sentire neanche un rumore, nonostante si muovesse come se fosse stata al massimo volume. In pochi minuti tutti si allontanarono dal corpo, passeggiando per questo frammento di polvere. Rimase il ragazzo steso a terra. E la fidanzata, piagnucolante. Anche il suo lamento rimaneva attaccato alle labbra, come se l'eroina permettesse una cantilena rauca come unica forma di espressione vocale".
Roberto Saviano, Gomorra, 81-84

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