giovedì 16 aprile 2009

"Memento muri"

Cent'anni di muritudine
di Massimo Gramellini
Ai primi di aprile il sindaco argentino di San Isidro iniziò la costruzione di un muro che avrebbe dovuto separare il quartiere più ricco della sua città dal quartiere più povero dell’adiacente comune di San Fernando. Il sindaco di San Fernando lo denunciò alla magistratura, che con decisione d’urgenza ordinò di abbattere il muro. Ma il sindaco di San Isidro si oppose, affermando l’indispensabilità del muro per proteggere le famiglie ricche dalla rabbia di quelle povere. Fin qui la cronaca. Ora proviamo a immaginare come andrà a finire.
Il sindaco di San Isidro fece ricorso, lo vinse e ricostruì il muro. Ma poiché i furti nelle case dei ricchi continuavano, decise di costruirne un altro per separare le case dei ricchi più ricchi dalle case dei ricchi normali. Quella notte rubarono in casa sua e così il sindaco fece costruire un terzo muro che lo isolasse dai vicini invidiosi. La notte seguente trovò la figlia in atteggiamenti sospetti con un povero di San Fernando, o con un ricco di San Isidro, al buio non si vedeva bene, e decise di murarla nella sua stanza. Ma la moglie si arrabbiò e allora il sindaco fece innalzare un quinto muro, definitivo, in camera da letto. Per sé tenne soltanto un piccolo bagno, nel quale andò subito a rintanarsi. Lì si sentì finalmente in pace e al sicuro. Quando, alcuni giorni dopo, i ladri sfondarono il muro, lo trovarono adagiato sul pavimento. Aveva un sorriso beato e fra le mani il progetto edilizio dell’Aldilà. Nel mezzo aveva disegnato un muro altissimo per non fare passare la morte. Ignorava che lei sapesse volare.

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