giovedì 6 dicembre 2007
Memoria e futuro
I genitori fanno memoria del passato di Dio: dalla promessa si schiude un futuro, se ci si lascia condurre (obbedienza). "Il supremo compito dei genitori, dunque, è quello di «ricordare»: non però il loro passato, che di per sé conta poco; di ricordare invece il passato di Dio, quello che solo conta, quello dal quale soltanto può scaturire l'intelligenza del presente e la speranza per il futuro. Anche questa associazione tra generazione e memoria delle opere di Dio ribadisce il nesso essenziale tra generazione e fede: non si può rendere ragione di quella vita la cui figura i figli trovano sempre già determinata precedentemente al tempo della loro libertà, se non a condizione che i padri si riferiscano a un'opera più antica e più sicura di quella loro" (p. 109). "Credere alla promessa di Dio esige dunque che ci si rimetta a un disegno i cui confini sfuggono. Credere alla promessa significa subito insieme obbedire a un ordine. (…) Il figlio è certo subito per loro ragione di speranza; e tuttavia è insieme anche un impegno che li costringe a conoscere una sorta di 'espropriazione' di quella che ritenevano la loro vita. Il futuro benedetto non sarà più per loro una 'proprietà', ma il principio di un'obbedienza. L'attesa del figlio sarà dunque la figura più concreta e precisa che assumerà per loro la legge generale dell'esistenza umana: essa è possibile soltanto nel segno dell'ascolto e quindi dell'obbedienza alla parola che li precede" (p. 113).
Giuseppe Angelini, Il figlio, Vita e Pensiero
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