Per ora, l’Onu ci spiega solo, con il dito puntato, che questi artisti maledetti fanno male due volte, a se stessi e ai giovani cui si rivolgono, perché rendono alla moda il consumo di sostanze proibite. Soprattutto ci dice, l’Onu, che è sbagliato non punirli in maniera esemplare. Beh, non dice proprio così, ma Philip Emafo, firmatario del rapporto, è abbastanza diretto: «Se hanno commesso dei reati, devono pagare per quello che hanno fatto». In Inghilterra, spiega l’avvocato Julian Young, non è così semplice, «e anche quando le accuse sono provate, il Tribunale preferisce cercare soluzioni riabilitative». Come a dire che vale per tutti, non solo per i divi. L’elenco ufficiale, citato dalla Bbc nel dar la notizia, non è molto lungo, e alla fine i nomi sono sempre quelli, la solita Kate Moss, il suo ex fidanzato Pete Doherty, e pure la cantante Amy Winehouse, che rifiuta da sempre qualsiasi cura, e che lo ripete pubblicamente a destra e a manca, anche nelle sue canzoni più famose. La Bbc cita solo questi. Volendo si potrebbero aggiungere quelli di Britney Spears, Eva Mendes, Boy George e Kirsten Dunst, che prima o poi sono passati da qualche clinica per intraprendere un percorso riabilitativo che non si mai bene dove ha portato.
Molte fra queste illustri vittime della droga sono state colte sul fatto, e la Kate Moss addirittura immortalata sulla prima pagina di un giornale mentre sniffava, e «le conseguenze sono sempre state poche», come sottolinea la relazione stilata dal Comitato Internazionale per il Controllo dei Narcotici per conto dell’Onu. (continua)
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