Quanto mi era piacevole, pure, sotto la spinta interiore della vita, o nel gioco di una favorevole casualità, abbandonarmi alla tua Provvidenza!
Dopo aver scoperto la gioia di utilizzare ogni forma di sviluppo per farti, o lasciarti crescere in me, fa' che io acceda senza sgomento a quell'ultima fase della comunione nella quale io ti possederò perché diminuirò in Te.
Dopo aver scoperto in Te Colui che è un "più di me stesso", fa' che io sappia pure riconoscerti, venuta la mia ora, sotto le apparenze di ogni potenza, estranea o nemica, che sembrerà volermi distruggere o soppiantare.
Quando sul mio corpo (e ancor più sul mio spirito!) il logorio dell'età comincerà a segnare la sua impronta; quando su di me piomberà dall'esterno, o quando, dall'interno, nascerà in me il male che diminuisce o rapisce; nel minuto doloroso in cui, tutto a un tratto, mi accorgerò di essere malato o d'invecchiare; in quel momento ultimo, soprattutto, in cui mi sentirò sfuggire a me stesso, totalmente passivo nelle mani delle grandi forze ignote che mi hanno formato; in tutte quelle ore cupe concedimi, o Signore, di intuire che Tu stesso (purché la mia fede sia abbastanza grande) apri un varco doloroso nelle mie fibre, per penetrare fin nel cuore della mia sostanza, e per rapirmi in Te».
Theillard de Chardin, L'ambiente divino
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