venerdì 30 maggio 2008

Vorrei che certe cose non esistessero più


Si racconta che l'ebreo Paul Ariel Spitzer, una fresca mattina di maggio del 1946, entrò nel Café Herrenhof di Vienna e, insieme alla colazione, chiese il Völkischer Beobachter, il giornale ufficiale del partito nazionalsocialista. Durante quegli interminabili anni di orrore, la propaganda del regime si era diffusa a macchia d’olio grazie alla distribuzione capillare di quel giornale: un milione e settecentomila copie nel 1944! «Ma non c’è più, signore! Non lo stampano più!», fu la risposta stupita del giovane cameriere. Tutti lo sapevano: la seconda guerra mondiale era finita da un anno e certi giornali non esistevano più. Eppure, il giorno dopo, quel distinto signore ebreo tornò in quello stesso caffè e chiese di nuovo a quello stesso cameriere: «Il Völkischer Beobachter, per favore!». La risposta fu ancora: «Non c’è più, signore!». La stessa scena si ripeté nei giorni seguenti, finché quel cameriere, non potendone più, domandò: «Mi scusi, signore! Perché ogni giorno mi chiede questo giornale, se ogni volta le ripeto che non esiste più?». Il signor Spitzer, con una calma strana dipinta sul volto, gli rispose: «Appunto per questo glielo chiedo: per sentirmi dire che certe cose non esistono più!».

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