sabato 19 luglio 2008

Per continuare a riflettere

La società e la Chiesa scomoda
di Franco Garelli
Sono bastate alcune prese di posizione riflessive sui temi oggi caldi dell’agenda politica (come le questioni dei rom, degli immigrati clandestini, della moschea di Milano) per dare l’allarme che la Chiesa milanese si è ormai spostata a sinistra, sia l’avanguardia di un mondo cattolico ostile ad un governo che sta realizzando il programma per cui ha avuto un largo consenso alle ultime elezioni politiche. (...) Così ritornano fantasmi del passato, schemi vetusti di lettura della realtà, che poco hanno a che fare col nuovo che avanza. La Milano cattolica sarebbe il nuovo baricentro del cattocomunismo, dei reduci cioè di un’epoca ormai lontana che mal digeriscono la svolta di destra in atto nel Paese. (...) Gli spunti recenti per queste interpretazioni spinte sono noti. In varie occasioni il cardinal Tettamanzi ha di questi tempi parlato di una situazione che si sta aggravando, in un mondo globale che dovrebbe favorire una fraternità universale. Invece, ha rilevato il pastore, nelle nostre città crescono i sentimenti di diffidenza e di sospetto, di insicurezza e di paura. È poi di una settimana fa la ferma posizione del responsabile del dialogo ecumenico della diocesi di Milano contro la chiusura (ipotizzata da ministri e autorità locali) della più frequentata moschea della città, con l’invito a trovare soluzioni rispettose non solo dell’ordine pubblico ma anche della libertà religiosa di tutti. Infine, anche Famiglia cristiana (altra grande realtà cattolica «milanese») sarebbe al centro del ciclone, per una serie di articoli non teneri col governo in carica, che hanno riguardato le impronte ai bimbi rom, le accuse alla Lega di alimentare le paure degli italiani, l’infinita querelle tra governi Berlusconi e magistratura. (...) Certamente anche gli uomini di Chiesa e dei gruppi religiosi hanno le loro preferenze politiche. Ma leggere i loro atti o le loro prese di posizione perlopiù in termini politici significa sminuire il senso della loro presenza nella società, non cogliere prospettive più ampie, considerare la politica come l’unica cifra di analisi della realtà. Il cardinale Tettamanzi è indubbiamente un vescovo aperto, soprattutto allo spirito del Concilio e al suo richiamo a leggere i segni dei tempi, a coltivare le ragioni della speranza, a farsi carico dei più deboli. (...) Sui temi sociali emergenti la Chiesa non ha il monopolio della verità, ma la sua attenzione al bene comune, anche se talvolta scomoda e controcorrente, contribuisce di certo alla crescita della comunità.
vai all'articolo su La Stampa del 17.07.08

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