venerdì 21 novembre 2008

Falsità (s)vestita

Il calendario metaforico
di Massimo Gramellini
Dopo le guerre, le tette restano la passione di cui i maschi si vergognano di più. Quando vogliono fare una guerra dicono di voler esportare la democrazia. E quando vogliono mostrare una tetta dicono che è una metafora della crisi o un messaggio di attenzione dell’uomo verso la natura, per usare le parole con cui Tronchetti Provera ha illustrato a Berlino il nuovo calendario Pirelli, dove modelle nude si rotolano nella savana e dondolano appese alle zanne di un elefante.
Non mi sfugge l’importanza del superfluo, purché non sia trucido, e in questo caso non lo è, trattandosi di foto d’autore. Ma trovo stucchevole la necessità, comune a molti, di rivestire le tette di nobili intenzioni, attribuendo loro significati simbolici. L’unico riferimento alla crisi che intravedo nelle modelle del calendario è la loro sconfortante magrezza. Quanto alle altre metafore, fra zanne e proboscidi me ne vengono in mente solo di ridicole o volgari, invece sento dire che quelle donne discinte e quegli elefanti esterrefatti sarebbero lì per lanciare un allarme in difesa dell’ambiente. La difesa dell’ambiente è l’ultima sottoveste alla moda con cui si coprono tutte le vergogne: fra un po’ la useranno persino i petrolieri. Io mi accontenterei di lanciare un allarme in difesa del linguaggio: «Abbiamo realizzato un calendario di tette d’artista perché agli acquirenti piacciono le tette e il particolare che siano d’artista consente loro di appenderle alla parete senza morire d’imbarazzo». Che mondo sarebbe il mondo, se fosse così sincero. Una metafora del paradiso.

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