L'autrice della ricerca: "Bisognerebbe anche monitorare il web, la stampa e la musica"
Gravidanze giovanili indesiderate. Rischio doppio tra le teledipendenti
di Benedetta Perilli
La risposta è si. Chi vede programmi televisivi che trasmettono contenuti sessualmente espliciti, come ad esempio i telefilm Sex & the City e Friends, ma anche film e talk-show che affrontano tematiche sessuali, avrebbe più del doppio di possibilità di diventare un baby genitore rispetto a chi non segue questo genere di programmi. I risultati variano poi a seconda delle fasce di età degli intervistati ma, parlando in numeri, per quanto riguarda i 16enni si tratta del 12 per cento di possibilità contro il 5%.
Per arrivare alla conclusione che, se vista troppo, male e senza la supervisione dei genitori, la televisione può portare a seri danni comportamentali per gli adolescenti, i ricercatori dell'associazione non profit Rand Corporation, guidati da Anita Chandra, hanno condotto, dal 2001 al 2006, un sondaggio telefonico longitudinale su un campione di adolescenti tra i 12 e i 17 anni. Il sondaggio, misurando il tempo trascorso davanti alla televisione, le conoscenze sessuali, l'attitudine, il comportamento e una vasta scala di variabili demografiche e psicologiche, ha cercato di prevedere le abitudini e il comportamento sessuale degli adolescenti.
Dopo aver individuato una rosa di ventitré programmi televisivi più in voga tra i teenager, i ricercatori hanno chiesto loro di stabilire quanto tempo veniva dedicato quotidianamente ad ogni programma, oltre ad analizzare i reali contenuti sessuali veicolati dalle varie trasmissioni. A questo punto il sondaggio si è spostato sulle abitudini sessuali degli intervistati, su eventuali gravidanze avute in passato e sulla possibilità di averne in futuro. Proprio in base a queste predizioni e grazie alla natura longitudinale del sondaggio, condotto sullo stesso campione di giovani prima ad un anno di distanza e poi a due, ovvero nel 2001, 2002 e 2004, è stato possibile stabilire che la maggiore esposizione a contenuti sessuali ha corrisposto ad una maggiore incidenza di baby gravidanze.
Ma in un'intervista telefonica rilasciata all'agenzia di stampa Reuters la ricercatrice Anita Chandra ha precisato: "La televisione è solo uno degli ingredienti che influenza il comportamento degli adolescenti. Dovremmo concentrarci anche sul ruolo di internet, dei giornali e della musica". Dello stesso parere anche la psicologa dell'infanzia Maria Rita Parsi che commenta così la notizia: "Già da cinque anni nei convegni di pediatria ginecologica si discute dei danni del bombardamento di immagini inappropriate subito dai bambini attraverso la televisione e Internet e alla loro conseguente eccessiva adultizzazione. La soluzione? Riappropriarsi dei tempi della vita. I bambini hanno diritto a vivere le giuste fasi della loro infanzia e adolescenza".
In Italia la situazione dei giovani è diversa da quella americana, soprattutto per quanto riguarda la salute riproduttiva e, se non si può parlare del fenomeno delle baby gravidanze, si può però analizzare la relazione tra televisione e comportamenti degli adolescenti. A farlo è la Società Italiana di Pediatria, che ogni anno pubblica il Rapporto sulle abitudini e stili di vita degli adolescenti italiani. L'analisi dei dati del 2007, relativi a televisione e sessualità, è in linea con la ricerca americana che individua nella televisione un fattore capace di influenzare i comportamenti sessuali degli adolescenti.
La percentuale di giovani italiani che considera un rapporto sessuale non protetto come un comportamento a rischio aumenta infatti di circa il 6% se a rispondere alla domanda sono ragazzi che guardano la televisione meno di un'ora al giorno, mentre per chi la vede più di tre ore il sesso non protetto è percepito in maniera meno rischiosa.
Un altro dato importante è quello che riguarda l'informazione sessuale. Chi vede la televisione meno di un'ora al giorno dichiara di ricevere le informazioni soprattutto da amici, genitori e insegnanti, mentre per chi guarda la televisione più ore al giorno le percentuali di interazione con i genitori (soprattutto con la madre che passa dal 35 al 21%), diminuiscono sensibilmente a favore di amici e soprattutto altro, categoria all'interno della quale è presumibile che venga inserita proprio la televisione.
"Chi vede la televisione per più tre ore al giorno manifesta una presunta, e falsa, consapevolezza sessuale, che deriva probabilmente da quello che vede in tv - così il dottor Maurizio Tucci, curatore dell'indagine della SIP - i dati dimostrano inoltre che chi trascorre più ore davanti alla televisione tende a ricercare autonomamente le informazioni relative al sesso, ricorrendo sempre più alla televisione stessa, ai giornali e a internet e sempre meno ai soggetti reali come genitori, insegnanti o medici".
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