martedì 30 dicembre 2008

Paternità e maternità responsabili

L'alba del genitore
di Massimo Gramellini
Trecento genitori in coda di prima mattina davanti all’ospedale di Civitavecchia per scoprire se fra i morti dell’ennesima ecatombe notturna ci fosse anche il loro figliolo. Sono l’avamposto di un esercito dell’ansia che annovera centinaia di migliaia di soldati, madri e padri che passano le notti in bianco nell’attesa di un ritorno che le leggi del turbo-consumismo, il quale ci pretende spendaccioni ben oltre l’orario di chiusura dei negozi, hanno spostato negli anni sempre più in là, fino a farlo coincidere con l’alba.
Ai miei tempi (espressione orribile) si entrava in discoteca alle undici e si usciva intorno alle due, riguadagnando la tana in punta di piedi, ma mai abbastanza perché nella stanza di papà non si accendesse e spegnesse la luce: il suo segnale per farti capire che aveva guardato l’orologio, perciò il giorno dopo non avresti potuto turlupinarlo sostenendo che eri rincasato a mezzanotte. Oggi i ragazzi escono all’ora in cui noi rientravamo e impedirglielo significa fronteggiare da soli un’ondata di piena, rappresentata dall’abitudine di una collettività intera. Educare un figlio all’anticonformismo è una contraddizione in termini e un dispendio enorme di tempo e fatica: bisogna motivare il rifiuto e avere la forza di difenderlo. Così molti genitori si riducono a non dormire la notte, riproducendo ironicamente la situazione di quando il pupo era in fasce. L’alba era un mito per noi che la aspettavamo svegli solo a Ferragosto e a Capodanno. Mi chiedo cosa rappresenti ancora per questi ragazzi, per i quali è Capodanno tutto l’anno e quindi non lo è mai.

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