lunedì 6 aprile 2009

Superfluo e necessario

«L'episodio (dell'unzione di Betania - Mc 14,1-11) fa saltare un'altra opposizione artificiale: quella tra superfluo e necessario. Di fatto, anche il superfluo, in certe circostanze, può risultare indispensabile. Un povero, talvolta, può aver bisogno di un fiore prima ancora che di un piatto di minestra, di un sorriso più che di un'elemosina, di un po' del nostro tempo e della nostra attenzione, più che del nostro aiuto materiale. Il povero richiede dignità, prima ancora che compassione. Una carità sciatta, burocratica, ciabattona, cupa, infastidita, lagnosa, che si limita al dovere, allo stretto necessario, è l'opposto dell'amore. Oserei dire che è la tomba dell'amore. Unicamente grazie alla fantasia, l'amore non si riduce a ripetere gesti meccanici e scontati e prevedibili, prestazioni in serie, ma inventa sempre qualcosa di stupefacente, di unico, di esclusivo. Per evitare che la carità puzzi di stantio, bisogna profumarla, darle la fragranza della novità. La carità deve celebrare i propri riti in un clima di festa, non di tetraggine e squallore. E poi, chi è in grado di stabilire, una volta per tutte, che cosa è superfluo e che cosa necessario? A Cana la Madonna s'è accorta che mancava non il necessario, ma il superfluo; non il pane, ma il vino. Ed è intervenuta per rimediare a questo vuoto intollerabile (cfr Gv 2,1-11). Non è possibile amare senza un pizzico di fantasia. Non si tratta soltanto di rispondere alle attese. Il compito più urgente può essere quello di "sorprendere", ossia di produrre l'inatteso, l'imprevedibile. Il "di più" risulta indispensabile per vivere».
Alessandro Pronzato, Le donne che hanno incontrato Gesù, 142-143

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