Bambine benefiche chiamate Chanel (è l’ultimo trend popolare, insieme con i nomi Giada o Lavinia) spedivano due euro col telefonino. Natale ha impazzato alla televisione e sui giornali, alternato ai delitti di famiglia più atroci, ai crimini più difficili da risolvere: cerimonie religiose, non-notizie, fumetti e film natalizi, apparizioni promozionali di registi e interpreti di film di Natale, concerti di musiche d’occasione, eserciti di persone (anche bimbi piccoli) vestite di rosso con la barba bianca: era già un miracolo che non vestissero da Babbo Natale Giorgino, Magalli o l’inviato a Kabul. Ieri è stato un giorno di pausa, oggi tutto ricomincia finalizzato al Capodanno o addirittura, allo scopo di prolungare il più possibile «le feste», all’Epifania.
Un sospetto, o almeno un dubbio: non sarà che il pensiero unico di Natale funzioni pure in altri momenti dell’anno, non sarà che parliamo tutti delle stesse cose negli stessi identici termini, non sarà che stiamo disimparando a usare la testa?
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