Gesù ha passato molti anni in questo contesto familiare fatto di pensieri e di preghiere, di affetti e di obbedienze, di lavoro e di fede. È lì che Gesù ha imparato a leggere profondamente le realtà semplici della vita: le sue parabole sono uno specchio di questa attenzione sapiente alle cose di ogni giorno (il pane, la pasta lievitata, i talenti), alle meraviglie della natura (i gigli del campo, gli uccelli del cielo), al lavoro dell'uomo (il contadino, il pastore, la donna di casa), ai piccoli episodi della vita (la mietitura, la ricerca della dramma perduta).
Non possiamo però dimenticare che la famiglia di Nazaret ha dovuto attraversare non solo le luci ma anche le ombre che entrano in ogni famiglia. Lo documentano le pagine dei "vangeli dell'infanzia": ancora nel grembo l'ascolto del battere angoscioso del cuore di Maria nei giorni in cui Giuseppe aveva deciso di licenziarla in segreto, la nascita in una grotta fuori dell'albergo, l'esperienza dell'esilio e della dimora in terra straniera. Nulla di più concreto ci viene detto della "vita nascosta", se non che "il bambino cresceva e si fortificava". Perché non pensare anche a momenti di crisi, necessari per una crescita "forte" e per un provato cammino di fede per tutta la famiglia?Il mistero di Gesù a Nazaret ci richiama al primo luogo della fede che è la vita quotidiana nella propria casa e nella propria famiglia, ove la crescita nella fede non può avvenire come un'aggiunta giustapposta ai diversi aspetti della crescita del bambino, e poi del ragazzo e dell'adolescente, ma come una realtà che progressivamente rivela il senso di tutte le altre dimensioni della vita.
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