venerdì 21 dicembre 2007
Prenatalizia - 5
Auguri laici
Non c'è bisogno di condividere proprio tutto di questo testo... però ci dice qualcosa!
Caro Gesù Bambino, quando mai ci hai detto che dovevamo comprare tutta quella roba per onorare il tuo compleanno? Facci capire rapidamente se con questo tipo di Natale ti stiamo onorando o se invece ti stiamo bestemmiando, perché qui sulla Terra è già a novembre e tutti stanno diventando matti. Le vetrine si riempiono di merci che, per tre quarti, finiranno in pattumiera in gennaio. In televisione cominciano ad apparire le babbe natale coscialunga; certo, anche le belle gambe sono opera del Signore, ma le usano per sostituire in noi acquirenti i neuroni con gli ormoni; per fortuna che non funziona più, abbiamo esaurito da tempo sia gli uni che gli altri. Decine di milioni di panettoni industriali sono pronti fin da agosto (per questo sono pieni di conservanti) ad essere innaffiati da altrettanti litri di sedicente spumante gasato, affinché tutti possano scambiarsi almeno un rutto di augurio. Qualche gloriosa maestra proverà a dire ai bambini che il Natale è un’altra cosa; ma occorre qualche idea energica perché non sembri la solita predica pedante. Su La Ricarica glie ne suggeriamo un paio, perché la televisione ha dei budget miliardari per smentirla ogni 15 minuti con linguaggi molto più persuasivi e deduttivi: spendete e sarete più ricchi, per scambiarvi amore scambiatevi merci, ogni bambino è nato per comprare. E intanto, addio tredicesima. Anche sul nostro terrazzo un abete (sfigatino) si sta per illuminare al ritmo alternato di un gingillino made in china. Se lo scegliamo bene, ci suona anche Jingle Bells con quei suonini low-fi a otto bit. E’ vero, suonano in modo così raccapricciante che preferiremmo le musichette di attesa dei call center, ma se a qualcuno piacciono, per lui non è un problema. Diventa un problema se piacciono al mio vicino, sul cui terrazzo sembrano scoreggine acute di zanzara che suonano da novembre a gennaio. Ammetterai che è una bella sfida, per non nominare invano il nome tuo e di tutta la tua famiglia. Ma sarò bravo.Proprio in tema di bestemmie ti scrivo. Persone più sagge di me hanno scritto per un millennio cose importanti sul rapporto tra il tuo nome e il Verbo; ma erano tempi di oralità e di comunicazione personale diretta, chiunque, anche l’analfabeta, sentiva il mistero enorme di creare il significato facendolo emergere dalla sua assenza attraverso il suono pronunciato; oggi c’è più quantità ma meno qualità, vale per i segreti sussurrati a se stessi, per le parole magiche degli imbonitori, per il sussurare degli innamorati, per tutti i nostri suoni intimi dal primo vagito all’ultimo rantolo; vale (inutile negarlo) anche per il tuo nome, se no io stesso (lo sai) non oserei scriverti in questa forma. Vale per il bestemmiare quanto per il pregare: visto che oggi la parola pesa meno, sarebbe meglio pregare coi fatti.Nel mio piccolo, quando parlo di bestemmia non mi riferisco a quel che insegnano al catechismo; tu che conosci la psicoanalisi da prima di Freud, sai bene che quando noi umani diciamo porco qui e porco là, non ci riferiamo ai tuoi familiari ma, inconsciamente, ai nostri genitori e nonni. Parlo di un’altra bestemmia, cioè glorificare e onorare il dio pagano della merce, e con lui lo spreco di risorse naturali preziose e la distribuzione ingiusta delle ricchezze, con la scusa del tuo compleanno. In tuo nome facciamo invecchiare precocemente il pianeta. Questo sì, è bestemmiare. Lo ammetto, tra le luminarie e i pacchettini noi saremo davvero gioiosi; imbecilli sì, ma felici; perché lo spreco di energia e materia somiglia al sacrificio delle caprette nei riti pagani. In un popolo pre-moderno in balia delle fragilità ( siccità, carestie, malattie...), basta una coltellata sul gozzo della bestia: significa tanto sangue che schizza in giro, tanta adrenalina nel sangue di chi guarda e tutti che diventano emozionati ma contenti, perché l’inconscio dice “è successo a lei e non a me, quindi io esercito un controllo sugli accadimenti”. Analogamente noi postmoderni spendiamo in merci ed energia in un mondo sempre più povero, e sicuramente ne ricaviamo una sensazione psicologica di padronanza, perché sentiamo di esercitare un controllo sugli accadimenti. In entrambi i casi, non è un buon uso del nostro cervello.Tu di queste cose te ne intendi, ti sei fatto crocifiggere: il terribile sacrificio del soggetto per avvertirci che il sacrificio pagano dell’oggetto è una liberazione fittizia... Tu ci hai provato a raccomandarci una spiritualità capace di contrastare questo consumismo materialista; ma lo sai quanto è difficile venire a spiegarlo a noi umani. Guarda cosa sta succedendo al tuo collega Maometto, poveraccio: è quello che è successo a te dai tempi delle crociate, quando eravamo noi cristiani a massacrare nel tuo nome. Anche questa, come bestemmia, non è da poco. Lo abbiamo continuato a fare nella colonizzazione del mondo: ad esempio abbiamo sterminato un l’intero sudamerica, che aveva la sfortuna di avere l’oro sotto i piedi, nel nome di Sua Maestà Cattolica. Poi abbiamo continuato. Pochi decenni fa c’erano i campi di sterminio con su scritto Gott Mit Uns, Dio è con noi, per sterminare una “razza deicida”. E anche adesso quelli che bombardano gli iracheni ti tirano in ballo, hanno improvvidamente usato le stesse parole e senza il voto di 80.000 cristiani integralisti americani non sarebbero nella stanza dei bottoni. I bombardati di oggi non hanno sotto i piedi l’oro di Montezuma, ma un dono ancora più prezioso, quel petrolio che alimenta le stelline elettriche del nostro Santo Natale. Che alimenta le macchine che intasano il centro per lo shopping. Che ha reso possibile tutto il processo di produzione di ciascuno degli oggetti da regalo che compreremo con la nostra tredicesima.Infatti serve energia per escavare le materie prime, raffinarle e portarle alla fabbrica che produce l’oggetto, energia per fabbricarlo, energia per portarlo in Europa, energia per venderlo. Poi forse sarà usato, probabilmente no, comunque finirà nella pattumiera dove servirà altra energia per togliercelo dalle scatole. Toglierselo dalle scatole con le relative scatole, le migliaia di tonnellate di cartoni, fiocchettini, carte luccicanti che ogni 26 dicembre manderanno in tilt cassonetti, spazzini e discariche per una settimana; così, tanto per cominciare bene il nuovo anno.Però posso darti anche una buona notizia; questo Natale per la prima volta gli acquisti sul web supereranno quelli fatti in supermercati e ipermercati; è un tuo regalo? noi lo dicevamo da tempo che prima o poi internet avrebbe fatto agli ipermercati quello che gli ipermercati avevano fatto ai negozietti. Bene, comincia la vendetta del piccolo bottegaio che un tempo vendeva assieme alla merce anche la competenza; come? ah, già; la vendetta è un sentimento poco cristiano; scusami.Hai ragione anche perché i regali che proporrei non si comprano su internet ma nascono da un’idea che gira gratis per Internet, in particolare dal sito http://www.buynothingchristmas.org/ Ad esempio Studenti che fanno bancarelle per regalare o scambiare gli oggetti che non usanoFare una torta in casa e regalarlaRegalare un regalo fatto ad altri, cioè a una popolazione povera una capra, una mucca, un alveare o delle semenze; si può fare ad es. attraverso il sito http://www.oxfam.org.uk/, Regalare del tempo, ad es. un coupon per un babysytteraggio, la verniciatura di una stanza, un massaggio, un aggiornamento del computer, una riparazione della bicicletta, una traduzione... oggi il tempo vale più del denaro, quindi è un regalo più prezioso.Regalare un bel film o un bel disco; sì, hai capito bene, dico di masterizzarlo; non penserai anche tu che sia un furto, come dice la propaganda delle case discografiche? non credo proprio. Anzi, se si diffondono liberamente le emozioni genuine e i pensieri profondi in quest’era di superficialità, ci scommetto che tu sei più contento.Regalare delle competenze o delle abilità, cioè delle lezioni su qualche cosa che il donatore sa.Regalare una poesia, un disegno, una fotografia, una ricetta o comunque una creazione.Regalare qualcosa che costa pochissimo ma che può essere molto prezioso perché nell’acquisto il donatore esercita una particolare competenza, come dei semi particolari, piccoli articoli di belle arti, una spezia esotica, un certo software... naturalmente con le istruzioni per usarlo.Se proprio qualcuno vuole spendere, basta scegliere regali elementari comprati dove non fanno danno:cibi comprati direttamente dal contadino, prodotti del mercato equo e solidale, prodotti delle cooperative che operano nei terreni sequestrati alla mafia,abbonamenti a riviste indipendenti e critiche, che spesso faticano a sbarcare il lunario (in mezzo a tanta stampa foraggiata dalla politica artificiale), benché siano la coscienza critica indipendente del nostro Paese.
Tanti auguri, anche per gli altri 364 giorni!
di Marco Geronimi Stoll
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