sabato 12 gennaio 2008

Fede e amore

"Sia l'amore che la fede non possono mai dare una spiegazione razionale del loro amore; essi possono soltanto dire: «Questo è il mio diletto» (Cantico dei Can­tici 5,16).
Ma forse è proprio bene che sia così; poiché se l'innamorato, o il credente, potesse fornirci una «ragione» per cui vuol bene al suo amore, come la sua grande «bellezza» o «fascino» o «ricchezza», allora è evidente che l'innamorato non ame­rebbe veramente il suo «amore», ma il desiderio reale del suo cuore sarebbe la bellezza o il fascino o la ricchezza o qualunque possa essere la «ragio­ne» per cui ama il supposto oggetto del suo amo­re. Per questo è impossibile che uno abbia questo tipo di ulteriore motivazione e resti un uomo che ama veramente, sia sul piano divino che su quello umano; per questo la fede cristiana è, alla fine, per un verso «dogmatica», per l'altro «confessiona­le». «Gesù Cristo è il Figlio di Dio perché lo è», dice la dogmatica; o, se tu devi fornire una ragio­ne, «Gesù Cristo è il Figlio di Dio perché Egli ha rivelato direttamente al mio cuore di essere tale», dice la confessione cristiana. Precisamente questa cecità di fede, o di amore, dà sempre al cristiano un certo aspetto comico:



Robert L. Short, Il vangelo secondo Charlie Brown, 162

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