1. - La prima insiste più sull'ordine che sulla giustizia. Più sull'autorità che sulla corresponsabilità. Il suo impegno: difendere l'onore di Dio e i diritti della verità. Il suo ideale: una Chiesa rispettata. I mezzi per arrivarci: la protezione, l'appoggio (leggi, Stato, potere, ecc...). Conseguenze: un mondo chiuso, una mentalità da ghetto. Raggruppare i cristiani tra di loro (quanti circoli chiusi, con sopra l'etichetta di cattolico!), fare in modo che abbiano il minor numero di contatti col «mondo perverso» e così nessuno si perda, ma giungano tutti insieme, ben allineati, cartello in testa che indica «I nostri», alla Casa del Padre. In quest'opera di difesa e di costruzione di massicci bastioni, non è difficile reclutare volontari più o meno disinteressati. Mani grassocce e sudaticce. Persone che considerano Dio quale «guardiacaccia» dei loro privilegi. Che difendono i propri «diritti» dando a vedere di difendere i diritti della Chiesa.
2. — Secondo la mentalità di movimento l'ordine, i privilegi, i titoli presuppongono qualcosa di più importante. Occorre arrivare a una chiarificazione, smascherare le posizioni sospette, abbandonare le preoccupazioni volte unicamente alla facciata. Bisogna avere il coraggio di sollevare certe polveri sacre che si sono accumulate sul nostro costume religioso e che, per quietismo e pigrizia, si considerano intoccabili. Il bersaglio non è l'autorità, ma l'autoritarismo. Non si rifiuta l'ubbidienza, bensì un'ubbidienza cieca, che impedisce una intelligente collaborazione. Più che leggi cristiane, urge fabbricare cristiani autentici. Di fronte al male, non si tratta tanto di prevenire, quanto di premunire (c'è una differenza sostanziale tra le due operazioni). Non basta che i cristiani sappiano dove non devono andare: occorre siano educati a scoprire dove devono andare. Bisogna che la Chiesa esca allo scoperto e che i suoi apostoli non abbiano paura di sporcarsi le mani affondandole nelle realtà del mondo in cui vivono. Il lievito va inserito dentro, non accanto alla pasta. Certe tattiche di attesa sono antievangeliche. Gli apostoli non hanno scritto sulla porta del Cenacolo: «Qui si parla di Gesù Cristo. Coloro che desiderano essere istruiti nella religione cristiana, possono presentarsi dall'ora tale all'ora tal'altra...». Sono usciti fuori. Sulla strada. Nelle piazze. Si sono mescolati agli uomini. La verità non si salva custodendola gelosamente sotto vetro, vigilata assiduamente da inesorabili cecchini dell'ortodossia. Ma portandola fuori, alla luce del sole, a contatto con la realtà di tutti i giorni. La verità non ha bisogno di essere rispettata. Chiede di essere amata. L'unico diritto che rivendica è quello di essere comunicata, di diventare proprietà di tutti.
Chi ha ragione? Probabilmente la soluzione verrà un giorno trovata alzandosi al di sopra dei contrasti (l'animosità delle rispettive posizioni non permette sempre di avere gli occhi limpidi), collocandosi su un piano superiore.
A.PRONZATO, Vangeli scomodi, 351-353
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