venerdì 25 aprile 2008

Festa della Liberazione


Il Presidente della Repubblica

Come ho sostenuto anche lo scorso anno a Cefalonia, credo sia importante che gli Italiani mantengano costantemente viva la memoria e consapevole la coscienza delle diverse tappe e componenti del processo di maturazione e di lotta che ha condotto il nostro Paese alla Liberazione. La Liberazione, infatti, non fu soltanto il coronamento di una luminosa rinascita, lungamente sognata durante tutto l'oscuro periodo del nazismo, del fascismo e della guerra, ma anche e forse soprattutto una promessa: la promessa di un'Italia nuova, di una vera Costituzione dei cittadini, di una democrazia reale; una promessa di sviluppo economico e sociale per tutto il Paese. E in quest'anno, in cui ricorre il 60° anniversario dell'entrata in vigore della Carta costituzionale, siamo spronati ad un impegno maggiore per mantenere quella promessa, per tenere alti i principi ed i valori che hanno ispirato la stesura del documento fondante della nostra vita democratica. Quei principi vanno vissuti quotidianamente; i valori - anche ed innanzitutto morali - che si esprimono nei diritti e nei doveri sanciti nella Costituzione vanno apprezzati e coltivati. Spinti dalla propria drammatica esperienza di vita, dalla soppressione delle libertà, dalle stragi perpetrate dal nazismo, dall'orrore delle deportazioni e dei campi di sterminio, i Costituenti conferirono giusto ed assoluto rilievo ad una serie di diritti fondamentali, sacri, che furono per questo definiti inviolabili. E su questa base, nel redigere l'articolo 11 della Carta, essi vollero giustamente ripudiare in maniera definitiva la guerra come offesa alla libertà dei popoli e delle persone e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Con equilibrio e lungimiranza, essi compresero però come il rifiuto della guerra andasse accompagnato da un corrispondente impegno, attivo e forte, dell'Italia nell'ambito delle Istituzioni che perseguono gli obiettivi di pace e di giustizia della Comunità Internazionale, accettando per questo interesse superiore e condiviso, le necessarie limitazioni alla sovranità nazionale. Purtroppo, una soddisfacente governance del sistema internazionale, a cui da allora l'Italia contribuisce con entusiasmo e generosità, non è ancora compiuta, e deve anzi confrontarsi con nuove complesse realtà e nuove sfide.(...) La storia sembra assegnare ad ogni generazione una missione. I nostri padri hanno realizzato il sogno dell'Italia unita (...) la nostra generazione ha sconfitto il nazi-fascismo e gettato le basi dell'Europa unita, fino al superamento della lunga stagione della Guerra Fredda con l'abbattimento del muro di Berlino. I giovani di oggi sono chiamati a contrastare i nuovi autoritarismi e integralismi, che rappresentano la negazione dei principi e dei valori che ispirarono la lotta per la Liberazione. (...)

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