giovedì 24 aprile 2008

Il culto del corpo


di Massimo Gramellini

Molti credenti che non credono più ai dogmi, o li ignorano, o li hanno dimenticati, continuano invece a credere appassionatamente nei corpi. Nel corpo vivo del Papa, accolto ovunque da folle assai più numerose di quelle che frequentano le chiese. E nei corpi sepolti dei santi, riesumabili a richiesta come Padre Pio, che da oggi viene esposto allo sguardo dei devoti e delle televisioni. (...) Gli atei parlano con troppa superficialità di ritorno al Medioevo, mentre non esiste evento più contemporaneo di questo. L'esibizione del corpo. Non accade di continuo sui muri, per la strada e dentro i tanti schermi da cui osserviamo il mondo (e lui osserva noi)? La magia dell’allusione che evoca senza rivelare sembra essersi smarrita nei gorghi della nostra accidia esistenziale spacciata per bisogno incessante di emozioni violente e tangibili. Lo spacco appena accennato di una gonna lunga ha ceduto il passo ai fili interdentali che avvolgono le vallette televisive. Al cinema, la goccia di sangue nel vano della doccia di Psyco, che terrorizzò una generazione, è stata sostituita da scene di ordinaria macelleria che non inquietano più nessuno. E i partiti, come le imprese, si riducono sempre più spesso al culto del capo, del campione, del leader. Sono la sua faccia, i suoi vestiti e i suoi amori che vengono vivisezionati e ritenuti l’unica cosa che valga davvero la pena di comunicare. Tutto è corpo perché tutto va mostrato. Nella civiltà dell’immagine si crede solo a ciò che si vede, dato che vedere costa minor fatica rispetto a leggere, pensare, immaginare. Le due grandi disperse della nostra epoca senza sogni sono la fantasia e la logica: entrambe infatti sanno nutrirsi di suggestioni astratte e non hanno bisogno di umanizzare forsennatamente ogni concetto e ogni sensazione. E poi la forma umana allontana dal trascendente, tanto che molte religioni non la contemplano. Invece il Cristianesimo ha puntato su di essa fin dalle origini. Quando San Paolo, che tra le altre cose fu un pubblicitario strepitoso, impostò l'intero suo apostolato intorno alla resurrezione non solo delle anime ma anche dei corpi. E quanti cattolici, ancora adesso, nell'ammirare i capolavori della Cappella Sistina pensano che Dio assomigli davvero a quel vecchio signore con la barba: adorabile in quanto tale e non in quanto Dio, stato di coscienza senza forma né materia.

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