venerdì 12 dicembre 2008

Rendersi conto

"A Messa si arriva in orario". E il ritardatario si offende.
di mons. Mario Delpini
Avvneire - 7 giugno 2008
Non ho mai capito come si spieghi il ritardo dei treni: si sa la distanza, si sa la velocità, che ci vuole a fare un orario? Più incomprensibile dei ritardi del treno è il ritardatario alla Messa della domenica. È un cristiano convinto: la Messa è il centro della vita. Sa l’orario: è sempre lo stesso da 20 anni. È domenica: c’è una ragionevole possibilità di organizzarsi. Eppure il ritardatario arriva in ritardo. Al suo arrivo qualcuno gli dedica un cenno di saluto e così ha già perso il filo delle letture. Mentre si siede, la sedia si sposta e anche la lettrice si distrae: salta alla riga successiva. Il prete che celebra osserva e si indispettisce, tanto che neppure s’accorge che la lettrice s’è confusa. Il ritardatario si accomoda, ma, prima di ascoltare, si guarda intorno e s’incuriosisce: come mai la statua della Madonna a fianco dell’altare? La spiegazione è stata data all’inizio, ma il ritardatario era in ritardo. Più o meno verso la predica, il ritardatario riesce a concentrarsi. Il prete parla del radunarsi dell’assemblea e dei riti di introduzione e quindi dice dell’importanza di arrivare per tempo in chiesa. Il ritardatario si indispettisce: ce l’ha con me? Come si permette?

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