martedì 1 aprile 2008

Grano e zizzania


"Si può capire ancora meglio la parola del Vangelo se si verifica l'elenco dei Dodici che Gesù ha chiamato (Mc 3,13-19): ci si accorge così che essi non sono i migliori, né quelli più garantiti in partenza, ma sono uomini semplici, «normali», eterogenei. A questo episodio della scelta dei Dodici è inevitabile accostare il racconto della parabola del grano e della zizzania (cf Mt 13,24-30). Gesù accetta nel proprio gruppo il «grano» e la «zizzania», accosta il buono e il cattivo per farli convivere insieme. Anche nella nostra vita - come nella storia - c'è una promiscuità di intenti e di risultati, un intreccio che è difficile da accettare e spesso anche da districare. Il bene e il male crescono insieme come il grano e la zizzania: Dio appare come il grande paziente che sa aspettare ed accetta che il grano e la zizzania crescano insieme l'uno accanto all'altra."Quante volte noi desidereremmo che Dio si mostrasse più forte. Che Egli colpisse duramente, sconfiggesse il male e creasse un mondo migliore. [...] Noi soffriamo per la pazienza di Dio. E nondimeno abbiamo tutti bisogno della sua pazienza" (Benedetto XVI). Occorre accettare che questa mescolanza sia presente a tutti i livelli, nella società, nelle relazioni e, in particolare, dentro di noi. Dunque la scelta di Giuda appare come una metafora forte della condizione umana e della sua evoluzione individuale e storica. Il nostro cuore è un terreno di grande ambiguità, dove si trovano appunto tanto il grano quanto la zizzania; entrambi sono destinati a germogliare insieme nel cuore di un'unica persona e separarli è un'impresa impossibile. Meglio: è Dio stesso ad invitarci alla prudenza e alla pazienza; ci consiglia di stare bene attenti a non sradicare l'erba buona con la cattiva, ad aspettare la loro maturazione finale. A ben vedere, l'impazienza è generata probabilmente dall'orgoglio, quello che impedisce di accettare la propria debolezza o i propri limiti, inducendo a perseguire una perfezione terrena che è impossibile. La via della pazienza è comunque difficile: richiede, senza dubbio, amore e costanza, un amore in grado di sconfiggere il male in virtù di un abbraccio onnicomprensivo che supera l'umana concezione del tempo. La prima condizione in cui si sviluppa l'efficacia della pazienza, infatti, è la capacità di attesa; la dilatazione dell'attesa si ha nella speranza, nella fiducia e quindi, in definitiva, nella capacità di amare persino la miseria, il limite. È vero dunque che il regno di Dio cresce, ma non come si desidera, bensì con una logica diversa dalla nostra, una logica sconcertante: la zizzania non va strappata (così come Gesù non ha rifiutato Giuda dal gruppo dei Dodici), anche perché potrebbe diventare grano buono sino all'ultimo istante, proprio in virtù di quell'attesa totale e piena di amore che non esclude mai la svolta, la sorpresa; il male resta male, ma le persone possono cambiare anche all'ultimo istante della loro esistenza; anche quella parte dell'uomo che si chiama zizzania, con la grazia di Dio, potrebbe cambiare radicalmente, in virtù della pazienza divina associata alla libera scelta dell'uomo".


S. Stevan, Giuda, 20-21

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