venerdì 5 settembre 2008

Maleducazione

Tutto intorno a loro
di Massimo Gramellini
Da un sondaggio casereccio fra amici e lettori emerge che l’incubo delle vacanze non sono state le meduse e neppure gli 11,93 euro che un turista si è sentito chiedere ad Alassio per un chilo di fichi. Sono state le chiacchiere nei telefonini. Quelle degli altri, naturalmente. Dei vicini di ombrellone, di tavolo, di scompartimento. Noi, si sa, nasciamo timidi e riservati, e quando in un luogo pubblico iniziamo una conversazione al cellulare, tendiamo a rinchiuderci in qualche anfratto per bisbigliare pensieri monosillabici. Invece gli Altri, questo club che ci perseguita da una vita, hanno raggiunto un livello di strafottenza da tronisti televisivi. Urlano i fattacci loro senza il minimo sospetto di infastidirci, anzi con la malcelata speranza che la nostra esistenza plumbea possa venire illuminata dalle dissertazioni a squarciagola sul mal di pancia di Bibi e i dissapori fra Ciccio e Pallina. Non è solo il menefreghismo a guidare i loro decibel, ma il sincero desiderio di imporre Bibi, Ciccio e Pallina all’attenzione degli spettatori, resa fuggevole dalla presenza nel tavolo a fianco di un altro urlatore che sta affrontando al telefono il delicato evolversi del borsino-corna di Ulisse e Samanta.
Non saprei indicare vie d’uscita diverse da un’epidemia su vasta scala di laringite. Ma una cosa è certa: se il governo vuole farci digerire la legge contro le intercettazioni, si dovrà inventare un movente più originale della difesa della privacy. In Italia far sapere agli altri i fatti propri non è una vergogna. E' una missione. articolo

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