lunedì 27 ottobre 2008

Cuore gretto da sanare

Commento di don Matteo Panzeri su Radio Marconi
“Prima di tutto: il vangelo del giorno”.
Lunedì 27 Ottobre: Lc 10, 13-17
In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga il giorno di sabato. C’era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: “Donna, sei libera dalla tua infermità”, e le impose le mani. Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio. Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, rivolgendosi alla folla disse: “Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non in giorno di sabato”. Il Signore replicò: “Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che satana ha tenuto legata diciott’anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?”. Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.

Come avremmo reagito noi di fronte a questa scena? Gesù ha appena sciolto le giunture di una donna immobilizzata da diciotto anni.
Luca ha molta cura nel farci intravvedere il lungo e travagliato calvario di questa donna: ci dice infatti che la sua malattia ha 18 anni; che era inferma; che era curva, cioè ferita nella sua stessa dignità, quella che fa stare a testa alta, costretta nel suo stesso corpo ad una posa innaturale; inoltre, il Vangelo ci dice che proprio “in nessun modo” poteva drizzarsi, quasi a suggerire una definitività formidabile di questo male che la tiene prigioniera .
Gesù si è appena mostrato come via di salvezza per questa donna. Il capo della sinagoga invece sembra non percepire nemmeno ciò che è appena accaduto. E’ strano perché fa quasi compassione la sua formidabile meschinità; ci viene da dire: “poveretto, ma di fronte a questo straordinario evento, lui non sa far altro che lamentarsi per una prescrizione formale trasgredita?”.
E’ il cuore gretto di quest’uomo il vero oggetto della compassione di Gesù, manifestata così mirabilmente nei confronti di questa donna. Potremmo quasi cogliere un parallelo: come il corpo di questa donna era bloccato in una posa innaturale, e in nessun modo poteva essere restituito alla sanità così il cuore di un uomo tanto misero non può che rimanere bloccato nella sua piccineria, nella sua visione limitata, gretta e incapace di rendersi conto delle grandi meraviglie che Dio opera.
Anche oggi noi ci imbattiamo spessissimo in persone dal cuore così misero e così limitato che nonostante ci facciano del male noi quasi abbiamo compassione di loro perché capiamo che se sono capaci di essere così velenosi è perché il loro cuore è talmente bloccato, avvelenato, da farli diventare veri e propri serpenti con gli altri.
Intuiamo, in qualche modo, che la malvagità che intride i loro atti e le loro parole deriva dalla miseria interiore, dalla paura che blocca, svuota e poi essicca il loro cuore.
Come dunque la malattia della donna è un simbolo efficace della malattia di questo capo della sinagoga, così la guarigione della donna è segno eloquente di quanto Gesù è in grado di fare anche nei cuori più meschini.
Come suoi discepoli dunque, siamo chiamati anzitutto a non disperare: anche i cuori più meschini, anche le anime più inguaribili possono essere sanate dallo Spirito che Gesù dona a tutti. E così sarà. (...)

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