mercoledì 26 novembre 2008

Prodotti "cattolici"

Quanti prodotti da piazzare con l'etichetta "cattolico"
di mons. Mario Delpini
Avvenire - Milano 7 - 21 settembre 2008
«Non sarà per caso contro la scuola cattolica!», aggredisce il parroco la segretaria di un istituto nuovo che chiede uno spazio sulla bacheca parrocchiale. «Noi siamo cattolici: se non ci aiutiamo tra noi finirà che governeranno gli anticlericali!», protesta il candidato contro il parroco che nega la sala parrocchiale per una riunione in vista delle elezioni. «La gente ha bisogno di messaggi forti e di parole chiare! Se non le trova in chiesa dove le troverà?», imbecca risentita la devota che si è sentita dire di no mentre esponeva in fondo alla chiesa messaggi della Madonna che invita alla preghiera. «La nostra associazione ha ricevuto l’approvazione del vescovo di qui e del cardinale di là. Un piccolo aiuto per un’opera buona: non le chiediamo un grande sforzo», insiste l’incaricato con tanto di cartellino. Insomma - pensa il parroco - ciascuno ha un suo prodotto da piazzare e allora diventa utile anche la parrocchia e l’etichetta di "cattolico". È quando la parrocchia chiede un aiuto, senza fare pubblicità a nessuno, che associazioni, santuari, onorevoli hanno la risposta pronta: «Ci spiace, ma - lei capisce - non rientra nei nostri scopi...».

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