venerdì 30 gennaio 2009

Libro di semplici facce

Facebook, effetti collaterali
Quei contatti che non vuoi
Un libro fa luce sugli effetti collaterali della vita virtuale, dall'ansia all'invadenza dei "conoscenti"
"Mario Rossi added you as a friend". Il nome vi dice qualcosa. Solo dopo aver visto la foto capite che si tratta di quel compagno di liceo che vi stava antipatico. Per chi frequenta Facebook, una situazione di vita virtuale quotidiana. Che l'esperto in comunicazione Jason Alba ha voluto analizzare in un libro, I'm on Facebook - Now What???, il punto sul social network più popolare del mondo che attualmente conta circa 120 milioni di utenti dai 25 anni in su. Il libro si concentra sul bivio del "confirm" o "ignore": che fare quando a chiedere l'amicizia è una persona sgradita o che si vuole evitare?
Secondo l'autore, trovarsi di fronte alla scelta di confermare o ignorare - quindi respingere - una richiesta d'"amicizia" è una situazione che spesso condiziona l'utente e lo costringe a riprendere i contatti con il passato circondandosi di inutili "friends". "Ci sono persone che aggiungono alla lista anche i compagni d'asilo - spiega Alba - ma accettare inviti a raffica può provocare ansia e non aggiunge nulla alla vita privata".
"Non sono un sostenitore della net-iquette - racconta Paolo, medico di Milano - ignorare una richiesta di amicizia non è una scortesia, non rispondere a una telefonata, secondo me, lo è molto di più e se i contatti sono stati volutamente interrotti, tendo a rispettare la decisione presa nel mondo della socialità reale".
"Nella mia lista ho amici che a loro volta hanno centinaia di contatti. Conosco una ragazza che, dopo essere arrivata a contarne duemila, è finita sulle prime pagine dei giornali. A questo punto si parla più che altro di 'pubblico' - spiega Enzo Di Frenna, presidente dell'associazione Netdipendenza e creatore del social network Runfortecnostress - molta gente è ossessionata dal pensiero di incrementare la cerchia di amici perché se ne hai solo trenta puoi essere considerato meno 'popular'. Le confessioni sul mio forum spesso parlano di questo: alla domanda 'cos'è per te il tecnostress' una ragazza ha risposto 'aggiornare Facebook ogni mattina'".
Secondo Danah Boyd, ricercatrice presso la School of Information dell'Università di Berkeley, i social network non solo favoriscono l'ansia ma disabituano alla vita reale: "Andiamo verso una società di persone sempre più goffe e meno abituate a confrontarsi. Scrivere una frase ogni tanto è più facile, ecco perché si accettano anche amici che non si considerano tali".
Ex fidanzati, colleghi, conoscenti di conoscenti, vecchi compagni di scuola. Il panorama dei possibili amici ritrovati su Facebook percorre il solco della vita con accenti grotteschi. C'è chi, come Andrea, scrittore di Torino, aggiunge anche i contatti indesiderati e poi li cancella mentalmente: "Né un messaggio, né uno scambio di esperienze. Solo un educato rispondere 'Buongiorno anche a lei'".
C'è chi invece vive l'esperienza con entusiasmo: "Sono andata a cercare tutta la gente che frequentavo anni fa, anche persone che mi stavano antipatiche o con le quali avevo discusso", racconta Sara, impiegata di Pisa, che fa la grafica a Roma ed è felice di poter riaprire capitoli della vita che credeva chiusi. "Il tuffo nel passato è piacevole. Ai nostri tempi non c'erano i cellulari - spiega - e cambiando casa si perdevano i contatti con le persone con cui eri cresciuta. Rincontrarsi dopo 10-15 anni come se ci si fosse salutati il giorno prima è meraviglioso". "Ritrovare vecchi amici mi diverte ma mi dà anche malinconia - osserva Enrico, manager di Cuneo - mi è comunque capitato di scoprire su Facebook gente con cui avevo un rapporto non proprio roseo, e sono scappato a gambe levate".
Secondo lo psicoterapeuta Alessandro Meluzzi, Facebook è uno strumento di comunicazione ancora inesplorato: "Fino a qualche anno fa la nostra vita era identificabile con un percorso uniforme che ci permetteva, anno dopo anno, di tirare le somme tra chi andava e chi rimaneva. Esistevano passato e presente. Il social network ha annullato le distanze trasformando il passato in un continuo presente".
Secondo Meluzzi questa "eternalizzazione della vita" può avere effetti interessanti, ma il rischio di un utilizzo compulsivo dei social network è comunque da considerare. "Favoriscono l'ansia - conclude Meluzzi - la sincronizzazione della storia e la nascita di una 'reputazione telematica' ci carica di responsabilità. Il rischio è la 'sindrome da iperrealtà', che può trasformarci. Come accaduto con le immagini di guerra trasmesse in tv che, a poco a poco, ci hanno desensibilizzati di fronte alla violenza".

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