domenica 25 gennaio 2009

Virtuali relazioni

Raccomandazione della CEI
La Chiesa frena su Facebook: ecco le regole per usare i social network
Qualche tempo fa fece scalpore la scelta del cardinale Crescenzio Sepe di affrontare internet in prima persona
Nell'era di Facebook la Chiesa cattolica italiana riafferma la sua presenza in internet, della quale vuole sfruttare tutte le potenzialità in funzione «pastorale», ma, di fronte alle indubbie insidie dei social network, invoca regole, invita a «non parlare con gli sconosciuti», spera che l'etica continui a prevalere sulla tecnologia, e che il mondo virtuale non sostituisca le relazioni umane fatte di voci, sguardi, strette di mano.
Qualche tempo fa fece scalpore la scelta dell'arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, di affrontare Facebook in prima persona. «Serve a diffondere la parola di Dio», aveva spiegato in quella occasione il presule napoletano. Più recentemente, è stato annunciato un accordo per dedicare all'attività pubblica del Papa un canale dedicato su Youtube. Insomma, la Chiesa italiana, pur confessandosi «not digital native», nata cioè prima della generazione di internet, ha dimostrato in molti modi di non temere la partecipazione ai nuovi «luoghi» della comunicazione: fra l'altro, istituendo, fin dagli albori di internet, un potentissimo centro informatico, il «Si.Cei» che si occupa dello sviluppo dei nuovi strumenti, ma anche della loro diffusione a diocesi, parrocchie, istituti religiosi.
Tuttavia, l'era dei social network, e le nuove modalità di relazione che essi impongono, non solo sulla rete ma anche alla società nel suo insieme, fa emergere - sostiene la CEI - nuovi interrogativi, con la quale ha voluto confrontarsi con un convegno (...) Il direttore dell'Ufficio nazionale delle comunicazioni sociali della Cei, don Domenico Pompili li ha sintetizzati in tre questioni che la Chiesa ritiene fondamentali: come relazionare reale e virtuale sui social network, come impedire il nuovo individualismo che ne deriva e, ultimo ma non per ordine d'importanza, come essere sulla rete senza stravolgere la propria natura, la propria identità, il proprio linguaggio. Sfide che, se interessano la Chiesa per la loro attinenza con i valori cristiani, riguardano in realtà chiunque, prima o poi, finisca sulla rete. E le risposte non si sono fatte attendere. Lo sviluppo dei social network rappresenta - è stato detto - «una grande opportunità, ma anche causa di possibili ingiustizie», da usare quindi con il giusto discernimento e con senso di responsabilità. Occorre, insomma «assumere ed elaborare, in rapporto alle tecniche utilizzate, un sovrappiù di etica, capace di orientarci proprio nelle nostre scelte di connessione». Alle famiglie, un semplice consiglio, «diffidate dagli sconosciuti». Dal presidente della Cei, Mariano Crociata, una raccomandazione: «Internet oscilla tra esaltazione e diffidenza, sarebbe ora - ha detto - di trovare una giusta via di mezzo».

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