martedì 27 gennaio 2009

Qualche giorno fa l'avevamo definito "scorretto"

Che c’entra il cardinal Martini con certi «fantasmi»?
di Piero Coda e Marco Vergottini
(...) Una prima regola invita a cogliere il significato di una parte collegandola al tutto; un’altra dice che la comprensione si attua nella fusione (non confusione) degli orizzonti del testo e del lettore; e, ancora, una terza che senza una affinità esistenziale l’interprete si preclude la comprensione del testo. Senza dire del sincero amore alla verità che ha da guidare interiormente tutta l’operazione.
La stessa pratica di un giornalismo di qualità avrebbe di che guadagnare dal frequentare i principi e l’arte dell’ermeneutica, per evitare che chi ha compito d’informare, anziché raccontare la realtà così come essa si dà, ne restituisca un’immagine arbitraria. Oppure, che il critico anziché far parlare il suo interlocutore pretenda di mettergli in bocca parole o intenzioni che questi non ha espresso.
Vent’anni fa il cardinale Carlo Maria Martini, in occasione di un convegno di giornalisti «Chiesa e opinione pubblica: le difficoltà del comunicare», uscì con una battuta che nessuno potrebbe contestare: «Informare è sempre arduo, ma informare sui fatti religiosi è sommamente arduo». Il riferimento all’anziano presule è tanto più pertinente, poiché in questi giorni – suo malgrado – è toccato a lui essere vittima di un’operazione che eufemisticamente si può presentare come una grave «mancanza di correttezza ermeneutica» nei suoi confronti.
In breve i fatti sono questi. Un noto vaticanista, Sandro Magister, ha pubblicato sulla rete una Newsletter (...) in cui si raccontano le traversie di un teologo gesuita americano, Roger Haight, il quale ha ricevuto una notifica della Congregazione della Fede in ragione di una serie di asserti problematici in materia di cristologia (...).
Fin qui la notizia di un fatto oggettivo. Se non che il giornalista ritiene di segnalare alcune singolari coincidenze: anche il cardinale Martini, tra l’altro, è un gesuita che ha pubblicato di recente un libro di grande successo, Conversazioni notturne a Gerusalemme, in cui parla diffusamente dell’umanità di Gesù. Così – si insinua – anche il cardinale Martini esprimerebbe la tendenza di chi esalta Gesù come uomo insigne e operatore di giustizia, ma offuscando la sua divinità. Mentre Benedetto XVI nel suo libro Gesù di Nazareth, parla di lui come «vero Dio e vero uomo». Dobbiamo attenderci che l’anziano porporato, che è insieme un riconosciuto studioso e un autorevole testimone della fede, faccia una smentita per riaffermare che per tutta la vita ha professato e tuttora professa la fede nella figliolanza divina di Gesù Cristo? Ci possiamo accontentare del fatto che tra pochi giorni sarà in libreria un suo nuovo volume dal titolo Incontro al Signore risorto? Oppure possiamo sperare che il vaticanista (al quale per altro abbiamo espresso di persona e garbatamente il nostro disappunto) tenga conto per deontologia professionale le elementari regole di ermeneutica sopra richiamate?
Una sana dose di prudenza e di autoironia, oltretutto, non fa mai male. Anche a chi ha il compito di informare sulla realtà e non sui «fantasmi » che eventualmente ci angustiano.
da Avvenire 27.01.09 p. 27 - edizione online

Nessun commento: