lunedì 10 marzo 2008

Baby binge drinkers


10/3/2008
La sbronza dei bravi ragazzi
Bevono fino a stordirsi, ma solo di sabato: sette minorenni su cento si divertono così

di Elena Lisa
MILANO - Un bicchierino di rum e ancora uno. Poi quello di whisky e subito dopo il cognac. Ma meglio il rum, quello dolce, al miele. Uno dietro l’altro. Marta, tredici anni, il sabato sera si diverte così. Sballa con alcuni compagni di classe, una terza media in zona Porta Vittoria, vicino al centro di Milano. Si fa di «calette», piccoli bicchieri di superalcolico che si buttano giù, appunto «si calano» (il gergo è quello usato per le pasticche) in una, al massimo due sorsate. Se la gradazione è troppo alta e il sapore intenso, per continuare a bere si aiuta con un bicchierino identico, pieno di succo di frutta. Così stempera la botta di alcol. Marta è una «binge drinker», beve con l’obiettivo di ubriacarsi una volta a settimana. Mischia drink e lo fa velocemente così lo stordimento arriva prima. Con gli amici ha scelto la serata migliore per farlo: il sabato sera. Ogni sabato del mese. Si ubriaca da settembre e non lo nasconde, perché, racconta, «lo fanno tutti, ma non siamo alcolizzati». I suoi studi, assicura, non ne risentono: «Non lo faccio in settimana perché ho la scuola. Sono la prima della classe. Bevo solo nel weekend quando i miei genitori mi permettono di uscire e di far tardi». «Binge»: baldoria, festa rumorosa, ma anche «attività frenetica». E’ un fenomeno nato nelle università americane, esportato nei college inglesi e ora in voga in Italia. I dati delle indagini evidenziano due fattori a rischio, l’età bassissima di chi lo pratica e lo scopo preciso: non si beve per divertirsi, ma solo per stordirsi. Sono i ragazzi tra gli undici e i diciotto anni a essere sotto osservazione dalle ricerche che si occupano di alcol, dipendenze e salute. E’ in questa fascia d’età che il numero di bevitori è cresciuto vertiginosamente. Il discrimine tra ieri e oggi è proprio questo: i minorenni bevevano anche prima, ma non era necessario «sballare» a tutti i costi. L’ufficialità dei numeri di Osservasalute, Istituto Superiore della Sanità e Istat, fotografa una situazione decisamente nuova per l’Italia e per alcune regioni: Lombardia e Piemonte, insieme a Trentino e Veneto, sono ai primi posti della classifica dei «baby-binge drinkers». E colpiscono le percentuali alte che riguardano le ragazzine. «Usciamo con gli amici e ci divertiamo così. Quando mi ubriaco mi sento libera», spiega Marta che tiene per mano Alessia, la sua migliore amica. Marta è bruna, ha i capelli lunghi, porta jeans a vita bassa, scarpe da ginnastica, piumino nero e borsetta rosa con dei gattini; Alessia è bionda ed è vestita nello stesso modo, con piccole variazioni: «Non servono grandi cifre, a noi bastano 20 euro a settimana. Usciamo solo al sabato e in discoteca non andiamo quasi mai, anche perché non giriamo coi maggiorenni». Di quelli più grandi che ti offrono da bere, oltretutto, è meglio diffidare. «Ti sfidano per vedere quanti bicchierini riesci a farti e poi ti fregano i soldi - è l’esperienza di Matteo, 14 anni, che confessa di ubriacarsi sempre e solo il sabato sera -. Sono al primo liceo, non posso sgarrare e poi ho gli allenamenti di nuoto». Sport, niente fumo, studio e la ciucca del fine settimana: «Per noi è un appuntamento fisso - racconta Marco, quasi 14 anni, capo di una piccola banda che gira nei giardini di corso 22 Marzo, a Milano, e che si fa chiamare "The Legends" -, a volte lo facciamo per scommessa per vedere chi si ubriaca prima». I binge drinker si muovono in gruppo. Ci si ubriaca insieme, si inizia attorno alle dieci, ci si muove a piedi o sui motorini. Si può stare tutta la sera nello stesso discobar o sul marciapiede, o ancora si può girare alla ricerca delle offerte. In alcuni locali i gestori sanno essere anche molto generosi, proponendo due consumazioni a cinque euro. Una ne costerebbe tre. Gli sconti qui sono per tutti, minorenni compresi: «Non possiamo mica controllare le carte d’identità - dice Maurizio Pasca, dirigente della Federazione italiana pubblici esercizi -. Ma sono criminali quei gestori che si accorgono di avere davanti un quattordicenne e gli servono superalcolici. Sarebbe bene che a prestare attenzione fossero prima di tutto padri e madri». Ma il quattordicenne Matteo alla parola genitori si fa una risata: «Quando rientro a casa loro dormono già, non si accorgono di niente».

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