lunedì 7 aprile 2008

A proposito della gaffe del dirigente Telecom


Può insegnare qualcosa il caso Luciani?
Credo che, aldilà della topica su Waterloo che ha fatto il giro della blogosfera e oltre, la vicenda di Luca Luciani e del suo discorso meriti, più a freddo, qualche considerazione in più, anche sullo stimolo dei molti commenti che sono arrivati su questo e su altri blog). L’azienda totale. Non so quanti di voi abbiano mai partecipato a una convention aziendale. Non sono tutte uguali, d’accordo, ma spesso il clima è quello che traspare dal video su Luciani. Un dirigente strapagato, a volte tanto ignorante quanto arrogante, che cerca di stimolare la truppa con un discorso di sapore militare. Luciani ha incarnato perfettamente questo stereotipo, al punto che molti commentatori dei blog hanno dubitato della sua veridicità. Luciani - come tanti suoi colleghi che ho visto con i miei occhi in passato - ha usato tutti i luoghi più comuni del genere: la sindrome di accerchiamento (le cinque potenze nemiche che però verranno sconfitte da Napoleone), la metafora calcistica (voi segnerete e dagli spalti finalmente applaudiranno), l’attacco ai giornali nemici (che scrivono tutti cazzate). Questo arroccamento aziendalistico - noi contro il resto del mondo, noi che stringiamo i denti per fargliela vedere ai cattivoni là fuori - ha qualcosa della setta religiosa e va nella direzione esattamente contraria ai modelli più avanzati di aziende trasparenti, che si confrontano e si contaminano con l’esterno. Non è la topica su Napoleone che fa pensare a quanto è messa male Telecom: è la subcultura di chiusura (tanto più grave in un’azienda moderna di comunicazioni) che sta dietro a tutto il delirante discorso di Luciani.
2) La trasparenza inevitabile. (...)
3) La censura di YouTube. Onestamente, non so che cosa avrei fatto io se l’altro ieri mi fossi trovato nelle condizioni di Luciani. Probabilmente però avrei fatto qualcosa tipo un post su un blog o un video su YouTube, se possibile un po’ autoironico e scherzoso, per sdrammatizzare il più possibile. Tipo: okay, ho detto una cazzata, non sarà né la prima nè l’ultima, alle medie tiravo palline di carta con la cerbottana e mi sono distratto durante la lezione di storia. Magari il video l’avrei fatto pure con il cappellino da asino, sorridendo, davanti a una riproduzione del famoso quadro di Napoleone ad Austerlitz. Credo che tutti avremmo simpatizzato per uno capace di non prendersi sul serio. Invece Luciani e la sua azienda si sono comportati come il ministero dell’informazione nordcoreano e hanno fatto rimuovere il video. Ottenendo così un doppio effetto: primo, confermarsi un’azienda totalitaria e premoderna; secondo: non cancellare davvero il video, che continua a circolare come prima. Una scelta censoria è quasi sempre deprecabile, ma nel 2008 (con tutti i blog e i siti che hanno ripreso il discorso di Luciani fino a farlo ritornare su YouTube) è assolutamente inutile e controproducente.
4) Il comportamento dei giornali. (...)
Alessandro Gilioli

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