martedì 17 giugno 2008

La grande nemica


Milano è la "capitale"
In Italia allarme sociale per la solitudine
Quasi quattro milioni di italiani si sentono spesso o sempre soli.
Lo indica un'indagine di Telefono Amico
Milano - Telefono Amico Italia ha presentato i dati e la sintesi dell’indagine demoscopica «Gli italiani, il disagio e la solitudine», realizzata nel marzo 2008 su un campione rappresentativo di 1.001 italiani (...). Sono numerose le difficoltà della vita per le quali gli italiani provano un profondo disagio emotivo: quelle materiali, come la disoccupazione e la precarietà economica (89%) e abitativa (80%). ma anche psicologiche, come la mancanza di qualcuno con cui confidarsi e la solitudine (80%). Il 70% ritiene infatti che negli ultimi anni nel nostro Paese la condizione di solitudine sia «dilagata». Un italiano su 4 ha provato in modo non raro l’esperienza della solitudine, mentre 3,9 milioni si sentono spesso o sempre soli: tra questi single, ultra54enni, persone con bassi redditi e con scarsa istruzione, residenti in grandi città. L’analisi dei dati locali indica che Milano è la capitale della solitudine, l’area metropolitana dove le persone si sentono più sole. Un allarme e un disagio per i quali gli italiani trovano una risposta - personale e sociale - nel desiderio di una «società dell’ascolto» (il favore è oltre il 70%): 3 italiani su 4 aspirano a vivere in un mondo dove qualcuno sia pronto ad ascoltare senza giudicare. Quando poi la solitudine si fa sentire, i riferimenti sono quasi solamente quelli tradizionali, la famiglia (65%) (che è comunque luogo in cui ci si può sentire soli) e gli amici (41%). Poi ecco un grande vuoto-silenzio da colmare: solo un italiano su 10 si rivolgerebbe a un terapeuta, solo il 4% a un sacerdote. L’80% vede invece con deciso favore un servizio di ascolto volontario e gratuito, associazione cui gli italiani tributano grande favore e a cui chiedono di farsi conoscere di più. (...) «Possiamo definire il particolare disagio che abbiamo rilevato la "solitudine dei non emarginati", che riguarda cioè persone che vivono questo disagio pur senza essere marginali o vivere in condizioni estreme». Tanto che per 3 italiani su 4 la solitudine è diffusa anche «tra i giovani, tra chi lavora e ha famiglia». (...)

2 commenti:

Unknown ha detto...

Dietro al perché una persona viva il senso di vuoto e di solitudine le motivazioni sono tante, qui ho l’impressione che venga posto lo sguardo sulle grandi città. Ma proprio lì più che nei centri piccoli le realtà aggregative in cui inserirsi, volendo, sono tante (cattoliche e non).
Non è qui la radice del problema.
Mi saltano all’occhio le frasi “desiderio di una «società dell’ascolto»: 3 italiani su 4 aspirano a vivere in un mondo dove qualcuno sia pronto ad ascoltare senza giudicare e L’80% vede invece con deciso favore un servizio di ascolto volontario e gratuito”.
La cultura dell’individualismo ha ucciso quella della relazione.
In qs frasi quello che avverto è il desiderio di soddisfare un bisogno ma senza che qs implichi una relazione: si parla di richiesta di ascolto e non di dialogo; una ricerca di sfogo/comprensione e non di confronto. Non essere soli ma non correre il rischio che l’altro entri dentro.
E’ la stessa dinamica che si rischia di innescare nella preghiera quando chiedi a Dio di ascoltarti ma alla lunga continui a sentirti inascoltato se non pensi o non vuoi che quel Tu ti parli e dica la sua.
Non so quanto in qs richiesta di ascolto si voglia che l’altro ci sia nella sua totalità, che sia realmente un tu vivo.
Se quello che viene richiesto è solo un viso, un sorriso, due orecchie per potersi raccontare e non sentirsi solo si potrà stare bene per un po’, un’ora, un giorno, una settimana fino alla prossima volta che ci si sentirà soli ed eccoci di nuovo lì a farsi ascoltare, all’infinito senza però risorgere dalla solitudine.
LT

Unknown ha detto...
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