domenica 5 ottobre 2008

Roba da cani!

Il parroco: "Prima i cristiani dei cani!"
Il testo integrale della cartolina del parroco di Spinea (Ve), don Marco Scattolon
Caro cane,
mi sono ripercorso la Bibbia cercando appigli per parlare bene di te. Su 36 citazioni trovate, 32 erano di disprezzo, solo nel libro di Tobia si parla bene del cane oltre che nella creazione. Il cane è diventato, oggi, animale da compagnia; sappiamo che c'è la grande, triste, spietata solitudine dell'uomo ed il cane di qualsiasi tipo, razza, dimensione, colore e pedigree, la può dare rimpiazzando l'assenza dei parenti. Guai se a certe persone morisse il cane! I ragazzini al camposcuola, al memento dei defunti nella messa, intervengono: "Io ricordo, il nonno, io la nonna defunta,...io il mio cane". Ormai gli animali sono equiparati agli umani: si parla col cane, si chiedono informazioni ai giardini su dove l'altro compera i croccantini, liscia il pelo o lima le unghie del suo cane. A volte si stimano di più le persone che hanno un cane simile al proprio, perchè quelle persone a modo, educate e di buoni sentimenti più delle altre. Ormai è il cane che scandisce l'orario del padrone. Un amico mi raccontava: "Ieri sera, ho telefonato a mia mamma un po' più tardi e mi hanno rimproverato per l'ora perchè il cane già dormiva e non si poteva disturbare". Aumentano i negozi che abbinano veterinario al parrucchiere per cani. Basta guardarsi attorno "Qua la zampa! - Fido ti lavo - Collare di stelle - Barba, baffi e pelo lucido" sono negozi per estetica canina. E così giovinastri senza studi e specializzazioni hanno trovato l'America con i cani. "Ho smarrito cagnetta..." trovo scritto spesso sulla porta della Chiesa oppure "Vendo cuccioli di gran pregio...", c'è chi offre "Casa Pensione per cani (e gatti) aperto tutto l'anno, box riscaldati o con 5.000 mq di verde. Dire BAU, salutandosi, sembra diventare una prospettiva per il domani. Anche a casa nostra avevamo il cane, ma per difendere il pollaio e la casa, viveva all'aperto nella cuccia e mangiava le briciole della nostra sobria tavola. Ad un cane si può dare una carezza o un pizzicotto, ma... - c'è gente che spende più per il suo cane che per la sua carità cristiana; - c'è gente che fa più carezze al cane che al suo anziano; - c'è gente che appena sposata compra il cane e non "compra" un figlio; - c'è gente che si scandalizza se il consorzio dei nostri comuni non ci provvede di un bel canile accessoriato. Io spero che prima si provveda ad una casa di prima accoglienza per quei terzomondiali che dormono sulle panchine o dentro le case diroccate. Ne conosco più di uno. Prima i cristiani dei cani! Si troveranno i soldi per il canile zonale prima che per una casa per i fratelli terzomondiali? Se sì, giuro che suonerò campane a morto, per un buon tempo, perchè sarà morta la fraternità umana. Diceva Gesù: "Non date le cose sante ai cani, date loro le briciole". I telegiornali finiscono sempre con notizie su animali, mai notizie dall'Africa: sulla siccità o le epidemie, sugli acquedotti e le scuole inaugurate. Parlino delle belle iniziative delle Associazioni: Mato Grosso, Amnesty, Emergency o altre ancora che chiedono sostegni e realizzano progetti! E ai cani diamo gli avanzi dei nostri pasti, non le scatolette piene di sonniferi: un cane ama la libertà, la terra e le corse non il guinzaglio, il salotto e il passo lento come il nostro. Che "vita da cani" facciamo fare loro! Se hai un cane: trattalo bene, ma non sostituisca i poveri o l'affetto tra familiari. Saranno belle anche le sfilate dei cani, perchè sono affettuosi e gioiosi, ma sono animali...e io i sacramenti a loro non li posso dare. Ci sarà un perchè!

"San Francesco si è convertito per un lebbroso, non certo ad un cane"
Dopo il clamore provocato dal suo editoriale pubbblicato sul bollettino parrocchiale, Don Marco Scattolon, parroco di Spinea, ribadisce il suo punto di vista in un nuovo scritto: «Volevo solo diffondere un messaggio cristiano: le persone devono venire prima degli animali. Io scrivo per i cristiani, gli animalisti probabilmente danno priorità ad altre cose». Il parroco ha voluto anche dare risposta, in maniera netta, alle molte persone che hanno ricordato il rapporto speciale di San Francesco con gli animali: «San Francesco si è convertito dopo l'abbraccio a un lebbroso, non certo ad un cane. E finiamola con la storia del lupo di Gubbio: quello non era un animale, ma un proprietario terriero chiamato così per la sua ferocia». Don Marco risponde poi anche alle questioni locali che gli erano state avanzate, negando che a scatenare l'invettiva canina sia stata la marcia a sei zampe promossa dal Comune e dall'associazione Egriss: «Pura coincidenza. Mi riferivo, piuttosto, all'idea del consorzio dei comuni di creare un canile iper-accessoriato per il nostro comprensorio. Non è possibile, invece che pensare a costruire case di accoglienza per i fratelli del Terzo mondo pensiamo a proteggere i cani?». Il nuovo editoriale del parroco continua a essere particolarmente duro con chi lavora nel settore canino, in precedenza già definiti canino giovinastri senza studi e senza specializzazioni: «Non è una frase mia, l'ho ripresa da una rivista di sinistra. Ma lo penso veramente, non è possibile che i telegiornali dedichino interi servizi agli animali trascurando notizie importanti come il summit di Riccione di Emergency per i Paesi dell'Africa». E a quegli animalisti che, come forma di protesta, hanno minacciato di invadere la chiesa con i loro cani il parroco rispode con vecchio detto veneziano: «Star mal come un can in cièsa. Significa far soffrire una povera bestia costretta a subire qualcosa che non gli interessa. Se a loro va di far soffrire i loro cani, vorrà dire che sono più animalista io di loro...».

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